Siamo praticamente giunti al quinto giorno dei nostri nove giorni di vacanza in Danimarca. Ci spostiamo dalla regione che sorge sull’isola in cui si trova Copenaghen e procediamo in direzione ovest. La prossima tappa è Odense, nella quale arriviamo nel tardo pomeriggio del quarto giorno e, lasciati i bagagli in hotel (in cui soggiorneremo due notti), usciamo per fare un giro della città. Ovviamente, visto l’orario, è tutto chiuso e quindi approfitteremo della giornata di domani per rivedere le attrazioni in cui vogliamo entrare.
Odense Capoluogo del Fyn
Quanti Giorni a Odense
Cosa Vedere a Odense in Un Giorno
Odense Concert Hall
Oluf Bagers Gard
Casa Natale di Andersen e il suo Quartiere
Piazza Sortebrødre Torv
Møntergården – il Quartiere Storico di Andersen
L’ospizio dei poveri
Chiesa di St. Alban
Il Parco di Andersen
Il Lavatoio
La Statua di Andersen
L’ex prigione di Odense
La Casa dell’Infanzia di Andersen
Cattedrale di San Canuto
Municipio di Odense
Vestergade – Via dello Shopping Cittadino
Food Market Arkaden
Brandts – il Museo Contemporaneo
Ex Ospedale Cittadino di Odense
Museo d’arte di Funen
Royal Theatre Ballet School
Teatro di Odense
Castello di Odense
Chiesa Luterana Vor Frue Kirke
Parco Monks Mose e le sue installazioni
The Funen Village – Den Fynske Landsby
Mappa Itinerario a Piedi di Odense
Odense è la terza città della Danimarca per popolazione, dopo alla capitale Copenaghen e alla città di Aarhus nello Jutland. Si trova nell’isola centrale della nazione, chiamata Fyn (italianizzato in Fionia). In particolare occupa la parte centro settentrionale dell’isola.
La periferia della città ha anche uno sbocco diretto sul mare, ottenuto attraverso un canale del XIX secolo, che si collega al fiordo di Odense. Anche il centro storico della città è bagnato dall’acqua, infatti è attraversato dal fiume Odense che si congiunge poi al mare verso nord est.
Odense è anche una delle città più antiche di tutta la Danimarca e il suo nome significa “santuario di Odino”, in omaggio al dio della guerra, della saggezza e della poesia che si narra avesse qui la propria casa. La storia di Odense è turbolenta, il suo successo è infatti parzialmente dovuto all’assassinio del re Knud II all’interno dell’attuale cattedrale di Knud (Canuto). Il fatto suscitò molto scalpore e il re venne canonizzato. Subito richiamò migliaia di persone che vennero in pellegrinaggio in città portando le loro ricchezze. Nei secoli successivi la città continuò ad ampliarsi e la creazione di un porto cittadino sommato a una vincente industria tessile portarono a fiorire definitivamente Odense.
L’intero centro storico di Odense può essere visitato tranquillamente in una giornata. Nonostante sia la terza città della Danimarca, le sue dimensioni sono piuttosto raccolte.
All’interno del centro storico sono presenti alcuni musei, per lo più dedicati al celebre scrittore Andersen che qui nacque e trascorse l’infanzia, ma anche questi possono essere visitati all’interno della singola giornata. Nonostante ciò, può valere la pena fermarsi più notti in città, perché Odense è un’ottima base di partenza per visitare anche le rimanenti attrazioni dell’isola di Fyn, come il bellissimo castello di Egeskov (a una mezz’oretta di automobile dalla città) o la cittadina portuale di Svendborg (a una quarantina di minuti di distanza).
Noi approfittiamo delle lunghissime giornate estive per fare una visita nel tardo pomeriggio / sera dell’intero centro storico e poi dedichiamo l’intera mattinata successiva e la prima parte del pomeriggio a una visita dentro alle attrazioni che ci interessa vedere meglio, come il piccolo quartiere di Møntergården o le tre chiese cittadine.
Durante la nostra visita tutta la città è un enorme cantiere a cielo aperto. I lavori di ammodernamento del centro sono davvero ingenti e impressionanti, e coinvolgono quasi ogni angolo, anche il più turistico.
Odense è la città in cui nacque il più celebre personaggio danese: H.C. Andersen. Il famoso autore di fiabe vide la luce nel 1805, figlio di un ciabattino e di una lavandaia che ebbero una storia turbolenta.
In quei tempi Odense era già la più grande città del Fyn, ma nei due secoli successivi cambiò molto il suo apetto. Nonostante ciò conserva ancora una parte degli edifici storici che hanno caratterizzato i primi anni di vita di Andersen. Si può dire tranquillamente che ogni angolo della città rende omaggio allo scrittore e lungo le vie è possibile vedere delle orme che guidano i turisti in un itinerario di tutto il centro storico focalizzato sulla sua vita. Questo itinerario è completo di tutte le cose da vedere in città e, le poche che mancano, le aggiungiamo noi.
Tra i lavori più grossi che stanno caratterizzando il centro storico c’è la sostituzione dell’attuale museo Andersen, all’interno dell’Odense Concert Hall, con un enorme museo multimediale che occupi un’importante parte del cuore di Odense. Oltre a ciò la città sta investendo parecchio in nuove infrastrutture che possano supportare la sua evoluzione verso l’istruzione, il turismo, la robotica e l’alta tecnologia medica. Ciò sembra essere una proposta vincente, perché il trend degli ultimi anni è di un aumento costante della popolazione cittadina.
Ecco dunque, tra un cantiere e l’altro, cosa vedere a Odense in una giornata.
La nostra visita di Odense comincia dall’Odense Concert Hall, in maniera un po’ obbligata perché arrivando a piedi nel centro storico è il nostro punto di ingresso in città.
L’Odense Concert Hall venne inaugurata nel 1982 ed è titolata a Carl Nielsen, un famoso compositore danese. L’edificio, in realtà, non è nulla di eccezionale dal punto di vista estetico, ma venne progettato per dare il massimo in fatto di acustica. Al suo interno trovano posto oltre 1200 persone. Un importante organo a 46 canne accompagna ancora oggi i concerti della Odense Symphonic Orchestra che si esibisce quasi esclusivamente in questo luogo.
L’Odense Symphonic Orchestra è una delle cinque orchestre regionali danesi e nonostante sia stata formalmente fondata solo nel 1946, trova le sue basi già nel XIX secolo. È composta da 73 musicisti permanenti e si distingue per un’altissima qualità delle sue esecuzioni.
Nell’angolo sinistro della struttura dell’Odense Concert Hall è ospitato anche l’attuale museo su Andersen. Qui è possibile, attraverso narrazioni e oggetti, ripercorrere la storia dello scrittore che dalla povertà estrema è riuscito a diventare il personaggio più in visita di tutta la Danimarca, lasciando in eredità fiabe che sono state tradotte in innumerevoli lingue in tutto il mondo. All’interno del museo sono conservati gli oggetti appartenuti allo scrittore e da lui stesso conservati in quanto ritenuti speciali, oltre a che una serie innumerevole di oggetti che descrivono le sue creazioni, come scritti, ritagli, cappelli e tanto altro. Uno spazio particolare è dedicato alle creazioni in carta che permettono di far sognare attraverso le storie dell’autore.
L’ingresso a questo museo è possibile attraverso un unico biglietto che permette l’accesso anche alla casa natale e a quella dell’infanzia di Andersen, oltre che al museo di Møntergården.
Prima di inserirci nel circuito ufficiale dedicato ad Andersen, ci imbattiamo nell’Oluf Bagers Gard. Questo è un particolarissimo palazzo in stile tipicamente danese e dalle linee piuttosto traballanti. Non capiamo istantaneamente di cosa si tratti, ma solo dopo un po’ ci accorgiamo essere un ristorante aperto al pubblico.
L’edificio dell’Oluf Bagers Gard risale addirittura al 1586 e deve il suo nome al commerciante danese Oluf Nielsen Bager che già da giovanissimo aveva cominciato ad esportare grano e manzo e importare vestiti e altri oggetti di valore. Inizialmente nato come residenza, il palazzo cambiò più volte la sua destinazione d’uso: divenne una tipografia e poi si ampliò e fu una biblioteca. Successivamente l’Oluf Bagers Gard ospitò decine di bambini, perché venne utilizzato come scuola.
Dopo essere passato per le mani del comune è dal 2014 in gestione all’attuale ristoratore che l’ha reso uno dei luoghi più conosciuti della città nel quale fermarsi a mangiare. Un’altra parte dell’edificio è però chiusa al pubblico e conserva al suo interno molti oggetti d’epoca il cui valore è andato crescendo con gli anni.
Da qui, in pochissimi passi, arriviamo alla casa Natale di Hans Christian Andersen. Si tratta di una piccola casetta gialla che sorgeva nella zona più povera della città agli inizi dell’ottocento. Tutto il quartiere era abitato dalle classi sociali più basse, tra cui poveri, mendicanti, braccianti e soldati. Proprio qui nacque Andersen e, al tempo, nella sua casa che ha dimensioni modeste, vivevano fino a cinque famiglie. La povertà dei suoi genitori li spinse a cercare alloggio presso una casa già condivisa con altre persone.
Agli inizi del XIX secolo il tasso di mortalità infantile era molto alto e, per questo motivo, Andersen venne battezzato direttamente in questa casa lo stesso giorno in cui venne alla luce.
Attualmente questo quartiere di Odense è uno dei più belli, le case basse e colorate si alternano lungo una via deliziosa e spesso si incontrano gruppi di turisti che si scattano una foto ricordo della casa all’angolo. Nel 1905 la casa di appena 72 metri quadri venne acquistata per farne un piccolo museo, che aprì le porte appena tre anni dopo. Al suo interno si possono vedere ancora gli arredi e gli oggetti storici, che mostrano com’era la vita dell’epoca, in queste particolari situazioni di umiltà estrema.
A pochi passi di distanza dalla casa natale c’è la piazza Sortebrødre Torv, uno spiazzo sgombero intorno al quale sono stati piantati numerosi alberi che definiscono il perimetro. Dietro, le case a due piani, sono uno sfondo caratteristico tipico dell’architettura danese. Questa piazza è la principale nella parte vecchia della città e ospita un mercato di fiori, ortaggi, pesce, formaggio e altri prodotti alimentari ogni mercoledì e sabato mattina.
Qui sorgeva l’unico teatro permanente fuori da Copenaghen, che attirava fortemente il giovane Andersen, il quale però non aveva i mezzi finanziari per poter assistere alle rappresentazioni. Tuttavia amava raccogliere le locandine e i programmi e portarli con se a casa per fantasticare sulle rappresentazioni. Andersen era comunque una persona ostinata e riuscì a vivere questo teatro dall’interno, prendendo parte a uno spettacolo come comparsa. Il suo ruolo prevedeva un’unica battuta, ma accese in lui il desiderio di protagonismo, così a quattordici anni lasciò Odense in cerca di fortuna.
Sortebrødre Torv risale agli inizi del medioevo, quando nel 1238 l’Ordine Domenicano costruì qui un monastero con una chiesa. Successivamente alla Riforma nel 1536 il monastero passò all’ordine francescano, che avendone già uno ad Odense lo lasciò in stato d’abbandono. Venne quindi smantellato utilizzando i suoi materiali per altri edifici e scomparve totalmente nel XVII secolo.
Raggiungiamo Møntergården nel tardo pomeriggio in cui siamo arrivati ad Odense e scopriamo che purtroppo è già chiuso a causa dell’orario. Decidiamo quindi di tornarci la mattina seguente, ma subito fuori dalle cancellate che chiudono questo piccolissimo quartiere troviamo due palazzi storici dalle facciate color pastello, il primo è l’Osterbyes Gaard del 1631. Sul portone di ingresso sono riportate le iniziali CR, riferite al proprietario settecentesco Christen Rasmussen, mentre quelle a destra sono le iniziali di sua moglie. Nel 1857 questo grande palazzo viene trasformato in una fattoria, per poi essere acquisito nel 1947 per inglobarlo all’interno del museo di Møntergården. Alla sua destra un altro antico palazzo chiaro e dagli infissi grigi, ha al primo piano una particolare decorazione sotto le finestre.
Quando finalmente riusciamo ad entrare a Møntergården rimaniamo in realtà un po’ delusi. Le dimensioni sono piuttosto piccole e altro non è che un pugno di case storiche conservate nelle quali si può entrare per vedere l’arredamento spartano dell’epoca. Qui viene riprodotta la vita com’era ai tempi di Andersen, fermando i palazzi che compongono queste vie come in un’istantanea. In questo modo è possibile vedere un piccolo cortile con gli animali o un laboratorio di falegnameria, il bucato appeso tra le case e la pavimentazione acciottolata a terra.
Visitare Møntergården significa passare dalle abitazioni povere a quelle della nobiltà cittadina, in appena un paio di vie. Si può curiosare all’interno di questo quartiere anche senza biglietto, infatti solo alcune botteghe o angoli sono aperti esclusivamente a chi ha comprato il biglietto combinato con le altre case di Andersen.
Il nome Møntergården deriva da quello del suo edificio principale, risalente al 1646, che prende a sua volta il nome dalla strada Møntestræde, così chiamata perché su di essa era presente un laboratorio di monete già dal 1420.
Il vecchio ospizio dei poveri si presenta davanti a noi come un edificio bianco caratterizzato da travi in legno scuro, in una classica architettura danese. L’edificio è stretto tra altri due, lungo la strada che ci condurrà al vicino parco. Questo edificio era una vecchia casa mercantile in stile rinascimentale, che la città acquistò nel 1804 per metterla a disposizione della comunità.
Al primo piano di questo ospizio c’era la scuola frequentata da Andersen, alla quale venne iscritto gratuitamente ma che seguì in maniera discontinua, soprattutto durante gli ultimi anni in città. La sua aula era resa più piacevole grazie ad affreschi ispirati alla bibbia, e già a quel tempo Andersen passava le ore a fantasticare e a creare storie su questi dipinti.
Ogni mattina che il giovane autore andava a scuola passava davanti alla tomba del padre, morto prematuramente, posizionata tra la cattedrale cittadina e il ginnasio a cui ambiva di iscriversi.
A breve distanza dall’ospizio dei poveri possiamo scorgere la chiesa di St. Alban: la chiesa parrocchiale di Odense. La sua costruzione è relativamente recente, infatti venne edificata a partire dal 1906 attraverso fondi arrivati dall’Austria e dalla Germania che finanziarono le necessità della prima congregazione cattolica in città successiva alla riforma protestante.
Al suo interno celebrano ancora messe, soprattutto per gli stranieri provenienti per lo più dalla Germania, dalla Polonia e dal Vietnam. La maggior parte dei credenti danesi appartiene infatti alla chiesa luterana danese.
La progettazione stessa della chiesa fu affidata a un architetto tedesco, che la pensò in stile neogotico. E così la struttura della chiesa è ricchissima di torri e torrette ed è dotata di un alto campanile che la sovrasta totalmente e che vi è affiancato sul lato destro.
Gli interni sono a tre navate, dove le due laterali sono pressoché inesistenti rispetto a quella centrale che si allunga fino all’abside sormontato da una statua del Cristo in croce. Gli archi interni sono in mattone e le colonne che li sorreggono sono decorate da statue che ritraggono figure religiose cristiane. Tutti i muri e le volte sono dipinte di bianco e in questo modo la luce rimbalza abbandonate all’interno della chiesa di St. Alban.
Dalla chiesa torniamo in direzione dell’ospizio e entriamo nel parco di Andersen. Titolato all’autore è un bel parco lungo il fiume Odense che scorre in città e che passa proprio sotto la cattedrale. Il verde è molto vivo e nella parte più centrale del parco, è possibile attraversare il fiume attraverso un ponticello, oltre il quale ci sono dei pergolati in legno su cui cresce la vegetazione, che creano un po’ d’ombra.
Questo parco venne fondato dal club del libro locale nel 1876 e inizialmente era chiuso a chiunque non facesse parte del club, che altro non era che una ricca biblioteca dedicata ai cittadini più abbienti. Solo nel 1942 il parco venne donato al comune di Odense, che lo ricostruì interamente e che lo aprì alla cittadinanza.
Il parco è molto bello e richiama i cittadini soprattutto durante le giornate più calde.
La prima tappa che facciamo all’interno del parco di Andersen passa quasi inosservata. Qui si trova il lavatoio come quello in cui la madre dell’autore si recava ogni giorno per svolgere il suo impiego da lavandaia. Il freddo era terribile, soprattutto durante le giornate invernali, e il suo lavoro la obbligava a stare con le mani in acqua per la maggior parte del tempo.
Per meglio sopportare il gelo, la madre di Andersen prese l’abitudine di scaldarsi con l’alcool, che presto divenne una dipendenza. Proprio a causa del suo vizio morì nel 1833, dopo aver passato gli ultimi anni affetta da delirium tremens. Il giovane scrittore venne segnato da questo fatto e qualche anno dopo, restituì dignità alla madre scrivendo la fiaba “Non era buona a nulla!”, descrivendola in maniera malinconica e ricordando il suo grande amore per il piccolo Andersen.
Procediamo lungo il parco e arriviamo alla statua di Andersen, che fa bella mostra di se proprio sotto la cattedrale di San Canuto, nel cuore del centro storico.
Questa statua in bronzo venne inaugurata nel 1888 e inizialmente era posizionata nella piazza Kongens Have. Solo successivamente venne spostata in riva al fiume che la statua sembra vegliare.
Agli inizi dell’ottocento si pensava esistesse uno spirito del fiume che pretendeva delle vittime per non rompere gli argini. Per questo motivo si pensava che chi morisse annegato altro non fosse che un sacrificio dovuto al fiume. Questa credenza ispirò anche la fiaba “Il gorgo della campana”.
Leggermente fuori dal centro storico c’è l’ex prigione di Odense. In realtà è facilmente raggiungibile a piedi in qualche minuto di camminata. Questo è un lungo e massiccio edificio giallo a più piani ed è ancora una volta collegato alla storia di Andersen.
All’interno della prigione venne infatti rinchiusa la nonna dello scrittore. La nonna di Andersen conobbe proprio qui il suo primo marito, nel 1783, che era rinchiuso per aver sparato a un proprietario terriero. Andersen, incuriosito, decise di visitare la prigione sfruttando la conoscenza della sua famiglia con il portiere. Lo scrittore però era intimorito dai detenuti e le sue emozioni a riguardo si ritrovano nella storia “O.T”.
L’ex prigione di Odense venne aperta nel 1752 con l’obiettivo di punire e disciplinare il gruppo di poveri che viveva in città e che si sosteneva mendicando.
Ritornando in centro storico arriviamo così alla casa dell’infanzia di Andersen, dove visse dai due ai quattordici anni, quando l’edificio venne messo all’asta e il giovane scrittore e sua madre furono costretti ad andarsene. La casetta, un po’ storta, è dotata di sei finestre interrotte da due porte e gli interni erano piuttosto angusti, nonostante i ricordi positivi dell’autore.
Oggi all’interno della casa dell’infanzia di Andersen e degli appartamenti vicini, è stato creato un secondo piccolo museo incentrato sull’autore.
Dietro alla porta di legno a sinistra della casa si nascondono invece degli appartamenti privati.
La casa è uno spazio di circa 44 metri quadri suddivisi tra soggiorno, nel quale si dormiva anche, cucina e uno spazio, usato come soggiorno comune, che congiungeva le due case comunicanti in affitto. All’epoca questo edificio era composto da tre piccoli appartamenti e la famiglia di Andersen condivideva l’ingresso con un’altra famiglia.
La cattedrale di San Canuto è la chiesa principale della città e segna tre avvenimenti nella vita di Andersen. Tre mesi prima della sua nascita qui si sposarono i suoi genitori.
Nello spazio intorno alla chiesa, anticamente si trovava un piccolo cimitero, dove venne sepolto il padre dell’autore quando questi aveva appena 11 anni e suo padre 33. A distanza di tre anni Andersen tornò qui per farsi cresimare e ricevette in dono un paio di stivali nuovi in cuoio che rallegrarono il piccolo scrittore il quale, anni dopo, ricorda le emozioni provate nella storia “Le scarpe rosse”.
La cattedrale di San Canuto, duomo di Odense, è un edificio estremamente imponente che richiese due secoli di lavoro per la sua costruzione: dagli inizi del XIV secolo alla fine del XV. L’intera struttura è un insieme di volte e archi di carattere gotico, tutti dipinti a calce bianca internamente. Solo la torre della chiesa venne aggiunta il secolo successivo al termine dei lavori.
Visitarne gli interni vuol dire rimanere stupiti per le dimensioni, il rigore, e l’armonia delle tonalità del legno e della pavimentazione che ben si sposa con il bianco delle pareti. Alla destra dell’altare una breve scalinata conduce fino alla cripta. Qui dentro, all’interno di una teca di vetro trasparente, è custodito il corpo del patrono della Danimarca, il re Knud II a cui la cattedrale è dedicata. Al suo fianco sono presenti anche le ossa del fratello Benedikt. Entrambi vennero uccisi dai contadini della regione dello Jutland, durante una rivolta in cui questi si opponevano al pagamento delle tasse. Secondo la leggenda Canuto venne ucciso mentre era raccolto in preghiera in una chiesa di legno, che poi venne trasformata in questa grande cattedrale. La sua canonizzazione non è però dovuta al particolare legame con la religione, quasi assente a dire la verità, ma a una visione politica del Papa, che cercò in questa maniera di rafforzare la presenza della chiesa in Danimarca, trasformando Odense in meta di pellegrini.
A pochissimi passi di distanza dalla cattedrale di San Canuto è presente il municipio cittadino. I due edifici sembrano praticamente parlarsi tanto sono vicini.
Anche questo palazzo è legato alla storia di Andersen, perché qui venne rinchiusa sua nonna per avere avuto tre figli al di fuori del matrimonio. Nei seminterrati del municipio erano infatti attive delle prigioni.
In realtà il municipio segna anche un ricordo felice per Andersen, il quale ricevette proprio qui, nel 1867, la cittadinanza onoraria della città, come omaggio da parte della popolazione. Le fiaccole tenute dalla popolazione illuminavano tutta la piazza, che divenne lo scenario di realizzazione di una vecchia profezia: quando lo scrittore stava per abbandonare la città, attraverso la lettura di dei fondi di caffè venne predetto che “le cose gli andranno meglio di quanto merita, un giorno la città di Odense verrà illuminata a festa in suo onore”.
L’edificio eretto nel XIX secolo è in stile rinascimentale e occupa tutto un lato della piazza Flakhaven.
Da qui imbocchiamo via Vestergade, la principale via dello shopping cittadino. Su di questa strada si concentra la vita locale per via dei numerosi negozi, ma anche dei ristorantini dove fermarsi per mangiare qualcosa.
Paragonata alla via dello shopping di Copenaghen, ma anche ad una qualsiasi via centrale italiana, sembrerà in realtà un po’ triste, sia per la qualità dei negozi, che per i suoi palazzi un po’ anonimi.
Su via Vestergade c’è anche uno dei due ingressi al Food Market Arkaden, un bello spazio chiuso da una tetto in vetro che illumina naturalmente i locali e che dà un senso di ariosità. Sui muri le immagini di famiglie felici e multietniche che consumano cibo.
All’interno del Food Market Arkaden c’è uno spazio centrale con tavoli dove ci si può accomodare dopo aver ritirato qualcosa da mangiare da uno dei ristorantini da asporto che circondano il perimetro dell’edificio, su ben due piani. Con una preferenza per lo street food, i 16 ristorantini hanno dato nuova vita a questo spazio precedentemente occupato da una vecchia sala giochi.
Se siete appassionati d’arte e avete tempo a sufficienza potete fare una capatina da Brandts, il più grande museo contemporaneo dell’isola di Fyn, nel centro di Odense. L’intero museo è stato ricavato da un vecchio stabilimento tessile di fine ottocento e girando intorno alla struttura è ancora possibile vedere la ciminiera che è stata conservata. Le opere di arte contemporanea qui esposte hanno un’altissima rotazione e sono affiancate a una collezione permanente che ripercorre circa 250 anni di arte danese.
All’ultimo piano del palazzo è ospitato un museo indipendente dedicato all’evoluzione della stampa danese, che si chiama Mediemuseum.
Il palazzo ospitava la più vecchia fabbrica di tessuti Brandts, che chiuse i battenti nel 1977. Fino al 1982 gli spazi rimasero sfitti, ma vennero poi acquistati da due mercanti dello Jutland e in parte dal comune di Odense. Nel 1987 venne fondata l’attuale Brandts come istituzione culturale che, all’epoca si chiamava Brandts Klædefabrik. Agli inizi del 2000 venne istituito un concorso per ampliare gli spazi del museo, aggiungendo due nuovi edifici e costruendo un nuovo ingresso principale. L’istituzione aumentò di importanza, tanto che la piazza antistante venne rinominata in Brandts Torv, dalla quale si accede direttamente al museo.
Se non avete tempo per visitare le mostre al suo interno, potete approfittare della piazzetta ai piedi del museo, dove è allestita una piccola arena permanente frequentemente utilizzata per spettacoli all’aperto serali, soprattutto durante l’estate, dove sono usuali ritrovarsi studenti e cittadini. Intorno è possibile prendere da bere da bar stabili o chioschi allestiti per queste occasioni.
Durante la nostra visita si alternano sul palco una serie di band.
Continuando verso il museo d’arte di Fyn, posizionato subito fuori dal cuore del centro storico, passiamo per l’ex ospedale cittadino di Odense. Quando Andersen viveva in città, questo palazzo era un unico complesso dotato di chiesa, ospedale e un istituto psichiatrico. Al suo interno venne ricoverato il nonno dello scrittore nel 1823, perché creduto pazzo. A distanza di dieci anni da questo ricovero, la madre di Andersen morì al suo interno. Questo spazio rappresenta quindi un luogo triste per l’autore, anche se ne provava un certo fascino per via dei discorsi che poteva udire tra i matti che cantavano e lanciavano maledizioni.
Oggi purtroppo la chiesa dell’ex ospedale è andate perduta in seguito a una demolizione.
Continuiamo a passeggiare sulla stessa strada e, usciamo dall’area pedonale attraverso un semaforo che ci permette di attraversare via Slotsgade. All’angolo con via Jernbanegade c’è il museo d’arte di Funen, una parte distaccata del più grande Brandts. Il museo venne fondato nel 1885 e precedentemente era conosciuto come Museo dell’Abbazia di Funen o Museo Civitatis Othiniensis.
Questo museo è uno dei più antichi di tutta Odense e della Danimarca in genere ed è ospitato in un bell’edificio in stile classico, che richiama un po’ l’architettura tipica dei templi. In facciata infatti una serie di colonne sorreggono un timpano sormontato a sua volta da una statua. Le facciate del palazzo sono decorate da un fregio con scene che narrano della mitologia nordica e della storia danese.
Al suo interno è presente una vasta collezione di opere di artisti danesi, con una particolare specializzazione nell’arte costruttivista e concreta. Si possono ammirare opere di Jens Juel, Olaf Rude, Harald Giersing, Vilehlm Bjerke Petersen, Dankvart Dreyer e molti altri.
Il museo d’arte di Funen è nato come una piccola versione della Nationalgalleriest di Copenaghen (oggi noto come Statens Museum for Kunst), ma acquistò presto una sua importanza e individualità.
Davanti al museo, all’interno di un edificio in mattoni, è ospitata una prestigiosa scuola di ballo: la Royal Theatre Ballet School di Odense. Quest’istituzione fonda le sue origini diversi secoli fa: già nel 1771 era esistente, collegata al Royal Danish Theatre di Copenaghen, una delle pochissime scuole di ballo fusa con un dipartimento accademico: gli studenti ammessi alla scuola ricevono un’educazione come ballerini e allo stesso tempo un’istruzione scolastica.
La Royal Danish Theatre Ballet School con una sua identità separata nasce nel 2001 in collaborazione con il comune di Odense, il Teatro di Odense (a poca distanza da qui) e il Royal Danish Theatre. La scuola di balletto è oggi una scuola privata moderna che prepara ballerini d’élite e si posiziona ai massimi vertici della preparazione in danza moderna e balletto classico.
Ovviamente non è possibile visitare gli interni di questo palazzo, ma ci si deve limitare alla facciata seminascosta dalle fronde degli alberi che crescono nel piccolo parco antistante.
Appena oltre l’incrocio, continuando in direzione del castello e della stazione cittadina, incontriamo il teatro di Odense. Nonostante le sue dimensioni raccolte, questo è uno dei tre teatri principali di tutta la Danimarca, nonché il secondo tra i più antichi (risale al 1796).
L’istituzione del teatro di Odense nacque in Sortebrødre Torv e proprio qui Andersen cominciò a muovere i suoi primi passi come scrittore. Al suo interno andò in scena anche il primo dramma realista contemporaneo: The Pillars of Society, nell’ottobre del 1877.
La nuova collocazione in via Jernbanegade venne istituita nel 1914 e prevede tre palcoscenici: lo Store Scene, il Foyerscenen e Værkstedet. Al suo interno è presente anche una sezione fissa della scuola della Royal Danish Theatre Ballet.
Nelle vicinanze della stazione cittadina c’è anche il castello di Odense. Passandoci davanti può essere scambiato per un normale palazzo antico, perché molto differente dai canoni comuni di un castello, anche per via delle dimensioni non troppo generose. Il Castello è anche noto con il nome di Odense Palace e sorge sul parco cittadino conosciuto come King’s Park.
Questo castello rese Odense una piccola Copenaghen, perché nel 1815 vi si trasferì il principe governatore Cristiano Federico, che divenne poi il re Cristiano VIII. All’interno del castello lavorava saltuariamente la madre di Andersen come lavandaia e, non potendolo lasciare altrove, spesso portava con se il figlio. In questo modo lo scrittore giocava con gli altri figli della servitù del castello e anche con il principe Frits, futuro re Federico VII che, con Andersen condivide anche la cittadinanza onoraria di Odense.
Il castello di Odense nacque da un vecchio monastero del XV secolo, che successivamente alla riforma luterana passò sotto il controllo della monarchia, che lo impiegò principalmente come edificio amministrativo e per altri scopi a seconda delle esigenze. Così il palazzo di Odense divenne una residenza signorile, una residenza dell’amministratore cittadino o del governatore e la sede del governo municipale.
Il primo proprietario fu l’ammiraglio danese Claus Daa che condivise gli spazi con i monaci che furono autorizzati a rimanere all’interno dell’ex monastero. Nel 1570 re Federico II fece ricostruire il palazzo, con l’intenzione di ospitare al meglio la famiglia reale quando vi avrebbe soggiornato: nell’area ovest erano previste le camere da letto reali e le sale di ricevimento, mentre l’area est era occupata dalla residenza signorile.
Successivamente, durante la guerra del XVII secolo tra Svezia e Danimarca, le truppe svedesi occuparono il palazzo e distrussero arredi utilizzandoli per poter accendere il fuoco nei camini.
Il rifacimento che lo portò all’aspetto attuale, con i suoi richiami barocchi e le pareti bianche, risale a un progetto di JC Krieger del 1723 e venne eseguito per volontà del re Federico IV che voleva portare qui la corte e i suoi assistenti. L’edificio principale fu costruito praticamente da zero sul lato nord ed era composto da una grande sala utilizzata anche per i banchetti, dalle camere private del re e della regine e da molte altre camere per gli ospiti. Il 12 ottobre del 1730 Federico IV morì proprio al suo interno. I re successivi non abitarono più il palazzo e ci risiedettero solo per brevi periodi o quando erano di passaggio.
Dal 1816 ospitò il principe ereditario che sarebbe diventato Cristiano VIII, che fu nominato governatore di Funen e Langeland. Insieme alla moglie risiedé qui e trasformò Odense in una piccola Copenaghen, dandole importanza e lustro. Le sue orme furono seguite dal principe Federico VII che rimase qui fino al 1848, quando divenne re e lasciò la città alla volta di Copenaghen.
Purtroppo non è possibile visitare gli interni del castello di Odense che oggi viene impiegato come sede dell’amministrazione urbana e culturale del comune.
L’ultima tappa dell’itinerario dedicato a Andersen è la chiesa luterana di Odense, dove il piccolo venne fatto conoscere alla cittadinanza ad appena dieci giorni dalla nascita. A ricordo di ciò è presente una lapide all’interno della chiesa, un po’ difficile da trovare.
Nel suo debutto in società Andersen strillò rumorosamente e, volendo consolare la madre, uno dei padrini le disse che tanto più avrebbe strillato da piccolo, tanto meglio avrebbe cantato da grande raggiungendo successi insperati per un bambino della classe più povera della società.
La Chiesa di Nostra Signora (Vor Frue Kirke) è la più antica di tutta Odense e le sue origini affondano nel 1184, quando sostituì una chiesa di legno risalente al X secolo. Porta il nome della Madonna, perché in tempi cristiani era usanza che la prima chiesa delle grandi città venisse dedicata a uno dei santi principali.
L’aspetto attuale della chiesa si deve ad un rifacimento del 1250, quando i monaci benedettini inglesi avevano appreso la tecnica della cottura dei mattoni e la progettarono a forma di croce. Nella nuova costruzione vennero utilizzate anche dei materiali della chiesa precedente, come le pietre bugnate che furono inserite tra i mattoni stessi, alcuni dei quali hanno ancora degli elementi delle sculture in pietra del periodo da cui derivano.
Al fianco della chiesa è ancora presente il più antico edificio di tutta Odense, un palazzo che ospitava la scuola catechetica fondata nel 1308 al pian terreno e delle residenze al primo piano. L’edificio attuale risale però a due secoli dopo. Dal 1860 è stato cambiato l’utilizzo del palazzo, che si è trasformato in un obitorio.
Un’altra tappa imperdibile di Odense, soprattutto al tramonto quando scende la luce del sole, è il parco Monks Mose, che noi per praticità raggiungiamo in automobile. Eventualmente è possibile arrivarci facilmente a piedi, perché dista appena 1,5 chilometri dal castello e 600 metri dal cuore del centro storico.
Il parco si sviluppa oltre al fiume Odense, a sud del centro storico. Questo parco venne istituito nel 1881, quando il comune acquistò i terreni intorno alla fabbrica Munke Mølle, per impedire che venisse costruito ulteriormente.
Questa era una zona paludosa con un grande prato e veniva inizialmente utilizzata per la falciatura da dare in pasto agli animali o direttamente per farli pascolare. Durante l’inverno il fiume Odense tracimava spesso e anche a causa delle temperature che scendevano sotto lo zero, il parco veniva impiegato come pista da pattinaggio.
Nel 1912 avvenne la trasformazione vera e propria in parco, grazie al contributo del commerciante Christian Dæhnfeldt, che si propose di pagare i due terzi delle spese per rendere quest’area verde uno dei parchi più belli di tutta la città. L’obiettivo venne centrato e ancora oggi è invaso dalla cittadinanza sia per la sua atmosfera, che per le passerelle sulle rive del fiume, ma anche per l’area ricca di sculture e giochi per bambini in cui sono riprodotti in grandi dimensioni uccelli, ninfee, giunchi, pesci e farfalle che escono direttamente all’acqua dei laghetti creati intorno al fiume.
Den Fynske Landsby (o the Funen Village) è un museo all’aria aperta che trasporta i suoi visitatori indietro nel tempo. Posizionato a 10 minuti di auto (5,5 chilometri) a sud del centro storico, ripropone una ventina di case di metà del XIX secolo, recuperate da tutta l’isola di Fyn e trapiantate in questa posizione.
La visita immerge l’avventore nella vita di quei tempi, infatti le case sono completate da attori in costume, animali della fattoria, un laghetto con le anatre e un mulino a vento. Anche i giochi a disposizione sono quelli dell’epoca e questo rende una visita per i bambini ancora più entusiasmante.
Subito dopo all’ingresso viene proiettato un filmato di circa 15 minuti che meglio spiega quello che si andrà a vedere all’interno del Den Fynske Landsby. Purtroppo il video è in danese, solo sottotitolato in inglese.
La parte più bella della visita potrebbe essere raggiungere il museo all’aria aperta, oltre all’automobile a gli autobus 110 e 111, nei mesi di maggio e agosto è infatti possibile raggiungerlo anche via acqua: a intervalli regolari partono delle imbarcazioni dal parco Monks Mose che portano fino al Den Fynske Landsby, raggiungibile poi attraverso una passeggiata di circa dieci minuti all’interno della boscaglia.
Ecco la mappa con l’itinerario completo di Odense. Si può percorrere tranquillamente a piedi e valutare se raggiungere l’ultima tappa, il parco Monks Mose, in automobile o se arrivarci passeggiando.