Avevamo pensato di visitare Pitigliano nel tardo pomeriggio, quando la luce calda del tramonto scalda ulteriormente l’atmosfera del borgo di tufo. Invece ci siamo ritrovati, un po’ per caso, immersi nelle calde acque delle terme libere di Saturnia.
Abbiamo quindi deciso di rimandare la visita di Pitigliano alla mattina seguente, così da avere tutto il tempo per vedere in tranquillità ciò che questo splendido borgo toscano ha da offrire, come la visita all’antico quartiere ebraico o l’acquedotto mediceo.
Cosa Vedere a Pitigliano
L’acquedotto Mediceo
Fontana delle 7 cannelle e Fontane Gemelle
Palazzo Orsini
La Sinagoga e il Quartiere Ebraico
Mostra sulla cultura ebraica
Cantina Kasher
Bagno Rituale
Macello Kasher
Forno delle Azzime
Tintoria
La Sinagoga – Bet Ha-Kneset
Mappa del Quartiere Ebraico di Pitigliano
La Chiesa di San Rocco
La Cattedrale dei Santi Pietro e Paolo – Il Duomo di Pitigliano
I vicoli del borgo toscano di Pitigliano
La Piccola Gerusalemme – La Città di Tufo
Dove si trova Pitigliano
Immagini di Pitigliano
Il borgo di Pitigliano, annoverato tra i borghi più belli d’Italia, è sufficientemente piccolo da poter essere visitato in un paio d’ore. Sarà però necessaria qualche ora in più per godere tranquillamente dei suoi vicoli e dell’atmosfera rilassata che si respira tra vecchi edifici e piccole piazzette.
L’intero centro storico di Pitigliano si sviluppa su tre vie principali che corrono parallele: via Roma, via Zuccarelli e via Vignoli.
Quando si arriva a Pitigliano si dovrà quasi certamente parcheggiare l’automobile nel borgo nuovo. Da qui, attraverso una passeggiata di pochi minuti, si arriva su di una strada che regala una panoramica sull’intero borgo arroccato sulla pietra di tufo.
Già ad una prima occhiata si noteranno i resti dell’acquedotto mediceo che caratterizzano la parte iniziale del borgo. L’acquedotto è composto da un totale di 15 archi, di cui i primi due di dimensioni ragguardevoli. La sua costruzione fu cominciata nel XVI secolo, ma a causa di grosse difficoltà dovute all’asprezza del territorio e alla notevole altitudine del borgo rispetto ai tre corsi d’acqua che scorrono nella vallata sottostante, venne completata solo nel 1639. In quell’epoca il territorio era già sotto la proprietà della famiglia dei Medici, da cui l’aggettivo “Mediceo”.
Nel secolo successivo, invece, vennero aggiunte le successive 13 arcate di dimensioni più contenute. Tutta la struttura si integra perfettamente con il borgo, grazie al rivestimento in tufo che caratterizza tutto il paese.
Ovviamente l’obiettivo dell’acquedotto Mediceo era quello di portare in maniera continuativa acqua al borgo abitato di Pitigliano, attingendo dai fiumi Lente, Meleta e Prochio.
L’acquedotto Mediceo arriva fino a piazza della Repubblica, dove a celebrare l’acqua si trova anche la fontana delle 7 cannelle. Questa si trova proprio in corrispondenza del punto terminale dell’acquedotto e venne costruita nel 1545, quando i lavori ingegneristici per portare l’acqua al centro urbano non erano ancora terminati.
La fontana è direttamente collegata all’acquedotto mediceo, dal quale si riforniva per attingere l’acqua necessaria al suo funzionamento.
Il nome “fontana delle 7 cannelle” gli fu attribuito solo nel XVIII secolo, quando vennero aggiunte e rese funzionanti le cannelle.
La fontana è composta da cinque arcate rivestite in tufo. L’arcata centrale si innalza sulle altre portandosi ad un’altezza maggiore. Sopra a tutte le arcate si trovano 5 pinnacoli. Invece sulle cannelle da cui l’acqua sgorga nella vasca centrale sono poste delle decorazioni a tema animale.
Oltre alla fontana delle 7 cannelle, in piazza della Repubblica si trova una seconda fontana, nota come fontana gemella e costruita agli inizi del XX secolo. Il suo nome è dovuto al fatto che in realtà si trovano due fontane uguali all’interno della grande piazza della Repubblica, una a chiusura del lato settentrionale e una a chiusura del lato meridionale.
Su piazza della Repubblica spicca alto anche il palazzo Orsini che, a sua volta, dà vita a un’altra piazzetta: piazza Fortezza Orsini.
Questo è uno dei palazzi più antichi di tutta Pitigliano, venne infatti costruito tra l’XI e il XII secolo come sede di un convento e nel secolo successivo fu acquistato dalla famiglia Aldobrandeschi che ne fece la propria rocca. Il suo nome, però, è legato alla famiglia Orsini per un semplice motivo: nel XVI secolo Niccolò Orsini operò una profonda ristrutturazione e un grande ammodernamento al palazzo stesso.
Tra il XVIII e il XIX secolo venne nuovamente rivisto su richiesta della famiglia Lorena e attualmente ospita al suo interno due musei:
L’aspetto attuale del palazzo Orsini è un mix di torri unite a un torrione e una sommità in merletti che ne caratterizzano l’aspetto. Attraverso una breve rampa si arriva alla porta dotata di un arco tondo e che ci mette in comunicazione diretta con il cortile interno. Qui si affacciano una serie di loggiati che si basano su colonne dai capitelli ionici.
Procedendo lungo via Zuccarelli cominciamo ad immergerci nel cuore del centro storico di Pitigliano, con strette vie che corrono perpendicolari alla nostra, dove i palazzi in tufo e scalinate o archi si susseguono rapidamente.
Da qui una corta via a sinistra conduce fino al piccolo quartiere ebraico della città. Il Ghetto venne istituito nel XVII secolo, circa un secolo dopo a quando Niccolò IV Orsini, favorevole alla presenza di questa minoranza sulle sue proprietà, decise di regalare al suo medico ebreo un terreno per realizzarci un cimitero ebraico.
Gli ebrei qui si sentivano protetti e così cominciarono ad aumentare di numero, tanto da diventare circa un quarto della popolazione totale del borgo, che venne soprannominato come “la piccola Gerusalemme“. Il numero ebbe un drastico calo con l’unità d’Italia, quando grazie all’emancipazione conquistata, gli ebrei si spostarono verso le città vicine. Durante la seconda guerra mondiale rimasero solamente circa 30 ebrei all’interno del borgo e questi furono aiutati dai cittadini di Pitigliano che li nascosero nelle campagne circostanti durante i rastrellamenti.
La Sinagoga si trova all’interno del quartiere ebraico, intorno al quale si trovano anche piccoli negozi che vendono prodotti tipici, per lo più alimentari. Si tratta di un quartiere veramente ristretto all’interno del borgo, dove le case si incastrano l’una sull’altra e dove sono presenti ancora sette locali che venivano impiegati dalla comunità.
Scegliendo cosa vedere a Pitigliano, non può certo mancare una visita a questo quartiere e alle sue sale comuni.
La prima sala, subito dopo la biglietteria, ospita una mostra sulla cultura ebraica. Qui si trovano oggetti tipici utilizzati durante le funzioni religiose e durante la vita di tutti i giorni. Attraverso gli oggetti vengono spiegati i dettami a cui i fedeli devono sottostare. Questa stanza fu il primo luogo di culto in cui la comunità iniziò a ritrovarsi, anche se non ce n’è più traccia.
Continuando lungo il corridoio, tra le luci soffuse, si arriva all’ingresso della cantina Kasher. Seguendo una breve scala che scende nelle viscere della roccia si arriva al cuore della cantina, dove veniva prodotto il vino Kasher, ovvero quello adatto ad essere consumato perché prodotto secondo i dettami del rito ebraico. Fondamentale, nella preparazione del vino, è non aggiungere additivi a base di caseina, infatti non è ammesso consumare all’interno dello stesso pasto sia carne che latticini.
La temperatura è fresca e intorno a noi si trovano le botti utilizzate nelle conservazione del vino.
Risalendo passiamo per la sala del bagno rituale. Questa è probabilmente la sala più grande tra tutte quelle del quartiere e presenta un foro sulla parete di sinistra, da cui fuoriusciva acqua piovana che cadeva all’interno di una vasca che consentiva il rito della Tevilà.
La Tevilà è il rito ebraico che lega il singolo alla comunità e al suo credo e viene svolto attraverso l’immersione nella vasca in periodi ben precisi della vita: alla conversione all’ebraismo, dopo il periodo mestruale, prima del matrimonio e dopo il parto. Il rito deve essere svolto dopo il tramonto, quando iniziano a vedersi le stelle.
Procedendo verso la Sinagoga si incontra il macello Kasher, dove una persona esperta chiamata Sochet macellava le carni.
Anche il consumo di carni animali è sottoposto a una rigida regolamentazione da parte della Torah, ad esempio si può mangiare solo pollame e ruminanti con lo zoccolo spaccato e possono essere macellati solo capi perfettamente sani. L’animale può essere ucciso solo con un taglio netto alla giugulare e deve essergli asportato tutto il sangue che non può essere in alcun modo consumato, perché rappresenta la vita.
Il macello Kasher del quartiere ebraico non è altro che una grande stanza che, ad oggi, sembra più un deposito di mattoni e attrezzi che altro.
Il forno delle Azzime è composto da una doppia stanza e in entrambe si trova un forno. Questa stanza veniva aperta una sola volta all’anno (l’ultima delle quali nel 1939) e veniva impiegato dall’intera Comunità per la cottura dei dolci e del pane azzimo durante gli otto giorni di Pasqua.
A destra dello stipite della porta di ingresso si trova un incavo leggermente obliquo, che serviva per ospitare la Mezuzà, ovvero il rotolino di pergamena che conteneva un passaggio sacro per la cultura ebraica “Ascolta Israele, il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno [..] scrivili sugli stipiti della tua casa e sopra le tue porte.”.
Lasciando il forno delle Azzime e più o meno sotto la scalinata che conduce alla Sinagoga, si trova la tintoria. Questo ambiente venne creato perché molti degli ebrei di Pitigliano erano commercianti e tessitori. Queste stanze venivano impiegate dalla comunità come tintoria e conceria grazie alle grandi vasche che venivano riempite d’acqua per lavorare i materiali.
Anche in questo caso, sull’ingresso, è presente l’incavo per la Mezuzà.
Salendo una breve scalinata si arriva fino alla Sinagoga, la cui parte più alta della facciata è già visibile da fuori questo piccolo quartiere ebraico. Si tratta di un’unica stanza con un piccolo soppalco dal quale si ha un bel punto di vista sull’intera struttura: grandi lampadari scendono sugli arredi in legno che circondano l’intero perimetro del luogo più sacro in città per gli ebrei.
La Sinagoga venne costruita grazie a un finanziamento privato alla fine del XVII secolo e, dopo una frana che negli anni ’60 portò grossi danni, venne ricostruita nel 1995 grazie al contributo del comune di Pitigliano.
Ad oggi è utilizzata molto raramente e solo per alcune celebrazioni. Questo perché per svolgere la funzione è necessaria la presenza del Minian, ovvero 10 uomini che facciano la celebrazione.
Gli elementi della Sinagoga sono diversi: la Tevà, ovvero il pulpito che è posto al centro della sala con banchi in legno tutto intorno. Davanti alla Tevà è presente un semicerchio nel quale si trovavano i cantori, mentre sulla balconata (matroneo) sedevano le donne che assistevano alle funzioni.
Nell’Aron ha-codesh trovava posto il Sefer Torah, ovvero il pentateuco che serve a celebrare la funzione e nel quale sono trascritti i versi della Torah. L’Aron ha-codesh altro non è che un armadio contenente questo oggetto fondamentale, e si trova sempre nella parete più esposta verso Gerusalemme.
All’ingresso nel quartiere ebraico, dopo il pagamento di una piccola cifra e dopo aver noleggiato la kippah per coprire il capo, viene lasciata una piccola guida che illustra le varie stanze che si vanno a visitare.
Ecco la mappa del quartiere ebraico.
Procedendo tra gli splendidi vicoli del borgo di Pitigliano, tra decorazioni e festose bandierine che rallegrano le vie, troviamo la chiesa di San Rocco.
Durante i secoli vennero fatte modifiche alla struttura e alla sua facciata, di cui attualmente è visibile solo l’ultima versione: una doppia scalinata che porta all’ingresso della chiesa e una nicchia posta sopra al portale di ingresso, nella quale si trova la riproduzione di una statua religiosa.
La chiesa di San Rocco venne costruita nel XVI secolo e viste le sue dimensioni esigue passò dall’essere un luogo di celebrazione delle funzioni a semplicemente un luogo di sosta per la preghiera, mentre le messe vere e proprie venivano svolte in chiese dalle dimensioni maggiori.
Alla fine del XIX secolo la chiesa fu totalmente chiusa e l’edificio dato in mano a dei privati che lo utilizzarono in parte per la costruzione di alcune unità abitative. Nonostante ciò è ancora possibile accedere alla piccolissima chiesetta e ammirare la struttura, divisa in tre strette navate.
Un ultimo punto di interesse da non perdere tra tutte le cose da vedere a Pitigliano è senz’altro il duomo, ovvero la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo.
Questa chiesa sorge su piazza San Gregorio e rappresenta ovviamente il maggior luogo di culto della città. Nonostante sembra essere presente già dall’XI secolo, la prima menzione ufficiale dell’edificio venne fatta nel XIII secolo.
Il duomo di Pitigliano ha subito diverse ristrutturazioni durante i secoli e venne promossa a cattedrale durante la metà del XIX secolo.
La facciata è divisa in tre sezioni e al centro si trova il portale di ingresso in travertino, originario del cinquecento. Ai lati, in due nicchie, trovano posto le statue dei santi Pietro e Paolo a cui la cattedrale è titolata. Salendo, invece, si trovano tre finestre che danno luce agli interni della chiesa e, ancora sopra, un bassorilievo raffigurante i santi Rocco, Francesco e Maria Assunta.
Sulla sinistra della facciata si trova invece il campanile, costruito originariamente per fini militari e civili. Inizialmente questa torre era composta da due livelli ma quando fu convertita all’utilizzo come campanile fu aggiunto un ulteriore livello e venne dotata di campane.
Nonostante la struttura interna sia praticamente invariata dal XVI secolo, l’aspetto attuale è quello risalente a due secoli dopo, quando vennero aggiunte le cappelle laterali e la macchina barocca sull’altare maggiore. Entrare dentro al duomo di Pitigliano significa visitare un museo di arte sacra: sono infatti numerosi i dipinti alle pareti e le statue, anche antiche, che vivono al suo interno e che ne decorano le cappelle e l’altare.
Passeggiare per Pitigliano significa perdersi tra vie e vicoletti intrecciati tra di loro. Ai lati delle strade si trovano alti palazzi in tufo che spesso sono collegati tra loro da bandierine colorate che scendono sulle teste dei turisti.
La bellezza di questo borgo è anche la sua storicità e immergersi per qualche istante in un tempo che sembra sospeso. I portoni in legno scuro si fondono con le scalinate chiare e una timida vegetazione fa da contorno a questi scorci.
Anche d’estate è piacevole camminare tra i vicoli di Pitigliano che, a parte le ore centrali della giornata, risultano essere quasi sempre ombreggiati proprio per via degli alti palazzi.
Il borgo di Pitigliano, vista la particolarità del suo territorio e la sua storia ha diversi nomignoli. Tra questi, due sono i più famosi:
Pitigliano si trova all’interno della Maremma e più precisamente in provincia di Grosseto, nella bassa Toscana. Il centro storico sorge su di un altopiano costruito fino al limite con la roccia: molti palazzi si trovano infatti a strapiombo sulla via che gira al di sotto del borgo.
Pitigliano è a poca distanza dal confine tra Toscana e Lazio a circa 80 km dalla provincia di Grosseto. Purtroppo per raggiungere Pitigliano è necessario muoversi in auto. Se si volesse raggiungere la città coi mezzi pubblici è necessario scendere alla stazione ferroviaria di Albinia o di Viterbo o ancora di Orbetello e poi proseguire con degli autobus.
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