Marienberg – L’Abbazia di Monte Maria

Abbazia di Monte Maria sulle alture di Burgusio - Malles

Chi visita la Val Venosta ha già in mente diverse destinazioni che non si possono mancare, prima tra tutte il suggestivo campanile sommerso del lago di Resia. Tra le mete più note c’è anche l’abbazia di Monte Maria, nota anche come Marienberg, che rappresenta l’abbazia benedettina più alta d’Europa con i suoi 1350 metri di altitudine.

Le origini di Marienberg sono molto antiche e al suo interno si possono visitare diverse sezioni, tra cui la suggestiva cripta della chiesa, il nucleo più antico di tutta la struttura, ma anche una ricca libreria e un museo che ripercorre la storia dell’abbazia e della regola benedettina.

Ecco tutti i dettagli sull’abbazia di Monte Maria, su cosa vedere e cosa fare nelle sue immediate vicinanze.

Dove si trova l’abbazia di Monte Maria ^

L’abbazia di Monte Maria si trova costruita a 1350 metri di altitudine in Val Venosta, nel comune di Malles Venosta proprio sopra alla località Burgusio.

Marienberg si trova a una manciata di chilometri dal confine austriaco e da quello svizzero, tanto che un lungo sentiero, conosciuto come Sentiero delle Ore, collega quest’abbazia ad un’altra sulle montagne svizzere. Marienberg è tra le abbazie più note di tutto il Trentino Alto Adige.

Breve storia dell’abbazia di Monte Maria ^

La creazione dell’abbazia di Monte Maria è databile al XII secolo, quando i nobili della località svizzera di Tarasp costruirono una prima struttura nel luogo in cui si trovava una piccola cappella dedicata alla Madonna. Qui vi trasferirono le fondazioni monastiche che fino a quel momento si trovavano su più vallate svizzere, a poca distanza da qui.

Il monastero entrò presto in piena attività e poteva già contare su di una vasta disponibilità di testi all’interno della sua libreria, tanto che già nel trecento il monaco Goswin scritte una storia del monastero e ordinò l’archivio a sua disposizione creando diversi registri arrivati fino ai giorni nostri che testimoniano i ricchi possedimenti in epoca medievale.

Durante i secoli il numero di monaci ospitati nell’abbazia di Monte Maria variò notevolemente, fino ad arrivare a un minimo di quattro persone nel 1348 a causa di due incendi e della peste nera che si sviluppò in quel periodo. Solo durante il seicento Marienberg riprese vigore, anche grazie all’innesto di nuovi monaci provenienti da altri monasteri in Germania. Ciò diede anche la spinta al rinnovamento totale della struttura, che conferì agli edifici un aspetto barocco, tanto che la chiesa contenuta al suo interno è l’unico esempio di basilica a tre navate con colonne in tutta la valle. Nel XVI secolo l’abbazia subì nuove difficoltà e la sua soppressione venne evitata solo grazie all’intercedere del Papa nei confronti dei conti tirolesi.

Purtroppo non tutto il patrimonio del monastero è arrivato integro ai giorni nostri e ciò è dovuto al fatto che in epoca napoleonica il monastero venne soppresso e i monaci trasferiti, lasciando libero accesso ai saccheggiatori. Successivamente il monastero venne riaperto su decisione dell’imperatore Francesco I d’Austria e si cercò di recuperare quanti più beni sottratti possibile.

Dal 1946 al 1986 i monaci benedettini gestirono un ginnasio e un convitto all’interno dell’abbazia, ma non fu l’unica occasione durante la quale ebbero modo di insegnare, infatti già dal 1724 aprirono un ginnasio nella vicina Merano, che venne sospeso durante le soppressioni napoleoniche e che riaprì fino all’avvento del fascismo, formando numerose personalità.

Ancora oggi si trovano all’interno dell’abbazia di Monte Maria undici monaci che vivono secondo le regole di San Benedetto da Norcia.

Cosa vedere a Marienberg – l’Abbazia di Monte Maria ^

Durante la visita dell’abbazia di Monte Maria sono tante le cose da vedere e, facilmente, vi ci si possono trascorrere un paio d’ore. Se poi volete unire alla visita anche il trekking del Sentiero delle Ore si arriva facilmente a un’intera giornata o anche due.

Non tutti gli spazi sono accessibili liberamente durante la visita, ma alcuni lo sono esclusivamente attraverso visita guidata, come la cripta della chiesa che per altro segue orari ridotti rispetto al monastero e vale quindi la pena informarsi prima se la si vuole vedere.

La chiesa di Nostra Signora ^

Entrati nel cortile dell’abbazia di Monte Maria sarà necessario percorrere qualche passo in avanti per poter ammirara la facciata della chiesa conventuale. Si trova infatti oltre l’angolo del grande edificio che ospita i monaci benedettini. Come gli altri edifici di Marienberg anche la facciata della chiesetta è di colore chiaro, ma ampiamente decorata con affreschi che aggiungono elementi architettonici alla stretta facciata che presenta solo poche aperture: al pian terreno il portone in legno sormontato da una finestra con al di sopra una nicchia che accoglie una statua e, procedendo verso l’alto, l’orologio, un’apertura a forma di croce e un piccolo foro sulla sommità.

La chiesa di Nostra Signora venne costruita nel XII secolo e grazie ad accurati lavori del 2015 è stata riportata agli antichi splendori. Entrati dal portone in legno ci ritroviamo davanti un secondo ingresso: un portale ad arco romanico a tutto sesto, decoratato da una cornice in pietra e da affreschi sui due lati. Varcandolo ci troviamo dentro alla chiesa riccamente decorata da bassorilievi in stucco, medaglioni dipinti sulle volte del soffitto e numerose statue apposte sugli archi che dividono le tre navate.

Davanti a noi, sull’altare, il dipinto della “Bella Madonna”, creato agli inizi del XV secolo, in cui Maria è raffigurata nell’atto di donare una mela a Gesù Bambino. Il suo stile gotico ben si fonde con la revisione barocca che l’abate Jakob Grafinger volle dare alla chiesa nel 1645. In questo contesto il transetto venne diviso dalla chiesa per essere utilizzato come sacrestia e spazio privato per i prelati che lo utilizzano come coro e cappella. Sempre in quel momento le navate laterali furono dotate di muri divisori al fine di trasformarle in una serie di cappelle laterali e le finestre ad arco romanico che illuminavano gli interni vennero ampliate per far entrare più luce.

Sulla contrafacciata è invece presente un massiccio organo in legno che si può chiaramente vedere dietro alla balaustra, anch’essa lignea.

La cripta dell’abbazia di Monte Maria ^

La cripta dell’abbazia di Monte Maria è l’elemento più antico di tutto il complesso. Venne infatti consacrata nel 1160 dal vescovo di Coira, il beato Adalgott. Questo fu utilizzato come primo spazio di preghiera corale e celebrazione della Messa da parte dei monaci, nonché come luogo di sepoltura degli stessi dopo gli interventi operati nel 1643. I monaci erano sepolti nella parte occidentale della cripta, separata dal resto grazie all’innalzamento di un muro.

Durante lo scorso secolo, a partire dal 1980, la cripta venne restaurata riportando alla luce lo stile romanico bizantino, i corpi dei monaci furono traslati e vennero riportati alla luce gli affreschi che rappresentano la principale testimonianza romanica di natura artistica in tutta l’area alpina, con una particolare attenzione all’espressione spirituale conferita agli angeli qui rappresentati. Le intere volte della cripta sono ricche di affreschi colorati, dove i personaggi, per lo più angeli, si stagliano su di uno sfondo blu stellato. A completare questo spazio un vecchio altare, ancora utilizzato per i vespri serali.

Ai monaci piace ricordare che anche Joseph Ratzinger, nel 1992 quindi prima di diventare papa Benedetto XVI, visitò l’abbazia di Monte Maria e tenne messa all’interno della cripta.

Proprio per proteggere la delicatezza di questi affreschi, la cripta è aperta solo in specifiche giornate ed orari e solo durante l’estate, vale quindi la pena informarsi prima di arrivare a Marienberg se la si intende visitare.

La Biblioteca ^

Usciti dalla chiesa e della cripta e girandoci verso l’ingresso si può vedere una sezione ribassata collegata alla torretta d’ingresso. Qui si trova la biblioteca, che per via dei numerosissimi volumi, continua su svariate sale anche nei palazzi adiacenti.

Questo nuovo edificio fu terminato nel 2017 e contiene al suo interno circa 135.000 volumi, alcuni dei quali esemplari unici e documenti archivistici, per buona parte risalenti a un periodo antecedente il XVIII secolo. Lo spazio adibito a sala lettura è all’interno di un’ex chiesa romanica, che crea ancora una volta un clima davvero suggestivo. Anche questa è aperta al pubblico solo in orari prestabiliti.

La creazione di questo nuovo edificio per la biblioteca del monastero si è resa necessaria per salvaguardare al meglio i volumi e prolungarne la conservazione grazie a un ambiente progettato e costruito ad hoc.

Il museo Ora et Labora e le mostre temporanee ^

Museo Ora et Labora dell'Abbazia di Monte Maria

Il museo Ora et Labora è ospitato nel primo blocco a sinistra, dopo aver varcato l’ingresso. Questo rappresentava un fabbricato rurale dell’Abbazia di Monte Maria, ritirato a nuovo per installarvi all’interno il museo inaugurato nel 2007.

Il percorso museale cominicia dalla biglietteria che si trova in bottega, e alterna fin da subito video e tabelle informative a reperti piuttosto antichi che offrono uno sguardo sulla vita monastica e sull’antica storia di questo monastero.

Le opere ^

Il museo dell’abbazia di Monte Maria ha dimensioni contenute che si snodano su due piani, entrambi accessibili anche alle persone con ridotta capacità motoria.

La prima sala si apre con al centro il Breviarium Romanum ovvero un antico libro scritto a mano sulla pergamena da parte di un monaco dell’abbazia. Questo grande libro risale al 1710 ed è ottimamente conservato. Intorno è possibile vedere altri strumenti e documenti antichi, come l’elenco degli studenti premiati, scritto su di un libro e risalente al 1776 o la riproduzione del sistema solare, con la terra, la luna e il sole che veniva impiegato per comprendere il movimento dei pianeti  e la misurazione del tempo.

Accedendo alla seconda sala si trovano altri antichi reperti, come la Mitra in lino con ricami in oro e seta del XV secolo appartenuta all’abate Petrus Buecheler. Questo pezzo unico rappresenta anche la prima mitra donata a un abate di questa abbazia. Al suo fianco si trovano anche il medaglione, o la croce pettorale in argento del 1434 o il calice e il piattino anch’essi in argento, risalenti al cinquecento.
In questa sala però la vera protagonista è la Casula di Uta von Tarasp, ottimamente conservata e risalente al 1165 circa. Questa è conosciuta come la prima casula dell’abbazia, perché venne donata dai fondatori Uta e Ulrich III von Tarasp ai monaci, dopo che la stessa Uta l’avrebbe cucita a mano. Sul paramento sacro sono presenti diverse immagini che rimandano alle reliquie presenti nel convento. Come motivo di base si trova un albero da frutto, mentre sulla parte posteriore è rappresentato l’Agnus Dei, cicondato dal simbolo dei quattro evangelisti, mentre sulla parte frontale c’è la rappresentazione di Cristo in mandorla. A corredo è presente anche la stola in cui si trovano ricamate le figure di santi, tra cui gli apostoli e San Giovanni, oltre che l’arcimartire romano Stefano e il fondatore dell’ordine benedettino ed altri santi di cui si conservano le reliquie all’interno dell’abbazia. Davanti alla casula, in terra, alcune parti di affreschi romanici.

Attraversando il corridoio si possono vedere i ritratti di alcuni ritratti dei monaci benedettini e, sul lato opposto, la storia dell’abbazia con alcuni reperti ritrovati qui e la spiegazione delle varie fasi che interessarono la struttura.

Nel museo vengono organizzate anche alcune mostre temporanee. Durante la mia visita ce n’è attiva una sulla medicina omeopatica e sulla farmacia. Ad esempio è possibile vedere una farmacia omeopatica da viaggio del XIX secolo, con il kit base dei medicamenti omeopatici molto in voga nella seconda metà dell’ottocento. Oltre a questo si trovano molti pezzi legati alla farmacia conventuale, con libri sulle erbe officianli, ma anche pietre curative e spezie che venivano impiegate per lenire i dolori. Dalla mostra è possibile capire quanto fosse già acclamato la concezione psicologica che considera un unico il benessere fisico e mentale. Il fatto che ciò parta da un monastero non è insolito, infatti fino a tutto il medioevo la medicina veniva praticata nei monasteri, noti come centri di cura e salute per l’anima e per il corpo. Solo con l’avvento delle prime università, intorno al 1200, la situazione cambiò. Nell’ordine benedettino la cura dei malati era tra i compiti prioritari delle monache e dei monaci.

Un’altra interessante mostra è quella sui lavori di artigianato monastico, dove si può vedere la grande maestria con la quale le monache producevano paramenti, reliquiari e statue di Gesù Bambino. Si tratta di oggetti utilizzati sia per uso liturgico che per uso privato nel caso di persone fortemente devote. Le opere esposte coinvolgono diverse abilità delle monache, dal ricamo artistico alla tessitura, dalla miniatura alla modellatura della cera. Buona parte dei pezzi esposti risalgono al XVIII secolo tra i quali spicca Valentino, un Santo delle catacombe reso attraverso uno scheletro intero e reale vestito e decorato in maniera decisamente suntuosa.

La bottega ^

La bottega del monastero rappresenta il punto di partenza del museo, ma anche un luogo dove poter acquistare qualche souvenir o prodotto artigianale. Le scansie ordinate presentano sia prodotti religiosi, come libri, musica spirituale, rosari e candele, sia oggetti più trasversali, come caramelle e liquori artigianali, miele, tazze o cartoline.

Sicuramente se volete portare con voi un ricordo di questo splendido monastero qui potrete trovare qualcosa che fa per voi.

La foresteria dell’abate Hermann ^

L’abbazia di Monte Maria dà anche la possibilità di fermarsi al suo interno per qualche giorno. Che sia per motivi spirituale, che sia per volersi prendere qualche giorno lontano dalla frenesia quotidiana o che sia perché si è alla ricerca di un comodo appoggio durante il percorso del Sentiero delle Ore, ci si può accomodare nella foresteria dell’abate Hermann.

Una parte dell’abbazia è infatti stata adibita all’accoglienza, che dà la possibilità di dormire in un luogo immerso nella natura e dall’alto valore storico e culturale. Questa zona, completamente restaurata, è dotata di otto camere singole e una doppia, con bagno e doccia per ogni stanza. Inoltre è presente anche un piccolo appartamento che può ospitare fino a cinque persone, ed è dotato di tutti i comfort, come anche la lavastoviglie e l’asciugabiancheria. A completare l’offerta di spazi ricettivi c’è una zona caffetteria per accogliere sia gli ospiti interni che quelli esterni.

Foresteria dell'Abate Hermann - Pernottare nell'Abbazia di Monte Maria

Volendo sono disponibili inoltre delle sale per organizzare seminari, sempre all’interno della casa dell’abate Hermann, con disponibilità di posti che va da 5 persone ad addirittura un centinaio.

La comunità conventuale dell’abbazia di Monte Maria ^

I monaci dell’abbazia di Monte Maria vivono secondo la regola dell’ordine benedettino, il famoso Ora et Labora (prega e lavora). Cinque volte al giorno i monaci si radunano per pregare in maniera corale, e anche il resto della giornata è ben scandita secondo la regola benedettina che recita che “l’ozio è nemico dell’anima”.

Vigneti al di sotto dell'Abbazia di Monte Maria

E così la giornata è scandita da letture spirituali alternate a lavoro manuale e a lavori “spirituali” in biblioteca o archivio. Nei lavori manuali rientrano invece le produzioni di prodotti artigianali, così come il lavoro nell’orto, nell’apicoltura, nel panificio, nella cucina e nella cura degli ospiti che si fermano nel monastero.
Non a caso intorno all’abbazia di Monte Maria, sul crinale della montagna, si possono vedere chiaramente orti e un lungo e suggestivo vitigno che scende dal monastero fino alla località di Burgusio.

Orari dell’abbazia di Monte Maria ^

Gli orari di apertura dell’abbazia di Monte Maria sono dal lunedì al sabato dalle 10:00 alle 17:00 nel periodo che va dal 15 marzo al 31 ottobre e nelle settimane festive di Natale, ovvero dal 27 dicembre al 5 gennaio.

In quei momenti è aperto il museo, la bottega del convento e la chiesa e, inoltre, vengono organizzate, in giornate e orari ridotti le visite guidate alla cripta della chiesa romanica e le aperture della biblioteca.

Tutti gli orari aggiornati e le informazioni per la prenotazione (obbligatoria) delle visite guidate sono disponibili sul sito ufficiale.

Il sentiero delle Ore ^

Per chi amasse queste montagne c’è a disposizione il sentiero delle Ore. Questo percorso è un suggestivo trekking che si snoda tra le montagne dell’Alto Adige e che collega l’abbazia di Monte Maria al monastero di San Giovanni all’interno della valle svizzera Mustair, annoverato tra i beni patrimonio dell’UNESCO.

Il sentiero delle Ore si snoda in Val Monastero, la parte più occidentale della Val Venosta che comprende sia una parte italiana che una parte Svizzera. Il tragitto è lungo circa 17 chilometri percorribili in circa 6 ore e offre suggestivi panorami su tutta l’Alta Val Venosta corredate da 24 tabelle che spiegano la storia, la natura e la spiritualità di questi territori.

Il tragitto del Sentiero delle Ore è ben segnalato e prevede un dislivello di circa 400 metri. Se decidete di percorrerlo potete partire proprio dall’abbazia di Monte Maria e continuare tra la natura, lontani da auto, traffico e città. Ricordatevi però di portare con voi la carta d’identità valida per l’espatrio o il passaporto, perché passerete il confine italiano per giungere in Svizzera.

Nei dintorno dell’Abbazia di Monte Maria ^

Una volta che siete in visita all’Abbazia di Monte Maria vale la pena prendersi un’oretta per vedere anche i dintorni, in particolare la località Burgusio. Tra le cose più importanti ci sono un paio di chiese e il castello del principe. Se avete più tempo a disposizione potete però considerare un tour più generale della Val Venosta, che saprà certamenti sorprendervi.

Il castello del principe di Burgusio ^

I vigneti che decorano l’Abbazia di Monte Maria scendono lungo il crinale della montagna e arrivano fino alla strada che sormonta il Castello del Principe. In una vacanza in Val Venosta capiterà più volte di passare davanti a questi due monumenti, proprio perché in una posizione centrale rispetto alle varie attrazioni.

Il Castello del Principe di Burgusio è una piccola costruzione che si contraddistingue per il mastio dotato di merletti che si innalza sul resto della struttura. Posizionato ad un’altitudine di 1200 metri sul livello del mare, risale all’epoca medievale, venne infatti costruito tra il 1272 e il 1282 sopra ad altri edifici preesistenti.

Dell’aspetto originario è conservata la torre a base quadrata e dai muri spessi ben tre metri, mentre gli altri elementi sono stati rivisti durante i secoli, come nella ricostruzione del XVI e quella del XVIII secolo o nel ripristino dell’edificio resosi necessario nel 1996 dopo il crollo di parte della torre.

Il Castello del Principe venne innalzato come sede dei vescovi di Coira, che venivano parificati ai principi, da qui il nome del castello. Successivamente le sue sale ospitarono anche funzioni differenti, come il tribunale, un ricovero, una prigione, una caserma e addirittura una fabbrica di birra. Solo a metà dello scorso secolo si decise di riportarlo agli antichi splendori e vi fu ospitata all’interno una scuola professionale per l’agricoltura. 

Oggi è visitabile solo in poche giornate durante l’anno e, soprattutto, nel periodo estivo. Chi fosse interessato a vederne le sale interne, che ospitano opere d’arte che vanno dal periodo romano all’arte contemporanea, può farlo prendendo parte a queste visite e scoprendo così le sue sale con ricchi affreschi lungo le pareti e nelle volte che chiudono gli spazi. Particolarmente decorati sono la camera dei principi e alcuni soffitti a cassettoni lignei.

Chiesetta di San Michele di Burgusio ^

Lasciando il paesino di Burgusio incontriamo lungo la strada una piccolissima chiesa, si tratta della chiesetta di San Michele. Stretta tra due strade con il tetto spiovente a capanna sembra quasi in pericolo tra le auto che le passano accanto.

La chiesetta di San Michele venne eretta dagli abitanti della città come cappella votiva in occasione della peste. Nel 1630 la peste nera impazzava in Europa, e i cittadini di Burgusio vollero costruire questa chiesa affinché San Michele li proteggesse dall’epidemia. Nel 1663 la chiesa era completa e venne consacrata.

Esternamente la chiesetta di San Michele si presenta molto semplice, con una breve scalinata che conduce all’ingresso composto da un portone in legno ospitato all’interno di un profilo in pietra chiara e affiancato da due finestre, anch’esso con un loro profilo in pietra. Al di sopra una piccola tettoia in legno protegge i visitatori che entrano in chiesa. La parte superiore è dotata di un foro circolare che illumina gli interni e, ancora sopra, la torretta che rappresenta il campanile dotato di coppie di monofore sovrapposte sui quattro lati e un pinnacolo che si innalza verso il cielo. Ai lati della chiesetta sono invece presenti tre finestre ad arco. All’interno è ancora oggi conservata una cantoria in legno che risale al seicento, dove si torvano diversi dipinti e i pezzi di un piccolo organo.
L’aspetto della chiesa è ottimamente conservato, anche grazie a un restauro del 1991.

Oggi è possibile visitarne gli interni solo durante le aperture in paricolarissime occasioni.

Chiesetta di San Michele di Burgusio - XVII secolo

Scopri anche le altre attrazioni della Val Venosta nell’itinerario dedicato.

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Marienberg - L'Abbazia di Monte MariaScopri tutto sull'abbazia di Monte Maria, l'abbazia benedettina più alta d'Europa. Quando andare e cosa vedere all'interno e nei dintorni.https://www.lorenzotaccioli.it/marienberg-abbazia-di-monte-maria/
Lorenzo Taccioli