Visitando la Sicilia sud orientale, non puoi fare a meno di prevedere una tappa a Modica. Il suo centro cittadino, costruito sulle colline che scendono fino a Modica Bassa, sono un ricco insieme di antichi palazzi, chiese e vicoli. Se durante la passeggiata dovessi avere un calo di zuccheri non c’è da preoccuparsi: praticamente ovunque trovi in vendita il celebre cioccolato di Modica, una tra le cose da non perdere nella visita della città.
Modica, come diverse altre città della Val di Noto, rientra nella lista del Patrimonio dell’Umanità stilata dall’UNESCO, grazie alle sue architetture barocche.
L’itinerario alla scoperta di Modica saprà stupirti, regalandoti vedute panoramiche sui monumenti più famosi, ma anche qualche chicca nascosta assolutamete da non perdere.
Ecco la guida completa alla scoperta di Modica.
Leggi anche la guida a cosa vedere in una settimana in Sicilia orientale.
Dove si trova Modica
Il cioccolato di Modica
La lavorazione del Cioccolato di Modica
Cosa vedere a Modica
Chiesa di Santa Maria di Betlem
Palazzo di Città – Palazzo San Domenico
Museo del Cioccolato di Modica – Palazzo della Cultura
Duomo di San Pietro
Chiesa Rupestre di San Nicolò Inferiore
Casa natale di Salvatore Quasimodo
Castello dei Conti
Le grotte di Modica
Grotta della Pircitia
La torre dell’Orologio di Modica
Duomo di San Giorgio
Il polittico di Bernardino Nigro
Scalinata di San Giorgio
Palazzo Polara
Palazzo Napolino Tommasi Rosso
Chiesa di San Giovanni Evangelista
Chiesa e convento di Santa Maria del Gesù
Pizzo Belvedere
Corso Umberto I
Teatro Garibaldi
Belvedere San Benedetto
Mappa dell’itinerario di Modica
Dove dormire a Modica
Modica è una bellissima cittadina della Val di Noto e si trova nell’entroterra della Sicilia sud orientale. La particolarità geografica della città è che si trova all’interno di un grande altopiano in cui nei secoli antichi sono stati scavati grandi canyon, chiamati localmente cave.
Due fiumi conflusicono in città e dividono la zona in quattro colline: Pizzo, Idria, Giacanta e Monserrato. Unendosi danno vita al fiume Modicano, il cui alveo è stato coperto a inizio novecento e scorre al di sotto di corso Umberto I, la principale via della città.
La città di Modica fa parte del libero consorzio comunale di Ragusa e dista 15 chilometri in direzione sud da Ragusa.
A rendere celebre la città, oltre al suo suggestivo centro storico, c’è anche il cioccolato di Modica. Questa specialità è celebrata in un museo e in tantissimi negozi e botteghe del centro storico.
Non potrai lasciare la città senza averne assaggiato un pezzetto e, magari, comprato qualche tavoletta da portare con te come delizioso souvenir. La particolarità di questo cioccolato sta nella sua preparazione, ottenuta attraverso una lavorazione a freddo che gli ha permesso di ottenere nel 2018 l’indicazione geografica protetta (IGP) e, ancora più importante, di conservarsi bene anche durante i giorni più caldi.
Pare che questa particolare lavorazione sia da ricondurre alla dominazione spagnola, durante il cinquecento. Inizialmente esistevano solo due versioni: con cannella e con vaniglia, e rappresentava il dolce tipico delle famiglie aristocratiche, che lo preparavano per i periodi di festa.
La particolare lavorazione del cioccolato di Modica prevede che la massa di cacao venga creata partendo dai semi tostati e macinati, senza privarla del burro di cacao. Questa viene scaldata a quaranta gradi per renderla fluida e mescolata con zucchero semolato o di canna, con le spezie o altri ingredienti, lasciando una percentuale minima di cacao pari al 50%.
La lavorazione a mano prevede che questa venga stesa su di uno spianatoio ottenuto dalla pietra lavica e già scaldato, dalla forma leggermente concava a mezzaluna. Un mattarello cilidrico, sempre in pietra, viene cambiato durante le diverse fasi di lavorazione, scegliendo il diametro e il peso più appropriato.
Lo zucchero, lavorato a 40 gradi, non si scioglie e i suoi cristalli rimangono integri, per questo li senti chiaramente mangiandone un quadretto. La pasta viene versata in apposite formelle, battute per dare la forma corretta alla tavoletta e per far fuoriuscire eventuali bolle d’aria.
Visitare Modica significa immergersi in una splendida città dal sapore barocco. Come le altre città della Val di Noto anche questa è stata distrutta durante il terremoto del 1693 e molti edifici sono stati completamente ricostruiti.
Corso Umberto I è la via che scorre alla base del centro storico e dalla quale potrai ammirare i numerosi monumenti della città sparsi sui crinali delle colline. Da qui partirai in un continuo sali e scendi che ti porterà a fine giornata ad avere macinato numerosi chilometri. Per questo ti consiglio di indossare delle scarpe comode.
Se invece non vuoi fare fatica puoi valutare di prendere il trenino del barocco, che passa per tanti monumenti della città.
Altra particolarità di Modica, oltre alla disponibilità del tipico cioccolato praticamente ovunque, è la presenza di due duomo sul suo centro storico, uno per Modica Alta e uno per Modica Bassa. Li incontrerai entrambi in questo itinerario dettagliato alla scoperta di Modica.
Tra le prime destinazione da vedere a Modica, alle porte del centro cittadino, c’è la chiesa di Santa Maria di Betlem. Questa si trova lungo la strada e risale al quattrocento, secolo in cui prese il posto di quattro precedenti chiese di dimensioni molto più piccole. Tracce di una di queste sono ritrovabili nella Lunetta del Berlon, bassorilievo sul fianco sinistro, risalente al trecento.
Come potrai notare avvicinandoti alla chiesa di Santa Maria di Betlem, la facciata è divisa in due parti. Quella più bassa risale al cinquecento, mentre il secondo ordine è ottocentesco, in stile neoclassico. Si rese necessario ricostruirlo in seguito al terremoto del 1693 che colpì l’intera Sicilia orientale.
Gli interni della chiesa sono divisi su tre navate, separate da alti archi a tutto sesto. Le navate laterali hanno un soffitto a volte ribassate, mentre quella centrale è chiusa da capriate lignee, riccamente decorate. Sulle navate laterali si aprono alcune cappelle, tra cui la cappella Cabrera, un esempio di architettura tardo gotica rinascimentale, risalente ai secoli tra il quattrocento e il cinquecento. Notevole è anche il portale d’accesso, ad arco riccamento scolpito, alla cappella Palatina. Questo risale ai secoli tra il trecento e il quattrocento.
In pochi passi sarai davanti al palazzo di Città, la sede del municipio cittadino. Questo trova posto nell’antico palazzo San Domenico, sede del convento dei Domenicani fino al 1862, quando passò nelle mani del demanio.
Se la facciata esterna, scandita dagli archi a tutto sesto al pian terreno e dai balconi dei piani superiori, ha uno stile piuttosto semplice, la parte più bella è il suo chiostro recentemente restaurato. Questo è circondato sui quattro lati da alte arcate a tutto sesto.
Nel chiostro si concentrano molti elementi storici: dalla lapide che testimonia il livello raggiunto dall’acqua durante l’alluvione del 1902, alla cripta Domenicana. Qui le pareti sono costellate da nicchie con teschi incoronati, che rappresentano il potere temporale della chiesa. Ci sono inoltre dei ganci ai quali venivano appesi gli scheletri dei monaci e degli inquisitori.
All’interno del palazzo di Città c’è inoltre l’aula consiliare, decorata con il dipinto del Giuramento di Castronovo, che ricorda il momento in cui il conte di Modica Manfredi III Chiaramonte si oppose alle pretese dinastiche dello spagnolo Martino di Monblanc e riunì il parlamento dell’aristocrazia siciliana.
Continua la tua passeggiata per Modica e ti imbatterai nel palazzo della Cultura di Modica, che ospita al suo interno il museo civico Franco Libero Belgiorno e il museo del Cioccolato.
Questi musei sono ricavati negli spazi dell’ex monastero delle Benedettine, occupato dall’ordine monastico tra il seicento e l’ottocento. Al primo piano è posizionato il museo civico archeologico, che raccoglie gran parte delle testimonianze archeologiche che riguardano la città di Modica e l’intero territorio ibleo.
Un’ala del palazzo della Cultura è dedicata al museo del cioccolato, simbolo della città. Visitandolo scoprirai curiosità e anneddoti sulla storia di questa produzione locale. Sono inoltre presenti ventidue sculture di cioccolato e un bassorilievo di circa nove metri che rappresenta l’Italia in miniatura, fatta di cioccolato. In uno spazio dedicato potrai infine vedere un vero laboratorio dolciario in produzione.
Visitando Modica ti renderai conto che tra le tante particolarità di questa città c’è il fatto che siano presenti due duomo. Il primo che incontri in questo itinerario alla scoperta di Modica è il duomo di San Pietro.
Potrai vederlo al culumine di una scalinata chiusa dietro a una cancellata in ferro interrotta da dodici statue degli apostoli che dirigono lo sguardo fino alla maestosa facciata barocca. Interamente distrutta nel terremoto del 1693, il duomo di San Pietro venne ricostruito durante il settecento, sfruttando i resti della precedente chiesa.
La facciata, estremamente decorata, è divisa in due ordini separati tra loro da un cornicione con inferriata. A scandire verticalmente gli spazi ci sono alcune lesene bugnate. Il primo ordine è caratterizzato da tre portali con timpato arcuato spezzato, che immettono nelle altrettante navate della chiesa. Il secondo ordine è invece caratterizzato da una finestra centrale e quattro statue per lato.
Anche gli interni del duomo di San Pietro sono piuttosto decorati, con predilizione per colori chiari e pastello. Non mancano anche numerosi stucchi ottocenteschi.
Se avrai la fortuna di trovarla aperta, non perdere l’occasione per visitare la chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore. Questa è stata riportata alla luce solo recentemente, nel 1987, quando è stata riscoperta la chiesa risalente al periodo tra l’XI e il XII secolo. Qui veniva officiato il rito orientale, abbandonato poi con la latinizzazione dell’isola siciliana. La chiesa rupestre di San Nicolò Inferiore rappresentava la chiesa parrocchiale del quartiere grecofono altomedievale ed oggi è la maggiore rappresentante dall’architettura in negativo (ovvero scavata nella roccia e non costruita), del periodo deuterobizantino nella Val di Noto.
Gli interni sono composti da un unico ambiente scavato nella roccia calcarea. Si sono però conservati bene gli affreschi fino ai giorni nostri. Questi risalgono a diverse fasi e, molto particolare, è la figura del Cristo Pantrocratore assiso in trono e conservato nel catino absidale. Lo puoi vedere racchiuso in una grande mandorla sorretta da alcuni angeli.
Visiterai questa chiesetta in pochi minuti, ma è molto suggestivo notare come ogni ambiente sia stato ricavato scavando nella roccia nuda, dando forma a linee sinuose.
Percorrendo qualche vicolo in breve salita potrai raggiungere la casa natale di Salvatore Quasimodo, il celebre scrittore premio Nobel per la letteratura nel 1959. In questa casa dalle sembianze modeste, lo scrittore venne alla luce nel 1901.
La casa natale di Salvatore Quasimodo è visitabile ed è composta da quattro ambienti principali, ai quali puoi accedere attraverso una scalinata che dà direttamente sul cortile interno. Le prime due camere sono lo studio e la camera da letto. Entrambe custodiscono mobili e oggetti appartenuti all’autore e sono inoltre presenti alcune fotografie autografate, libri in edizione speciale e cimeli.
Gli altri due spazi sono la sala di lettura, accanto alla camera da letto, e la sala multimediale. La prima presenta alcune poltrone in cui ci si può sedere per leggere le opere di Quasimodo. La seconda, vicina all’ingresso, mostra alcuni video tra cui quello della consegna del premio Nobel.
Nonostante sia ben visibile da quasi tutto il centro cittadino, è ora giunto il momento di raggiungere il castello di Modica, ovvero il castello dei Conti.
Purtroppo non conserva molti elementi storici, ma la visita è interessante anche solo per vedere le grotte alla base della costruzione. Accedendo al primo cortile sarai nella Grutta Grande, dove si trovava originariamente l’accesso al Castello dei Conti. La grotta crollò, facendo franara anche l’ingresso al castello. Vennero prontamente fatti alcuni lavori di sistemazione, da cui nasce la cortina più esterna della torre poligonale.
Il castello dei Conti, già esistente nell’VIII secolo,era un presidio militare e carcerario fortificato e poi residenza dei Conti della città. Durante i secoli subì innumerevoli modifiche, ma ciò che rimase invariata fu la sua posizione su di uno sperone roccioso, che gli garantiva una difesa naturale, grazie a due lati su tre costruiti su di uno strapiombo.
Il cortile interno presentava delle carceri in epoca medievale, ricavate attraverso una serie di stanze scavate nella roccia e destinate a diverse categorie di carcerati. C’erano inoltre due grandi fosse utilizzate per ospitare i carcerati più pericolosi. All’interno dello stesso cortile c’è la chiesa della Madonna del Medagliere, costruita nel 1930 sui resti della chiesa di San Leonardo, e i resti della chiesa di San Cataldo, ovvero la cappella privata del Conte.
Anticamente erano presenti cinque torri, in parte crollate per i terremoti e in parte distrutte volontariamente. Solo la torre dell’Orologio rimane in piedi ai giorni nostri.
Se procedi in direzione delle grotte poste al di sotto del castello potrai notare l’originaria fisionomia rupestre della città. Qui si estendeva anticamente un grande insediamento rupestre, che corrisponde grossomodo all’attuale centro cittadino. Le balze rocciose dei versanti della cava orientale, anticamente attraversata da un torrente, così come quella occidentale, attraversata dallo Ianni Mauro, si incontrano nel punto in cui sorge oggi il castello.
Il quartiere Vauso era tra quelli più abitati ed è dotato di più file di grotte. Nella parte superiore le grotte sono conosciute come Grotte del Conte Ruggero. Sono almeno dieci e negli ultimi secoli vennero impiegate per estrarre pietra da taglie, modificando il loro aspetto originario. Probabilmente in passato erano utilizzate come ambienti di servizio del castello.
Nella fila sottostante si conservano invece ipogei e catacombe molto ampie, risalenti al periodo tra il IV e il V secolo dopo Cristo.
Secondo un censimento del 1995 si contano circa 460 grotte su tutto il territorio cittadino e se anticamente rappresentavano delle case, oggi sono spesso comprese all’interno di abitazioni più moderne, spesso impiegate come cantine, oppure chiuse con materiali da riporto. La struttura originaria prevedeva la tannura, ovvero uno spazio adibito al fuoco sulla parte più esterna, e l’alcova nella parte più interna.
Scendendo fino all’ultima grotta visitabile al di sotto del castello, ti troverai davanti alla grotta della Pircitia. Il nome deriva dalla presenza di un cunicolo che metteva in comunicazione i due versanti della roccia su cui sorge il Castello dei Conti. Alto mediamente 1,70 metri si snoda per circa 24 metri nel cuore della roccia.
La Grotta della Pircitia è caratterizzata da una serie di gradini nella zona di ingresso e da numerose nicchie, alcune delle quali erano collegate ad altri cunicoli. Al fianco del cunicolo principale ci sono poi alcune tracce di una frequentazione durante l’epoca greca, concentrata in due ambienti semirupestri. Uno rappresentava il punto dedicato alla cottura dei cibi, mentre l’altro, più piccolo, ha una camera ipogeica a pianta subcircolare dove è stata rinvenuta una tomba a fossa rettangolare con parte di un corredo databile tra il IV e il III secolo avanti Cristo.
Altri ambienti che puoi vedere qui sono due cisterne campanate e intonacate e i resti di una fornace per la calce scavata nel banco roccioso e completata da blocchetti lapidei.
La torre poligonale quattrocentesca del Castello dei Conti è uno degli elementi che caratterizza lo skyline della città. Anche nota come torre dell’Orologio, per via del grande quadrante posto su di una facciata che si vede da tutto il centro, spunta dalle mura del castello. Risale agli inizi del XVIII secolo, quando prese il posto di una torre d’avvistamento seicentesca, andata persa con il terremoto.
L’orologio posto sulla torre è in funzione dal 1725 e segna l’ora grazie a un sofisticato meccanismo di contrappesi che funziona ancora oggi, grazie a un controllo effettuato giornalmente.
Grazie ad alcuni scavi condotti nella torre tra il 2009 e il 2011 è stato possibile rinvenire informazioni e resti databili a svariati anni, dalle fasi più recenti della vita del castello alle fortificazioni più antiche.
Raggiungi ora il secondo duomo cittadino: il duomo di San Giorgio, ancora più scenico del precedente. Basti pensare che si trova al culmine di una lunga scalinata che scende fino alla base del centro storico e dalla quale parte la facciata a torre, alta circa 62 metri.
Il duomo di San Giorgio è talmente iconico da essere considerato il simbolo del barocco siciliano. Rappresenta infatti la struttura architettonica più scenografica e monumentale di questa corrente. L’aspetto attuale fa parte della ricostruzione settecentesca resasi necessaria dopo il devastante terremoto del 1693. Questa chiesa prese il posto di una precedente chiesa risalente all’epoca alto medievale e distrutta nell’845 durante le incursioni arabe. Già a metà del XII secolo era però presente una chiesa dedicata a San Giorgio, eretta poi a chiesa collegiata nel 1630 con bolla papale di papa Urbano VIII.
La ricostruzione del duomo di San Giorgio fu molto lunga. Se la facciata a torre fu eretta a partire dal 1702, solo nel 1842 venne posta la croce in ferro sulla guglia che raggiunge i 62 metri. La nuova facciata a torre impiegò i resti della chiesa preesistente. Cinque portali scandiscono il primo ordine della facciata, mentre la parte centrale che si innalza come una torre è dotata di altre due aperture ad arco. Quella superiore ospita le campane.
Gli interni del duomo di San Giorgio sono disposti su cinque navate, suddivise da 22 colonne con capitelli corinzi. Le volte sono decorate con dipinti e per tutta la chiesa c’è un massiccio apparato decorativo in stucco. La controfacciata mantiene un grande stemma con cartiglio, simbolo del conte Ruggero d’Altavilla, a ricordare che la chiesa fu fondata proprio dal Gran Conte di Sicilia.
Tra le opere interne che ti segnalo ci sono:
Il polittico di Bernardino Nigro trova posto dietro l’altare maggiore. Questo conserva dieci tavole poste in un’elaborata cornice. L’attribuzione a Bernardino Nigro, pittore cinquentesco, è abbastanza recente, mentre fino al secolo scorso si pensava fosse opera di Girolamo Alibrandi.
Nel politicco di Bernardino Nigro sono raffigurate diverse scene:
Percorri anche la scalinata di San Giorgio, ovvero la scenica salita fino al duomo. Questa è dotata di 181 gradini, che di tanto in tanto si collegano e si distaccano.
La sua costruzione iniziò nel 1814 e richiese circa 4 anni per essere completata secondo il progetto del gesuita Francesco di Marco. Questa collega il piano stradale diversi livelli al di sotto della chiesa, ai cinque portali d’ingresso alla chiesa. La parte sotto il corso San Giorgio è invece più recente, risale infatti al periodo tra il 1874 e il 1880, secondo un progetto dell’architetto Alessandro Cappellini Judica.
A rendere ancora più bella la scalinata di San Giorgio c’è un giardino pensile che si sviluppa su più livelli, e che ricorda in qualche modo Trinità dei Monti a Roma. Questo spazio verde è conosciuto con il nome di Orto del Piombo.
Se hai tempo ti consiglio di raggiungere il punto panoramico dall’altro lato della vallata in cui si trova Modica. Da qui potrai godere di una bellissima vista panoramica sulla chiesa e la scalinata.
Al fianco del duomo di San Giorgio c’è un bel palazzo dalle dimensioni più contenute. Questo è palazzo Polara, fatto costruire dall’omonima famiglia nel seicento, ma poi rivisto durante i secoli successivi. L’attuale facciata pare essere risalente a metà settecento, su commissione di Guglielmo Polara Ferraro.
Anche palazzo Polara è al culmine di una scalinata che conduce alla terrazza antistante l’ingresso. Gli angoli dell’edificio sono decorati da cantonali bugnati che richiamano le colonne al fianco del portale d’ingresso. La facciata si conclude con una massiccia cornice dalla quale emerge lo stemma della famiglia, ovvero la stella polara circondata da sei stelle.
Gli interni sono decorati attraverso affreschi ottocenteschi e pavimenti con intarsi ottenuti alternando pietra pece e pietra bianca.
Palazzo Polara appartenne alla famiglia Polara fino al 1983, anno in cui l’utima erede decise di donarlo al comune. Al suo interno fu allestita la pinacoteca d’arte moderna e contemporanea, oggi in attesa di ripristino.
Interessante è sapere che durante alcuni lavori di restauro, nel 2013, emersero dei locali ipogei con uno scheletro e un corredo funerario risalente al periodo tra il I secolo avanti Cristo e il II secolo dopo Cristo.
Praticamente dietro al duomo di San Giorgio, ti imbatterai nel palazzo Napolino Tommasi Rosso. Questo edificio settecentesco appartenne alla famiglia Lorefice, per poi passare ai baroni Napolino e infine alla famiglia Tommasi Rosso.
Vale la pena passare davanti alla sua facciata per le suggestive decorazioni tardobarocche. Il palazzo si articola su due piani. Al pian terreno il grande portone strombato è stretto tra due lesene con capitelli corinzi. Sulla chiave d’arco sono scolpite due maschere teatrali.
A sorprendere è principalmente il piano nobile, dove puoi vedere tre balconi sorretti da mensoloni riccamente scolpiti con volti zoomorfi. Il balcone centrale ha un timpano spezzato nel quale trova posto lo stemma della famiglia Napolino.
La facciata è poi chiusa da una fascia decorata interrotta al centro dalla corone baronale dello stemma dei Lorefice.
Prosegui nell’itinerario tra le cose da vedere a Modica con la chiesa di San Giovanni Evangelista. Dovrai salire lungo i vicoli del centro e ti troverai davanti a una scalinata lungo la quale sono disposte diverse statue. Al culmine vedrai la facciata della chiesa, rifatta tra il 1839 e il 1901 a seguito del terremoto di fine seicento.
L’attuale chiesa, anche se con forme differenti, era già presente qui dal 1150 e proprio qui sorgeva la chiesa più antica di tutta Modica, ovvero la chiesa di San Pietro extra moenia, risalente al VII secolo.
Rispetto alle altre chiese della città, principalmente barocche, la chiesa di San Giovanni Evangelista ha uno stile neoclassico. Il primo ordine è dotato di tre portali di ingresso, quello centrale è dotato di timpano semicircolare, mentre i due laterali sono sovrastati da due piccoli oblò. Il secondo ordine ha una balaustra in pietra su cui si apre un alto finestrone rettangolare, mentre ai lati sono presenti due statue. Altre statue sono posizionate sulla sommità della facciata, dove si innalza anche una croce.
La scalinata che anticipa la facciata è scandita da ventisei pilastri, che un tempo servivano a sorreggere altrettante statue. Oggi ne rimangono solo tre.
Gli interni sono distribuiti su tre navate, divise tra loro per mezzo di alte arcate a tutto sesto, che conducono al transetto. Le volte sono decorate con colori pastello e stucchi, che richiamano i capitelli delle colonne. Qui c’è anche il gruppo statuario dell’Addolorata, risalente al cinquecento e dotato delle statue della Vergine Maria e di Marta, che piangono Gesù appena morto tra le braccia della Maddalena.
Nella parte più alta del centro storico di Modica troverai il complesso architettonico di Santa Maria del Gesù, composto dalla chiesa e del convento francescano. Questo è uno dei pochi resti tardo gotici della Sicilia orientale, databile tra la fine del quattrocento e gli inizi del cinquecento.
Non rimane tantissimo della struttura originaria, ma puoi ancora oggi vedere la facciata, sulla quale si apre un bel portale ogivale strombato decorato con motivi vegetali e zoomorfi. Al di sopra due piccole finestre rettangolari anticipano il rosone.
Al fianco della chiesa di Santa Maria del Gesù c’è il chiostro, a doppio ordine, dove puoi percepire un’influenza arabo-normanna.
Dopo essere stato ripristinato a fine seicento, a causa dei danni riportati per il terremoto, continuò ad ospitare il convento fino al 1866, anno di confisca dei bene ecclesiastici. Successivamente l’intero complesso venne trasformato in carcere.
Ritorna ora in direzione della chiesa di San Giovanni Evangelista e seguendo i vicoli che scendono verso la parte più bassa della città, ti troverai in poco tempo in uno dei punti panoramici sul centro di Modica: il Pizzo Belvedere.
Ti consiglio di raggiunengere il Pizzo Belvedere all’ora del tramonto, quando la luce calda avvolge l’intera Modica Alta. Da qui, oltre i tetti delle case e il suggestivo duomo di San Giorgio, puoi vedere anche la sottostante Modica Bassa, tagliata in due da corso Umberto I.
Scendi ora alla base del centro storico di Modica. Qui troverai il lungo corso Umberto I che si snoda lungo tutta la città. Questa strada, ben visibile dai punti panoramici della città, regala un’altra visione di Modica, ovvero dalla sua base
Passeggiando per corso Umberto I potrai vedere i numerosi palazzi storici che spuntano lungo le alture del centro, ma anche numerosi edifici antichi che si affacciano direttamente sulla strada. Non mancano anche ristoranti, botteghe e bar pronti ad accogliere i turisti. Qui non faticherai, inoltre, a trovare una rivendita del celebre cioccolato di Modica in tantissime varianti.
Tra i vari edifici che si affacciano su corso Umberto I c’è anche il teatro Garibaldi. Risalente alla prima metà dell’ottocento, è stato costruito adattando gli spazi di un vecchio magazzino. Alcuni lavori successivi gli hanno conferito l’aspetto attuale, aumentandone i posti a disposizione e costruendo tre ordini di palchi e un loggione.
Oggi il teatro Garibaldi è dotato di una facciata neoclassica molto pulita. Tre sono gli ingressi, separati dal piano stradale per mezzo di una scalinata. Al piano superiore, dietro a una balaustra in ferro, ci sono tre porte con lesene e timpano rettangolare. Una balaustra in pietra all’ultimo piano sostiene un grande orologio.
Dagli anni venti del novecento è stata introdotta all’interno del teatro anche una sala cinematografica.
Gli interni sono decorati da un grande dipinto del diametro di quasi quattro metri e mezzo che raffigura la facciata del duomo di San Giorgio. Lungo la sua scalinata sono rappresentati numerosi personaggi, tra cui il Don Giovanni di Mozart, Macbeth e Norma, il Bacio di Hayez e tanti altri.
Concludi il tuo itinerario di un giorno alla scoperta di Modica con un altro punto panoramico: il belvedere San Benedetto. Questo punto di osservazione privilegiato è lungo la via San Benedetto da Norcia e si affaccia proprio davanti al duomo di San Giorgio. Da qui puoi vedere l’intero complesso, dall’alta facciata a torre alla scalinata che scende.
Non solo. Dal belvedere San Benedetto hai tutta la città ai tuoi piedi, che si snoda lunga davanti ai tuoi occhi. È presente qualche panca per fermarsi a godere dello spettacolo, soprattutto se decidi di arrivare fino a qui a piedi (circa 10 minuti in salita dal duomo di San Pietro).
Diversamente puoi raggiungere il belvedere anche in auto, essendo fuori dal centro cittadino non ci sono grossi problemi di traffico.
Ecco la mappa con l’itinerario completo alla scoperta della città di Modica.
Modica è una città molto conosciuta e frequentata dai turisti e, per questo motivo, è anche molto attrezzata ad accogliere tutte le persone che vogliono visitarla. Nonostante ciò il numero di ristoranti dove potersi fermare per un pranzo o una cena non è così vasto come ci si aspetterebbe, perciò ti consiglio di prenotarli in anticipo.
Non ci sono invece preoccupazioni per quel che riguarda alberghi, bed & brekfast e strutture ricettive.
A questo link trovi le sistemazioni disponibili a Modica.
Il mio consiglio è quello di scegliere Modica come base di appoggio anche per la visita delle altre città della Val di Noto. La sua posizione centrale è infatti strategica per muoversi velocemente anche verso le altre destinazioni. In questo caso, anziché scegliere un hotel centrale, ti consiglio di optare per qualcuno più periferico, magari lungo la strada che ti permetta di muoverti velocemente verso le altre destinazioni, evitando il traffico del centro storico.
Io ho scelto questo hotel e sono rimasto piuttosto soddisfatto delle grandi e moderne camere, oltre che della colazione con una vasta e ottima scelta.