Guida al Sestiere Cannaregio di Venezia

Tre giorni a Venezia - Itinerario

Se Dorsoduro è il sestiere più meridionale della città di Venezia, Cannaregio è invece quello più settentrionale. Questo quartiere si sviluppa a nord del Canal Grande ed è tra quelli più abitati dai veneziani. Qui un’infinita serie di bacàri si affaccia sui canali e in orario di aperitivo gli abitanti di Venezia vi si ci ritrovano per consumare i cosiddetti cicchetti veneziani, ovvero degli stuzzichini da aperitivo, spesso composti da pane con sopra specialità locali.

Cannaregio è meno invasa dai turisti, ma anch’essa ricca di scorci davvero suggestivi. Non solo oggi è molto apprezzata dai veneziani per viverci, ma alcune importanti personalità storiche ebbero qui la loro casa, come Tiziano, Tintoretto e Marco Polo.

Canali del sestiere Cannaregio di Venezia al tramonto

Dove si trova il sestiere Cannaregio ^

Cannaregio occupa tutta la parte più settentrionale della città di Venezia, accompagnando per un lungo tratto la prima parte del Canal Grande. Cannaregio si collega poi ai quartieri di San Marco e Castello verso est ed è molto probabile che vi recherete qui se vorrete visitare le vicine isole di Torcello, Burano e Murano, perché da questo sestiere si prendono i vaporetti. 

Come arrivare al sestiere Cannaregio ^

Se arrivate in treno a Venezia, vi troverete immersi nel sestiere Cannaregio, che ospita infatti la stazione di Santa Lucia. Da qui potete procedere a piedi lungo la strada Nova, una delle vie principali che collega la stazione alla zona di Rialto.

Il sestiere Cannaregio è bagnato dal canal Grande e dal canal Regio, entrambi navigabili, per cui è possibile muoversi tra le sue calli anche grazie ai vaporetti della linea 1, 4.1 e 5.1.

Cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia ^

Cannaregio è un sestiere da vivere, più che da visitare. Qui si concentra la maggior parte della popolazione di Venezia e quindi si può vedere l’anima più autentica della città. Oltre i numerosi bacari e i canali con barchette private, non mancano tuttavia anche qui attrazioni e scorci suggestivi che vale la pena vedere. Interessante è anche la visita al ghetto ebraico, con i palazzi più alti di tutta la città.

Il nome di Cannaregio è legato alla storia di questo sestiere, dove anticamente si trovavano vasti canneti prima che la zona venisse bonificata. Un’altra ipotesi verosimile è invece legata alla presenza del canal Regio in questa zona del centro storico.

Prendetevi almeno mezza giornata da dedicare al sestiere Cannaregio e scoprite cosa non perdere durante la vostra visita.

Chiesa dei Gesuiti ^

A poca distanza dalla fermata dei traghetti che portano verso le isole di Venezia inizia il nostro tour tra le cose da vedere a Cannaregio. La prima tappa è la chiesa dei Gesuiti, o meglio la chiesa di Santa Maria Assunta che si trova nel campo dei Gesuiti. 

Le sue origini sono molto antiche,  venne infatti costruita durante il XII secolo dall’ordine dei Crociferi. A soli sei anni di distanza, nel 1154, venne dotata anche di un ospedale per la cura dei malati. Nei secoli però venne più volte ricostruita, a causa di catastrofi che la portarono ripetutamente alla distruzione, come un primo incendio nel 1214 e un secondo del 1514. Solo nel 1657 venne acquistata dai gesuiti, da cui l’attuale nome, insieme al vicino monastero. La chiesa però non soddisfaceva le esigenze del nuovo ordine e così venne abbattuta e ricostruita da zero tra il 1715 e il 1728. Questa riedificazione fu possibile anche grazie al contributo della famiglia Manin ricordata nei decori esterni, che permise anche l’erezione della nuova facciata in stile barocco non tradizionale. 
Tra il 1773 e il 1844, durante la soppressione degli ordini religiosi, il convento venne impiegato prima come scuola e poi come caserma.

All’interno della chiesa dei Gesuiti si trovano diverse opere d’arte seicentesche di Jacopo Palma il Giovane, oltre che il celebre Martirio di San Lorenzo di Tiziano.

La facciata della chiesa dei Gesuiti si presenta divisa in due ordini, con una base più massiccia della parte superiore. Qui sono presenti ben otto colonne corinzie, con le quattro centrali che delineano le navate interne. Queste quattro continuano anche al piano superiore ma si chiudono senza capitello nel timpano finale che accoglie le statue dell’Assunzione di Maria ed angeli. In maniera corrispondente alle colonne si trovano otto statue, in aggiunta a quelle presenti nelle nicchie sottostanti che ospitano i dodici apostoli. 
Internamente invece la chiesa dei Gesuiti è organizzata su di una pianta a croce latina con sei cappelle laterali (due per lato) nel braccio più lungo. Altre due cappelle accompagnano il transetto e il presbiterio. I soffitti della chiesa sono decorati con affreschi originali del settecento.

Facciata della chiesa dei Gesuiti a Venezia

Il campanile è per buona parte quello costruito originariamente per la chiesa dei Crociferi, solo la parte della cella campanaria venne modificata durante il settecento.

Calle Varisco ^

Un’altra delle cose da non perdere visitando Cannaregio è la Calle Varisco, nota per essere la calle più stretta di tutta Venezia. Quando vi si giunge si rimane inizialmente interdetti, perché sembra una via come un’altra, ma solo percorrendola si arriverà nella sua parte più stretta (veramente stretta!) posta alla fine. La calle Varisco termina poi sul rio dei santi Apostoli.

Nonostante Venezia sia ricca di vicoli stretti meno di un metro (in fondo è sempre stata pensata per essere percorsa a piedi), calle Varisco è decisamente particolare perché la sua larghezza è di appena 53 centimetri!

Chiesa di Santa Maria dei Miracoli ^

Tra i monumenti più celebri di tutto Cannaregio non si può non annoverare anche la chiesa di Santa Maria dei Miracoli. Già dal nome di questo edificio di culto si può immaginare la storia fantastica che sta dietro alla sua costruzione.

Siamo nel XV secolo, quando in questo punto si trovava la casa del mercante Angelo Amadi il quale esponeva in un angolo il dipinto di una Madonna. Questo ritratto pare abbia fatto dei miracoli e così gli abitanti di Venezia vi si ci rivolgevano pregandolo. Il passo successivo è presto detto, ovvero la costruzione di un tempio dedicato alla Madonna, che venne completato già nel 1489 in stile rinascimentale.

Gli esterni della chiesa di Santa Maria dei Miracoli sono stati ristrutturati mantenendone le sembianze originarie, mentre interventi più significativi sono stati fatti agli interni durante il XVI secolo. La facciata è divisa verticalmente in cinque sezioni e orizzontalmente in due ordini: quello inferiore è dotato di capitelli corinzi e quello superiore è in stile ionico e dotato di cinque archi ciechi. A chiusura della facciata si trova un grande frontone semicircolare su cui si apre un rosone affiancato da tre oculi. Sulla facciata sono numerosissime le decorazioni, spesso in marmo, richiamanti motivi geometrici e croci. Al di sopra dell’ingresso si trova invece il busto della Madonna con il Bambino, risalente al 1480.

Internamente la chiesa di Santa Maria dei Miracoli di Venezia presenta una pianta rettangolare e la sua particolarità è che un intero lato dell’edificio dà direttamente su di un piccolo canale. Sopra l’ingresso si trova la tribuna nella quale si riuniva il coro delle suore clarisse, che accedevano a questo spazio (barco) attraverso un passaggio dedicato collegato al vicino convento. Ma ad attirare l’attenzione è la parte del presbiterio che domina l’unica navata da sopra una ripida scalinata. Sull’altare maggiore è posizionato il famoso dipinto (di dimensioni contenute) raffigurante la Madonna su di un prato fiorito con in braccio Gesù Bambino.

Chiesa di Santa Maria dei Miracoli - Sestiere Cannaregio di Venezia

Tutta la chiesa di Santa Maria dei Miracoli è chiusa da volte a botte con cassettoni in legno dotati di ben cinquanta riquadri dipinti, mentre la cupola riporta i ritratti dei quattro evangelisti.

Cà d’Oro ^

Tra gli edifici più importanti di tutta Venezia non si può non annoverare la Cà d’Oro. Inserito all’interno delle cose da vedere a Cannaregio, la si può in realtà meglio apprezzare dal sestiere San Polo, perché la sua facciata si trova proprio sul Canal Grande.

Il nome di Cà d’Oro è legato al fatto che originariamente alcune parti della facciata erano ricoperte in oro, per dare una luce scintillante alle decorazioni gotiche fiorite veneziane, oggi andate quasi totalmente scomparse. La sua costruzione avvenne nel XV secolo, quando il mercante e politico Marino Contarini entrò in possesso di un vecchio edificio sul canal Grande appartenuto alla moglie Soramodor Zeno. Nella ricostruzione di questo palazzo il Contarini si affidò a tre architetti (tra cui Matteo Raverti che lavorò anche al Duomo di Milano e al palazzo Ducale di Venezia), ma volle comunque prendere qualche decisione, come quella di mantenere il portico originario sul canale e quella di installare due fregi duecenteschi sulla facciata, appartenenti al primo palazzo.

Facciata della Cà d'Oro di Venezia

Nei secoli successivi la Cà d’Oro cambiò spesso di proprietà e contestualmente subì diverse revisioni e ampliamenti, sia lateralmente che in profondità. Alla fine dell’ottocento il palazzo divenne di proprietà del barone Giorgio Franchetti, che si impegnò a rivedere le sue sembianze portandole ad essere quanto più simile possibile alla versione quattrocentesca, anche attraverso un finanziamento da parte dello stato, al quale avrebbe poi donato l’edificio al termine dei lavori. Contestualmente vi portò al suo interno alcune delle opere d’arte che collezionava, già con l’intento di trasformare la Cà d’Oro da un’abitazione privata a un pubblico museo, cosa che avvenne nel 1927 dopo la sua morte.
La Cà d’Oro dal 1927 è infatti sede della Galleria Franchetti, gestita dal ministero per i beni e le attività culturali e al suo interno si trovano opere del Mantegna, di Tiziano, di Giorgione e tanti altri.

La ben visibile asimmetria della Cà d’Oro è dovuta al fatto che anche nella costruzione delle case-fondaco dei nobili veneziani si riutilizzavano gli edifici preesistenti. L’intero palazzo si sviluppa con una pianta a C intorno ad una corte interna scoperta nella quale si trova la vera da pozzo in marmo risalente al 1427, riccamente decorata con foglie e allegorie della giustizia, della fortezza e della carità. Ai grandi loggiati esterni, che danno sul canal Grande, corrispondono dei lunghi saloni interni che proseguono per tutta la profondità del palazzo. Nella parte sinistra della facciata si trovano tre fasce aperte: al pian terreno l’attracco per le barche mentre ai piani superiori due livelli di loggiati. Nella parte destra invece si trovavano le grandi decorazioni in marmo, interrotte solamente da piccole finestre quadrate. Ad unire queste due parti si trovano il cornicione e la merlatura che collegano le due colonnine tortili installate sugli spigoli della facciata.

Ponte del Chiodo – il ponte più pericoloso di Venezia ^

La nostra passeggiata per il sestiere Cannaregio continua tra alcune delle sue calli più strette, che si sviluppano in mezzo alle alte case. Ad un tratto, uscendo e attraversando uno dei ponti sui numerosissimi canaletti ci troviamo davanti al Ponte del Chiodo.

Ponte del Chiodo - Ponte senza balaustre a Venezia - Cosa vedere a Cannaregio

La fama di questo ponte lo procede, ed è noto come il ponte più pericoloso di Venezia. In realtà si tratta semplicemente di un ponticello a cui non è stata rimessa mano col passare del tempo e ha conservato la caratteristica degli antichi ponti veneziani che erano sprovvisti di balaustre a protezione del passaggio e, per questo motivo, considerati pericolosi.

Anticamente la maggior parte dei ponti era fatto in questa maniera e, passeggiando per Venezia si può notare che a molti altri ponti le protezioni laterali sono state aggiunte in un secondo momento, andando ad appesantire la struttura originaria. Un altro aspetto di Ponte del Chiodo che permette di capire che si tratta di una struttura antica è la lunghezza della pedata, più lunga di quelle a cui siamo abituati oggi. Il motivo questa volta è che i ponti venivano attraversati anche dai cavalli, che arrivavano fin sotto alle abitazioni e per loro era più pratica una pedata più lunga.

Ponte del Chiodo è arrivato intatto fino ai giorni nostri anche perché serve solamente per raggiungere un’abitazione privata utilizzata come bed and breakfast e non è attraversato dalle masse dei turisti che lambiscono la città.

Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia ^

Esterni della Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia

Nella tappa successiva tra le cose da vedere a Cannaregio arriviamo davanti all’imponente palazzo della Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia, la sede della confraternita dei Battuti di Venezia che fu attiva tra il 1308 e il 1906. Il suo nome è dovuto alla chiesa dell’abbazia della Misericordia, a poca distanza, e a cui sono legate le due sedi della confraternita, ovvero la Scuola Vecchia e la Scuola Nuova.

La Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia era una tra le più ricche di tutta Venezia e ogni anno era in grado di offrire le doti a sessanta ragazze povere. Il successo della scuola fece sì che ci furono sempre più iscritti, tanto da dover presto creare la Scuola nuova, progettata nel 1507 e terminata nel 1545 da Jacopo Sansovino. La struttura presenta un pian terreno diviso in tre navate scandite da grandi colonne corinzie, mentre quello superiore, totalmente sgombero è molto arioso e illuminato dalle tre grandi finestre che si possono ammirare dalla facciata. Il piano superiore rappresenta anche il più grande salone di tutto il centro storico di Venezia dopo a quello del Palazzo Ducale. Qui si trovano anche alcuni affreschi originali, come quelli dei Dodici Profeti Maggiori.

Oggi la Scuola Grande di Santa Maria della Misericordia è un’importante spazio espositivo e per eventi, che vanta ben 26 mila metri cubi di spazi su due piani, cioè una dimensione piuttosto ampia per la laguna.

Il Quartiere Ebraico ^

Una delle zone più conosciute di tutto il sestiere Cannaregio di Venezia è senza dubbio il quartiere ebraico, che insieme con il suo museo in loco, rappresenta un museo a cielo aperto dentro alla città.

Si tratta di poche vie dove, durante la Repubblica di Venezia, venivano costretti ad abitare gli ebrei e, ancora oggi, è vissuto da moltissimi ebrei per via dell’alta presenza di sinagoghe e esercizi commerciali in cui trovare prodotti e cibo ebraici.

La comunità ebraica si instaurò a Venezia intorno al XIV secolo, anche se già dall’anno mille era presente qualche persona di questa fede. Prima della creazione del ghetto le persone erano libere di vivere in qualsiasi punto della città. Questa zona, già divisa in due, era conosciuta come ghetto già dal XIV secolo, perché qui si trovavano le fonderie per fabbricare le bombarde, dei pezzi d’artiglieria a tiro parabolico. Gli spazi erano già noti come ghetto nuovo e ghetto vecchio. Agli inizi del quattrocento la fabbrica smise di essere in attività e gli spazi furono affidati ai fratelli Da Brolo che avevano progettato di costruire un quartiere residenziale, mai realizzato. Di quest’epoca sono però i tre pozzi nel campo del Ghetto Nuovo.

Nello stesso periodo e nel secolo precedente esistevano già dei “ghetti” in città, come il fondaco dei tedeschi o il fondaco degli ottomani, dove i rispettivi cittadini venivano rinchiusi alla notte per professare la loro cultura liberamente. Contestualmente, dal XIII secolo, gli ebrei cominciarono ad essere perseguitati in buona parte d’Europa e alcuni di loro trovarono rifugio proprio a Venezia. Per questo motivo, nel XVI secolo, vennero costruite diverse sinagoghe in città e gli ebrei andavano sempre più integrati nel tessuto sociale si arricchivano cominciando a prestare denaro ai cristiani che non potevano esercitare questa professione, considerata contro la morale religiosa.

Il veloce arricchimento della comunità ebraica preoccupò i cittadini cristiani, che dopo aver analizzato la situazione decise, nel 1516, che tutti gli ebrei dovessero vivere all’interno del ghetto Nuovo, dando vita a uno dei primi ghetti intesi nel senso attuale del termine. Gli affari d’oro degli ebrei e i flussi migratori che portavano qui altri individui fecero sì che la comunità andò ampliandosi rapidamente e fu necessario espandere in verticale gli edifici per contenere tutti gli abitanti. Per questo motivo il ghetto ebraico di Venezia è una delle zone con i palazzi più alti di tutta la città, raggiungendo anche gli otto piani. Lo spazio non era però sufficiente e presto si dovette annettere al ghetto ebraico anche lo spazio del ghetto Vecchio e aprire, nel 1633, il Ghetto Novissimo, un’ulteriore spazio collegato al ghetto Nuovo composto da due calli. Gli accessi al ghetto erano comunque consentiti per mezzi di ingressi sorvegliati.

L’obbligo di residenza nel ghetto e le grosse porte che ne definivano l’accesso vennero eliminate con l’avvento di Napoleone in città, contestuale alla caduta della Repubblica della Serenissima, anche se molti ebrei hanno mantenuto qui la loro residenza.

Ghetto Nuovo ^

Il ghetto Nuovo, con l’omonimo campo, si presenta ancora oggi come un’isoletta nel cuore del sestiere Cannaregio e vi è possibile accedere attraverso due ponti che, anticamente, venivano chiusi da altrettanti cancelli. Qui, nascoste tra i palazzi, si trovano ancora due sinagoghe aperte al culto e molti altri sono edifici istituzionali per la cultura ebraica.

Su di un lato del ghetto Nuovo si trova una struttura in metallo. Questo è l’accesso al Museo Ebraico di Venezia, attraverso il quale è possibile anche visitare due delle cinque Sinagoghe presenti a Venezia. Il museo, aperto dalla comunità ebraica nel 1954, contiene al suo interno due sezioni una dedicata al ciclo delle festività ebraiche e alle sue liturgie, completo di oggetti e manoscritti, e una che racconta la storia del ghetto ebraico e la triste vicenda delle persecuzioni degli ebrei e dei campi di concentramento.

Invece, guardando sotto il porticato che lambisce uno dei lati del campo del Ghetto Nuovo è possibile ancora oggi vedere l’ingresso del Banco Rosso, uno degli antichi banchi di pegno ebrei. A questo si aggiungevano anche il banco Verde e quello Nero. Pare che il nome dei banchi di pegno fossero legati al colore delle ricevute che venivano lasciate ai clienti. I tre banchi dei pegni rimasero in funzione fino al 1797 e si dice che il termine “andare in rosso” derivi proprio dall’esistenza del banco dei pegni rosso.

All’interno del ghetto Nuovo, così come nel ghetto Vecchio, non sarà facile riconoscere le cinque sinagoghe, perché queste sono ospitate all’interno di palazzi preesistenti e adeguati per il culto. Inoltre queste si trovano tutte all’ultimo piano dei palazzi perché secondo la religione ebraica non deve esserci nulla di terreno al di sopra delle sinagoghe.

Museo ebraico nel Ghetto Nuovo di Venezia

Il Ghetto Nuovo di Venezia, a dispetto del nome, rappresenta uno dei più antichi ghetti ebraici di tutta Europa.

Ghetto Vecchio ^

Il ghetto Vecchio di Venezia, raggiungibile dal ghetto Nuovo attraverso un breve ponte, è in realtà più recente del suo vicino. Infatti questa zona deve il nome di “Ghetto Vecchio” all’antica fonderia qui presente, poi allargatasi nel Ghetto Nuovo.

Il ghetto Vecchio venne aggiunto al vicino ghetto nel 1541, per ospitare gli ebrei Levantini arrivati dalla penisola iberica e dall’impero Ottomano. Circa un secolo dopo, nel 1633 venne poi aperto il Ghetto Novissimo.

I Bacàri di Venezia ^

Una gita a Venezia non può dirsi completa se non si fa tappa in qualche bacàro. Questi locali, aperti tipicamente durante tutto il giorno e fino a tarda sera, offrono ai loro avventori la possibilità di rifocillarsi con qualcosa di veloce: un cicchetto e un’ombra. Particolarmente amati dai veneziani si trovano per lo più nelle zone più vissute dai cittadini e quindi meno turistiche, per questo motivo il sestiere di Cannaregio è tra quelli che ne ha di più.

I bacàri di Cannaregio si affacciano sui suoi canali e sono facilmente riconoscibili soprattutto in orario di aperitivo, quando si possono notare folle di giovani e meno giovani davanti ai loro ingressi che chiacchierano amabilmente. Entrando in questa specie di vecchie osterie si può spesso leggere su di una lavagnetta i cicchetti a disposizione (tramezzini, pane con baccalà mantecano, sarde in saor, polpettine e tante altre specialità tipiche della cucina veneziana). Al loro fianco si può accompagnare un buon vino (ombra), che nei bacàri viene spesso spillato direttamente dalla damigiana. Insomma, sia che siate affamati, sia che abbiate giusto un languorino, se vi trovate a Cannaregio non potete non fermarvi per un gustoso break.

Ponte delle Guglie ^

La passeggiata nel sestiere Cannaregio continua fino al ponte delle Guglie. Non è un significativo monumento da visitare, ma semplicemente un ponte con il particolare di essere l’unico, tra quelli veneziani, dotato di pinnacoli. Sia da un lato che dall’altro del canale il ponte delle Guglie è anticipato da una coppia di pinnacoli dai quali prende il nome. Non sono solo queste le sue particolarità, infatti nel ponte delle Guglie vennero utilizzati per la prima volta i mascheroni per coprire i giunti dei segmenti dell’arcata, ancora ben visibili.

Ponte delle Guglie di Venezia

Noto anche come ponte di Cannaregio venne costruito nella sua forma attuale nel 1580 (su volontà di Marchesino dei Marchesini come testimoniato dall’iscrizione sulla balaustra, e del doge Niccolò da Ponte, di cui porta lo stemma) per essere poi ristrutturato più volte durante il secolo successivo ed essere totalmente ricostruito nel 1823, quando fecero la loro comparsa anche le quattro guglie. Questo attraversamento, che collega la fondamenta Cannaregio alla fondamenta Venier è stato strategico da svariati secoli, tanto che già nel 1285 qui era presente un ponte in legno.

Il Ponte delle Guglie attraversa infatti il canale di Cannaregio a pochissima distanza da dove questo confluisce nel Canal Grande.

Chiesa di Santa Maria di Nazareth ^

L’ultimo monumento da non perdere visitando il sestiere Cannaregio di Venezia è la chiesa di Santa Maria di Nazareth. Sarà impossibile non notarla soprattutto se si arriva a Venezia in treno, è infatti situata a pochi passi dai binari, sul Canal Grande, in prossimità del ponte degli Scalzi e, proprio per questo, è conosciuta anche come chiesa degli Scalzi.

L’ultimo monumento da non perdere visitando il sestiere Cannaregio di Venezia è la chiesa di Santa Maria di Nazareth. Sarà impossibile non notarla soprattutto se si arriva a Venezia in treno, è infatti situata a pochi passi dai binari, sul Canal Grande, in prossimità del ponte degli Scalzi e, proprio per questo, è conosciuta anche come chiesa degli Scalzi.

Non è tra le chiese più antiche della città, venne infatti costruita tra il XVII e il XVIII secolo per i frati carmelitani scalzi. Nel 1723 venne seppellito al suo interno il corpo di Ferdinando II Gonzaga, mentre nel XIX secolo venne rivisitata su richiesta del governo austriaco. La sua facciata non passa di certo inosservata: in stile tardo barocco veneziano fu terminata nel 1680 così come la si può vedere oggi, ovvero suddivisa in due ordini e scandita da coppie di colonne e da statue posizionate nelle nicchie e sulla sommità della facciata.

Internamente la chiesa di Santa Maria di Nazareth è ad unica navata, con due cappelle principali ai lati, affiancate da ulteriori due cappelle minori. Al termine della chiesa si trova il presbiterio in posizione rialzata e chiusa da una cupola, sotto la quale si nota il coro dei frati. Visitando gli interni di questa chiesa non si può che rimanere colpiti dall’opulenza delle decorazioni in marmo, degli affreschi e delle statue, tra cui si trovano quelle delle dodici sibille.

Facciata della chiesa di Santa Maria di Nazareth affacciata sul canal Grande di Venezia - Sestiere Cannaregio

Mappa di cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia ^

Ecco la mappa di cosa vedere nel sestiere di Cannaregio, per organizzare al meglio la visita al quartiere più abitato di Venezia.

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Guida al Sestiere Cannaregio di VeneziaScopri cosa vedere nel sestiere Cannaregio di Venezia. Mappa dell'itinerario, foto e descrizioni per organizzare al meglio la visita.https://www.lorenzotaccioli.it/guida-sestiere-cannaregio-venezia-cosa-vedere/
Lorenzo Taccioli