Gregory Crewdson è uno dei più importanti esponenti della staged photography. A questo settore della fotografia, caratterizzato dal riprodurre nei minimi dettagli una scena che l’artista ha in mente per poi fotografarla, Gregory Crewdson ha dato e dà un grande apporto.
Il suo stile è decisamente riconoscibile e mescola continuamente la fotografia con la regia, ma anche con la pittura e la sequenza cinematografica. Come potrai vedere nella mostra Eveningside, per realizzare i suoi scatti Gregory Crewdson muove interi tir di attrezzatura e persone, utilizzando in maniera precisa e sapiente enormi fonti di luce, talvolta alternandole alla luce naturale. Le sue fotografie sono spesso un’indagine rispetto a quello che si cela dietro al sogno americano e sono realizzate utilizzando come scenografia case e quartieri degli Stati Uniti.
La mostra Eveningside è allestita nella bellissima cornice delle Gallerie d’Italia a Torino.
Breve biografia di Gregory Crewdson
La mostra Eveningside a Torino
Le opere in mostra ad Eveningside
Fireflies
Cathedral of the Pines
An Eclipse of Moths
Eveningside
Orari e giorni di apertura della mostra di Gregory Crewdson
Prezzi della mostra di Gregory Crewdson
Le Gallerie d’Italia – Torino
Gregory Crewdson nasce il 26 settembre 1962 negli Stati Uniti, a Brooklyn. Figlio di uno psicanalista, sostiene che alcune confidenze relative ai pazienti del padre lo hanno portato a realizzare le sue fotografie a metà tra il cinema fantastico e serie televisive. Già in giovane età ha ben chiaro che la fotografia è la sua grande passione, infatti studia fotografia al Purchase College e poi si diploma nel 1988 alla Yale University conseguendo un master of fine arts in fotografia.
Si interessa però a varie arti e media, tanto che da giovane fa parte di un gruppo punk rock chiamato The Speedies, di cui uno dei più celebri successi è Let Me Take Your Photo.
Gregory Crewdson, nei suoi lavori, predilige i contesti urbani degli Stati Uniti rifacendosi ad altri celebri artisti iconografici, quali David Lynch ed Edward Hopper. Gregory Crewdson è altresì influenzato dalla pittura europea e statunitense dell’ottocento.
Alla sua carriera d’artista Gregory Crewdson associa quella di insegnante. Dal 1993 è stato infatti docente in varie scuole di New York, fino a tornare alla Yale University ad insegnare fotografia.
Già dal 1988 inizia a portare le sue fotografie in mostra in America, e nel 1995 approda anche in Europa con la sua prima mostra a Londra. Da lì inizia l’esplosione della sua carriera e viene esposto in tutto il mondo.
Tra le serie più famose di Gregory Crewdson ci sono Twilight, realizzata tra il 1998 e il 2002, Dream house del 2002, Beneath the roses realizzata tra il 2003 e il 2008 e Cathedral of the pines prodotta tra il 2012 e il 2014. I budget spesi per questi lavori sono enormi, perché strade, case e interni sono completamente ricostruiti o rivisti per dare vita alle sue scene. In altri casi le fotografie sono scattate direttamente all’esterno, scegliendo piccoli contesti rurali come le cittadine di Pittsfield, Massachusetts e Lee.
Per ogni scatto sono impiegate innumerevoli professionalità, da truccatori a stilisti fino a decoratori e lighting designer. Vedendo le foto in mostra ad Eveningside a Torino riuscirai a renderti conto dell’immenso lavoro dietro a ogni singolo scatto. Sarai inoltre incuriosito dalle storie che le fotografie evocano, dove sembra di essere immersi in un film di cui si è perso l’inizio.
L’artista risiede ancora oggi a New York, dove ha aperto uno studio.
La mostra Eveningside racchiude i lavori di Gregory Crewdson prodotti tra il 2012 e il 2022 in una sorta di trilogia. Cathedral of the pines è la prima, a cui fanno seguito An Eclipse of Moths, realizzata tra il 2018 e il 2019 e, appunto, Eveningside.
Gli spazi delle Gallerie d’Italia nella sede di Torino sono ampi e suggestivi e le grandi sale ben accolgono le stampe in grande formato di Gregory Crewdson. Dopo le quattro serie esposte scenderai in una stanza immersiva, dove proiettori su quattro lati trasmettono immagini dei progetti e un interessante documentario, titolato Making Eveningside, girato durante gli scatti dell’ultima serie Eveningside. Questo ti permetterà di capire al meglio la metodologia di lavoro di questo artista.
L’ultima serie Eveningside è stata prodotta grazie al contributo di Gallerie d’Italia e di Intesa Sanpaolo ed è presentata in anteprima mondiale qui a Torino.
La mostra Evengside raccoglie i lavori di Gregory Crewdson prodotti tra il 2012 e il 2022 all’interno di una trilogia. Inoltre sono esposte alcuni scatti della precedente serie Fireflies.
Ad eccezione della serie Fireflis, nei suoi lavori i protagonisti sono sempre le persone, isolate dentro ai confini della loro vita quotidiana in atmosfere tanto misteriose quanto interrogative. Particolare è sapere che in molte fotografie compaiono anche la compagna e i figli dell’artista.
Nelle sue opere Gregory Crewdson descrive la middle America, ritraendo un tessuto composto da cittadine di modeste dimensioni e aree suburbane a diretto contatto con quelle rurali. Un’America con gli occhi sgranati sulle luci di un sogno americano ormai svanito. Tutte le sue fotografie sono un ottimo esempio di staged photography, dove la scena è ricomposta e studiata nei minimi dettagli dall’artista ricorrendo anche ad equipaggiamenti e troupe degne di una produzione cinematografica.
Ecco le quattro serie che potrai vedere in mostra ad Eveningside.
La mostra Eveningside alle Gallerie d’Italia di Torino si apre con la serie Fireflies, realizzata nel 1996. Qui Gregory Crewdson utilizza due macchine fotografiche analogiche con pellicola in bianco e nero e immortala alcune lucciole. La scelta di esporre anche questo progetto dell’artista rappresenta la volontà del curatore di mettere a confronto lo stesso occhio e la stessa sensibilità di Gregory Crewdson ma in due momenti diversi della sua vita personale e professionale e con due tipologie di attreazzature decisamente differenti. Da una parte, nelle nuove serie, con un equipaggiamento degno di una produzione cinematografica. Dall’altra, in Fireflies con solo alcune macchine fotografiche analogiche.
Nell’estate 1996 Gregory Crewdson scatta le ben settantuno fotografie che compongono il progetto Fireflies. Questa serie non è stata preparata prima ne studiata al dettaglio come invece farà con le produzioni successive.
Quando decise di scattare le fotografie alle lucciole, Gregory Crewdson era in un periodo di smarrimento sentimentale. Si rifugiò all’interno di un cottage di famiglia a Becket, dentro ai boschi del Massachusetts. Nelle fotografie alterna due tecniche. Da una parte delle istantanee che riprendono le lucciole nel loro momento di splendore. Dall’altra l’utilizzo di tempi lunghi crea delle sciee che mostrano le direzioni intraprese da questi animali spettacolari. In queste ultime intrappola gli animali dentro a barattoli di vetro, zanzariere o sottili reti.
Nella loro semplicità questi animali creano una sorta di tessuto connettivo che affascina Gregory Crewdson e che stimola le sue doti da contemplatore.
La prima serie della trilogia esposta in Eveningside è Cathedral of the Pines. Questa risale agli anni tra il 2012 e il 2014, quando Gregory Crewdson torna nel cottage di Becket, da dove era partito per scattare le fotografie di Fireflies. Ancora una volta l’artista torna qui, in questi luoghi che gli furono cari da bambino, per superare un periodo personale difficile, in cui dovette far fronte ad una separazione.
Se per Fireflies arrivò qui in un momento di profonda solitudine, in questo caso il ritorno a Becket rappresentò la ripresa del suo lavoro, dopo circa tre anni di profonda staticità e impossibilità di dedicarsi alla produzione artistica. Quest’interruzione, causata da accadimenti privati, hanno indotto Gregory Crewdson a spostarsi da New York e ad andare a vivere in una chiesa sconsacrata a Great Barrington, a poca distanza da Becket.
Per la prima volta Gregory Crewdson lascia le grandi riproduzioni di ambienti in studio e si dirige all’esterno. La scenografia di questi scatti sono il grande bosco di pini e le sue abitazioni suggestive. All’inizio del progetto l’artista dichiarava: “Il mio prossimo progetto avrà come scenaria il Massachusetts. Nessun set cinematografico. Ho voglia di lavorare in interni. Cerco una sorta di isolamento. Tutte le foto saranno scattata con una macchina digitale ma la luce sarà ancora fondamentale. Ci saranno dei soggetti umani. Ci sarà una dimensione più psicologica. Sarà un lavoro meno sofisticato. Più intimo. Il tono sarà più sommesso.”.
In queste fotografie, realizzate nell’arco di tre sessioni di sei settimane tra il 2012 e il 2014 non manca ovviamente il tocco dell’artista, dove le foreste remote e solitarie fanno da sfondo a scene in cui i protagonisti sembrano nel bel mezzo di drammi esistenziali.
L’intero progetto ha preso il via duranta una giornata in cui l’artista faceva sci di fondo tra i boschi. Fu in quella occasione che si imbattè in un sentiero indicato da un cartello come “Cathedral of the Pines“. In quel momento si accese una lampadina e Gregory Crewdson disse: “ho avuto una rivelazione, una visione estremamente precisa di una serie di foto. Mi sono detto che avrei dovuto scattarle qui, a Becket, con una troupe ridotta, e che il tema di fondo sarebbe stato la ricerca di un rifugio.”.
La scelta di far comparire negli scatti sia la compagna Juliane Hiam, a cui la serie è dedicata, che i suoi figli, rende questo progetto maggiormente legato alla dimensione affettiva dell’artista.
An Eclipse of Moths è la seconda serie della trilogia. Questa si trova esposta in una grande e unica sala. Il contesto qui ritratto è ancora quello esterno, dove l’ambiente naturale lascia il passo a paesaggi post-industriali. Rimangono però anche in questa serie di scatti le scene ambigue e ricche di tensione a lasciare noi visitatori incollati alle fotografie.
An Eclipse of Moths è stata prodotta tra il 2018 e il 2019. I territori sono ancora quelli della sua infanzia. Infatti queste fotografie sono state scattate a circa una ventina di chilometri da Becket, a Pittsfield. Questa è la cittadina natale della compagna dell’artista, Juliane Hiam. I suoi genitori lavoravano per la General Electric, che all’epoca occupava la maggior parte dei cittadini della zona.
Alla fine degli anni ottanta l’azienda chiuse i battenti e ciò causò il collasso economico di Pittsfield. Il titolo An Eclipse of Moths, l’eclissi delle falene, alledue sia alla scomparsa delle lucciole ritratte nel suo primo progetto, che all’abbandono di un’intera città che ha visto progressivamente spegnersi le sue luci.
A differenze dei progetti precedenti, in questo Gregory Crewdson aggiunge anche una connotazione politica, mai esplicita nei suoi lavori.
L’artista impiega i mezzi più elaborati per creare un mondo la cui innegabile bellezza si riversa negli occhi di chi la osserva, selezionando ad hoc gli oggetti utilizzati nelle sue ambientazioni e senza esitare nel costruire scenografie complesse. Queste fotografie giocano con illuminazioni impossibili o lievissime modifiche imposte ai siti naturali. In Alone street è presente un cartello quasi cancellato che riporta il nome di una strada immaginaria “Maloney street“, in cui si legge chiaramente la parola alone.
Nello scatto Royal Cleaners è l’insegna Melville Street a rimandare agli anni trascorsi dal celebre scrittore Herman Melville a Pittsfield, anni in cui scrisse il capolavoro Moby Dick.
Per questi scatti Gregory Crewdson ha fatto sì che l’erba venisse fatta crescere per settimane prima di scattare il suo progetto, per aumentare il senso di abbandono reso nelle fotografie. Inserisce inoltre diverse Easter Eggs nelle sue fotografie. In ben tre scatti compare un auto targata 888 CHG, un gioco in cui si mescono le sue iniziali e quelle della moglie.
Nella serie An Eclipse of Moths c’è un ritorno alla produzione più cinematografica. L’espansione del formato è accompagnata da un aumento delle distanze tra gli individui. Questi sono gli anni della presidenza Trump e i progetti intimi lasciano spazio a soggetti letargici, frastornati e disorientati, come falene che non sanno più quale luce seguire. In queste fotografie ritroverai spesso descritta un’umanità che dissemina una successione di indizi concernenti una società che non cammina più con le sue gambe. Questi rimandi sono presenti letteralmente attraverso persone con deambulatori, sedie a rotelle, gambe spezzate, ambulanze e barelle. All’onnipotenza del mondo globalizzato si contrappone l’impotenza di chi lo abita.
L’ultima serie della trilogia è Eveningside, realizzata tra il 2021 e il 2022. Gregory Crewdson abbandona qui il colore e si dà al bianco e nero, ricreando scene tipiche del cinema noir classico e richiamando la tradizione del bianco e nero in fotografia.
Ancora una volta, con questa serie, Gregory Crewdson sceglie le località tra Becket e Pittsfield come scenografia. Queste cittadine, insieme, restituiscono una città composita, ibrida e generica.
Eveningside rappresenta sia una sintesi che il culmine della trilogia iniziata con Cathedral of the Pines e continuata con An Eclipse of Moths. Ancora una volta è il cinema a influenzare Gregory Crewdson, che in queste fotografie si rifà ai forti contrasti di luce dei film noir degli anni quaranta e cinquanta, eredi diretti dell’espressionismo tedesco degli anni venti.
Con Eveningside c’è una netta scissione estetica e cromatica la cui coerenza va oltre alla trilogia che completa. L’occhio di noi fruitori rimane abbagliato dall’espressività pittorica di queste fotografie e la mente si interroga su quanto ogni scenografia sia stata studiata e modificata. Le città qui rappresentata è una città fittizia, una somma di tutte le città realmente esistenti e una sintesi delle sfere intime e politiche esplorate nelle due serie precedenti.
Eveningside è anche una riflessione su cosa rappresenti una società: il senso di appartenenza e la presa di distanza. Il rapporto tra interiorità individuale e il legame con la comunità. Il declino inesorabile che ha fatto calare l’oscurità su strade ancora frequentate da qualche passante che lascia trasparire ancora una flebile speranza nel futuro.
Nelle fotografie spesso i personaggi sono ritratti con indosso abiti che chiariscono la loro professione, all’interno dei rispettivi posti di lavoro o in relazione con gli stessi. L’impressione è inoltre che i luoghi in cui sono immortalati rappresentino allo stesso tempo una sensazione di stabilità, ma anche di desolazione.
Anche in questa serie compaiono la compagna e i figli dell’artista, come a rimarcare il passaggio del tempo e l’invecchiamento delle persone. Ciò crea anche una temporalità che viene scandita dalle serie fotografiche di Gregory Crewdson.
La mostra Eveningside di Gregory Crewdson alle Gallerie d’Italia di Torino è aperta dal 12 ottobre 2022 al 22 gennaio 2023.
Gli orari di apertura sono dal Martedì alla Domenica dalle 9.30 alle 19.30. Il Mercoledì l’apertura è prolungata fino alle 22.30. Il lunedì è giorno di chiusura.
L’ultimo ingresso è previsto un’ora e mezza prima dell’orario di chiusura.
Il prezzo dei biglietti per la mostra di Gregory Crewdson è di 10€ per il biglietto intero e 8€ per il biglietto ridotto. Il ridotto scende a 5€ per i minori di 26 anni, mentre l’accesso è gratuito per i minori di 18 anni, i dipendenti del Gruppo Intesa Sanpaolo, le scuole e i possessori dell’abbonamento musei Piemonte.
Il biglietto per la mostra di Gregory Crewdson ti dà la possibilità di vedere anche le altre mostre in programma in questa sede delle Gallerie d’Italia.
Le Gallerie d’Italia sono un progetto legato all’arte che unisce quattro città: Milano, Napoli, Torino e Vicenza. Qui, all’interno di palazzi bellissimi, trovano posto importanti mostre permanenti e temporanee. Lo scopo di questi musei è quello di coinvolgere la cittadinanza anche attraverso una serie di eventi collaterali, conferenze, concerti ed eventi.
La sede di Torino è l’ultima nata e segue quella di Vicenza (1999), Napoli (2007) e Milano (2011). Le Gallerie d’Italia di Torino hanno aperto i battenti nel maggio 2022, all’interno del bellissimo palazzo seicentesco Turinetti di Pertengo, rivisto per l’occasione dall’architetto Michele De Lucchi.
L’edificio era stato commissionato dal marchese Giorgio Turinetti di Priero, banchiere del Ducato di Savoia e si affaccia su piazza San Carlo attraverso un lungo porticato. Questo palazzo, insieme agli altri qui costruiti, serviva a dare un senso di armonia al luogo rinomato come salotto della città.
Purtroppo durante la seconda guerra mondiale il palazzo Turinetti incorre in gravi danni e per questo motivo nel cortile interno puoi trovare fabbricati moderni, realizzati negli anni sessanta.
La sede delle Gallerie d’Italia di Torino è dedicata alla fotografia e all’arte video nell’intento di promuovere temi sull’evoluzione e la sostenibilità.
Al piano nobile non mancano anche opere del barocco piemontese, come dipinti, arazzi, sculture e arredi dal trecento al settecento. Tra i pezzi più celebri ci sono nove grandi dipinti realizzati nel seicento per l’antico oratorio della Compagnia di San Paolo.
Il pian terreno ospita un chiostro all’aperto su cui si affacciano una libreria, il caffè e il ristorante. Al piano nobile sono ospitate le opere che vanno dal XIV al XVIII secolo. Nei tre piani interrati sono esposte le mostre temporanee, l’archivio Publifoto di Intesa Sanpaolo e una grandissima sala immersiva.