Lago di Carezza – Tutte le Info

Le acque della leggenda della ninfa del Lago di Carezza

Tra i laghi più belli e conosciuti di tutta Italia ce ne sono diversi all’interno della provincia autonoma di Bolzano. Nella classifica dei più famosi e suggestivi rientra anche il lago di Carezza.

Questo lago di origine alpina ha dimensioni tutto sommato ridotte, ma a renderlo estremamente famoso sono principalmente due fattori: la meraviglia del paesaggio circostante, con il massiccio di Latemar che spunta sullo sfondo e l’area boschiva tutto intorno al lago, e i colori magici delle sue acque, che variano dal verde, all’azzurro intenso.

Il lago di Carezza è anche al centro di numerose leggende, che sto per svelarvi… ecco tutti i dettagli su questo fantastico specchio d’acqua.

Lago di Carezza e panorama naturale circostante

Dove si trova il Lago di Carezza ^

Lago di Carezza - Nova Levante in provincia di Bolzano

Il lago di Carezza si trova a poca distanza da Bolzano, circa 25 chilometri. Più precisamente è all’interno del comune di Nova Levante, in alta Val d’Ega, in un panorama naturale dalla rara bellezza. Dista esattamente 6 chilometri dal centro di Nova Levante, comune dell’Alto Adige che si raggiunge attraverso una bella strada in salita che porta ai 1534 metri sul livello del mare registrati al lago di Carezza.

Gli alberi lo circondano interamente e tra le montagne che si alzano alle sue spalle non passa inosservato il massiccio del Latemar, che ha dato vita a numerose leggende e al nome del bosco di abeti rossi che si trova passeggiando intorno al lago.

Come arrivare ^

Per arrivare al lago di Carezza è imprescindibile avere un automobile. Questa destinazione è infatti raggiungibile attraverso la strada statale 241 che da Bolzano giunge fino a Vigo di Fassa, passando per il passo di Costalunga. Il tragitto da Bolzano richiede circa 35 minuti. Oltre a Vigo di Fassa la strada statale 241 si collega con la strada statale 48, conosciuta come strada delle Dolomiti che connette Moena a Canazei.

Salendo, il lago si trova sul lato destro della strada, mentre a sinistra è presente una grande area di parcheggio (a pagamento) e alcuni servizi come toilette, negozio di souvenir, bar e strutture per una ristorazione veloce. Non è possibile parcheggiare lungo la strada, perché questa è stretta, ma tendenzialmente il parcheggio avrà sempre posti disponibili per via delle sue dimensioni e del rapido ricambio di automobili. La permanenza media al lago è infatti di circa un’ora.

Purtroppo non sono disponibili mezzi pubblici che collegano il lago di Carezza a Bolzano o alla Val di Fassa.

Tutti i dati sul Lago di Carezza ^

Il lago di Carezza è una splendida destinazione che colpisce per i suoi colori. Si tratta di un piccolo lago, tutto sommato. Ha infatti una lunghezza di circa 300 metri per una larghezza di 140 metri, che danno vita a un lago dalla forma allungata che copre una superificie di 0,035 chilometri quadrati.

La profondità del lago di Carezza varia durante l’anno, da un minimo di circa 5 metri ad ottobre, ad un massimo di 17 metri a giugno grazie al disgelo della neve che si accumula sulle montagne circostanti. Il bacino del lago è alimentato anche da sorgenti sotterranee, il cui apporto varia in base alle precipitazioni della stagione. Ad esclusione della parte centrale, ricoperta da uno strato di argilla, il resto della vasca ha un terreno permeabile che permette un parziale svuotamento del lago durante i mesi più aridi.

La temperatura dell’acqua varia dai 4° C dell’inverno, ai 7/13°C dell’estate. Tuttavia non è possibile toccare l’acqua, a causa della protezione lungo il suo intero perimetro. Il lago di Carezza è infatti un’area naturale protetta e i sentieri segnalati e la recinzione hanno lo scopo di limitare i danni da calpestio apportati durante gli anni.

Origine del Lago di Carezza e del Latemar ^

Il massiccio del Latemar, da cui prende il nome anche la foresta che circonda il lago di Carezza, è un atollo di pietra che si originò ben 140 milioni di anni fa. Le sue rocce sono formate da coralli, alghe, spugne calcaree e un’infinità di altri microorganismi che un tempo rappresentavano delle giganti scogliere sottomarine larghe anche cinquecento metri.

Le colonie di organismi, per evitare di sprofondare sempre più negli abissi bui e senza ossigeno, presero a espandersi verso l’alto, innalzando sempre di più queste scogliere. Questo fenomeno è testimoniato dai banchi calcarei del Latemar, con le sue sfumature chiare.

L’attività vulcanica aprì delle grandi fenditure tra i vari strati di calcare e l’erosione della lava, più rapida di quella del calcare, scavò canali, camini e insellature dando vita a un profilo piuttosto irregolare e ad architetture naturali suggestive, come gli elementi noti come Torri del Latemar o la Torre di Pisa, sempre su queste alture.

Lago Alpino alimentato da sorgente interna

Il lago di Carezza è un lago alpino che risulta essere privo di immissari, ma viene alimentato principalmente da sorgenti sotterranee che portano qui l’acqua dalle vicine cime del massiccio di Latemar.

La leggenda delle bambole del Latemar ^

Nei punti di contatto tra roccia basaltica e quella calcarea affiora un ossido di ferro particolare, l’ematite, dal colore terroso rosso che per anni è stato estratto al di sopra del lago. L’estrazione proseguì fino agli anni venti del novecento. Proprio i colori di questa roccia diedero vita a una leggenda che ancora oggi si racconta.

Lago di Carezza e Massiccio del Latemar - Leggenda delle Bambole del Latemar

Alcuni figli di pastori stavano facendo pascolare le greggi in un bosco vicono al passo di Costalunga, quando incontrarono un vecchio che chiese loro se avessero visto il coltello che aveva appena perso. I ragazzi lo aiutarono nella ricerca ma quando udirono le campane suonare iniziarono a scendere verso il paese. Ménega, il più grande del gruppo, mentre tornava a casa vide il coltello luccicare tra i fiori, così lo raccolse e lo riconsegnò al vecchio, il quale come segno di gratitudine gli disse che il giorno dopo gli avrebbe fatto scegliere la più bella delle sue bambole, ma nel frattempo lo invitò a correre a casa perché a quell’ora sarebbero comparse le streghe.
E infatti mentre Ménega camminava, si trovò davanti una sconosciuta che cordialmente ascoltò così gli era successo e gli disse che l’uomo che aveva incontrato era un ricco veneziano e che non si sarebbe dovuto accontentare delle bambole vestita di seta, ma avrebbe dovuto chiedere di quelle adornate di broccati e gioielli. Gli disse anche che il vecchio sarebbe stato costretto a consegnargliele se avesse pronunciato la frase “bimbe di pietra con stracci di seta, rimanete là ad ammirar il Latemar!”.

Quando la mattina dopo i ragazzi si recarono sul Latemar per riscuotere la loro ricompensa trovarono una porta nel fianco della montagna che si aprì e fece uscire un lungo corteo di bambole con abiti di seta. Ménega pronunciò subito la formula che si era ricordato e dal bosco si levò un sibilo acuto e risa di scherno. Le bambole si trasformarono immediamente in pietra e, ancora oggi, quando splende il sole è possibile ammirare gli abiti sgargianti di queste bambole pietrificate.

I colori del Lago ^

I colori suggestivi del lago di Carezza sono dovuti alla particolare conformazione di questo specchio d’acqua. Il fondale di roccia chiara dolomitica, oltre che le poche alghe, fanno si che le sue acque siano chiare e trasparenti, facendo penetrare la luce fino a 17 metri di profondità. Ciò permette al bosco di abeti sempreverdi che circonda il lago di riflettersi nell’acqua donando al lago di Carezza i caratteristici colori che vanno dal verde all’azzurro vivo, riflettendo anche il cielo.

I colori azzurro e verde del lago di Carezza

La ninfa del lago di Carezza ^

Proprio i colori cangianti del lago di Carezza hanno dato vita a una leggenda presso i Dirlinger, ovvero il popolo di minatori che abitava queste montagne. Loro sostenevano che nel lago vivesse la bellissima ninfa Ondina, a cui piaceva cantare seduta sulla sponda. Si trattava però di una creatura piuttosto timida che nessuno poteva vedere, perché appena arrivava qualcuno si gettava nelle acque del lago.

Le acque della leggenda della ninfa del Lago di Carezza

Quando lo stregone di Masaré si trovò a passare nei pressi del lago, si innamorò del canto della ninfa e decise in tutti i modi di volerla rapire. La strega Langverga gli consigliò di creare un arcobaleno dal massiccio del Latemar fino al lago, così da incuriosire la ninfa e tirarla fuori dall’acqua. Nel frattempo Masaré si sarebbe dovuto trasformare in un vecchio mercante che appariva casualmente e che raccontava alla ninfa che dal tessuto dell’arcobaleno si potevano creare dei gioielli magnifici, così da farla avvicinare per la curiosità e infine catturarla.

Lo stregone Masaré seguì alla lettera i consigli, ma dimenticò di travestirsi, così la ninfa lo riconobbe e si gettò subito nel lago, scomparendo dalla sua vista. Lo stregone andò su tutte le furie e strappò l’arcobaleno dal cielo, scagliandolo in acqua. L’arcobaleno si sciolse e sparse i suoi colori su tutta la superficie del lago. Per questo motivo i ladini chiamano il lago di Carezza “lec de ergobando”, ovvero “lago dell’arcobaleno”.

Passeggiata del Lago di Carezza ^

La passeggiata intorno al lago di Carezza è un percorso breve e piuttosto semplice, adatto a tutte le famiglie. Certo con i passeggini bisognerà seguire il sentiero e non fare deviazioni, oltre che arrangiarsi un po’ per spingerlo in alcuni tratti. Decisamente più complicato è fare il percorso in carrozzina.

La passeggiata del lago di Carezza è lunga poche centinaia di metri percorribili in un quarto d’ora o poco più, lungo un continuo sali e scendi dovuto al terreno non pianeggiante.

Gli abeti rossi e la foresta del Latemar ^

Intorno al lago di Carezza gli alberi più diffusi sono quelli di abete che formano il bosco del Latemar esteso per ben 700 ettari. L’abete rosso va per la maggiore ed è facilmente distinguibile dall’abete bianco per via delle pigne che pendono dai rami più alti, in corrispondenza della chioma. Queste maturano in autunno e da poco prima della stagione invernale cominciano a lasciare andare i loro semi, fin tutta la primavera successiva quando le pigne cadono a terra intere.

Questi bellissimi abeti rossi possono vivere fino a 600 anni e nel bosco del Latemar, intorno al lago, raggiungono anche i 50 metri di altezza per un metro e mezzo di diametro del tronco. Le pigne, visibili nella chioma a punta, hanno una lunghezza che va dai 10 ai 15 centimetri e il legno degli abeti rossi è molto pregiato. Viene infatti utilizzato come fondo di risonanza per strumenti musicali a tastiera o come tavola di risonanza per strumenti a corde o ad arco.

Non a caso il bosco del Latemar è conosciuto anche come “bosco del legno armonico” e ogni anno richiama liutai da tutto il mondo che vengono per scegliere gli alberi migliori per i loro strumenti musicali. Questi alberi crescono principalmente oltre i 1500 metri di altitudine e i venti deboli e la scarsa luce solare assicurano una crescita lenta che favorisce un legno compatto con anelli di accrescimento molto ravvicinati, idale per questi strumenti.
Tutto questo interesse richiede una particolare manutenzione del bosco, il quale viene sfruttato in piccole porzioni per volta, in modo da garantirne la rigenerazione naturale.

L’abete rosso, però, non è solo l’ideale per la costruzione di strumenti musicali. Questo legname è molto apprezzato anche in edilizia, dove viene impiegato negli edifici residenzali, commerciali ma anche grandi strutture come ponti o padiglioni.

Leggenda del Lago di Carezza ^

La leggenda del lago di Carezza recita che anticamente tutta la foresta intorno al lago fosse abitata da diverse tribù di selvaggi e sulle montagne poco distanti dall’acqua vi fossero dei timidi nani.

Ogni tanto giungeva da queste parti un gigante solitario che, stabilitosi presso i selvaggi, prendeva in moglie una delle loro figlie, dando vita a figli forti e valorosi, con sani principi. Un giorno i selvaggi trovarono all’interno di una galleria mineraria dei nani una cassa piena di pepite, di denti di drago e di palle dorate. I selvaggi non ne riconoscerono il valore, ma a un certo punto si presentò da loro un uomo con una mantella gialla e un cappello rosso che gliene chiedeva la restituzione. I selvaggi non fecero una piega e restituirono tutta la cassa, ad esclusione di alcune palle con cui avevano preso a giocare ai birilli. L’uomo non la prese bene e lanciò loro una maledizione: “verrà il tempo, e arriverà presto, in cui il Gletschmann si troverà solo nel bosco e penserà con rammarico a tutti i selvaggi che un tempo abitavano qui.”. I selvaggi si spaventarono parecchio, ma nel corso degli anni successivi non accadde nulla.

Qualche tempo dopo arrivarono nella valle altri abitanti: i Dirlinger, con cui cominciarono alcune battaglie. I Dirlinger volevano infatti sfruttare i pascoli e il bosco per la loro agricoltura, ma i selvaggi non erano d’accordo. Gli anziani di entrambe le fazioni cercarono di calmare gli animi, ma si arrivò comunque allo scontro, durante il quale i selvaggi aiutati dai nani morirono tutti, ad eccezione dell’anziano Gletschmann. Qeusti continuò a vagare per il bosco cercando di trovare qualche compagno che, magari, si era nascosto. La ricerca era però vana e l’anziano, ogni notte, recitava “ho cercato tra gli alberi e le pietre, ma della mia gente non v’è più traccia alcuna!”. Ecco che la profezia si era avverata.

La tempesta Vaia ^

Non è invece purtroppo una leggenda la tempesta che ha colpito la vallata. Il 29 ottobre del 2018 è una data storica per l’Alto Adige. Fu durante quella notte che una terribile tempesta, conosciuta con il nome di Vaia imperversò tra l’Italia settentrionale, l’Austria, la Germania e la Svizzera abbattendo ben 5000 ettari di foresta in 86 comuni alto atesini. Un quarto di questi pare fu proprio nel comune di Nova Levante e quindi anche nei dintorni del lago di Carezza, come si può facilmente vedere percorrendo il lungolago.

Fortunatamente molti animali riescono ad avvertire con anticipo il pericolo e si misero in salvo, ma persero irrimediabilmente il loro habitat naturale. Così mutato anche la fauna tende a variare, mettendo in difficoltà le specie che vivono sugli alberi e avvantaggiandone altre come cervi e caprioli. Per questo motivo si sta puntando al rimboschimento: migliaia di piante pioniere come il sorbo, il pioppo tremulto, l’acero di monte e la betulla sono state piantate e preparano il terreno per la ricrescita dell’abete rosso, la pianta più diffusa in questi boschi. Sarà un’opera piuttosto lunga e si stima che per tornare al periodo prima della tempesta Vaia ci possano volere dai 120 ai 150 anni.

Danni della Tempesta Vaia sul lago di Carezza - Alberi abbattuti
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Lago di Carezza - Tutte le InfoScopri come visitare il lago di Carezza e le leggende che avvolgono questo specchio d'acqua. Ecco tutte le informazioni da conoscere.https://www.lorenzotaccioli.it/lago-di-carezza-tutte-le-info/
Lorenzo Taccioli