Petrit Halilaj e Philippe Parreno

Signora illuminata

All’Hangar Bicocca di Milano ci sono le mostre temporanee di Petrit Halilaj e Philippe Parreno.

Petrit Halilaj

Il primo con Space Shuttle in the Garden porta al pubblico una serie di opere degli ultimi sette anni e considerando che è nato nel 1986 si tratta di un ottimo traguardo. Petrit Halilaj viene dal Kosovo e nella sua esposizione indaga su diversi temi: dalla ricerca di un’identità alla memoria personale e collettiva, fino ad approfondire il concetto di casa sia dal punto di vista di condivisione di uno spazio sia dal punto di vista individuale.

Sicuramente molto insolita è l’opera They are Lucky to be Bourgeois Hens II nella quale si trova un razzo all’esterno dello spazio dell’Hangar, abitato da galline vive e lasciate libere di muoversi all’interno di un recinto. Al razzo non è possibile accedere, ma solo guardarlo dall’esterno.
L’opera che corre per tutta la sala interna è invece The places I’m looking for, my dear, are utopian places, they are boring and I don’t know how to make them real. Si tratta della ricostruzione della struttura portante della sua nuova casa di famiglia a Pristina: delle grandi strutture di legno intorno alle quali è possibile muoversi, trovandocisi anche sotto.
Insieme a tutto questo si trovano alcuni pezzi di Si Okarina e Runikut: diverse sculture che si ispirano ad uno strumento a fiato di epoca neolitica ritrovato in Kosovo nella cittadina in cui Petrit Halilaj passò l’infanzia.

Philippe Parreno

Philippe Parreno è invece un cinquantenne francese nato in Algeria e che porta in mostra Hypotesis. L’ingresso nella grande sala dedicata alla sua mostra è di fortissimo impatto: luci che si accendono e si spengono su di un sottofondo musicale che alterna suoni della natura a trasmissioni a melodie trasmesse da un pianoforte che suona da solo.

In Hypotesis vengono messi in mostra una serie di eventi che si svolgono in successione. L’opera principale che vi si trova è Danny the Street: composta da 19 Marquees, ispirate alle insegne luminose dei cinema americani anni degli anni ’50, sono delle strutture in plexiglass con numerose luci e collegate a dei suoni che non promuovono il film che verrebbe proiettato in sala, ma segnalano la possibilità di un evento che sta per accadere.
Parallelamente a questo si muove l’opera Another Day with Another Sun: una luce artificiale che si muove su dei binari sospesi e che illumina le varie marquees e tutto il percorso espositivo evocando il passaggio del sole dall’alba fino al tramonto.
Oltre a queste due opere si possono seguire diverse proiezioni che si trovano lungo la strada artificiale composta da Danny the Street, con diversi soggetti.

Anche le mostre di Petrit Halilaj e Philippe Parreno sono un’ottima conferma dello spazio Hangar Bicocca.

https://www.lorenzotaccioli.it/wp-content/uploads/2016/02/MG_6743-300x200.jpg
px300
px200
Petrit Halilaj e Philippe ParrenoPetrit Halilaj e Philippe Parreno all'Hangar Bicocca. Il primo con Space Shuttle in the Garden ed il secondo con Hypotesis: un suggestivo percorso luminoso.https://www.lorenzotaccioli.it/petrit-halilaj-e-philippe-parreno/
Lorenzo Taccioli