Orvieto è tra le principali città dell’alta Tuscia, un’area in centro Italia ricca di storia, borghi e natura, che si estende tra Umbria, Toscana e Lazio.
Orvieto si trova più precisamente in provincia di Terni, ma dista circa 80 chilometri da questa città. Più precisamente siamo nella parte centro occidentale dell’Umbria, a poca distanza dalla Toscana e dal Lazio e, nelle vicinanze del lago di Bolsena.
Proprio una vacanza in Tuscia, con pernottamento sul lago di Bolsena, è l’occasione per visitare questa splendida città arroccata su di un altopiano di tufo.
Cosa Vedere a Orvieto in un Giorno
Duomo di Orvieto – la Cattedrale di Santa Maria Assunta
La Facciata del duomo di Orvieto
Gli Interni del duomo di Orvieto
La cappella di San Brizio
La cappella del Corporale
Museo dell’Opera del Duomo
Palazzo Soliano – Museo Emilio Greco
Torre di Maurizio
Torre del Moro
Palazzo del Popolo
Piazza del Popolo
Chiesa di San Domenico
Caserma Piave
Pozzo di San Patrizio di Orvieto
Porta Rocca e Fortezza Albornoz
Chiesa di Sant’Angelo
Teatro Mancinelli
La loggia dei Mercanti e Piazza della Repubblica
Palazzo Comunale di Orvieto
Chiesa di Sant’Andrea
Il Quartiere Medievale di Orvieto nel Centro Storico
Piazza San Giovanni
Pozzo della Cava
Chiesa di Sant’Agostino
Chiesa di San Giovenale
Mappa Itinerario di un giorno a Orvieto
Dove dormire a Orvieto
Mezza Giornata a Orvieto
Dove si trova Orvieto
La città di Orvieto è nota principalmente per il suo incantevole Duomo (la cattedrale di Santa Maria Assunta) e per il celebre pozzo di San Patrizio, nel quale è possibile immergersi, scendendo nelle viscere della terra. In realtà la città ha tanto da offrire e sono ottimamente conservati numerosi palazzi storici.
Arriviamo ad Orvieto da Civita di Bagnoregio, la città che muore, e avvicinandoci la vediamo quasi sospesa su di un altopiano che ne sorregge tutto il centro storico. Più precisamente la città sorge su di una rupe di tufo che si innalza tra i 280 metri e i 325 metri sul livello del mare. Al di sotto della città si trovano i fiumi Paglia e Chiani.
È possibile visitare il centro storico di Orvieto in una giornata per vedere tutte le maggiori attrazioni che ha da offrire e, selezionando un po’ le tappe, si può ridurre la visita a mezza giornata ritornando poi in seguito per vedere meglio e con più calma tutte le destinazioni.
Ecco cosa vedere ad Orvieto in un giorno.
Una delle opere più importanti di Orvieto è senz’altro il suo duomo, che sorge sull’omonima piazza Duomo. Questa è la basilica cattedrale di Santa Maria Assunta e una volta giunti in piazza lascia davvero a bocca aperta.
Il duomo di Orvieto è uno dei migliori capolavori di architettura gotica presenti in questo territorio e la sua costruzione venne avviata alla fine del XIII secolo su volontà di papa Niccolò IV.
Al duomo venne inizialmente dato uno stile romanico, ma già durante la prima costruzione venne rivisto con elementi gotici. Durante l’edificazione il progetto cambiò diverse volte e si alternarono numerose maestranze nei lavori. Ogni cambiamento ha reso la chiesa sempre più gotica.
La facciata esterna della chiesa venne conclusa solo a metà del XVI secolo con la costruzione di tre delle attuali quattro guglie ancora oggi visibili. La facciata presenta quattro contrafforti verticali a fasci, ognuno dei quali termina con una guglia e divide lo spazio in tre settori. Orizzontalmente corrono invece dei fasci paralleli che delimitano le varie zone: il basamento, i rilievi e la loggia con gli archetti tribolati.
I tre triangoli inferiori (delle ghimberghe) sono ripetuti in quelli delle cuspidi e racchiudono tra loro il rosone della facciata.
Sui quattro piloni della parte inferiore della facciata si trovano altrettanti bassorilievi considerati estremamente notevoli a livello europeo come scultura gotica. Questi rappresentano:
Il rosone è diviso in spicchi, all’interno dei quali sono raffigurati i 4 dottori della chiesa: Sant’Agostino, San Gregorio Magno, San Girolamo e Sant’Ambrogio.
L’arte e l’ingegno messe in atto sulla facciata del Duomo di Orvieto furono sensibilmente rovinate nel XVIII secolo a causa di un fulmine che colpì la chiesa. Presto cominciarono i lavori di restauro che si protrassero fino a tutto il secolo successivo.
Gli interni del duomo di Orvieto sono divisi in tre grandissime navate chiuse da un soffitto a capriate in legno. Le navate sono a loro volta suddivise in sei campate scandite da pilastri circolari e ottagonali.
Il transetto, invece, è composto di tre campate coperte da volte a crociera e nelle due estremità si trovano le cappelle di San Brizio e del Corporale.
Le pareti della navata di mezzo e i suoi pilastri, richiamano gli esterni del duomo, con un’alternanza di fasce in basalto e travertino. Le altre navate vennero invece ricoperte da affreschi del XVI secolo e, tre secoli dopo, dipinte con fasce bianche e verdi scuro.
Nel presbiterio sono presenti gli affreschi che raffigurano la storia della vita della Madonna, a cui il duomo è dedicato. Questo è uno dei più grandi cicli pittorici trecenteschi arrivati fino a noi.
La cappella di San Brizio è dedicata al vescovo protettore di Orvieto ed è nota anche come “la cappella Nuova”, al fine di distinguerla dall’altra costruita precedentemente.
I dipinti che contraddistinguono le pareti e le volte della cappella di San Brizio furono cominciati nel 1447 e terminarono solo nel 1504 da parte di Luca Signorelli. Mentre nella parte alta della cappella e sul soffitto vengono rappresentate scene della chiesa, come il Cristo Giudice tra angeli o l’Annuncio del Giudio, sulla parte più bassa si trova un programma iconografico che rappresenta i poeti dell’antichità a cui viene aggiunto anche Dante.
Al centro della cappella di San Brizio si trova un altare barocco degli inizi del XVIII secolo con il dipinto della Madonna di San Brizio, che la leggenda dice essere stato lasciato dal vescovo alla cittadinanza di Orvieto.
Sulla parte sinistra della chiesa si trova la cappella del Corporale, accessibile uscendo e rientrando dall’esterno nel duomo di Orvieto. Questa venne realizzata tra il 1350 e il 1356 e conserva la più preziosa delle reliquie presenti dentro al duomo: il lino insanguinato utilizzato nella miracolosa Messa di Bolsena del 1263, macchiatosi di sangue sprizzato dall’Ostia durante la celebrazione dell’eucarestia. Si dice che l’intera Cattedrale di Santa Maria Assunta venne costruita con l’intento di creare poi una cappella dedicata al Corporale. Questo spazio venne interamente affrescato dal 1357 al 1364 e le immagini dipinte rappresentano delle scene proprio della Messa di Bolsena, oltre che della Transustanziazione in genere.
All’interno della cappella del Corporale si trova anche il Reliquiario del Corporale, realizzato agli inizi del XIV secolo da un orafo senese. Ospita al suo interno il corporale e fino al 1363 fu direttamente esposto, mentre successivamente venne contenuto dentro al tabernacolo che ancora oggi lo raccoglie. Il reliquiario riproduce la sagoma del Duomo di Orvieto e integra alcune scene della Vita di Cristo e del Miracolo di Bolsena.
All’interno dei palazzi presenti nelle strette vicinanze del duomo si trova anche il Museo dell’Opera del Duomo, noto in breve come MODO. All’interno delle sue sale è possibile trovare molti elementi relativi alla progettazione e alla costruzione della cattedrale di Santa Maria Assunta, come carteggi che testimoniano le varie fase della costruzione o alcuni elementi che sono stati prelevati direttamente da dentro la chiesa, come quadri, statue o pale d’altare.
I reperti esposti all’interno del museo dell’opera del duomo si allargano poi al contesto cittadino, documentando la storia dei suoi quartieri e della sua evoluzione lungo un percorso che si snoda su otto secoli.
Sempre facente parte del circuito del Museo dell’Opera del Duomo si trova anche il Palazzo Soliano, le cui sale sono dedicate al museo su Emilio Greco.
Palazzo Soliano è conosciuto anche con il nome di Palazzo di Bonifacio VIII, a causa dell’ambiguità sulla sua costruzione. Le principali tesi sulla sua edificazione sono due:
Il palazzo, di origine trecentesca, è composto da due grandi saloni posti uno sopra l’altro ed è suddiviso tra due musei: al piano superiore è ospitata una parte della Museo dell’Opera del Duomo, mentre al piano terra c’è il Museo Emilio Greco, che custodisce 32 sculture in bronzo e una sessantina di grafiche, litografie, acqueforti e disegni di Emilio Greco, uno degli artisti che ha collaborato alla costruzione del duomo di Orvieto, in particolare delle porte in bronzo.
Iniziamo a muoverci da piazza Duomo verso il resto del centro storico. Per farlo prendiamo via del Duomo, e sull’angolo della piazza vediamo la Torre di Maurizio.
Questa torre delimitava il cantiere di costruzione del grande duomo cittadino, che nel XIV secolo era il cuore nevralgico della città. Qui trovavano lavoro ogni giorno circa 200 operai. Per organizzare al meglio il lavoro di questi operai e per poterli controllare, nel 1347 l’Opera del Duomo decise di installare un grande orologio su questa torre medievale.
Anche l’orologio doveva essere costruito in grande e venne incaricato un maestro orologiaio locale di adottare un modernissimo meccanismo, che fu utilizzato per la prima volta in Europa proprio qui.
Nel 1348 l’orologio fu finalmente pronto e venne dotato di un automa ad altezza naturale che rappresenta un Dottiere, cioè un ufficiale dell’Opera del Duomo che indossa la sua divisa tipica con lo stemma del cantiere sull’abito. Questo automa scandiva le ore percuotendo la campana a cui era affiancato e permetteva agli operai di rispettare gli orari di lavoro.
Un’altra importante torre cittadina è la Torre del Papa, conosciuta anche come Torre del Moro successivamente alla presenza di Raffaele di Sante (detto “il Moro”), che aveva dato il suo nome alla contrada e al palazzo che sorge al fianco della torre.
La Torre del Moro segna il crocevia tra i quattro quartieri che compongono il centro storico di Orvieto. Venne costruita insieme al palazzo dei Sette (rappresentanti delle arti) e permetteva di controllare tutto il centro storico.
Se avete tempo a disposizione è possibile salire al suo interno, raggiungendo il terrazzo panoramico a circa 47 metri di altezza e dal quale è possibile godere di una bellissima vista sul resto della città.
Sulla torre del Moro di Orvieto è stato aggiunto l’orologio nel 1875, mentre dieci anni prima, a circa 18 metri di altezza, fu inserita la vasca distributrice del nuovo acquedotto cittadino.
Raggiungiamo poi il palazzo del Popolo, ad appena due minuti a piedi da Torre del Moro. Questo bel palazzo, chiuso da torrette con merletti, venne costruito alla fine del XIII secolo come residenza della figura del Capitano del Popolo, il reggente della città a quell’epoca.
La presenza di questo palazzo ha fatto si che la piazza creasse un particolare legame con il popolo tanto che ancora oggi ospita il mercato cittadino.
Negli anni il palazzo del popolo adempì a diverse funzioni, dopo aver ospitato il Capitano del Popolo, divenne sede del Podestà e, per un periodo, fu anche il teatro cittadino.
A fine del XIX secolo venne fatto un restauro del Palazzo del Popolo che gli diede l’aspetto attuale. Durante l’ultimo restauro, svolto nel 1989, vennero scoperti alcuni resti etruschi, come un tempio del V secolo e le tracce del vecchio acquedotto medievale. Purtroppo oggi non è possibile visitarlo, perché i suoi ambienti sono stati trasformati in un centro congressi dotato di tre sale.
Adiacente al palazzo del popolo si trova la torre campanaria, costruita nel 1315.
Il palazzo del Popolo domina l’intera piazza del Popolo su cui si affaccia. Questo spazio ha conservato lungo i secoli il forte legame con la cittadinanza: inizialmente come sede del palazzo in cui venivano prese le decisioni riguardanti la città e dove risedeva il rappresentante del potere, poi come spazio volto all’organizzazione del mercato cittadino.
Salendo sullo spazio pubblico del Palazzo del Popolo, attraverso la grande scalinata esterna, si può godere di una bella vista rialzata su tutta la piazza e sui palazzi storici costruiti qui. Tra questi vediamo il Grand Hotel Royal e la chiesetta dietro la quale spunta la torre del Moro.
Da piazza del Popolo procediamo poi in direzione del Pozzo di San Patrizio, situato nella parte più orientale del centro storico. Per arrivarci passiamo nei pressi della chiesa di San Domenico.
Quella presente qui è una delle prime chiese dell’ordine dei domenicani e la sua costruzione venne cominciata nel XIII secolo, a poca distanza dalla morte di san Domenico.
Quello arrivato fino ai giorni nostri è però solo una piccola parte della struttura originale: inizialmente la chiesa di San Domenico era suddivisa in tre navate, mentre nel 1932 venne abbattuta una buona parte della struttura per fare spazio all’accademia femminile di educazione fisica.
Della chiesa di San Domenico sono rimasti il transetto e l’abside e al suo interno si può vedere la cattedrale originale che il teologo Tommaso d’Aquino utilizzava durante le sue lezioni nel XIII secolo. All’interno si trova anche una cappella funeraria costruita nel XVI secolo al di sotto del coro della chiesa.
A poca distanza dalla chiesa di San Domenico, lungo la strada, notiamo la facciata trasandata di una casa, che al centro ha uno stemma ma di cui non siamo riusciti a capire cosa rappresenti.
A pochissima distanza dalla chiesa di San Domenico, è possibile vedere l’ingresso della caserma Piave. Questa struttura è nota in città con il nome di “casermone” per via delle sue massicce dimensioni. Venne costruita negli anni ’30 con grossi investimenti da parte del comune, sacrificando le infrastrutture realmente utili alla cittadinanza. La presenza di questa caserma sarebbe infatti servita ad attirare centinaia di ufficiali, reclute, avieri, fantini e granatieri che avrebbero portato lustro e ricchezza in città.
A seguito della costruzione della caserma Piave venne stipulata una convenzione tra il comune e l’amministrazione Aeronautica che si impegnò ad occupare costantemente questi spazi a sue spese con il personale e le reclute.
La caserma Piave continuò ad adempiere al suo compito fino al 2002, quando venne abbandonata dal terzo reggimento granatieri di Sardegna e i suoi spazi rimasero vuoti. Attualmente gli spazi esterni vengono utilizzati come parcheggio pubblico.
Arriviamo così a quello che, insieme al duomo cittadino, è a tutti gli effetti il monumento più famoso di Orvieto: il pozzo di San Patrizio.
Quando arriviamo all’ingresso del pozzo rimango stranito, non sapevo cosa aspettarmi e davanti a me vedo una struttura circolare che emerge dal suolo e nella quale una porta permette di scendere nelle profondità della terra attraverso una scala circolare che si muove tutto intorno al pozzo.
Il pozzo di San Patrizio venne fatto costruire nella prima metà del XVI secolo su volere di papa Clemente VII che aveva deciso di risiedere a Orvieto. Il pozzo serviva per garantire una buona fornitura d’acqua in casi di emergenza, come l’assedio della città o una calamità naturale.
Intorno al pozzo si sviluppano due scale elicoidali, entrambe a senso unico, che si sviluppano in autonomia l’una dall’altra e che sono in comunicazione con l’esterno attraverso due porte. Questo era importante perché sulle scale avrebbero transitato dei muli che trasportavano l’acqua estratta e non avrebbero dovuto ostacolarsi vicendevolmente in alcun modo durante le fasi di discesa e risalita.
Il pozzo di San Patrizio raggiunge una profondità di 54 metri e ha un diametro di circa 13 metri. Lungo tuta la discesa (o la risalita) si contano 248 scalini, regolarmente interrotti da grandi finestroni dai quali ci si può affacciare per vedere la struttura del pozzo dalle varie altezze. Si contano in totale circa 70 finestre.
Il nome di San Patrizio lega il pozzo a una leggenda irlandese secondo la quale Cristo indicò a San Patrizio una caverna dove poter espiare i propri peccati. La caverna doveva servire a mostrare ai fedeli più scettici le pene dell’inferno che si sarebbero vissute negli inferi della terra, in cambio San Patrizio avrebbe ottenuto la remissione dei peccati e l’accesso al Paradiso. Questa caverna, su suolo irlandese, prese il nome di “Purgatorio di San Patrizio” e, siccome il pozzo di Orvieto venne utilizzato anche come luogo di espiazione dei proprio peccati, prese anch’esso il nome di “San Patrizio”.
Il Pozzo di San Patrizio è diventato talmente noto da venire utilizzato in linguaggio metaforico per indicare una riserva sconfinata di ricchezza. Alternativamente si utilizza anche per indicare un’opera in cui si buttano risorse ed energie ma che, date le sue dimensioni, non sono mai sufficienti.
Paghiamo il biglietto di ingresso al pozzo nella vicina biglietteria (circa € 5,00) e scendiamo così le scale immergendoci progressivamente nell’oscurità illuminata solo da tenue luci. Una volta arrivati in fondo passiamo su di un ponticello e guardiamo verso l’alto, da dove proviene la luce. Proseguiamo poi raggiungendo la scalinata opposta che risale fino in superficie.
Ritornati in superficie ci affacciamo sul panorama al di sotto dell’altopiano di Orvieto attraverso la porta Rocca o porta Soliana. Questa porta ci mette in comunicazione con la rocca Albornoz, accessibile da piazza Cahen e che ospita al suo interni i giardini pubblici più grandi della città.
Originariamente la Fortezza Albornoz venne costruita a quadrilatero e dotata di fossato e ponti levatoi. Della struttura originale del 1364, però, rimane solamente un ponte e una torre che sovrasta l’ingresso della porta Rocca.
La fortezza rimase invariata per parecchio tempo, fino a quando nel XIX secolo venne aggiunto un grande anfiteatro all’interno delle mura, nel quale andavano in scena corse di cavalli e manifestazioni.
Oggi, della fortezza Albornoz, oltre una parte della struttura perimetrale con i torrioni rimane molto poco.
A questo punto torniamo verso il cuore del centro storico, imboccando corso Cavour e in nemmeno dieci minuti arriviamo alla Chiesa di Sant’Angelo. Non visitiamo i suoi interni, ma ci limitiamo a guardare la facciata in pietra, incastrata tra gli altri palazzi e una stretta via a senso unico.
Oggi la chiesa di Sant’Angelo è una chiesa secondaria rispetto ad altre del centro storico, ma durante il medioevo era una delle più importanti della città. A quel tempo la struttura era infatti dotata anche di campanile, fonte battesimale e un piccolo ospedale per accogliere i pellegrini.
La chiesa venne edificata in un luogo già sacro per i cittadini di Orvieto, perché sede di un antico tempio volto al culto della dea Diana. Oggi la sua forma è più moderna, perché ristrutturata agli inizi del XIX secolo. Tra le cose che sarebbero degne di nota al suo interno, si possono guardare le reliquie dei Santi Severo e Martirio.
Continuando su corso Cavour passiamo davanti al Teatro Mancinelli, che quasi si mimetizza tra le facciate degli altri palazzi. Le vie adiacenti al teatro sono insolitamente colorate di verde, grazie a fiori e piante che è inusuale trovare nei centri storici medievali.
Il teatro venne realizzato durante il XIX secolo in stile neoclassico e al suo interno si possono ammirare alcuni dipinti a decoro delle sale, tra questi anche quello sul sipario che raffigura la cacciata dei Goti dalla città di Orvieto.
Le sale del Teatro Mancincelli rimasero chiuse per svariati anni prima di essere riaperte al pubblico nel 1993 a seguito di una profonda ristrutturazione. Ancora oggi è il teatro più importante di Orvieto ed è sede stabile di una compagnia teatrale.
Il teatro è dedicato alla figura di Luigi Mancinelli, direttore d’orchestra e compositore nato a Orvieto nel 1848.
Un’altra tra le cose da non perdere in visita a Orvieto è la loggia dei Mercanti che ci accompagna fino all’arrivo in piazza della Repubblica. La loggia deve il suo nome al fatto che proprio qui venivano ospitati commercianti cittadini, i quali trovavano riparo dalle intemperie e dal sole grazie a questa struttura.
In pochi passi arriviamo in piazza della Repubblica, una bella piazza sulla quale si affacciano diversi edifici storici, dal palazzo del comune che espone diversi stendardi, alla chiesa di Sant’Andrea e al palazzo Ottaviani, un edificio che durante l’ottocento ospitava la locanda delle belle arti e che nel 1867 accolse Garibaldi, mentre attualmente è sede di una banca.
Il palazzo comunale si presenta con uno stile gotico dovuto a un restauro del XIII secolo, quando vennero aggiunte le arcate che sostengono il tetto dell’edificio.
Internamente la maggior parte delle decorazioni risale al XIV secolo, quando venne eseguita anche l’aquila rastrellata del comune di Orvieto e lo stemma della famiglia Orsini che, all’epoca, governava la città.
Nel giro di un secolo però le cose peggiorarono molto e il palazzo cadde in declino: non poteva più essere utilizzato nemmeno per fare le riunioni del consiglio comunale che si tenevano invece nel Palazzo Vescovile. I danni erano talmente ingenti che anche la torre del Comune cominciò a sgretolarsi e i pezzi riempirono la piazza sottostante. Si procedette quindi a un ulteriore e sostanziale restauro che restituì dignità a questi spazi.
Tra gli altri edifici degni di nota c’è la chiesa di Sant’Andrea. Durante i secoli la chiesa è stata sottoposta a svariati cambiamenti architettonici e nel corso dei lavori vennero scoperti a più riprese resti etruschi e romani sotto l’attuale costruzione. Questi resti sono eventualmente visitabili attraverso la prenotazione di una visita guidata assistita da una guida archeologica.
Tra le cose che più colpiscono della chiesa di Sant’Andrea si trova senz’altro il campanile a base dodecagonale, stretto tra la chiesa e il palazzo comunale di Orvieto.
La chiesa ha una pianta a croce romana, dotata di tre navate e un transetto con abside semicircolare. La chiusura della struttura si suddivide tra capriate in legno e volte a crociera.
Nella costruzione della chiesa di Sant’Andrea sono stati impiegati diversi materiali oltre il legno, per lo più provenienti dal territorio, come successo per il tufo che compone i muri perimetrali.
All’interno di questa chiesa venne nominato il papa Martino IV e furono celebrati i funerali dell’attrice Anna Marchesini nel 2016.
Tra le cose più belle da vedere a Orvieto non può sicuramente mancare una visita al suo quartiere medievale. Questa zona si estende nella parte più occidentale dell’altopiano cittadino ed è un intrico di vie e vicoli che si incastrano gli uni negli altri.
La maggior parte dei palazzi è costruito in pietra di tufo ed è dotato di archi o porticati direttamente in contatto con i sanpietrini che compongono buona parte della pavimentazione esterna.
Arriviamo in questo quartiere del centro storico mentre la luce del giorno comincia a scendere a lascia spazio al tramonto, creando una bellissima atmosfera e una luce calda che si riflette sulla facciata delle case e dei palazzi.
Passeggiando arriviamo fino a piazza San Giovanni, una piccola piazzetta immersa tra i vicoli del quartiere medievale del centro storico di Orvieto.
Su piazza San Giovanni, utilizzata in parte come parcheggio, si affacciano due piccole chiese e un bar ma, soprattutto, si può godere di un bellissimo panorama sulla vallata sottostante.
Tra le due chiese di trova la chiesa di San Giovanni Evangelista, una delle più antiche di tutta Orvieto e, attualmente, lasciata un po’ andare. Questo edificio è stato costruito su più livelli preesistenti, come un teatro romano e un precedente tempio etrusco. Adiacente alla chiesa è invece presente un ex convento oggi utilizzato come Palazzo del Gusto, che ospita l’enoteca regionale, ed è dotato di un chiostro costruito nel XVI secolo.
Sempre nel cuore medioevale di Orvieto è presente il Pozzo della Cava. Situato dalla parte totalmente opposta del centro storico rispetto al pozzo di San Patrizio, venne scavato sempre per raggiungere l’acqua.
Quando il papa Clemente VII decise di costruire il pozzo di San Patrizio, questo pozzo era già esistente e decise di riportarlo in funzione per poter nuovamente estrarre acqua anche da questo. Il pozzo della Cava rimase in funzione dal 1530 fino al 1646, quando venne chiuso per motivi non mai chiariti: c’è chi sostiene che vi vennero gettati 5 ufficiali francesi perché violentarono alcune donne del quartiere.
Nonostante il pozzo sia stato riscoperto nel 1984 durante dei lavori di ristrutturazione della casa, solo nel 1999 si risalì all’intera struttura che circonda il pozzo, come la fornace, la cantina medievale, le sepolture rupestri.. e si capì che in realtà questo era il pozzo più antico di tutta la città.
Il pozzo della Cava è anch’esso scavato nel tufo e la sua profondità arriva a 36 metri ed è suddiviso in 3 sezioni: un pozzo circolare dal diametro di circa 3,4 metri, una parte con sezionare rettangolare risalente all’epoca etrusca e, infine, un cunicolo nella parte più profonda che ha un’altezza di circa 170 centimetri, ma si allunga per 20 metri. Il fondo è ricoperto di fango e argilla e presenta alcune fessure che, probabilmente, ospitavano il macchinario che serviva per innalzare l’acqua.
Volendo è possibile fare una visita agli interni del pozzo della Cava, tutti i giorni ad esclusione del lunedì, dalle 9.00 alle 20.00.
La chiesa di Sant’Agostino risale al XIII secolo e venne costruita in stile gotico sui resti della chiesa di Santa Lucia. Nei secoli venne ristrutturata più volte e, l’intervento più importante, fu concluso ad inizio del XIX secolo.
Nella chiesa di Sant’Agostino vivevano i monaci Agostiniani, che si dividevano tra due chiese e il convento messi in comunicazione tra loro in questa parte del centro storico di Orvieto.
Attualmente le sue mura non ospitano più funzioni religiose, ma una sala espositiva che mette in mostra per lo più sculture di diversi secoli fa. Questa sala fa parte del museo dell’Opera del Duomo (MODO) e tra i pezzi più celebri che contiene è presente il complesso scultoreo dei 12 Apostoli e i Santi protettori, realizzato tra il XVI e il XVIII secolo.
L’ultima tappa tra le cose da vedere a Orvieto in una giornata è la chiesa di San Giovenale. Anche questa si trova verso il limite occidentale del grande massiccio di tufo che ospita l’intero centro storico e, ancora, all’interno del quartiere medievale.
Dove oggi si trova la chiesa di San Giovenale, anticamente era presente una chiesa paleocristiana, costruita su di un tempio etrusco volto al culto di Giove.
La costruzione di questa chiesa avvenne nei primi inizi dell’XI secolo, su desiderio di alcune famiglie nobili locali che abitavano in questa zona. Progettata in stile romanico, subì alcuni rimaneggiamenti in stile gotico dopo circa tre secoli dalla costruzione. Tra queste rivisitazioni c’è la rimozione del piccolo portico di cui si possono vedere ancora i segni sulla facciata e la revisione dell’abside che da semicircolare divenne quadrato.
Troviamo la chiesa aperta da un’entrata secondaria e ne approfittiamo per visitarne gli interni divisi su tre navate. Sui suoi muri si possono vedere ancora oggi gli affreschi risalenti al XII secolo che si sono conservati (fortunatamente) fino ad oggi e che occupano le colonne e le mura interne della struttura. Tutti questi affreschi vennero ricoperti in calce bianca nel 1640, probabilmente per precauzione per via del fatto che all’interno della chiesa vennero ospitati dei malati di peste e si volevano arginare eventuali pericoli di infezione.
L’opera più famosa presente all’interno della chiesa di San Giovenale è il dipinto “Madonna del Soccorso”, ritrovato solo nel XX secolo sotto una lastra d’argento e che sembrerebbe risalire a un dono della famiglia dei Ghezzi fatto durante il XIV secolo.
Ecco la mappa dell’itinerario di un giorno a Orvieto, con segnalate tutte le attrazioni da non perdere.
Orvieto è una città turistica, per questo non avrai difficoltà a trovare una sistemazione in città se decidi di fermarti per la notte. La città può essere un’ottima base di partenza anche per visitare la Tuscia, di cui rappresenta la capitale insieme a Viterbo.
Se decidi di fermarti a dormire ad Orvieto ti consiglio di scegliere tra due opzioni. Se sei all’interno di un viaggio itinerante ti consiglio di prenotare un hotel subito al di fuori del centro storico, così che tu possa essere comodo nell’arrivare e partire in automobile. In fondo, ad Orvieto, ci passerai una sola giornata e potrai raggiungere il suo centro storico a piedi o con i mezzi. Se invece ti fermi più giorni in città il mio consiglio è di soggiornare in centro, così da goderti il suo magico centro storico fino a tardi vivendolo a piedi come meriterebbe. Qui trovi una lista di hotel tra cui scegliere, sia in centro che nella prima periferia.
Per chi avesse i tempi davvero stretti ed avesse a disposizione solo una mezza giornata per visitare Orvieto, è comunque possibile fare un tour della città, scegliendo accuratamente i monumenti nei quali entrare. Sicuramente lo stesso itinerario può comunque essere applicato nella visita di mezza giornata, perché le varie attrazioni sono molto vicine tra loro ed è possibile raggiungerle comodamente a piedi.
Nell’itinerario di mezza giornata a Orvieto è però fondamentale scegliere bene cosa vedere: sicuramente non si possono perdere le attrazioni principali della città, ovvero il Duomo di Orvieto e il pozzo di San Patrizio. Una volta visti gli interni di questi due monumenti si può scegliere in quali altri fermarsi: rimarrà tempo per visitare qualche altra chiesa, come San Giovenale e Sant’Andrea, mentre le altre attrazioni dovranno essere viste solamente dall’esterno e si dovrà ridurre un po’ la passeggiata per il quartiere medievale del centro cittadino.
Se dovesse esserci tempo a sufficienza, potrebbe essere una buona idea visitare anche il pozzo della Cava.
Orvieto si trova nella parte centro occidentale dell’Umbria, a pochi chilometri dal confine con il Lazio e la bassa Toscana. Questa zona è conosciuta come Tuscia ed è caratterizzata da splendidi paesaggi naturali e da montagne e colline in tufo.
Non per niente tantissimi dei paesini costruiti qui sono stati costruiti utilizzando questa pietra e ripropongono quindi le stesse tonalità sulle facciate di case e monumenti.
Orvieto è in provincia di Terni e dista nemmeno 50 chilometri dalla vicina Viterbo, con la quale si contende il titolo di città principale della Tuscia.
Il centro storico cittadino si trova su di una grande rupe di tufo che si è formata a causa dell’attività dei vulcani del sistema Volsinio, lo stesso a cui appartiene il lago vulcanico più grande d’Europa, ovvero il lago di Bolsena.
Se ti è piaciuta Orvieto scopri anche le altre destinazioni tra Tuscia e Maremma, leggi la guida!