Pian dei Morti e il Lago di Resia – Trekking

Denti di Drago - Reperto della seconda guerra mondiale

Amo molto la montagna, soprattutto d’estate, quando lascio la città e la calura. Mi piace immergermi nel verde della natura, e in Val Venosta se ne trova davvero tanta. Tra le tante passeggiate che possono essere organizzate qui c’è anche quella molto suggestiva che dalla frazione di Resia, sulla punta dell’omonimo lago, conduce fino allo storico Pian dei Morti.

Questo trekking, seppure un po’ faticoso, è adatto a tutta la famiglia e porterà a degli scorci piuttosto suggestivi.

Pian dei Morti e sbarramento con Denti di Drago

Il trekking dal lago di Resia al Pian dei Morti in breve ^

Il trekking che dal lago di Resia conduce fino al Pian dei Morti è l’ideale per trascorrere mezza giornata immersi nella natura. Lungo questa bella passeggiata si incontreranno fin da subito alcuni bunker della seconda guerra mondiale che conducono, attraverso il sentiero segnalato numero 2, fino alla sorgente del fiume Adige.

Da qui, salendo in quota la strada si fa un po’ faticosa, e passa per i boschi che dividono l’Italia dall’Austria. Il dislivello complessivo è di circa 600 metri e porta ad un’altitudine di circa 2050 metri. Qui il sentiero 2 incontra l’1A, che si prende per arrivare a destinazione, poi tornando sui propri passi sempre sul sentiero 2. Arrivati all’altopiano il consiglio è quello di raggiungere lo sbarramento Pian dei Morti, testimonianza suggestiva delle misure adottate durante la seconda guerra mondiale, e poi di camminare fino al suggestivo belvedere sul lago di Resia, uno spettacolo davvero unico.

Se avete tempo potete fermarvi su questi prati a rilassarvi, altrimenti prendete la via del ritorno e tornate verso la sponda del lago, questa volta con molta meno fatica.

In totale il percorso ha una lunghezza di circa 7 chilometri, percorribili tranquillamente in 3 ore / 3 ore e mezza.

Breve storia di Pian dei Morti ^

Pian dei Morti deve il suo nome al toponimo tedesco Plamort, che non fa riferimento a caduti su questo altopiano, ma più semplicemente alla sua conformazione geografica e al fatto che, a causa della sua altitudine, gli alberi che ci accompagnano durante la salita lasciano spazio ad arbusti decisamente più bassi.

Questa zona è proprio al confine tra Italia ed Austria e, soprattutto durante la seconda guerra mondiale, era stato previsto potesse essere il teatro di duri scontri. Per questo motivo lungo tutto il trekking e sulla sommità di Pian dei Morti si trovano costruiti innumerevoli bunker. In realtà però non avvenne nessuno scontro su questa linea e, quando i nazisti arrivarono nel nord Italia attraverso l’Alto Adige incontrarono ben poche resistenze da parte dei soldati italiani che occupavano ancora questi territori.

In previsione degli scontri, già nel 1938 furono avviati i primi lavori per controllare la zona: furono previsti tre centri di tipo “450” armati con 6 mitragliatrici, oltre che due ulteriori postazioni dotate di mitragliatrice e un pezzo anticarro. Già nel 1939 il progetto originale venne modificato una prima volta, aggiungendo ulteriori cinque postazioni armate e dotandole di cannone controcarro. Un anno più tardi le postazioni aumentarono ulteriormente di numero. Solo nel 1942 i lavori furono portati a termine e all’esercito italiani vennero assegnate diverse strutture sul Pian dei Morti: 9 casematte che potevano ospitare dai 20 ai 30 soldati, una caverna di grandi dimensioni, 10 piccole postazioni in casamatta e una postazione in batteria. Anche tutta la strada che dal paese di Resia sale verso Pian dei Morti è dotata di numerosi bunker e di alcuni tombini per lo scolo d’acqua che nascondono al loro interno dei fornelli di mina, cioè una galleria sotto la strada riempita di mattoni che servivano per intasare le mine.

Quando i nazisti arrivarono in questi territori nel 1943 non trovarono resistenza e occuparono le fortificazioni con una scuola d’alta montagna. Al termine della guerra, e più precisamente tra il 1959 e il 1962, lo sbarramento fu mantenuto operativo, mentre fino al 1998 venne solamente controllato periodicamente e impiegato per addestrare le truppe alpine dell’esercito italiano.

Dettaglio dell’itinerario tra il lago di Resa e il Pian dei Morti ^

Ingresso nel bosco che conduce al Pian dei Morti

Il trekking che conduce fino al Pian dei Morti è un percorso suggestivo tra boschi, storia, confini di stato, e grandi distese. A seconda del tempo a disposizione il percorso può iniziare in vari punti della vallata, quello più strategico è dalla frazione di Resia, appertenente al comune di Curon Venosta. Più in particolare la partenza è dal parcheggio per le auto presso il campo sportivo. Da qui si prende verso il largo ingresso nel bosco, ben segnalato con una grande mappa.

Molte persone amano fare questo trekking anche in bicicletta, magari approfittando di un e-bike per gestire meglio anche i tratti con una pendenza maggiore.

Una volta messi gli scarponcini il trekking verso Pian dei Morti inizia nel sentiero 2 e incontra subito alcuni indizi storici davvero particolari…

I bunker a valle ^

Appena preso il sentiero 2 notiamo una deviazione sulla sinistra che conduce fino alla sorgente del fiume Adige. Decidiamo di percorrerla e ci troviamo fin da subito, alla nostra destra, i primi bunker di quest’area di sbarramento. Vennero costruiti in occasione della seconda guerra mondiale, quando ci si aspettavano duri scontri tra l’esercito italiano e quello tedesco proprio in questi territori.

La particolarità di questi bunker a valle, che li differenzia in parte da quelli che troveremo al Pian dei Morti è che sono stati ricavati interamente scavando nella roccia. La struttura interna è sorretta da un’anima in calcestruzzo che è ancora possibile vedere aprendo le grandi “finestre” e “porte” realizzate su di un materiale che simula la texture delle pietre, per meglio mimetizzarli in mezzo alla natura.

Sorgente del fiume Adige ^

Proseguiamo lungo il sentiero segnalato che conduce alla sorgente del fiume Adige. Quando arriviamo ci troviamo davanti a un ammasso di sassi da cui sgorga la sorgente e su cui è posta la targa in pietra che riporta l’altitudine a cui ci troviamo di 1550 metri.

Sorgente del Fiume Adige a Resia

Una terrazzina in legno regala anche una piacevole vista sul centro abitato di Resia e sull’omonimo lago, che vediamo nella sua punta superiore. Siamo tra le Alpi Retiche e il fiume Adige comincia da qui la sua corsa per 415 chilometri che lo incorona come secondo fiume più lungo d’Italia e più importante tra tutti quelli dell’Alto Adige. Raggiunge poi il mare Adriatico nella località di Rosolina Mare in provincia di Rovigo.

Lasciata la sorgente dell’Adige torniamo al sentiero 2, che si snoda lungo una larga strada che segue il crinale della montagna con alcuni tornanti che si attorcigliano su loro stessi.

Il confine con l’Austria ^

La larga strada che percorriamo è transitabile per un buon tratto anche dalle auto dotate di permesso, ma fortunatamente ne incontriamo una o due al massimo.

Ci troviamo in mezzo al bosco e, di tanto in tanto, una panca di legno dà ristoro a chi si ferma a consultare la mappa o semplicemente a riposarsi un po’. La linea cellulare qui è piuttosto scarsa, quindi conviene scaricare tutte le indicazioni dei sentieri prima di partire.

Tra le altre cose che notiamo c’è un cavo che di tanto in tanto segnala la parte sinistra del percorso e incrocia altri sentieri. Ebbene questo è anche il confine che separa l’Italia dall’Austria in questi boschi. Lungo una di queste linee di confine è anche presente un’icona religiosa in legno: all’interno di una cornice è posizionato il crocifisso con Cristo.
Ovviamente si può attraversare liberamente il confine, passando sotto al cavo o semplicemente sganciandolo e poi riagganciandolo. In questo modo ci si può collegare anche ad altri sentieri per allungare il proprio percorso o raggiungere altri luoghi suggestivi.

Confine con Austria dentro al bosco sul trekking di Pian dei Morti

Il laghetto ^

Laghetto con staccionata in legno lungo il sentiero per il Pian dei Morti

Il sentiero prosegue in salita, in uno dei tratti con pendenza maggiore e continua fin verso il Pian dei Morti. Il percorso qui è ancora ricco di alti alberi che, a seconda dell’orario del girono, donano un po’ di refrigerio dal sole battente grazie alla loro ombra.

Sulla nostra destra si apre una zona dove alcuni grandi alberi nascondono un piccolo laghetto il cui perimetro è messo in sicurezza da una staccionata in legno. Qui non sono però presenti panche o luoghi particolarmente comodi in cui fermarsi, perciò dopo averlo ammirato ci rimettiamo in cammino.

I bunker in quota ^

La vegetazione si fa meno fitta e più bassa, siamo arrivati al Pian dei Morti. A segnalarlo non è solo la conformazione del territorio che si fa tutto sommato pianeggiante, ma anche la presenza di numerosi bunker. La maggior parte di qeusti sono stati ricavati nel terreno, per meglio mimetizzarli nella natura.

Delle strutture originarie rimangono solo gli scheletri in cemento, su cui la natura sta prenendo il sopravvento con un manto erboso che ne copre la superficie. Le stanze sono tutte visitabili e altro non sono che spazi squadrati totalmente sgomberi e, per la maggior parte, con scritte che riempiono le pareti e il soffitto. Chissà come doveva essere la vita qui, quando questi bunker venivano utilizzati dai soldati.

Pian dei morti ^

Procedendo lungo il sentiero ci immergiamo sempre di più nel Pian dei Morti. Si tratta di un territorio strano, dove i grandi prati circondati dalle montagne alternano sentieri bianchi a zone con qualche albero. Il terreno ha anch’esso diverse densità e, di tanto in tanto, si trovano alcuni acquitrini: è necessario quindi fare attenzione soprattutto se si decide di camminare in mezzo al prato o vi succederà come a me, che mi sono ritrovato con uno scarpone totalmente immerso nella melma. Bisogna fare attenzione anche perché lungo tutto il tragitto non è presente nemmeno una fontana per rinfrescarsi o ricaricare le borracce, tenetelo presente quando partite da valle.
Gli acquitrini più ampi sono segnalati da un cavo o una leggera recinzione, ma fate attenzione anche a quelli di dimensioni minori.

A rendere ancora più magica questa zona incontriamo alcuni cavalli lasciati allo stato brado. Buona parte di questi sono della razza avelignese, tipica della Val Venosta e celebrata anche a Sluderno con una statua nella sua piazza centrale. Questi cavalli sono abituati al contatto con i turisti, tanto che si avvicinano spontaneamente e in maniera molto calma. Si muovono in gruppo, apparentemente senza meta, e brucano negli ampi prati a loro disposizione.

Il fossato anticarro e i denti di drago ^

Eccoci arrivati alla parte storicamente più interessante di tutto il trekking fino al Pian dei Morti: il fossato anticarro, una struttura unica nel suo genere. Siamo nel bel mezzo di una torbiera e nel giugno del 1938 venne innalzato questo sistema dotato di ostacoli a forma di denti di drago che serviva per ostacolare il passaggio di mezzi corazzati.

Ancora una volta ci troviamo al confine tra il territorio italiano e quello austriaco e, sebbene la strada austriaca a quei tempi non fosse altro che una mulattiera, il timore era che in poco tempo sarebbe potuta essere trasformata in una strada carreggiabile e avrebbe potuto dare il via a un’invasione su territorio italiano.

Lo sbarramento di Pian dei Morti è composto da un duplice sistema: che si alterna e si combina in base al terreno su cui è costruito. Un fossato anticarro dove il terreno è più solido e i denti di drago che spuntano dalla torbiera.

Il fossato è piuttosto spesso: alla base misura 120 centimetri di larghezza che scendono a 60 centimetri nella parte più alta che raggiunge il metro e mezzo. Per costruirlo sono stati impiegati dei grossi massi. In tre punti il fossato è interrotto dai denti di drago, disposti su tre linee parallele e ancorati al terreno come palafitte. In profondità venne inserito un grande tronco che rappresentava l’anima della struttura del singolo dente, rivestito poi in calcestruzzo con un diametro di circa mezzo metro l’uno. Le altezze dei singoli denti di drago variano dai 90 ai 120 centimetri e sono disposti in maniera alternata. Alla base in calcestruzzo è stato aggiunto un cappello conico in acciaio dalla forma appuntita. Ciò permetteva all’acqua di defluire, ma allo stesso tempo di fermare eventuali carri armati che si fossero trovati a passare di qui.

Anche durante gli inverni più nevosi il funzionamento dei denti di drago era garantito, in quanto i carri armati sarebbero sprofondati nel terreno e avrebbero comunque terminato qui la loro corsa.

Sull’estremità dello sbarramento di Pian dei Morti si trovano, nemmeno a dirlo, alcuni bunker costruiti all’interno della montagna che permettevano di monitorare questa zona.

Oggi sia il fossato che i denti di drago sono ben conservati, nonostante non vengano fatte grosse opere di manutenzione. Quest’ultimi sono in parte provati dal tempo, sia cronologico che metereologico: alcuni infatti non hanno più il loro rivestimento in metallo a causa di alcuni fulmini che li hanno colpiti, ed espongono direttamente all’esterno la loro anima di legno.

Punto panoramico sul lago di Resia ^

Siamo circa a metà del trekking e stiamo per raggiungere un altro dei punti più amati dagli escursionisti che vengono fin qui: il belvedere sul lago di Resia. Più o meno a un terzo dalla fine dello sbarramento è presente un sentiero che, tenendo il confine austriaco sulla sinistra, va verso destra. Prenendolo la strada degrada leggermente fino ad un’apertura sulla vallata.

Qui si trova un masso di roccia su cui si può salire e godere del fantastico panorama su tutto il lago di Resia, nella sua interezza e, in lontananza, si può vedere anche il lago della Muta. Solo questo panorama vale la fatica fatta per arrivare fino a qui, e questo è anche il luogo migliore dove fermarsi e stendersi sull’erba per riposarsi e rifocillarsi, godendo della vista.

Una volta decisi a ripartire, prendiamo il sentiero 1A che continua in discesa ricollegandosi al sentiero 2 che torna al punto di partenza.

Il lago di Resia ^

Dall’alto del trekking abbiamo potuto vedere il lago di Resia nella sua interezza. Questo lago alpino si trova a un’altezza di circa 1498 metri sul livello del mare all’interno del comune di Curon Venosta dal cui centro storico si può vedere il celebre campanile che emerge dal lago.

Il lago di Resia è attualmente il lago più grande di tutta la provincia di Bolzano, grazie a una capacità di circa 120 milioni di metri cubi d’acqua. Lungo il suo perimetro si affacciano diverse frazioni del comune di Curon Venosta, come quella di Resia che dà il nome all’interno lago.

Molti altoatesini si ritrovano sulle sue sponde per praticare sport: durante l’estate i forti venti permettono di praticare kiteboard, mentre in inverno il lago ghiaccia, più o meno tra i mesi di dicembre e marzo, e consente di praticare sulla sua superficie il pattinaggio e lo sci di fondo. Sono molto suggestive anche le immagini delle persone che, con il lago ghiacciato, giungono a piedi fino al campanile.

La diga del lago di Resia ^

Lasciando il lago di Resia, procedendo da Resia verso il lago della Muta, arriviamo alla diga del lago di Resia, la quale ha dato vita all’intero lago artificiale, così come lo vediamo oggi, e alla storia del suo campanile.

La costruzione di questa diga, al centro di giustificate polemiche, avvenne nel 1950 e causò l’unificazione dei tre laghi prima presenti qui, il lago di Resia, quello di Curon e quello di San Valentino alla Muta, creando un unico grande bacino e sommergendo paesi interi per un totale di 163 case e 523 ettari di terreno.
Tra questi c’era ovviamente anche il vecchio centro abitato di Curon, di cui il celebre campanile sommerso è una vivida testimonianza.

Questa diga venne pensata per creare energia idroelettrica, ma i bassi fondi a disposizione richiesero dei finanziamenti da parte degli svizzeri che, in cambio, ottennero l’energia prodotta per ben 15 anni.

Oggi la diga è ancora in funzione e può essere tranquillamente attraversata a piedi o in bicicletta per raggiungere la parte opposta del lago. Dalla diga si ha anche un ottimo panorama sul vicino lago della Muta, di dimensioni  notevolmente più contenute.

Leggi anche la guida per 4 giorni in Val Venosta.

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Pian dei Morti e il Lago di Resia - TrekkingLago di Resia e Pian dei Morti: luoghi naturali dall'alta valenza storica. Sorgente dell'Adige, bunker nella roccia e sbarramenti anticarrohttps://www.lorenzotaccioli.it/pian-dei-morti-e-lago-di-resia-trekking/
Lorenzo Taccioli