Al MAR di Ravenna ha aperto i battenti la mostra su Oliviero Toscani, Più di 50 anni di Magnifici Fallimenti. Si tratta ovviamente di un titolo provocatorio, in perfetta linea con il personaggio ironico e senza peli sulla lingua che nell’ultimo mezzo secolo ha rivoluzionato il mondo della fotografia in Italia e, soprattutto, della comunicazione attraverso le sue collaborazioni con la marca italiano di abbigliamento Benetton.
La mostra Più di 50 anni di Magnifici Fallimenti è stata inaugurata il 14 aprile 2019 e rimarrà aperta fino al 30 giugno. La mostra, ospitata in un’ala del secondo piano del museo d’arte di Ravenna (MAR) mette in mostra quasi 150 fotografie, alcune in grande formato, molte altre (un centinaio) stampate nelle dimensioni di una cartolina, che ripercorrono l’intera carriera del fotografo.
Il titolo risponde a un concetto fondamentale per Oliviero Toscani, il fallimento rappresenta una prospettiva, uno stimolo al non fermarsi e allo sfidare ogni limite. All’interno della mostra si rivivono le immagini simbolo della sua carriera e sono presenti anche due focus:
I lavori di Oliviero Toscani hanno affrontato i temi più scottanti dei nostri tempi, come il razzismo, la pena di morte, la guerra, l’AIDS e lo stile estremamente diretto, a volte cinico a volte ironico del fotografo, non ha mancato di attirare su di se forti polemiche. In mostra sono presenti, in grande formato, alcuni dei suoi più celebri lavori, come:
e tante altre sviluppate in collaborazione con Benetton o prodotte in maniera autonoma.
Tre video completano la mostra Più di 50 anni di Magnifici Fallimenti, uno è l’approfondimento sull’opera NO Anorexia di Oliviero Toscani e sul clamore mediatico che ha suscitato immediatamente dopo la sua pubblicazione nei luoghi pubblici milanesi durante la settimana della moda. La fotografia, che ritrae una modella francese che soffre di anoressia completamente nuda, è una denuncia verso il mondo della moda, che si indigna a vedere un’immagine di questo genere, ma che non disdegna invece utilizzare lo stesso corpo per farlo sfilare sulle sue passerelle.
Un secondo video, invece, è un’insieme di spezzoni che si concentra sull’arte della guerra, “WART“ appunto. Anche in questo caso si tratta di una critica, come succede di frequente nelle opere di Oliviero Toscani, all’attuale società e a come il tema della guerra e della morte che si porta con se, viene trattato.
L’ultimo video, invece più leggero, è ospitato nell’ultima sala della mostra ed è una presentazione di Oliviero Toscani, dove il fotografo si racconta e ripercorrere la sua carriera, dall’incontro con Benetton fino alle opere più recenti.
La mostra Più di 50 anni di Magnifici Fallimenti è aperta dal 14 aprile al 30 giugno 2019, dal martedì al sabato dalle 9.00 alle 18.00 e la domenica dalle 11.00 alle 19.00.
Il costo di ingresso è di 6 euro per il biglietto intero, ma con ogni probabilità si potrà beneficiare del biglietto ridotto a 5 euro, grazie alle numerose convenzioni attive.
Ulteriori dettagli sulla mostra sono disponibili sul sito ufficiale del museo MAR di Ravenna.
Oliviero Toscani, uno dei più conosciuti fotografi italiani contemporanei, è nato nel 1942 a Milano ed è figlio d’arte. Suo padre, Fedele Toscani, era infatti il primo fotoreporter per il Corriere della Sera. Anche il cognato lavorava nel mondo della fotografia, era infatti Aldo Ballo, impegnato nella fotografia del design milanese.
Oliviero Toscani respira quindi già da bambino le emozioni della fotografia e crescendo mostra un interesse crescente verso questo mezzo di comunicazione. I parenti, primo tra tutti il padre, lo incoraggiando invitandolo ad iscriversi a un’importante scuola di fotografia, la migliore del tempo: la Kunstgewerbeschule di Zurigo. Si diploma nel 1965 e inizia rapidamente la sua avventura nel mondo della fotografia, in un periodo di fortissimo fermento sociale e culturale in tutto il mondo.
In questo periodo si affacciano i Beatles, i Rolling Stones, le minigonne e le rivolte del ’68, e Oliviero Toscani è pronto a immortalare ciò che gli succede intorno: non a caso è in prima linea nella data italiana del concerto dei Beatles al Velodromo Vigorelli.
Sono i primi anni ’70 quando si trasferisce a New York ed entra in contatto con grossi nomi dell’arte (tra cui Andy Warhol), della musica e della scena mondana internazionale. Ciò gli permette di dare libero sfogo alla sua creatività, così come raccontato nel video presente nella mostra Più di 50 anni di Magnifici Fallimenti. Nel 1973 partorisce la prima delle sue iconiche fotografie “Chi mi ama mi segua”, nella quale fa un primissimo piano del sedere di Donna Jordan per promuovere la marca di jeans Jesus. In un attimo arriva a collaborare con i più grandi marchi di moda: Elle, Vogue, GQ ed altri.
Capite le potenzialità del giovane Oliviero Toscani, arrivano anche blasonati marchi italiani, che stringono velocemente collaborazioni con lui. Tra questi Armani, Valentino, Missoni e un posto speciale occupato da Fiorucci, con il quale si crea un forte legame che dà vita a una lunga collaborazione. La vera spinta arriva però da un’altra collaborazione, cominciata nel 1982, con Benetton. In quel momento viene inventato il rettangolino verde che ha accompagnato la maggior parte delle sue fotografie e che è presto diventato simbolo di fotografie che scuotono le coscienze, attraverso una comunicazione diretta e forte.
Toscani, con Benetton, non ha paura di parlare di tematiche annoverate tra i tabù del mondo: guerra, AIDS, sesso, religione, razzismo, fame nel mondo, pena di morte.. e spesso e volentieri attira su di se feroci critiche, tra le quali l’accusa di sfruttare queste problematiche per attirare l’attenzione su di se e fare pubblicità ai brand con cui collabora. Il parere di Oliviero Toscani è molto preciso, e si fonda sul concetto che l’importante è che si affrontino queste tematiche e poco importa se dietro si trova la lungimiranza di un marchio che collabora con lui e che può trarre profitto da ciò. In fondo anche le canzoni più impegnate che parlano di tematiche scottanti vengono poi vendute e rendono ricche le band o i cantanti che le hanno create.
Le provocazioni e le spinte alla società continuano anche fuori dalle collaborazioni con Benetton. Si prendano ad esempio le campagne a favore delle unioni gay, dove una coppia omosessuale è in atteggiamenti intimi su di un divano o spinge una carrozzina, oppure ancora l’aspra critica al mondo del fashion, con gli scatti della ragazza anoressica completamente nuda.
Dal 2018 Oliviero Toscani è infine tornato a dirigere FABRICA, il centro di ricerca sulla comunicazione fondato circa 30 anni prima insieme a Luciano Benetton.
Visto che la mostra Più di 50 anni di Magnifici Fallimenti di Oliviero Toscani è allestita dentro al MAR di Ravenna, l’occasione è ottima per godere anche delle opere della collezione permanente del museo, alle quali si ha accesso con lo stesso biglietto della mostra temporanea.
Sullo stesso piano della mostra di Toscani si può accedere alla pinacoteca di Ravenna, con quadri e bozzetti di famosi artisti e qualche pezzo di arte contemporanea, da Klimt a Maurizio Cattelan. Il piano terra è invece dedicato ai mosaici e, tra questi, l’area intorno al chiostro interno del MAR, presenta alcuni pezzi di mosaicisti contemporanei con l’obiettivo di far rinascere l’arte del mosaico di Ravenna dopo tanti anni di oblio.
Per questo motivo è stata pensata la nuova sezione dei mosaici contemporanei, dove numerosi pezzi del secolo scorso trovano spazio uniti a opere degli ultimi anni, create da artisti che si avvicinano a questa tecnica o che la inseriscono all’interno delle loro produzioni.
Questa sezione è nata grazie alla lungimiranza del professor Giuseppe Bovini, docente di Archeologia Cristiana all’UNIBO, che voleva valorizzare e far conoscere le abilità dei mosaicisti ravennati, applicandola all’arte contemporanea. Il progetto cominciò facendo riproporre in grande alcuni pezzi bizantini che si trovano all’interno delle basiliche ravennati, e portando questi pezzi in giro per l’Europa. L’iniziativa ebbe un tal successo che si pensò di coinvolgere alcuni grandi artisti contemporanei nella produzione di opere d’arte con declinazione sul mosaico e, tra questi, si interpellarono nomi del calibro di Gottuso e Chagall.
La mostra dei mosaici moderni venne aperta nel 1959.
La parte contemporanea è quella che più delle altre ha attirato la mia attenzione. I pezzi qui esposti utilizzano lo stesso mezzo dei pezzi antichi, ma ne prendono decisamente le distanze in quanto argomenti e tecnica. Qui sono esposti mosaici di artisti poco conosciuti o agli inizi delle loro carriere, che utilizzano il mosaico come sperimentazione per la loro arte. Per favorire la partecipazione a questa nuova iniziativa di promozione del mosaico è stato creato il concorso del Premio Internazionale GAeM, arrivato alla sua quinta edizione nel 2019. Il concorso annuale è a tema libero ed aperto a tutti gli artisti di età inferiore ai 40 anni.
In esposizione ci sono pezzi che arrivano dalle precedenti edizioni. Tra cui:
Anche il palazzo in cui trova sede il MAR lascia a bocca aperta. Le sue origini si fondano nel XVI secolo, quando questo enorme edificio era stato pensato come il chiostro dell’Abbazia di Santa Maria in Porto e prendeva il nome di Loggia del Giardino, conosciuta anche come Loggetta Lombardesca per via delle origini della manodopera impiegata nel progetto di costruzione.
Di quell’antico palazzo è arrivato ai giorni nostri il chiostro e l’impianto degli spazi con l’elegante loggia a cinque archi. Durante i secoli il palazzo del MAR è stato più volte restaurato con un importante intervento negli anni ’70 dello scorso secolo.
Il MAR (Musero d’arte di Ravenna) trova qui la sua collocazione dal 2002 e ha lo scopo di conservare e valorizzare il patrimonio culturale locale e internazionale, oltre che la pinacoteca comunale. Il palazzo è anche sede del Centro Internazionale di Documentazione sul Mosaico.