La mia prima ciaspolata

Faggi Innevati - Come Organizzarsi per Ciaspolare

Dev’essere un po’ come una tappa della vita. Durante l’infanzia attendi di avere una bicicletta tutta tua per scorrazzare con gli amici. A quattordici anni poi non vedi l’ora di avere il motorino per poter raggiungere velocemente quartieri della città che prima erano accessibili solo attraverso complicati calcoli matematici di coincidenze di bus (a proposito, anche voi siete della generazione che dopo un paio d’anni che aveva il motore si è vista costretta a prendere il patentino per continuare a guidarlo?). Arrivati i diciotto anni finalmente ci si iscrive a scuola guida e si comincia a prendere confidenza con l’auto dei genitori, cercando di incastrare ogni minuto libero per fare qualche guida tanta è la voglia di utilizzare l’auto.
E a 30 anni? Cosa si aspetta a 30 anni, la patente del camion? La possibilità di guidare un aereo di linea? Non so voi, ma io a 30 anni ho infilato le ciaspole ai piedi e ho fatto la mia prima ciaspolata.

Rami e alberi innevati verso il cielo

La preparazione alla Ciaspolata ^

La preparazione per la mia prima ciaspolata è stata qualcosa di comico. L’occasione è nata quasi per caso, da un’amica che guardando le previsioni meteo del weekend nella zona ha visto che il sabato sarebbe nevicato tutto il giorno sugli Appennini e che la domenica ci sarebbe stato il sole. Tempo ideale per andare in montagna, mi hanno detto. Da un’occhiata veloce ho letto che questa combinazione meteorologica potrebbe favorire le valanghe di neve, per via di strati nevosi che si accumulano gli uni sugli altri senza compattarsi. Ma non ci pensiamo.

Alla proposta, quasi buttata là, di andare a ciaspolare, non mi sono fatto trovare impreparato. Ho subito risposto con un’entusiastico sì e ho chiesto come ci si sarebbe dovuti organizzare. Chi l’aveva mai fatto? 🙂

Cosa serve per andare a ciaspolare? ^

Faggeta Innevata delle Foresete Casentinesi - Campigna

Ne ho parlato con i colleghi, alla ricerca di consigli e indicazioni, che non sono tardati ad arrivare. Come prima cosa servono, ovviamente, le racchette da neve (o ciaspole) da mettere ai piedi. Sarebbe il caso di avere anche i bastoni da trekking, per muoversi più agevolmente in salita. Molti di questi hanno anche un accessorio studiato appositamente per la neve, che permette una presa maggiore (ma anche una maggior difficoltà a farli rimanere in piedi una volta piantati nella neve).

Le racchette da neve vanno agganciate agli scarponi da trekking, possibilmente impermeabili perché entreranno a diretto contatto con la neve. Non servono quindi doposci o moon boot, troppo grandi per muoversi agevolmente.

Una collega, che ha a casa tutto il materiale per ciaspolare, si offre di prestarmelo e così risolvo il problema di avere racchette da neve, bastoncini da trekking e ghette. Se voi non avete una collega così gentile, dovrete optare per acquistarle (si trovano dal costo di € 50 in su e, con € 100 potreste farvi tutto il set completo), oppure noleggiarle in un negozio di materiale sportivo. Quasi tutti i negozi che vendono ciaspole hanno anche l’opzione del noleggio (di solito ce la si cava con una o due decine di euro), oppure ci si informa per noleggiarle direttamente in loco. In montagna avendo un giro di noleggi molto maggiore si trova quasi sempre l’attrezzatura, ma le condizioni sono tendenzialmente peggiori; inoltre si è vincolati ad arrivare in auto fino al luogo del noleggio, riducendo la possibilità di scelta dei sentieri da percorrere.

Per il resto è utile tutto il materiale tecnico che si usa solitamente per andare sulla neve.

Come vestirsi per una ciaspolata? ^

Come Vestirsi per andare a ciaspolare

Avendo trovato il materiale per ciaspolare, il dubbio seguente è stato come vestirsi. Anche qui mi sono affidato ai consigli degli amici, anche se spesso in conflitto tra loro. Imprescindibile è avere un abbigliamento quanto più impermeabile possibile, soprattutto per quel che riguarda scarpe e pantaloni. È ammessa un po’ più di libertà per quel che riguarda la parte alta del corpo.

Bisogna considerare che nonostante le basse temperature sulla neve, ci si muoverà tutto il tempo, quindi il corpo tenderà a riscaldarsi. Per questo motivo è fondamentale vestirsi a strati (cipolla 🙂 ) per essere liberi di svestirsi e rivestirsi senza sudare troppo.

La parte che verrà più a contatto con la neve sono senz’altro i piedi, il consiglio è quello di indossare scarponi da trekking quanto più impermeabili possibile (ottimi quelli con finitura in Gore-Tex). I piedi devono anche stare al caldo, quindi via a calzettoni da trekking caldi (morbidi nelle punte della dita) e per i più freddolosi un paio di calzettoni aggiuntivi da indossare sotto.

Salendo è necessario proteggere le gambe, sicuramente un paio di calzoni da neve sarebbero ottimi: caldi e impermeabili permettono alle gambe di muoversi facilmente sulla neve. Qualora non vogliate rinunciare all’eleganza e preferiate mettere un pantalone più stretto e meno ingombrante, si può optare per un calzone caldo, magari tecnico, con aggiunta di ghette. Le ghette sono delle protezioni che permettono di isolare le gambe dalla neve e dall’acqua: si allacciano al polpaccio e scendono fino a coprire la parte superiore delle scarpe (alle quali si agganciano), rendendo tutta l’area impermeabile.

La parte superiore del corpo deve rimanere calda ma non bagnata. È quindi sconsigliato l’utilizzo di cotone, che non permette al sudore di traspirare, ma raffreddandosi sulla schiena potrebbe portare a spiacevoli acciacchi. Una maglia di intimo tecnico andrà benissimo. Ora è necessario riscaldarci, quindi si può optare per una maglia termica o per un pile, anche a seconda di cosa offre il vostro guardaroba. Infine, se non si dispone di una giacca da neve, potrebbe essere sufficiente un giubbotto 100 grammi e un antivento sopra.

Non bisogna dimenticare le estremità: testa e mani devono essere protette. Considerate che se si utilizzano i bastoncini da trekking le mani saranno esposte al freddo tutto il tempo, un paio di guanti caldi è quindi imprescindibile. Anche la testa deve essere ben coperta: via libera anche a berrette e, per il clima più rigido, al passamontagna. Infine se le maglie e le giacche che sceglierete non coprono bene il collo, anche uno scaldacollo sarà sicuramente utile..

Bene, questa è tutta la teoria.. ma la pratica? Io non ho mai frequentato la montagna con la neve, mai sciato e mai messo uno snowboard ai piedi. Mi dovrei rifare l’intero guardaroba invernale per una giornata a ciaspolare, devo trovare un compromesso che mi permetta di provare questa nuova esperienza.
Dunque, le scarpe da trekking fortunatamente ce le ho, sono impermeabili ma basse, diciamo che possono andare lo stesso. Anche i calzettoni, la maglia di intimo tecnico e lo scaldacollo ce li ho.. arrivano da uno di quei raid che si fanno alla Decathlon dove non si trova nulla da acquistare e non si vuole uscire a mani vuote!
Come maglia da sopra opto per un pile, acquistato dopo che in una vacanza estiva in Trentino sono stato l’unico a non avere un’adeguata protezione per la montagna. Berretta e guanti non sono un problema.. ma per i pantaloni e la giacca da sci come fare?

Recupero i pantaloni da mio padre, mentre per il giubbotto penso di portarmi il 100 grammi e aggiungere sopra una giacca invernale. Sicuramente starò al caldo.

L’arrivo in montagna ^

Cristalli di Ghiaccio e Neve sui Rami

Come la peggiore delle violenze del fine settimana, la sveglia suona alle 6.50. Resisto all’istinto di spegnerla e girarmi dall’altra parte grazie al pensiero di quello che mi aspetta. Con un occhio mezzo chiuso mi alzo e faccio una colazione abbandonate: lo zaino e i vestiti li ho saggiamente preparati la sera prima.

Doppi calzini, calzoni sotto e pantaloni da neve sopra, maglia tecnica, pile e giubbotti, zaino e scarpe da trekking ai piedi.. si parte! In circa un’ora e mezzo di auto raggiungiamo il rifugio La Calla. La strada è piuttosto pulita fuorché nel tratto finale, dove alcune auto si fermano a montare le catene. In realtà già più in basso ci si potrebbe fermare per ciaspolare su qualche sentiero alternativo.

Intorno a noi ci sono tante persone che si stanno già allacciando le ciaspole e sono pronte per partire in mezzo al bosco innevato. Lo spettacolo è splendido, la neve bianca brilla sotto la luce del sole e gli alberi raccolgono una quantità di neve incredibile per i loro sottili rami.

Noi scendiamo dall’auto e iniziamo i preparativi: doppio giubbotto per me, guanti e ciaspole ai piedi dopo aver regolato l’altezza dei bastoni da trekking. Siamo pronti per partire.. ci troviamo a 1296 metri di altitudine e qualche signore vicino a noi parla di un metro e quaranta di neve (anche se questa misura mi sembra un po’ spannometrica ed eccessiva).

Ciaspolata Rifugio la Calla – Prati della Burraia ^

Rifugio La Calla - Foreste Casentinesi Romagna

Il rifugio la Calla si trova sul passo della Calla, dove l’Emilia Romagna confina con la Toscana. Per un pelo siamo ancora in Emilia Romagna sulla strada statale 310 al chilometro 24. Questo rifugio viene aperto solamente su prenotazione e con un minimo di 5 persone ospiti. È dotato di 15 posti letto (a castello) e di una cucina con luce, acqua potabile, gas e legna per il riscaldamento.
Per prenotare un pernottamento all’interno del rifugio si può inviare la propria richiesta a questo link.

A noi interessa poco del rifugio, se non fosse che mette a disposizione davanti a se diversi posti per parcheggiare l’automobile liberamente. Di qui passa anche il sentiero CAI 00, ben segnalato anche nel bosco innevato. Lasciata l’automobile partiamo in direzione dei prati della Burraia proprio su questo sentiero.

Si tratta di un percorso abbastanza breve (in condizioni normali il tempo di percorrenza indicato è di 40 minuti). La prima parte del percorso prevede diverse salite, che ci richiedono subito di prendere confidenza con le ciaspole. Confrontandoci con gli altri ciaspolatori optiamo per partire con la ciaspola sganciata sul retro, perché pare aiuti nei tratti in salita.
Di tanto in tanto ci fermiamo a fotografare lo splendido paesaggio delle foreste casentinesi innevate: intere distese di neve intatta si trovano tra gli alberi. A seconda del vento e della direzione della neve anche i tronchi hanno delle linee bianche con i cristalli di ghiaccio non ancora compattati. I gruppi che fanno trekking all’interno del percorso sono ben distribuiti e quindi è possibile contemplare in silenzio questa ennesima meraviglia della natura.

Mi accorgo ben presto di quanto sia complicato indietreggiare con le ciaspole: una prima manovra sancisce la mia caduta nella neve. Solo dopo un altro paio di scivolate capisco che è meglio rinunciare alla marcia indietro e procedere girandosi su se stessi, onde evitare altre cadute.

Il percorso in salita e il sole che filtra timido tra gli alberi innevati, iniziano a far salire la temperatura del mio corpo: voglio evitare sudate, così comincio con il togliermi la prima giacca, che mi protegge dal vento. Ben presto abbandono anche il 100 grammi, rimanendo con il pile. Sembrerà strano trovarsi vestiti così leggeri ad una temperatura di poco sotto lo zero.. ma se amate stupirvi sappiate che vedo anche ragazzi ciaspolare a maniche corte. Vorrei anche togliermi il paio di pantaloni aggiuntivi che porto sotto quelli da neve, ma non è il caso di farlo in mezzo alla neve, dovrei appoggiare i piedi in mezzo alla neve gelida.

Gli alberi sul sentiero CAI 00 disegnano spesso delle quinte bianche con i rami innevati, che scendono fin sopra al nostro passaggio. Sembra una scena irreale, soprattutto per me che non sono abituato a frequentare la montagna d’inverno.
Durante la nostra ciaspolata incontriamo uno sciatore che scende veloce in alcuni fuori pista. Scambiando quattro chiacchiere con un altro gruppo iniziamo ad informarci sul pranzo.
Ai prati della Burraia si trova il rifugio CAI città di Forlì, che fa servizio ristorante. Le persone che incontriamo ci dicono di aver appena disdetto tre posti e che, se vogliamo pranzare lì, è consigliato prenotare. Non ci facciamo ripetere la cosa due volte e telefoniamo subito per prenotare il nostro posto per pranzo. Non ci richiedono un orario, ma semplicemente un nominativo.

Ruscello che scende tra gli alberi innevati - Campigna

Dopo un’apertura sulle colline circostanti, ci infiliamo in una seconda parte del sentiero che si fa più stretta e nella quale gli alberi sono più fitti. Quasi alla fine del percorso incrociamo un ruscello che, biforcandosi, continua a scendere nella montagna nonostante le basse temperature. Siamo nei pressi del Rifugio La Burraia il Casone, riconoscibile dalla grande croce in legno su di un fianco. Si tratta di un rifugio piuttosto antico, perché qui era anticamente presenta una stalla Granducale. Siamo a 1460 metri di altitudine e il rifugio ha una buona parte sommersa dalla neve.

Il percorso fino a qui è stato semplificato dalla neve battuta dai primi ciaspolatori della mattina. Sicuramente sarebbe stato facile capire dove passa il sentiero CAI 00, grazie alla chiara segnalazione sugli alberi, ma la neve fresca avrebbe rallentato ulteriormente la passeggiata. Le ciaspole sono un ottimo aiuto nella camminata su neve, ma in presenza di neve fresca anche con loro si tende ad affondare.

In fondo alla faggeta che circonda il rifugio La Burraia, notiamo una grande luce filtrare tra gli alberi. Arriviamo ad una larga apertura che dà sul crinale della montagna: siamo ai prati della Burraia. Tante persone sono riunite qui ad ammirare la natura attraverso sentieri che proseguono sul crinale della montagna. Si vedono le figure colorate nei giubbotti da neve in lontananza e si sente un diffuso vociare provenire dalla montagna.
In basso, alla nostra destra, si trova anche il rifugio CAI città di Forlì, nel quale pranzeremo.

Continuiamo un po’ oltre i prati della Burraia, per poi decidere di non avventurarci troppo e raggiungere il rifugio.

Il pranzo al Rifugio CAI città di Forlì ^

Il rifugio si trova a 1450 metri di altitudine, alla fine della discesa della montagna. Si può raggiungere il rifugio CAI città di Forlì attraverso il percorso di trekking sul sentiero CAI 00 che stiamo facendo noi, oppure via strada seguendo le indicazioni dal Passo della Calla e proseguendo per circa 2 chilometri. Lasciata l’automobile nel parcheggio del rifugio è necessario proseguire a piedi per gli ultimi 5 minuti.

Il rifugio è piuttosto attrezzato: fa servizio di piccola ristorazione e mette a disposizione 44 posti letto in camere da 1 a 4 posti l’una. Offre inoltre il servizio di noleggio ciaspole per chi non le avesse portate da casa.

Arriviamo poco prima di mezzogiorno e ci scaldiamo un po’ nel bar. Il rifugio è grande e accogliente e le finestre che circondano tre lati del perimetro danno sulla grande distesa di alberi e neve. Il panorama è impagabile e il camino acceso nell’ingresso rende l’atmosfera calda. Penso che non mi dispiacerebbe lavorare qui un paio di settimane, isolato in mezzo alla natura.

La gestrice ci conferma che per poter pranzare lì è altamente consigliata la prenotazione e infatti, in pochissimo tempo, la sala si riempie. La scelta a menù è limitatissima e, nonostante siamo tra i primi ad ordinare, molti piatti non sono nemmeno disponibili. Inutile dire che per un vegetariano la scelta è ancora più ridotta e, infatti, posso ‘accontentarmi solamente’ di un piatto di tortelli burro e salvia. Buoni, ma decisamente insufficienti per sfamarsi, tanto che ricorro al pacchetto di mandorle che ho nello zaino per terminare il pranzo.
A peggiorare la situazione ci si mette la lunga attesa per mangiare, quasi due ore per vedere arrivare i primi e un’altra mezz’oretta di attesa per il secondo piatto. Anche per pagare il conto l’attesa è di un’altra mezz’ora.

Sono passate le 14 e le persone che chiedono di pranzare vengono rimandate di almeno un’ora. L’esperienza al rifugio non è troppo positiva.

Ritorno sul sentiero CAI 00 ^

Usciti dal rifugio il tempo è decisamente peggiorato. Non c’è più il sole alto nel cielo, ma almeno non nevica. Lo stare fermi, uniti alla nuova condizione meteorologica nuvolosa mi fa sentire più freddo, quindi rimetto il mio 100 grammi che comunque è sufficiente. Ripartiti sulle ciaspole ripercorriamo il sentiero fatto all’andata nel senso contrario.

La ciaspolata è sorprendentemente più breve, in discesa si scende piuttosto veloci e l’ora abbondante di percorrenza della mattina, viene praticamente dimezzata. Il bellissimo panorama innevato tra gli alberi ci sembra diverso con questa nuova condizione del tempo, ma non per questo meno bello.

Arriviamo all’automobile in un batter d’occhio, ciaspolando per circa il chilometro e mezzo che separa i due rifugi. Passeggiamo un po’ nei dintorni prima di decidere di tornare verso casa.

Questa prima ciaspolata è stata una bella esperienza, un po’ faticosa ma a contatto diretto con la natura. Proprio un paio di settimane fa pensavo a come sarebbe variato il panorama delle foreste casentinesi dall’autunno all’inverno con la neve.. e oggi mi sono potuto dare una risposta più che positiva!

Ciaspolata sulla neve delle foreste casentinesi - Come organizzarsi
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La mia prima ciaspolataEcco come organizzarsi per una ciaspolata. Il materiale occorrente e come vestirsi per non farsi sorprendere dal freddo.. o dal caldo. I dettagli della ciaspolata nelle foreste casentinesi romagnole, dal Rifugio la Calla ai Prati della Burraia.https://www.lorenzotaccioli.it/la-mia-prima-ciaspolata-come-vestirsi/
Lorenzo Taccioli