In ogni angolo delle nostre città siamo ormai abituati a vedere scritte su muri, statue, case ed edifici. Questo modo di rappresentare le proprie idee o di richiamare l’attenzione sulla problematica di cui si scrive è molto aggressivo, perché deturpa un bene altrui o della comunità per esprimere (la maggior parte delle volte in forma anonima) la propria opinione. Proprio la vasta scala con cui si manifesta questo fenomeno, però, fa sì che si ottenga il risultato inverso alla diffusione dell’idea scritta: le frasi infatti si vedono, ma frequentemente non ci si sofferma sul loro contenuto.
Vivere un territorio significa conoscerlo e prestare attenzione anche ai suoi lati negativi e così, per esempio, il vedere queste scritte può diventare un “osservarle” nel tentativo di comprendere cosa vogliano intendere o quali siano le problematiche a cui si riferiscono. In “Another Brick in The Wall” l’autore dà vita alle frasi in cui si imbatte, a volte condividendole, a volte con ironia, ma comunque a seguito di una riflessione. Il titolo stesso del progetto è una critica a questa modalità di espressione (che differisce da murales e graffiti), intendendo ogni mattone (brick) come la singola idea scritta in un muro (wall) già troppo pieno di concetti esposti in quel modo.