Pompei – Guida alla Visita

Pompei - Ingresso al sito archeologico

Pompei e i suoi scavi sono una delle attrazioni più famose di tutta Italia. Si tratta di un sito facente parte del patrimonio dell’umanità dell’UNESCO dal 1997, in grado di testimoniare lo stile di vita in epoca romana. Ciò è stato possibile a causa dell’eruzione del vicino Vesuvio che ha raggiunto la città di Pompei e l’ha completamente inondata di lava, che una volta solidificata ha mantenuto per secoli sotto di se i resti intatti della città.

La visita a Pompei può durare da poche ore ad intere giornate, tante sono le abitazioni, i resti e le storie da scoprire. Si tratta di uno spettacolo unico al mondo che richiama ogni anno milioni di visitatori e che permette di immergersi nella storia antica e nell’archeologia. Con una lunga passeggiata tra i resti di questa antica città si potranno riscoprire i suoi quartieri e la vita dell’epoca. Si tratta di un viaggio nel tempo entusiasmante che non aspetta altro che essere vissuto.

Pompei - Ingresso al sito archeologico

Breve Storia di Pompei e dell’eruzione ^

L’antica città di Pompei sorgeva verso la foce del fiume Sarno, nel punto in cui era stato costruito un porto molto attivo. La città venne fondata tra il VII secolo avanti Cristo e la prima metà del VI e a quell’epoca risale la cinta muraria in tufo che racchiudeva l’intero centro storico, il quale occupava una superficie di oltre sessante ettari.

Pompei era una cittadina molto ricca, soggetta a diverse influenze, da quelle etrusche a quelle greche. La città si evoleva e con essa anche le infrastrutture cittadine, tanto che nel V secolo avanti Cristo venne eretta una seconda cinta fortificata seguendo la tecnica greca. In questo caso il materiale utilizzato fu la pietra calcarea.

L’esplosione del numero dei suoi abitanti si ebbe alla fine del V secolo avanti Cristo, quando i Sanniti scesero dai monti dell’Irpinia e del Sannio e, conquistando i territtori pianeggianti, crearono un unico grande bacino che rispondeva direttamente alla capitale Nocera. In quell’epoca venne ricostruita interamente la cinta muraria che seguì però il perimetro di quella precedente.
Entrata successivamente nei possedimenti della Repubblica Romana, vi si ribellò intorno al 90 avanti Cristo, richiedendo pari condizioni rispetto alla città di Roma. I romani però non accettarono questa ribellione e l’assediarono, trasformondo Pompei in colonia romana nell’80 avanti Cristo e dandole il nome di Veneria Pompeianorum. Negli anni successivi la città gode di nuova linfa e fiorirono sia gli edifici pubblici che quelli privati, con una particolare attenzione al suo imbellimento. Purtroppo, ancora prima del famoso evento che l’ha consegnata ai giorni nostri, Pompei fu vittima di un grosso terremoto: era il 62 dopo Cristo e i danni furono molto ingenti. Nonostante ciò partirono subito i lavori di ricostruzione… i quali non erano ancora conclusi nel 79 dopo Cristo.

Proprio nel 79 dopo Cristo, il 24 di agosto, avvenne l’eruzione del vicino Vesuvio. Il vulcano oscurò il cielo tanto era densa la sua coltre di cenere e lapilli e nonostante i terremoti che facevano presagire quanto stesse per acccadere, la lava arrivò fino al centro di Pompei, sommergendolo totalmente e colpendo quanti vi si trovavano. La sua storia si fermò quindi quel giorno di agosto del 79, e l’eruzione fu talmente di ampia portata che creò un pianoro di circa 30 metri sul livello del mare che coprì tutta la città e che conservò al di sotto di se gli edifici, le persone e gli animali che qui si trovavano.

Pompei e statua di ingresso

Quando è stata scoperta Pompei? ^

La scoperta del sito archeologico di Pompei avvenne negli ultimi anni del XVI secolo, ma l’esplorazione vera e propria e le attività per riportare in superficie questa straordinaria città, vennero avviate solo nel 1748. Era il tempo dei borboni a Napoli, e la città era governata dal re Carlo III. Da quel momento i lavori per riportare alla luce tutti i resti archeologici della città non si fermarono mai, continuando per tutto l’ottocento e anche durante il secolo scorso.

Ad oggi l’area archeologica di Pompei si estende per ben 66 ettari, di cui solo 45 sono stati scavati. Anche la suddivisione in quartieri (regi) che si possono vedere oggi non è originale della città, ma fu organizzata nel 1858 per meglio orientarsi e studiare quanto riportato alla luce.

Quanto dura la visita a Pompei? ^

Pompei è un sito molto vasto e dalla straordinaria bellezza. A seconda del tempo a disposizione si possono organizzare più percorsi di visita con differenti durate. Bisogna anche considerare che quello che si può vedere è, principalmente, la struttura delle case, alcuni mosaici, alcuni dipinti e i calchi di persone e animali sorpresi dalla colata di lava. Al di fuori di alcune abitazioni o strutture estremamente particolari, la visita può diventare un po’ ripetitiva se ci si ferma troppo tempo e, soprattutto chi non è interessato all’archeologia, può iniziare a trovarla poco interessante.

Per evitare ciò è meglio scegliere un percorso dalla media durata ed eventualmente integrarlo progressivamente. All’ingresso, dove è possibile acquistare il biglietto, si trovano anche delle cartine nelle quali sono dettagliate le strade e le case che si incontrano dentro agli scavi archeologici di Pompei e nella quale sono segnalati diversi percorso possibili, con l’indicazione del tempo necessario, che va da poche ore fino a un’intera giornata.

Guida alla Visita Completa di Pompei in Mezza Giornata – Cosa Vedere ^

La visita di Pompei è possibile farla in autonomia, utilizzando guide (come questa) o altro materiale che si può reperire online o acquistare, oppure attraverso una visita guidata. In questo caso la guida accompagna i visitatori per qualche ora nei luoghi più suggestivi e poi li lascia liberi di scoprire il resto del sito in autonomia. Si può richiedere la visita guidata nelle apposite postazioni di Porta Marina e di Piazza Esedra solo dalle 9.00 alle 14.00 (sconsigliato rivolgersi ad altri enti).

Muoversi all’interno del sito di Pompei è piuttosto semplice, la cartina riporta i nomi di tutti gli edifici, i quali sono stati assegnati sulla base dei proprietari che vi vivevano o, quando non era possibile ricostruire a chi appartenesse la casa, attraverso i ritrovamenti che vi erano stati fatti all’interno.

Quando visitate Pompei dovete mettere in conto di non poter vedere tutto quello che, eventualmente, vi prefissate. Infatti spesso alcune case o ville vengono chiuse per manutenzione, mentre altre (le più delicate) osservano orari di apertura ristretti rispetto all’interno parco.

Dei 45 ettari scavati, solo 22 sono resi visitabili e per farlo ci si muove su di un terreno spesso sconnesso e irregolare, perciò è necessario fare attenzione (io stesso sono rovinato a terra mentre camminavo consultando la cartina!) e indossare scarpe comode. All’interno non è possibile portare con se bagagli superiori a 30x30x15 centimetri e nelle biglietteria è disponibile un servizio di guardaroba.

Pompei Scavi Archeologici

In mezza giornata, o qualche ora di più, è possibile farsi un’idea piuttosto precisa della maggior parte delle cose da vedere a Pompei, senza saltare le principali e più famose attrazioni. Questa guida richiederà dalle 4 alle 7 ore per essere seguita, a seconda del ritmo che adotterete per visitare il sito e di quanto vi soffermerete nelle singole case.

Anfiteatro ^

Noi cominciamo la visita di Pompei dall’anfiteatro. Non è l’unico presente all’interno degli scavi di Pompei ma è senza dubbio il più grande e maestoso. Si tratta anche dell’anfiteatro in assoluto più antico tra tutti quelli di epoca romana presenti al mondo. Venne infatti costruito nel 70 avanti Cristo, poco dopo che Pompei fu trasformata in colonia romana e aveva una capacità di crica ventimila spettatori, che arrivavano qui addirittura dalle città vicine per assistere agli spettacoli. Per questo motivo la sua posizione non è centrale, ma venne costruita in un lato della città, proprio per facilitare gli spostamenti di masse così ingenti di persone.

Entrandovi ci troviamo proprio nel mezzo dell’anfiteatro e, attraverso delle scalinate esterne a doppia rampa è possibile accedere alle gradinate superiori, mentre un corridoio accompagna fino alle gradinate inferiori.

Un parapetto, ancora visibile, separava l’arena dagli spettatori ed era decorato con affreschi che richiamavano l’arte dei gladiatori. Una parte di questi è ancora visibile con i nomi dei magistrati che decisero di far costruire questa grandissima struttura.

L’arena di Pompei, prima di rimanere seppellita sotto gli strati di lava, rimase chiusa per circa 10 anni a partire dal 59 dopo Cristo, in quanto dopo uno spettacolo i pompeiani se le diedero di santa ragione con i nucerini e i magistrati applicarono questa pena come punizione.

Oggi l’arena entra in funzione qualche volta all’anno per ospitare spettacoli o concerti, parte dei quali sono ricordati lungo la galleria coperta dell’arena, attraverso immagini fotografiche esposte.

Palestra Grande ^

Proprio davanti all’anfiteatro si trova invece la Palestra Grande, un grande spazio all’aperto di circa 140 metri di lato e a forma quadrata, circondata da portici chiusi e da alte mura esterne. Ai lati della palestra grande erano presenti dei grandi platani di cui è rimasto il calco delle radici.

Questo spazio venne costruito agli inizi del I secolo e veniva utilizzato per far fare sport ai giovani di rango più alto. Al suo centro era presente anche una piscina di circa 23 per 35 metri. Sulle pareti e sulle colonne che definiscono questo spazio sono stati ritrovati alcuni affreschi a tema erotico e poetico.

La Palestra Grande venne riportata alla luce nel secolo scorso, tra il 1935 e il 1939 e durante gli scavi vennero ritrovati anche numerosi corpi di persone che cercarono rifugio dall’eruzione al suo interno, probabilmente convinti che le alte mura della struttura potessero proteggerli dalla colata di lava.

Casa delle Venere in conchiglia ^

La prima villa che vediamo durante il nostro itinerario di Pompei è la Casa delle Venere in Conchiglia, così chiamata per via dell’affresco ritrovato all’interno di questa costruzione eretta nel I secolo avanti Cristo. Durante gli anni subì diverse trasformazioni prima di prendere l’aspetto definitivo. Al centro della villa si trova il giardino dotato di peristilio e attorno a questo si dispongono i vari ambienti, frequentemente affrescati, e spesso dotati di lunghi portici.

Proprio sul fondo del peristilio si trova l’affresco della Venere, accompagnata da due angeli. Ma questo non è l’unico affresco ritrovato qui dentro. Sono infatti varie le scene ritratte e, tra queste, uccelli che si abbeverano a una fontana e una statua di Marte con lancia e scudo.

Casa del Frutteto ^

Purtroppo non accessibile è la casa del frutteto o dei Cubicoli Floreali. Il suo nome è legato al fatto che nella casa è presente un grande spazio verde con il dipinto di un giardino. A differenza di altre case di Pompei, che hanno sempre il disegno di un giardino, qui si trova nella parte privata della casa all’interno di due cubicoli che venivano utilizzati dai proprietari per riposare.

I due cubicoli hanno giardini differenti tra loro, nel primo si trovano piante ornamentali e da frutto, come corbezzoli e limoni. Nel secondo invece si trovano piante dalle dimensioni più generosi, come un fico nel quale trova riparo un serpente che all’epoca rappresentava un simbolo di prosperità.

Casa e Thermopolium di Vetutius Placidus ^

Casa e Thermopolium di Vetutius Placidus - Locanda di Pompei

La casa e il thermopolium di Vetutius Placidus non possono che attirare la nostra attenzione, già da quando ci siamo passati davanti per cominciare il nostro tour dentro alle rovine di Pompei.

Questa casa è aperta su via dell’abbondanza e viene mostrata come una classica rappresentazione della mobilità sociale che era possibile a Pompei durante l’epoca romana. Quella che abbiamo davanti a noi è chiaramente una bottega di un commerciante, il quale insieme agli artigiani godeva di uno status sociale elevato, che prima era riservato solamente ai grandi proprietari di terra.

Nel thermopolium venivano serviti piatti caldi e bevande, conservate in grandi giare incassate direttamente dentro al bancone costruito in muratura e che ancora oggi possiamo vedere insieme alle sue decorazioni. Quando tra il 1912 e il 1939 questo spazio venne riportato alla luce, dentro ad una delle giare furono ritrovati tre chili di monete, a testimonianza del fatto che gli affari andavano alla grande. Si pensa che questo sia stato l’ultimo incasso dell’oste prima di essere seppellito, insieme al suo locale, dalla lava.

Nel muro in fondo al bancone si trova un’edicola molto ben conservata, che serviva a proteggere i padroni di casa. Qui si trova anche una porta che collega la bottega all’abitazione di Vetutius Placidus, anch’essa decorata con affreschi e dotata di un triclinio per i banchetti all’aperto.

Casa di Fabius Amandio ^

Casa di Fabius Amandio - Pompei

La tappa successiva è la casa di Fabius Amandio, una piccola casa appartenuta ad una famiglia del ceto medio. Rispetto a quelle delle famiglie più ricche, le dimensioni qui si fanno più modeste e la casa si sviluppa su due piani e il piano superiore è dotato di un lungo balcone che si affaccia sempre su via dell’Abbondanza.

All’interno della casa di Fabius Amandio sono stati ritrovati anche dieci pettini da tessitore e si pensa che quindi qui, oltre all’abitazione, ci fosse anche una piccola bottega tessile. Alle pareti si trovano ancora oggi delle pareti riccamente dipinte con colori vivi e rossi e con scene di paesaggi sacri e pastorali. Nel pavimento si trova un piccolo rivestimento a mosaico.

Casa di Paquius Proculus ^

A pochissima distanza si trova invece la casa di Paquius Proculus. Questo è un grande ambiente che risale al II secolo avanti Cristo, come testimoniato da alcuni capitelli cubici posti sul portale dell’ingresso.

Davanti alla casa, come in altre abitazioni di Pompei, si trova un mosaico a pavimento che raffigura un cane accucciato davanti alla porta. Questo è un simbolo ricorrente che raffigura la custodia della casa.

L’intero atrio della casa di Paquius Proculus è rivestito da un tappeto musivo a cassettoni con animali che simboleggiano la prosperità e accompagnano i ritratti di un uomo e di una donna. Nel triclinio erano raffigurate delle scene particolari, come quella in cui alcuni pigmei sono ritratti mentre pescano o un’altra in cui un asino cede sotto il peso di un sileno ubriaco.

Casa del Menandro ^

Al fianco della casa di Paquius Proculus c’è invece la casa del Menandro, il cui cortile è piuttosto ampio e verdeggiante. L’abitazione apparteneva a una famiglia di alto rango, come testimoniato dall’architettura e dalle decorazioni della villa. Il nome attribuito alla casa è legato al ritratto di un Menandro trovato all’interno del portico, ovvero di un commediografo ateniese.

Nell’atrio si trovano affreschi che raccontano scene dell’Iliade e dell’Odissea. La casa del Menandro è dotata anche di un piccolo impianto termale, sotto al quale è presente un ambiente interrato che veniva probabilmente utilizzato come cantina e custodiva una cassa con ben 118 pezzi di argenteria. Il servizio era completato da vasellame per la mescita del vino, piatti, coppe e altri strumenti per la tavola e i banchetti. In un lato della casa del Menandro si trova anche la ricostruzione di un carro.

Si suppone che la casa del Menandro appartenesse a Quinto Poppeo Sabino, imparentato direttamente con l’imperatrice Poppea, che sposò in seconde nozze l’imperatore Nerone.

Fullonica di Stephanus ^

Sempre all’interno del Regio I si trova la Fullonica di Stephanus, uno dei laboratori più visitati di tutta Pompei. Questo era uno degli antenati delle nostre lavanderie. Al suo interno venivano infatti lavati i panni sporchi e sgrassati i tessuti appena filati.

La struttura della Fullonica di Stephanus venne ricavata all’interno di un’antica casa ad atrio al centro della quale si trova l’impluvio in cui fu aggiunta una grossa vasca e al di sopra del quale si apre un grosso lucernaio. Il piano superiore veniva utilizzato per asciuare i panni e le vasche si trovano all’interno del giardino nella parte retrostante della casa.

All’interno della lavanderia lavoravano diversi schiavi che per ore calpestavano tessuti e panni messi sotto un liquido composto di urina umana e animale, mantenuta in vasi posti lungo le strade

Quando tra il 1912 e il 1913 venne riportata alla luce la Fullonica di Stephanaus, sul suo ingresso venne ritrovato lo scheletro di quello che si pensa essere il proprietario. Lo scheletro aveva con se un gruzzolo di monete, e sembra cercasse di fuggire con gli ultimi incassi della giornata quando venne sorpreso dalla lava.

Casa degli Epidii ^

La casa degli Epidii o casa di Epidio Rufo si trova sempre su via dell’Abbondanza e ci accediamo per via di un grande podio alto circa 1,5 metri sul resto della strada. Il portone di questa casa veniva aperto solo per grandi occasioni.

L’atrio che nasconde dietro di se è uno dei più suggestivi di tutta Pompei, dotato di 16 colonne che raggiungono un’altezza di quattro metri e mezzo, disposte le une di fianco alle altre intorno a un piccolo cortile. Sull’atrio si aprono poi due locali che hanno all’ingresso delle ulteriori colonne chiuse da capitelli corinzi.

Colonne nel cortile della casa degli epidii

Tempio di Iside ^

Siamo nel frattempo passati al Regio VIII e davanti ai nostri occhi ci troviamo il tempio di Iside, il quale venne portato alla luce in epoche successive. Il primo scavo fu addirittura nel 1764 e mostrò agli archeologi il tempio quasi intatto, con i mobili e le decorazioni ottimamente conservate.

Il tempio era titolato a un’antica dea egizia, il cui culto si diffuse nel mar Mediterraneo a partire dal III secolo avanti Cristo. Si narra che la dea recuperò parti del marito Osiride, dopo che questo fu ucciso e smembrato da Seth. Terribilmente disperata lo ricompose e attraverso i suoi poteri lo riportò in vita e da quel momento fu venerata come dispensatrice di vita. Proprio questo messaggio di speranza ha fatto si che il culto si diffondesse tra il ceto più popolare degli abitanti di Pompei.

Il tempio di Iside è caratterizzato da un cortile porticato, in cui il tempio vero e proprio è posto su di un alto podio e, al fianco si trova un edificio più piccolo, al cui interno è presente una scala che conduceva fino al bacino dal quale attingere l’acqua per le offerte. La credenza popolare diceva che questo fosse alimentato direttamente dal fiume Nilo.

UIn altro edificio invece era dedicato alle riunioni degli iniziati, che potevano riunirsi qui e in una sala ancora più piccola, il sacrarium, sono stati rinvenuti degli affreschi che narrano episodi della vita della dea.

Foro Triangolare ^

La prossima tappa è il foro triangolare di Pompei, ovvero una piazzetta che deve il suo nome alla forma della sua pianta. Sui lati si trova un colonnato a cui si arriva per mezzo della via dei Teatri. Qui sei colonne sono quello che rimane di una facciata monumentale preceduta da una fontana pubblica. Il monumento che custodiva era un tempio dorico dotato di colonne in tufo.

Teatro Grande ^

Uno dei luoghi che più mi è piaciuto di tutta Pompei è senza dubbio il Teatro Grande e il successivo Teatro Piccolo.
Al teatro grande si accede direttamente attraverso il foro triangolare e venne realizzato sfruttando l’inclinatura già esistente della collina.

Qui si trova una gradinata suddivisa da corridoi in tre zone, suddivise a loro volta in cinque settori, che erano serviti da un passaggio coperto con volta a botte, andato scomparso. Questo teatro fu anche il primo edificio pubblico ad essere riportato alla luce nella sua interezza. Gli scavi cominciarono infatti già nel 1764.

Il teatro grande venne costruito intorno al II secolo avanti Cristo e successivamente ristrutturato secondo il gusto romano. Durante l’epoca augustea vennero fatti dei gorssi lavori alla scena e al palcoscenico, con l’adozione di un velarium ovvero un grande telo utilizzato per coprire l’intero teatro durante i giorni più caldi. Contenstualmente vennero anche numerati i sedili in maniera tale che il pubblico potesse trovare posto più agilmente.

All’interno del teatro grande di Pompei andavano in scena commedie e tragedie di tradizione greco-romana.

Teatro Piccolo ^

Di dimensioni più contenute è invece il teatro piccolo, noto anche come Odeion. Questo è di epoca successiva rispetto al teatro grande, venne infatti eretto nel 79 avanti Cristo per volontà degli stessi magistrati che ordinarono la costruzione dell’anfiteatro.

All’interno del teatro piccolo andavano in scena spettacoli di mimo, molto in voga all’epoca, ed esibizioni musicali e canore. In quei tempi era estremamente decorato con marmi colorati e le scalinate erano completate da statue di uomini. Tutta la struttura del teatro piccolo era ricoperta da un tetto che oltre a proteggere dal caldo e da eventuali intemperie, migliorava l’acustica di questo luogo.

All’esterno del teatro piccolo di Pompei, sull’intonaco della muratura, sono conservati molti graffiti degli spettatori degli spettacoli che si svolgevano qui e che a volte arrivavano da paesi molto lontani. Anche il teatro piccolo fu tra i primi edifici ad essere scavati: i lavori qui iniziarono nel 1769.

Teatro Piccolo di Pompei

Quadriportico dei teatri o Caserma dei Gladiatori ^

A collegare tra loro il teatro grande e il teatro piccolo si trova il Quadriportico dei teatri o la Caserma dei Gladiatori.
Si tratta di un grande prato circondato da ben 74 colonne doriche in tufo grigio disposte a pianta rettangolare. Questo spazio ricopriva la funzione di foyer e ospitava gli spettatori prima dell’inizio degli spettacoli o durante gli intervalli.

Dopo il terremoto che colpì Pompei nel 62 dopo Cristo, il quadriportico dei teatri divenne però una caserma dei gladiatori, riorganizzando di fatto una parte dell’edificio. Al piano rialzato trovavano posto degli appartamenti per l’impresario dei gladiatori.

All’interno di due casse di legno furono ritrovati delle armi usate nelle parate che aprivano i combattimenti. Come nel caso della palestra Grande anche qui vennero ritrovate molte persone che tenatavano di trovare riparo durante l’eruzione.

Palestra degli Iuvenes ^

Palestra degli Iuvenes e i suoi affreschi

Un’altra delle costruzioni da vedere è senza dubbio la palestra degli Iuvenes, che si trova sul vicolo della Regina. Dall’esterno dell’edificio, al quale attualmente non si può entrare, è visibile la grande sala interna con affreschi che descrivono scene con atleti, lottatori, un saltatore con i manubri, un giudice di gara e il premio per l’atleta vincitore.

La palestra degli Iuvenes faceva parte di un impianto termale dedicato agli uomini e risalente al I secolo dopo Cristo, in una zona che godeva di un ottimo panorama verso il mare. Esternamente invece si trova un corridoio di ingresso dotato di un ricco mosaico sul pavimento che descrive la scena di lotta tra due atleti che si affrontano a mani nude.

Casa dei Mosaici Geometrici ^

Molto particolare è anche la casa dei Mosaici Geometrici, una delle abitazioni più grandi di tutta Pompei, dotata di ben 60 ambienti. Anticamente si trattava di due abitazioni distinte, articolate nella classica forma romana, che vennero poi unite insieme. La pianta della casa si sviluppa su di un’area di oltre 3000 metri quadri ed è dotata di varie terrazze suddivise su due livelli, sfruttando la naturale pendenza del terreno in questa zona.

La casa dei Mosaici Geometrici si trova in una zona di confine della città, nonostante sia molto vicina al Foro. Ciò gli permetteva anche di avere un ottimo affaccio su tutta la valle del Sarno.

Il nome di Casa dei Mosaici Geometrici è dovuto al fatto che negli spazi interni si trova una ricchissima decorazione pavimentale con mosaici a tessere bianche e nere, con motivi a labirinto e a scacchiera.

Basilica ^

Basilica di Pompei sul foro

Ci troviamo ora nei pressi del Foro centrale, dove si innalzano i resti della maestosa basilica, che raggiungeva un’estensione di ben 1500 metri quadri. La basilica era anche l’edificio più spettacolare che si affacciava sul foro e qui venivano gestiti gli affari e la giustizia di tutta Pompei. La costruzione della basilica avvenne a partire dal 130 avanti Cristo circa e rappresenta ancora oggi uno degli esempi più antichi di questa tipologia di edificio di epoca romana.

Dalla piazza è possibile entrare alla basilica per via di cinque ingressi, suddivisi tra loro attraverso dei pilastri in tufo. Gli spazi interni risultano ancora distribuiti in tre navate attraverso quel che resta di due fila di colonne in mattoni con capitelli ionici. Sul lato corto della basilica si trova anche una tribuna che ospitava i magistrati durante la gestione degli affari e per via dell’importanza di queste persone era riccamente decorata.

A decorare ulteriormente la basilica di Pompei si trovavano orpelli in stucco che imitavano grossi blocchi di marmo e, inoltre, la riproduzione di una grossa statua equestre.

Foro ^

Il cuore di Pompei è rappresentato dal suo Foro, ovvero la piazza centrale della città su cui si affaccia anche la Basilica, oltre che i principali edifici pubblici utilizzati quotidianamente dai cittadini per l’amministrazione della città, della giustizia, ma anche degli affari e delle attività commerciali. Proprio sul foro civile andava in scena il mercato cittadino.

Inizialmente il foro si venne a creare come un’area dalla forma regolare e molto semplice, in terra battuta. Su di un lato si trovava il santuario di Apollo, mentre sull’altro una serie di botteghe cittadine. La sua forma venne però drasticamente trasformata tra il III secolo e il II secolo avanti Cristo, quando venne resa ancora più regolare e il perimetro arricchito con colonne e portici dal fondo pavimentato con lastre di tufo.

Durante l’epoca imperiale il Foro civile venne posto nuovamente in ristrutturazione e venne aggiunta una completa pavimentazione in travertino, ma quando gli scavi ufficiali di questa zona cominciarono (nel 1813) ci si accorse che questa area era già stata riscoperta e privata delle sue decorazioni già da tempo.

Santuario di Apollo ^

Praticamente sul foro si trova anche il Santuario di Apollo, uno tra gli edifici di culto più antichi di tutta Pompei. Costruito lungo la via che dalla Porta Marina portava fino alla piazza centrale della città era dedicato al dio Apollo e ciò testimonia la presenza delle civiltà greche ed etrusche in città.

Al di sotto di quello che si può vedere oggi del Santuario di Apollo sono stati ritrovati reperti ancora più antichi, come vasi e oggetti votivi che testimoniano la presenza di un tempio arcaico databile al VI secolo avanti Cristo. Solo tra il III e il II secolo avanti Cristo l’edificio venne ricostruito come quello attuale, ovvero un tempio posizionato su di un podio e circondato da un porticato che definisse la corte al centro della quale è posizionato l’altare. Attraverso un colonnato il santuario di Apollo era direttamente collegato alla piazza principale. In questo punto si svolgevano alcuni giochi dei gladiatori e piccoli spettacoli teatrali. I giovani che venivano iniziati al culto si riconoscevano nelle grandi statue in bronzo di Apollo e della sua gemella Diana.

Tempio di Giove ^

Tra i templi più importanti di tutta Pompei si trova quello dedicato al culto del dio Giove. Questa struttura chiude un intero lato (quello settentrionale) del Foro cittadino e alle sue spalle è dominato dal profilo del Vesuvio.

La sua struttura venne fortemente rivista con la dominazione romana, trasformando il tempio in un Capitolium decorato dalle statue di Giove, Giunone e Minerva posizionate su di un’alta base per renderle visibili a chiunque transitasse per la piazza. La cella del tempio venne allungata e l’intera area fu decorata con un ricco mosaico pavimentale dotato di elementi in marmo.

Nel podio del tempio di Giove si trovano anche degli ambienti sotterranei che inizialmente servivano per contenere le offerte fatte agli dei e che in un secondo momento si trasformarono nel luogo in cui veniva conservato il tesoro pubblico di tutta la città di Pompei.

Granai del Foro ^

La maggior parte del lato occidentale del Foro è invece impegnato dai Granai del Foro. Queste sono otto strutture collegate tra loro, suddivise da pilastri in laterizio che venivano impiegate per ospitare il mercato della frutta e verdura.

Dopo essere state riportate alla luce tra il 1816 e il 1822 i Granai del Foro sono stati trasformati in magazzini per reperti archeologici. Li noterete senza dubbio per la calca di gente che vi troverete davanti: qui dentro si trovano i vasi in terracotta utilizzati quotidianamente in città prima dell’eruzione, le pentole, i fornelli per cuocere, brocche, anfore, bottiglie e contenitori per trasportare cibo e vino giunti qui da tutto il Mediterraneo.

Oltre a ciò si trovano alcune decorazioni di edifici, ma la parte più interessante sono senza dubbio i calchi di persone che vennero sorprese dall’eruzione del Vesuvio, oltre a quella di un cane ritratto nella sofferenza dell’essere bruciato vivo dalla lava e quello di un albero.

I Granai del Foro vennero costruiti dopo il terremoto del 62 dopo Cristo e non è ancora chiaro se al momento dell’eruzione fossero stati completati o ancora no.

Archi Onorari ^

Sulla piazza si trovano anche diversi Archi Onorari, per lo più raccolti al fianco del tempio di Giove, nella parte più settentrionale della piazza.

Anticamente erano presenti due archi onorari costruiti in laterizio e rivestiti poi in marmo. Quello ad est, oggi scomparso, era dedicato all’imperatore Caligola e venne demolito dopo la sua morte, quello ad ovest era invece titolato a Druso, ovvero il figlio dell’imperatore Tiberio. Uscendo dalla piazza cittadina, ad est, si trova però un altro arco a doppia fornice rivestito originariamente in marmo e nella sua sommità è presente una cisterna che veniva impiegata per alimentare la fontana presente sulla sua facciata esterna. Questo arco onorario era dedicato a Germanico ed era stato eretto in sostituzione di quello per Caligola.
Nei primi anni del I secolo dopo Cristo venne costruito un ulteriore arco vicino al tempio della Fortuna Augusta e a via di Mercurio: questo era posto a chiusura della sequenza di edifici destinati al culto dell’imperatore.

Macellum ^

Sempre sul foro di Pompei si affaccia il quadriportico in tufo del Macellum, dotato di una sala riservata al culto sul lato orientale che ci si ritrova davanti accedendo ai suoi spazi.

Delle nicchie sulla parete laterale contengono due statue in marmo (copie delle originali) che raffigurano una donna e un uomo armato. Oltre a queste era anticamente presente un’ulteriore statua che ritraeva l’imperatore Tito o Vespasiano. Ciò testimonia il fatto che anticamente il Macellum era dedicato al culto dell’imperatore. A rafforzare la tesi anche un piccolo spazio che si pensa venisse utilizzato per le riunioni di un collegio sacro.

Successivamente il Macellum venne trasformato in uno spazio per il commercio: un bancone in muratura veniva utilizzato per la vendita del pesce, mentre al centro era presente una struttura circolare utilizzata per pulire questo prodotto. Sul lato meridionale si trovavano invece le botteghe per la vendita di altre tipologie di prodotto, come testimoniato dagli affreschi sulle pareti dei portici, decorate anche con soggetti mitologici.

Tempio del Genius Augusti ^

Il Regio VII è ricco di luoghi sacri e infatti noi ci troviamo ora davanti al Tempio del Genius Augusti, costruito su volere di Mamia ovvero la sacerdotessa di Cerere e del Genio di Augusto.

Il tempio del Genius Augusti venne eretto nel primo decennio del I secolo dopo Cristo, e presenta alcune decorazioni in marmo sulla facciata che oggi sono visibili solo nella parte inferiore. Questo spazio comprendeva un piccolo cortile in cui sorgeva un altare e un tempietto disposto su quattro colonne e su di un podio, a cui si accedeva dai due lati. Originalmente era dotato anche di una decorazione in marmo con motivi floreali e qualche animale. Oggi questa decorazione si trova all’accesso del Portico della Concordia di Eumachia e, come si può notare, il fregio era stato creato prendendo ispirazione dall’Ara Pacis di Roma.

Tempio del Genius Augusti

Terme del Foro ^

Un’altra tappa imperdibile del Regio VII seono le Terme del Foro. Davanti a queste rovine si può trovare una fila di persone, ma vale la pena fermarsi ad attendere. Le Terme del Foro si trovano subito dietro al Tempio di Giove e vennero costruite a partire dall’80 avanti Cristo.

Si tratta di una delle terme più grandi di tutta Pompei e l’accesso era consentito sia agli uomini che alle donne, che all’interno godevano di ambienti separati. Cominciando la visita dalla sezione maschile si incontrano nell’ordine lo spogliatoio, il tepidarium, il frigidarium e il calidarium rispettivamente bagni di media temperatura, bagni freddi e bagni caldi. Purtroppo la struttura originaria riportò ingenti danni durante il terremoto del 62 dopo Cristo, ma venne prontamente ristrutturata e sotto agli strati di lava si sono conservate le grandiosi decorazioni interne e le nicchie nelle quali venivano riposti gli abiti e gli oggetti personali per accedere alle terme. La parte femminile era ancora in ristrutturazione durante l’eruzione del Vesuvio.

Nello spogliatoio sono numerose le decorazioni in terracotta lungo il perimetro che ritraggono figure maschili, mentre la volta è chiusa con suggestivi stucchi a rilievo. Qui è presente anche un grosso braciere di bronzo che veniva impiegato per riscaldare la stanza.

Durante gli scavi del 1823 e 1824 vennero rinvenute davanti all’ingresso circa 500 lanterne, che venivano accese durante le aperture serali delle Terme del Foro.

Casa del Poeta Tragico ^

Passiamo poi al Regio VI, dove una delle abitazioni più curiose è la casa del Poeta Tragico. Questo edificio conserva le classiche forme della casa ad atrio ed è nota per il particolare mosaico pavimentale che si trova nel suo ingresso: un cane con la scritta “Cave Canem”, ovvero “Attenti al Cane”.

Purtroppo durante la nostra visita a Pompei non è permesso entrare nella casa, che solitamente è aperta per via di un accesso laterale che porta direttamente negli ambienti che una volta erano riccamente mosaiciati. Il mosaico più importante era senza dubbio quello di attori che si preparavano a recitare una scena. Questo pezzo è infatti quello che ha attribuito alla casa il nome di Casa del Poeta Tragico.

Mosaico pavimentale della Casa del Poeta Tragico a Pompei - Cane

La casa era completata anche da grandi dipinti con soggetti di tipo mitologico, come quello iconico di Arianna abbandonata da Teseo. A completare l’abitazione anche un’edicola utilizzata per il culto dei Lari e di altre divinità che si pensava proteggessero la famiglia.

Casa di Pansa ^

Da vedere nel Regio VI è anche la Casa di Pansa, la quale occupa un intero isolato e per questo è anche identificata come Insula Arriana Polliana. Questa è una delle maggiori case aristocratiche di tutta Pompei organizzata con la classica struttura romana: un atrio centrale è circondato da sale e stanze disposte in maniera geometrica.

L’ingresso alla Casa di Pansa è possibile per via di un ingresso monumentale in tufo definito da capitelli tipici della metà del II secolo avanti Cristo, quando la casa venne costruita. Dietro a un vetro si trova ancora oggi una scritta rossa, che veniva impiegata per direzionare le truppe cittadine in caso di emergenza, un po’ come il nostro “uscita di emergenza”.

Cortile e colonne della Casa di Pansa

Internamente la Casa di Pansa presenta un peristilio circondato da 16 colonne di tufo e al centro del quale si trova una piscina con decori originariamente raffiguranti pesci rossi.

Le dimensioni della Casa di Pansa erano talmente vaste che il proprietario, di origine campana, era solito mettere in affitto alcuni di questi spazi.

Porta Ercolano, via delle Tombe e la Necropoli di Porta Ercolano ^

Decidiamo ora di raggiungere la Villa dei Misteri, piuttosto isolata rispetto al resto della città di Pompei. Per arrivarci imbocchiamo Porta Ercolano, costruita dopo l’89 avanti Cristo ma senza sistemi difensivi. Porta Ercolano, pur essendo aperta nelle mura cittadine, venne infatti costruita in un periodo in cui queste mura non svolgevano più la loro funzione originaria di protezione della città.
Porta Ercolano è suddivisa in tre fornaci, le due laterali più strette e quella centrale più larga, ma della quale rimane solo un vago sentore in quanto l’arco è crollato. Internamente sono presenti anche gli scalini che conducevano al camminamento di ronda, mentre esternamente è visibile un tratto di mura composto da blocchi di tufo di ben sette metri di altezza.

Uscendo da Porta Ercolano ci immettiamo sulla via delle Tombe, conosciuta anche come necropoli di Porta Ercolano. Questa si trova proprio sulla strada che portava fino a Napoli e che fin dall’antichità era utilizzata per questo scopo. Nonostante ciò la maggior parte degli edifici funerari che si trovano qui sono databili dal I secolo avanti Cristo in poi. 

Nella necropoli di Porta Ercolano si trovano diverse tipologie di tomba, come le schola, tipiche della città, e costruite per rendere omaggio ai cittadini più illustri, o gli altari, solitamente costruiti sopra a grandi pietre.

Villa dei Misteri ^

L’arrivo alla Villa dei Misteri di Pompei è dall’alto e ci si presenta con il lungo porticato antistante sorretto dalle molte colonne rinvenute durante gli scavi di inizio novecento.

Il nome di Villa dei Misteri lo si deve al grande affresco che è conservato al suo interno e che copre ben tre pareti. Il disegno qui presente raffigura un rito riservato ai devoti del culto, in cui Dioniso appare sulla parete centrale insieme alla sua sposa Arianna. Le pareti laterali sono decorate con fauni, menadi e figure alate impegnate in attività rituali.

Internamente, sotto teca, si trovano anche due calchi di persone mostrate nella sofferenza di essere sepolte dalla lava.

La Villa dei Misteri è piuttosto ampia e conserva nelle numerose stanze altrettanti affreschi spesso con raffigurazione di elementi architettonici. Nel tablino invece le parti dipinte si fanno più piccole e con chiara ispirazione egiziana. Questa villa è piuttosto ampia e al suo interno si trova anche una zona destinata alla produzione del vino, grazie a un grande torchio in legno.

Nonostante la Villa dei Misteri fosse stata costruita nel II secolo avanti Cristo, il suo aspetto attuale è di qualche decennio dopo: venne infatti ristrutturata intorno all’80 avanti Cristo, lo stesso periodo a cui risale anche il grande affresco dei misteri.

Casa della Caccia Antica ^

Con la Casa della Caccia Antica passiamo dal Regio VI al Regio VIII, rimanendo comunque in una delle parti più antiche della città di Pompei. Questa casa risale infatti al II secolo avanti Cristo e i suoi spazi rappresentano la tipica casa romana dotata di atrio e tablinum. Lo spazio però non era tanto, e quindi il peristilio occupa una parte limitata della struttura ed ha una forma irregolare. Anziché i soliti quattro colonnati ne ha infatti solamente due che si incontrano in un angolo acuto.

All’interno della Casa della Caccia Antica si trovano diversi affreschi, per lo più realizzati negli ultimi anni prima dell’eruzione durante dei lavori di restauro. Due tra questi quadretti mitologici rappresentano il dio Apollo e una Ninfa, nonché Diana e Atteone, il cacciatore, trasformato in cerva dalla dea perché l’aveva guardata nuda mentre questa faceva il bagno. Purtroppo invece l’affresco sulla caccia, che ha dato il nome a tutta la casa, si è ormai scolorito per via delle condizioni atmosferiche.

Terme Centrali ^

Nel Regio IX, meno spettacolari delle Terme del Foro, si trovano le Terme Centrali. Questo era però l’impianto termale più grande di tutta la città di Pompei e occupava un intero isolato. Non è mai arrivato ad essere compiuto infatti all’epoca dell’eruzione era ancora in costruzione.

La lava ha conservato ottimamente il cantiere in uno stato però incompiuto, ma da quel che rimane si capisce bene quanto il progetto fosse ambizioso: le sale per i bagni sono piuttosto spaziose e ben illuminate rispetto alle altre terme presenti in città e non era prevista una separazione tra area femminile e area maschile. Tuttavia si pensa che l’idea era quella di creare fasce orarie differenti per le due tipologie di pubblico.

Casa di Marco Lucrezio sulla via Stabiana ^

Sempre nel Regio IX, sulla via Stabiana, si trova la casa di Marco Lucrezio. Come già successo in altri casi questo grande edificio deriva dall’unificazione di due precedenti case indipendenti che hanno causato la forma di due atri irregolari, disposti su più livelli. 

Internamente i dipinti ritrovati sono a tema mitologico e decorano per lo più le sale che si aprono direttamente sull’atrio. La parte più interessante della Casa di Marco Lucrezio è però il suo giardino interno, in cui si trova una piccola fontana in marmo con cascatella alimentata da un getto d’acqua che proveniva direttamente da una statua che raffigurava Sileno. Attorno alla vasca circolare della fontana si trovavano quattro statuette, sempre in marmo. 

Il nome di Casa di Marco Lucrezio è legato al fatto che al suo interno è stato trovato un quadro con rappresentati gli strumenti per la scrittura e una lettera indirizzata proprio a Marco Lucrezio.

Domus Sirici ^

La nostra visita tra le cose da vedere a Pompei si sta ormai concludendo e anche noi, dopo tutto questo camminare e queste costruzioni, cominciamo a perdere l’entusiasmo iniziale. I resti arrivati fino a noi sono spesso simili tra loro e una passeggiata troppo lunga potrebbe diventare in parte monotona.

Decidiamo però di tornare al Regio VII per vedere la Casa di Sirico, che quando siamo passati prima abbiamo trovata chiusa. Ancora una volta la Domus Sirici è il risultato dell’annessione di due precedenti costruzioni: una con ingresso su via Stabiana e una sul vicolo del Lupanare.

Secondo quanto si vede ci sono aree con decorazioni incomplete, infatti al momento della tragedia di Pompei, la casa stava subendo un sostanziale rifacimento degli affreschi secondo i soggetti più in voga in quel momento. Passiamo per il cortile interno, dove le colonne si mischiano agli alberelli che si trovano in maniera insolita dentro alla casa. Da qui si aprono poi una serie di spazi differenti come l’esedra, in cui durante i banchetti gli ospiti stavano sdraiati su letti triclinari posizionati intorno a un pavimento con lastre in marmo. Intorno a loro si trovavano ricchi affreschi con soggetti mitologici che si ispiravano alla guerra di Troia. 

La Domus Sirici ebbe come ultimo proprietario Publius Vedius Siricus, come testimoniato da un sigillo in bronzo ritrovato proprio qui. Costui era un politico e commerciante, che quotidianamente riceveva in casa i suoi sostenitori, facendoli accomodare nella sua abitazione in cui venivano accolti con la scritta a terra “Salve Lucru”, ovvero “Benvenuto guadagno!”.

Terme Stabiane ^

Molto suggestive sono anche le Terme Stabiane, la cui entrate principale si trova in via dell’Abbondanza e conduce a un ampio cortile, intorno al quale si trovavano tutte le sale termali.

A sinistra è presente la piscina, mentre a destra, per via di un lungo porticato, si accede allo spogliatoio maschile, con adiacenti i bagni freddi, i bagni a temperatura media e i bagni caldi. Qui è visibile anche il sistema che permetteva di riscaldare la terme Stabiane, ovvero delle tubazioni nelle pareti e doppi pavimenti in cui circolava l’aria calda che veniva generata per via di fornaci e bracieri mobili.

La parte dedicata alle donne era a ridosso di quella maschile ed era articolata alla stessa maniera, ma in dimensioni più piccole e con decorazioni quasi assenti. A questa sezione si entrava per via di una porta sull’angolo nord ovest del cortile, indicato dalla scritta Mulier, ovvero donna.

Anche le terme Stabiane sono piuttosto antiche, risalgono infatti al II secolo avanti Cristo e vennero riportate alla luce a metà del XIX secolo.

Lupanare ^

Lupanare - Casa delle Prostitute di Pompei
Letto in pietra per le prostitute di Pompei dentro al Lupanare

Nel Regio VII di Pompei si trova anche uno dei luoghi più curiosi di tutto il sito archeologico: il Lupanare, ovvero uno stretto edificio a due piani dove si trovava un’antica casa chiusa. All’interno del Lupanare si trovavano schiave greche e orientali che avevano rapporti a pagamento in cambio di cifre che andavano dai due agli otto assi. Se si pensa che all’epoca un bicchiero di vino costava un asso ci si può rendere conto di quale situazione di schiavitù vivessero.

Al piano superiore del Lupanare si trovavano gli appartamenti del proprietario e delle sue schiave, mentre al piano terra si susseguono, in un piccolo spazio, cinque camerette dotate di un letto in muratura chiuse da una tenda. Su tutto il piano era presente un’unica latrina, posta nel sottoscala. Lungo il corridoio, in corrispondenza di ogni camera, si trova una piccola illustrazione erotica che serviva alle prositute per rendere evidente quali fossero i loro servizi.

Il nome di lupanare è legato a quello della “lupa”, che in latino veniva utilizzato per indicare la figura della prostituta.

Orto dei Fuggiaschi ^

Orto dei Fuggiaschi di Pompei

Concludiamo la nostra visita a Pompei recandoci fino all’orto dei fuggiaschi, che ammiriamo da un piano rialzato. Siamo nel Regio I e nonostante anticamente si trattasse di una zona ricca di abitazioni e palazzi, qualche anno prima dell’eruzione del Vesuvio venne rasa al suolo per farne un grande vigneto. 

Le strutture che si trovano all’interno dell’Orto dei Fuggiaschi sono un triclinio, che veniva utilizzato per banchetti all’aperto grazie anche a una copertura con pergola.

Dentro a questo spazio, negli scavi effettuati dagli anni sessanta in avanti, sono stati ritrovati i corpi di 13 persone, tra adulti e bambini. Sembra che questi stessero cercando di scappare dall’imminente tragedia verso Porta Nocera, cercando di correre sopra alla coltre di detriti che si erano depositati per un’altezza di circa tre metri e mezzo. Vennero però uccisi da un flusso piroclastico che ne causò il decesso sia per le alte temperature che per asfissia. All’interno dell’orto dei fuggiaschi si trovano ora le teche che espongono i calchi di tutte queste vittime.

Si conclude così la nostra visita agli scavi di Pompei, che sarebbe potuta essere molto più lunga se ci fossimo fermati in ogni singola casa. In questo caso non sarebbe bastato un giorno intero. La visita qui indicata è comunque molto più approfondita di una visita standard o di una fatta con la guida turistica, che seleziona solo alcune di queste attrazioni da far vedere ai visitatori.

Cosa non perdere a Pompei ^

La visita sopra proposta di Pompei e dei suoi scavi è piuttosto completa e richiederà diverse ore. Spesso si abbina la visita di Pompei ad altre destinazioni nelle vicinanze, come un’escursione sulle pendici del vulcano Vesuvio o una passeggiata per la bella Sorrento (scopri cosa vedere). Ciò significa che si potrebbe voler ridurre il tempo dedicato a Pompei, può quindi essere utile sapere le tappe assolutamente imperdibili della città che venne sommersa dalla lava. Ecco dunque cosa non perdere assolutamente nella visita degli scavi di Pompei:

  • il grande Anfiteatro ai bordi della città storica;
  • la casa delle Venere in Conchiglia e le sue belle decorazioni;
  • la casa e Thermopolium di Vetutius Placidus, un’antica osteria ben conservata;
  • la Fullonica di Stephanus, un’antica lavanderia cittadina;
  • il Tempio di Iside e la sua particolare struttura;
  • la via dei Teatri, con il suggestivo Teatro Grande, Teatro Piccolo e il Quadriportico dei Teatri;
  • la casa dei Mosaici Geometrici, una grande abitazione caratterizzata da ben 60 ambienti e da mosaici a pavimento dalle forme geometriche;
  • il Foro di Pompei e gli edifici che ci si affacciano, come la Basilica, dove veniva amministrata la giustizia, il Tempio di Giove con un podio sotto al quale si trovano degli ambienti sotterranei utilizzati per le offerte agli dei, i granai del Foro che ospitano alcuni dei tanti ritrovamenti degli scavi;
  • le Terme del Foro, una delle più suggestive stazioni termali di tutta Pompei;
  • la Villa dei Misteri, una grande villa dotata di uno degli affreschi più grandi di tutta Pompei, posta ai margini della città;
  • Il Lupanare, ovvero la casa in cui le prostitute, spesso schiave, ricevevano i loro ospiti.

Come arrivare a Pompei? ^

Raggiungere Pompei non è affatto complicato, si trova infatti nel golfo di Napoli tra la città di Napoli e i paesini della costiera amalfitana. Entrambe queste zone sono piuttosto trafficate, ma a Pompei le persone vengono quasi esclusivamente per visitare gli scavi e, nonostante siano a migliaia ogni giorno, si riesce comunque a circolare tranquillamente. 

La via preferibile però per arrivare a Pompei è senza dubbio attraverso i mezzi pubblici dell’area metropolitana di Napoli: qui a Pompei sono presenti due fermate della circumvesuviana. La circumvesuviana è la linea dei treni che collega Napoli a Sorrento e che si ferma in tutte le cittadine intermedie. Ci sono due tipologie di corse, la direttissima e quella standard. La direttissima è la linea più veloce e, nonostante salti diverse fermate lungo il suo itinerario, si ferma sempre a Pompei. Il tempo necessario per arrivarci da Napoli è di circa 40 minuti, lo stesso necessario da Sorrento. Il costo del biglietto è invece di poco più di 2 euro a tratta. A Napoli la circumvesuviana la si può prendere alla stazione centrale dei treni.

Una volta giunti in città, per entrare a Pompei è possibile accedere da uno dei tre ingressi: Porta Marina, Piazza Esedra e Piazza Antiteatro e in ognuna di esse è presente anche la biglietteria. Tutte le entrate fungono anche da uscita, alle quali si aggiunge quella della villa dei Misteri. Non sarà complicato dalla stazione arrivare al primo ingresso del sito archeologico, ben segnalato e distante nemmeno cinque minuti a piedi.


Scopri l’itinerario di 6 giorni tra Napoli e la costiera Amalfitana!

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Pompei - Guida alla VisitaCosa vedere a Pompei, come raggiungerla e breve storia degli scavi più famosi d'Europa. Scopri l'itinerario e le fotografie di questo sito UNESCO.https://www.lorenzotaccioli.it/pompei-guida-alla-visita/
Lorenzo Taccioli