Abbazia di Sant’Antimo – Guida alla Visita

Abbazia di Sant'Antimo - Val d'Orcia

L’abbazia di Sant’Antimo è uno di quei luoghi da non perdere durante la visita della Val d’Orcia. La sua fondazione è avvolta dalla leggenda e coinvolge addirittura Carlo Magno.

Durante i secoli ha subito alcune modifiche, ma la struttura conserva ancora alcuni elementi della costruzione originaria. Raggiungila per vederli e per passeggiare nel suo antico chiostro.

Ecco tutti i dettagli per visitare l’abbazia di Sant’Antimo.

Dove si trova l’abbazia di Sant’Antimo ^

L’abbazia di Sant’Antimo è in Toscana e più precisamente tra le belle colline della Val d’Orcia. Siamo in provincia di Siena, nel comune di Montalcino all’interno della frazione di Castelnuovo dell’Abate.

Come arrivare all’abbazia di Sant’Antimo ^

Il modo migliore per arrivare all’abbazia è con un tuo mezzo. Purtroppo i mezzi pubblici per giungere fino a qui non sono molto comodi e prevedono di arrivare in treno alla stazione di Buonconvento e poi prendere due autobus che ti porteranno fino a Castelnuovo dell’Abate. La percorrenza con gli autobus è di oltre un’ora per appena 23 chilometri.

In auto invece devi procedere a sud di Montalcino lungo la strada provinciale 55, oltrepassando la località La Croce. Dovrai poi prendere a destra in via del Cancellino e poi subito a destra. Prendi poi la prima strada ancora a destra. Arriverai all’abbazia di Sant’Antimo dall’alto e quando sarai nei pressi la vedrai emergere tra i cipressi.

Breve storia dell’abbazia di Sant’Antimo ^

La leggenda vuole che a fondare l’abbazia di Sant’Antimo sia stato Carlo Magno. Lui fece costruire la Cappella Carolingia, attuale sagrestira della chiesa. I primi documenti storici risalgono all’anno 814, l’anno della morte di Carlo Magno. In quell’anno l’imperatore Ludovico il Pio, successore di Carlo Magno, emanò un diploma con il quale donava ulteriori privilegi e beni alla chiesa. In realtà in questo luogo sorgeva già un piccolo oratorio costruito in seguito al martirio di Sant’Antimo (352 d.C.) nel luogo esatto della sua morte, sui resti di una villa romana.

Durante il IX secolo l’abbazia ha goduto quindi di grossissimi privilegi imperiali e, grazie anche all’acquisizione delle reliquie di Sant’Antimo, consolidò il suo prestigio. Prestigio che continuò a crescere anche nell’XI secolo, per via della vicinanza con la via Francigena percorsa ogni anno da migliaia di pellegrini. In questo contesto l’abbazia di Sant’Antimo si occupava di assitere e curare i pellegrini che si trovavano a passare di qui e, in questo modo, otteneva ingenti donazioni che la trasformarono in breve in una delle più influenti e potenti fondazioni monastiche di tutta la Toscana.

Nel 1118 il conte Bernardo degli Ardengheschi fece una ricca donazione all’abbazia di Sant’Antimo. Questi fondi vennero impiegati per costruire la nuova chiesa abbaziale, che sostituì la più antica cappella Carolingia.

Durante lo stesso secolo, però, l’abbazia perse alcuni dei suoi possedimenti, come il castello di Montalcino, a causa delle mire espansionistiche dei senesi. Nel duecento i beni appartenenti all’abbazia di Sant’Antimo sono quasi decimati e il monastero è in stato decadente.

Fu papa Nicolò IV, per tamponare la situazione, ad affidare il complesso alla nuovo ordine benedettino riformato. Ciò non fu però sufficiente, e il lento decadimento continuò fino al quattrocento, registrando crolli di alcuni componenti dell’abbazia.

A distanza di secoli, nel 1870, cominciano i lavori di recupero e restauro curati dall’architetto Giuseppe Partini, che ha riportato l’abbazia di Sant’Antimo al suo splendore.

Cosa vedere all’abbazia di Sant’Antimo ^

L’abbazia di Sant’Antimo è un piccolo complesso visitabile in poche ore, immerso nel verde. Oltre alla chiesa e agli edifici che si snodano sul chiostro, ci sono una serie di spazi verdi coltivati da vedere: dall’orto di Santa Ildegarda all’oliveta, passando per l’apiario monastico.

Ecco nel dettaglio cosa vedere.

La chiesa abbaziale ^

La chiesa abbaziale di Sant’Antimo è il primo elemento che vedrai arrivando davanti al complesso. Questa risale agli inizi del XII secolo e raccoglie in sè diversi stili architettonici: un’impronta francese mischiata all’architettura locale, con elementi artistici lombardi.

La facciata della chiesa abbaziale è a salienti, con una fascia centrale. Al di sotto c’è il portale ingolobato dentro a una struttura a tettoia che rappresenta un protiro mai completato. L’architrave del portale è scopito raffigurando una pianta di vite. Sopra al portale ci sono una monofora e una bifora.

Gli interni sono in stile romanico e disposti su di una pianta basicale, dotata di tre navate e un deambulatorio con cappelle radiali, come nello stile delle chiese di pellegrinaggio francesi. Le decorazioni sono notevoli e di elevata qualità, tra cui spicca il capitello con rappresentato Daniele nella fossa dei leoni, opera attribuita al maestro di Cabestany. Puoi invece ritrovare lo stile lombardo nell’alternanza di colonne e pilastri a forma di croce, oltre che nei capitelli del deambulatorio e nel campanile.

La navata maggiore è chiusa da una volta a capriate lignee con delle mezzelune con lo stemma dei Piccolomini. Ciò è dovuto al fatto che il tetto venne rifatto durante il pontificato di Pio II. Ai lati della navata, sopra ad alti archi, trovano posto i matronei che si aprono verso il centro grazie a grandi bifore. Il matroneo di destra venne diviso in sei ambienti tra il XVI e il XVII secolo.

Dietro l’altare maggiore c’è il grande Crocifisso di epoca medievale, spostato qui dal matroneo destro nel 1972.

Dietro si snoda poi il deambulatorio, dotato di sette archi a tutto sesto sorretti da colonne monolite. Si tratta di un elemento di origine francese e in Italia si ritrova solo in una manciata di chiese, tra cui questa dell’abbazia di Sant’Antimo. In questo spazio ci sono anche alcuni affreschi, come quello di San Gregorio Magno e San Sebastiano o quello di San Cristoforo. Questo ci racconta che gran parte della chiesa era anticamente affrescata, anche se ciò che rimane sono solo alcuni dipinti nel deambulatorio e nella Cappella Carolingia.

Sotto all’altare maggiore c’è una piccola cripta a cui puoi accedere attraverso una scala alla destra dell’altare, nei pressi della sagrestia. Si tratta di un piccolo ambiente coperto da una volta a botte ribassata. Sulla parete di fondo potrai vedere l’antico sepolcro di Sant’Antimo, posizionato come altare. La sua struttura è cava, perché conteneva le reliquie del Santo che potevano essere viste e toccate dai fedeli, come si usava un tempo. Questo è il motivo per cui nel sepolcro c’è un foro rettangolare sul davanti. Sopra al sepolcro c’è un affresco di inizio quattrocento che rappresenta la deposizione di Gesù nel sepolcro.

Il campanile è sul lato sinistro della chiesa e non potrai non notarlo quando ti avvicinerai all’intero complesso, anche grazie ai suoi 27,5 metri di altezza. Questo è più antico rispetto alla chiesa abbaziale, faceva infatti parte della precedente chiesa dell’XI secolo.

Il chiostro ^

Il chiostro dell’abbazia di Sant’Antimo è il punto centrale dell’intero complesso. Sul lato sinistro si innalza ancora oggi la chiesa abbaziale, mentre il primo piccolo ingresso affiancato alla chiesa che vedi entrando nel chiostro è quello della Cappella Carolingia. Sul suo fianco destro c’era la sala del tesoro e poi la sala capitolare al pian terreno, mentre al piano rialzato c’era il dormitorio dei monaci.

Proseguendo verso destra trovavi la biblioteca con, collegato internamente, lo scrittorio. Guardando sul lato destro del chiostro c’era invece il refettorio seguito dalla cucina. Il quarto lato conteneva invece un insieme di sale dedicate ai forestieri, come magazzini, una panetteria e i dormitori.

Anticamente il chiostro era costituito da un peristilio che si apriva al centro attraverso delle bifore. Purtroppo buona parte della struttura è andata persa.

La cappella Carolingia ^

La cappella Carolingia, l’unica cosa rimasta dell’antica abbazia insieme ai resti della sala capitolare e del chiostro, è stretta tra la chiesa e la sala capitolare. Ha una facciata a capanna dotata di una finestra a forma di lunetta che faceva parte dell’antico portale e di una monofora con arco a sesto ribassato.

Gli interni sono disposti su di un’unica navata rettangolare dotata di due volte a crociera. Su di una parete ci sono alcuni affreschi monocromatici che raffigurano la vita di San Benedetto da Norcia e che risalgono al trecento.

La cappella Carolingia è ciò che rimane di un edificio di dimensioni molto maggiori e di cui rappresentava probabilmente un braccio del transetto. Il resto della chiesa doveva svilupparsi al di sotto dell’attuale chiesa abbaziale.

Attraverso una ripida scala potrai arrivare alla cripta sottostante. Questa è dotata di due absidi contrapposti, con quello orientale dotato di una piccola finestra a forma di occhio di bue. Gli spazi sono divisi in tre navate da quattro colonne.

La farmacia Monastica ^

Sul chiostro dell’abbazia di Sant’Antimo si affaccia anche la farmacia monastica. Questo piccolo negozietto vende svariati prodotti creati nell’abbazia o nei dintorni. Tutti sono realizzati attraverso antiche ricette secolari della tradizione erboristica monastica. Qui trovi non solo prodotti enogastronimici, ma anche quelli per la cura del corpo e una particolare birra realizzata con la ricetta dell’Abbazia, unica al mondo.

La famacia monastica è allestita in quella che rappresentava la sala del tesoro dell’abbazia. Qui trovi anche la scalinata che ti condurrà nella visita guidata degli spazi del monastero, cominciando dalla salita fin sotto al tetto della chiesa.

Sala capitolare ^

Resti della sala capitolare dell'Abbazia di Sant'Antimo - Muro con trifora

Al fianco dell’attuale farmacia Monastica c’è quel che resta della sala capitolare dell’abbazia di Sant’Antimo, ovvero il luogo dove si riuniva il Capitolo dei Monaci per prendere decisioni, ma non solo. Qui i monaci si riunivano al mattino per leggere le biografie dei santi dalla Sancta Regula e dal Martirologio Romano. In questo contesto venivano anche decise le attività da fare nella giornata.

Non rimane molto di questo spazio, che è in parte inglobato in un edificio costruito successivamente e che oggi ospita la farmacia Monastica, e in parte all’aperto priva di volte e del piano superiore. Puoi però vedere la bella trifora divisa da colonnine con capitelli.

Orto di Santa Ildegarda ^

Nel terreno davanti alla facciata della chiesa e al chiostro c’è invece l’Orto di Santa Ildegarda. Questo spazio verde dalla forma allungata contiene alcune delle principali piante officinali che durante i secoli i benedettini erano usuali coltivare.

Il nome dell’orto è legato alla badessa Ildegarda di Bingen, vissuta in Germania tra il 1098 e il 1179. Mistica, studiosa di medicina, scienziata e compositrice ebbe visioni mistiche fin da bambina e ciò la spinse ad entrare nel monastero di clausura benedettino di San Disibodo. In quel contesto diviene presto una guida e Ildegarda fonda un nuovo monastero. Continua a ricevere delle visioni e a scriverle pubblicandole.

Alla base delle sue visioni c’è il rapporto tra uomo, cosmo e natura. Ciò le permette di comprendere i processi di malattia e salute in uno stretto legame tra corpo, anima e spirito. Inoltre divide le malattie in tre categorie:

  • quelle a carico del sistema nervoso, muscoli, pelle e mucose;
  • quelle degli organi, tessuti e vasi sanguigni;
  • quelle a carico dei tessuti dell’apparato digerente collegati alla gestione del nutrimento.

Per ogni categoria corrispondono delle specifiche erbe curative. Queste erbe sono quelle che potrai ritrovare durante la visita all’orto di Santa Ildegarda nell’abbazia di Sant’Antimo.

L’apiario monastico ^

A destra del chiostro e fino alla parte terminale dell’orto di Santa Ildegarda, c’è l’apiario monastico. Questo terreno dalle dimensioni raccolte ospita un’altra delle produzioni dell’abbazia di Sant’Antimo: il miele.

L’apiario monastico occupa un piccolo appezzamento di terra in posizione isolata e assolata, che domina i boschi della valle del torrente Starcia e che permette alle api di volare tra diversi fiori e piante prima di tornare nelle arnie.

L’oliveta ^

Oliveta ai piedi dell Abbazia di Sant'Antimo

Poco distante dall’apiario monastico, lungo il crinale della collina, c’è l’oliveta. In questo piccolo appezzamento di terra vengono coltivati gli ulivi che danno vita ad un olio extra vergine ottenuto da olive raccolte a mano.

I canti gregoriani ^

L’abbazia di Sant’Antimo è famosa anche per i suoi concerti di canti gregoriani. Questa antica tradizione è stata portata avanti negli anni attraverso un ricco insieme di concerti eseguiti per lo più da cori di alto livello. I canti gregoriani fanno infatti parte da sempre della liturgia dei monaci benedettini che hanno retto l’abbazia per svariati secoli.

Per mantenere viva questa tradizione all’interno dell’abbazia sono organizzati dei corsi di canto gregoriano. Chi li segue può pernottare all’interno della foresteria monastica di Castelnuovo dell’Abate.

Immagini dell’abbazia di Sant’Antimo ^

Ecco qualche immagine dell’abbazia di Sant’Antimo e delle sue strutture.

Prezzi e orari dell’abbazia di Sant’Antimo ^

L’abbazia di Sant’Antimo è aperta tutti i giorni dell’anno, con orari che variano a seconda del periodo dell’anno:

  • 1 novembre – 31 marzo: dalle 10.30 alle 17.00;
  • 1 aprile – 30 settembre: dalle 10.00 alle 18.30;
  • 1 ottobre – 31 ottobre: dalle 10.00 alle 18.00.

Se vuoi partecipare alla messa nella chiesa abbaziale questa è alle 11.00 la domenica e alle 10.30 dal lunedì al venerdì.

L’ingresso alla chiesa è gratuito, ma è disponibile una videoguida che puoi noleggiare al costo di 3€. Se invece vuoi accedere anche al percorso “La Via della Luce” dovrai obbligatoriamente noleggiare la videoguida al costo di 6€. Questo biglietto prevede l’ingresso alla Cappella Carolingia, alla cripta, al loggiato superiore da cui godere della chiesa dall’alto e all’orto di San Benedetto.

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Abbazia di Sant'Antimo - Guida alla VisitaScopri l'abbazia di Sant'Antimo e la guida completa su cosa vedere nell'antico monastero nel cuore della Val d'Orcia fondato da Carlo Magnohttps://www.lorenzotaccioli.it/abbazia-di-santantimo-guida-alla-visita/
Lorenzo Taccioli