Finalmente un’intera mostra dedicata a uno dei miei artisti italiani preferiti che, neanche a dirlo, si esprime con la fotografia. Paolo Ventura è in mostra all’Armani Silos con Racconti Immaginari, una raccolta di diverse opere che mettono in evidenza la tecnica e l’abilità di questo grande interprete della staged photography, ma anche cantastorie, ma anche scenografo, ma anche pittore, ma anche scultore…
Chi è Paolo Ventura
La mostra Racconti Immaginari all’Armani Silos
La Cercatrice di Conchiglie
The Automaton
La Città Infinita
Le Sculture di Carta di Paolo Ventura
Short Stories
Homage to Saul Steinberg
The man in the suitcase
The man in the suitcase 2
The Knives Thrower
The deseserter (the deserter)
The Magician
Paolo Ventura: The Vanishing Man – Il Video Documentario
Paolo Ventura nasce nel 1968 a Milano, ma trascorre le estati della sua infanzia tra le colline toscane, che lo riaccoglieranno svariati anni più tardi. Paolo è figlio d’arte, il papà Piero Ventura era infatti un autore di libri per bambini con uno spiccato senso artistico. Il DNA non mente e così Paolo Ventura si iscrive all’accademia delle belle arti di Brera, che però non porterà a termine sentendola poco affine alle sue corde.
Sono gli inizi degli anni ’90 quando Paolo affascinato dal mezzo fotografico comincia a lavorare come fotografo di moda, collaborando con le più grandi riviste. I suoi scatti sono stati acquistati da Elle, Vogue Gioiello, Marie Claire e tanti altri.
Il mondo della moda non affascina particolarmente Paolo, che alla soglia dei trent’anni, dopo essersi trasferito a New York, insegue il suo sogno artistico. Mette su uno studio a Brooklyn nel quale costruisce piccoli diorami che si ispirano alle storie della seconda guerra mondiale in Italia, raccontate da sua nonna. Comincia a fotografare questi piccoli fondali gettando le basi della sua carriera. L’esperienza e l’acquisizione della manualità necessaria per queste opere gettano le basi per l’esplosione delle sue fotografie, dove pittura, progettazione e costruzione si fondono con gli scatti.
Il pubblico mostra un crescente successo per le sue creazioni e nel 2006 vede la luce la pubblicazione War Souvenirs: una raccolta dei suoi lavori New Yorkesi.
Solo tre anni più tardi si cimenta con un secondo lavoro, che diventerà anch’esso un libro, chiamato Winter Stories. Questo è il momento in cui la carriera di Paolo Ventura decolla e comincia a collaborare con gallerie americane e italiane, vendendo i suoi lavori in tutto il mondo.
Come tanti italiani anche Paolo Ventura comincia a sentire nostalgia di casa e così, nel 2010, torna in Italia con sua moglie Kim. Si trasferisce in quelle colline dove passava le estati da piccolo: una piccola casa ad Anghiari diventa il suo nido. Il fienile della vecchia casa in cui viveva diventa invece il suo studio, anche grazie al fascino di una finestra – formatasi in seguito al crollo di un parte di solaio – che crea una perfetta luce naturale all’interno della stanza. Proprio qui nascono e vengono scattate le fotografie di Short Stories, pubblicate nel 2016.
Dal 2015 Paolo Ventura ha affiancato la sua attività di fotografo con collaborazioni teatrali, nelle quali lavora al fianco di registi per la creazione delle scenografie.
La mostra realizzata all’Armani Silos, una location piuttosto suggestiva e moderna, riprende diversi lavori che Paolo Ventura ha pubblicato durante gli anni. Inoltre, per l’occasione, ha realizzato anche alcuni pezzi originali.
Con la scusa della mostra colgo la palla al balzo per visitare anche questo spazio contemporaneo, finora visto solo da fuori. L’Armani Silos dedica il piano terra alla mostra di Paolo Ventura. Qui oltre gli scatti si trova la biglietteria, un piccolo bar con servizio interno ed esterno e il bookshop. Ai piani superiori invece si trova la collezione permanente degli abiti di Giorgio Armani.
In “Racconti Immaginari” Paolo Ventura racconto un mondo immaginato, che si estende tra gioco e narrazione. Conosciuto come “fotografo trasformista“, Paolo Ventura propone oltre cento opere, selezionate al fine di rappresentare l’evoluzione del suo progetto artistico.
La cercatrice di conchiglie è il titolo dei recenti pezzi creati da Paolo Ventura appositamente per la mostra all’Armani Silos. Questi sono esposti subito dopo la biglietteria e si allontanano dallo stile con il quale è diventato celebre Ventura, avvicinandosi in qualche modo ai pezzi de “La Città Infinita”. Grandi rettangoli di colore pieno compongono lo sfondo delle immagini sulle quali sono applicate le figure protagoniste dell’opera in alcuni giochi di grandezze e prospettive.
The Automaton (l’Automa) di Paolo Ventura è il progetto più ampio esposto all’Armani Silos. Gli scatti occupano ben 3 grandi sale e sono disposte in un ordine specifico. Le fotografie raccontano una storia e seguono pertanto un filo narrativo, aiutato dai pannelli affiancati ai singoli scatti che integrano la spiegazione della storia. Anche questi mi colpiscono per la cura con la quale sono stati creati e non si limitano ad essere una mera spiegazione dello scatto esposto.
The Automaton è un progetto del 2010 ed è stato creato partendo da una storia raccontata a Paolo Ventura da suo padre. In questa storia, ambientata a Venezia, si narra della disavventura di un ebreo. Questi viveva da solo in una piccola casa nelle calli, così per tenersi compagnia, decise di costruire un automa che avrebbe interagito con lui. Dopo i primi fallimenti, l’automa comincia a funzionare e ogni giorno alla stessa ora, parla con l’uomo.
The Automaton è ambientato durante i rastrellamenti nelle case degli ebrei. Un giorno i tedeschi arrivarono alla porta anche del creatore dell’automa, che terrorizzato si nascose all’interno della casa insieme al pupazzo. Una volta entrati i tedeschi non trovarono nessuno, ma l’ora esatta nella quale ogni giorno l’automa parlava si stava avvicinando. Allo scattare del minuto preciso l’automa avrebbe detto la sua frase, svelando la sua presenza e quella dell’uomo, che sarebbe stato catturato e deportato.
Quasi miracolosamente l’automa si inceppa e non funziona, salvando di fatto la pelle dell’uomo. Lo spavento fu tanto, che l’ebreo decise comunque di disfarsi del suo grande amico, gettandolo all’interno di uno dei canali.
Ogni scatto di “The Automaton” racconta accuratamente un tassello della storia. Queste fotografie sono state realizzate grazie alla creazione delle scenografie e all’inserimento nelle stesse di alcuni pupazzi (visibili all’interno di una teca in mostra). I toni, i colori, la sfocatura delle foto rende questo lavoro un capolavoro a mio avviso.
Proseguendo nella sala successiva si possono vedere le fotografie di “la città infinita” un lavoro sviluppato tra il 2013 e il 2018. Il titolo del progetto, così come il concept del lavoro, nasce da una riflessione di Paolo Ventura che viene dalla sua infanzia.
“Ho sempre amato la città, mi piace dove finisce perché si vedono bene le case, i palazzi vecchi con gli orti attorno, mi piace la città fuori dalle mura che corre come liberata, mi piace guardarla dal treno di profilo quando ci entra dentro.
Mi sarebbe piaciuto abitare nella stessa città senza essere mai uscito. Da bambino pensavo fosse infinita.“
Alcuni scatti richiamano lo stile visto ne “la cercatrice di conchiglie” con grandi blocchi di un colore omogeneo che fungono da sfondo e sopra i quali sono posizionate le case in prospettiva.
All’interno delle varie sale che stiamo percorrendo si trovano tre teche che contengono delle piccole scultura in carta fatte da Paolo Ventura. Si tratta di alcuni cartonati che lo ritraggono con diversi travestimenti.
Queste figurine sono state impiegate in diverse sue creazioni e fotografate o applicate su altri lavori. In particolare i progetti per i quali sono state accuratamente fotografate, stampate e ritagliate sono:
Nel video che chiude (o apre) la mostra “Racconti Immaginari” ci sono alcuni spezzoni nei quali si vede la minuzia e l’abilità con la quale queste figure sono nate e la difficoltà di portarle in mostra. Infatti vengono puntualmente riposte all’interno di una scatola e ridisposte sulle superfici delle teche senza colla, prestando la massima attenzione a non farle crollare come in un domino.
Short Stories è probabilmente uno dei lavori per cui Paolo Ventura è più conosciuto. Mi è capitato di trovare alcuni pezzi di questo filone per altri vari festival visitati nel corso degli anni, come il SI Fest di Savignano.
Le fotografie di questo progetto sono state ideate da Paolo Ventura, che le ha scattate all’interno dello studio ricavato nel fienile e illuminato principalmente da luce naturale. Ventura si occupa di tutta l’organizzazione dello scatto dalla ricerca degli abiti e accessori, fino alla creazione della scenografia. Per trovare gli abiti che gli necessitano spesso si è affidato al mercatino dell’antiquariato di Arezzo, con incursioni all’alba quando le bancarelle stanno ancora preparando i loro prodotti.
La scenografia invece è sempre composta da un fondale appoggiato alle assi di legno sulle quali le foto vengono scattate. Occasionalmente ha impiegato anche altri livelli per creare divertenti effetti ottici.
Nella creazione delle sue Short Stories, Paolo Ventura ha chiesto spesso la collaborazione della sua famiglia. In particolare ha coinvolto il piccolo figlio Primo, dalle espressioni irresistibili, la moglie Kim e il fratello Andrea Ventura che alle volte sembra essere un suo gemello.
Quello che Paolo Ventura ha messo in scena nelle sue fotografie lo ha ricatapultato alla sua infanzia, quando viaggiando con l’immaginazione costruiva i suoi mondi.
Short Stories è una raccolta di brevi racconti per immagini, dove il filo conduttore è un’ironia malinconica. Nella mostra all’Armani Silos si possono vedere parecchie storie e anche il fondale impiegato in una di queste, appeso alla parete.
In Homage to Salul Steinberg (famoso disegnatore americano, rumeno di nascita) Ventura coinvolge il figlio Primo che, come si può vedere dal video posto alla fine del percorso espositivo, risponde entusiasta a queste richieste del padre.
Primo dev’essere molto abituato a queste richieste, tale è l’entusiasmo, il divertimento e la naturalezza che dimostra di provare davanti alla fotocamera in quel piccolo palco illuminato dal lucernaio aperto verso il cielo.
In The man in the suitcase Ventura appare solo e su di un fondale che richiama un’atmosfera industriale metropolitana. Come per The Automaton, apprezzo nuovamente anche le immagini di accompagnamento al singolo progetto fotografico utilizzate per i titoli.
Quella per le valigie dev’essere una passione per Paolo Ventura, tanto da replicare con un secondo “The man in the suitcase“. Questa volta nel progetto fotografico coinvolge la moglie Kim che, con un’impassibilità ammirevole e vestita di tutto punto non si scompone alle attenzioni del marito. Come è usuale fare con i bambini alla ricerca di attenzioni lo ignora, fino a quando, pacato non si calma all’interno della sua valigia.
La moglie Kim ritorna anche in The Knives Thrower. Ancora una volta la donna mostre un’espressione quasi annoiata anche nelle situazioni più pericolose: mentre è all’interno di un bersaglio per lanciatore di coltelli. Guardando gli scatti uno in fila all’altro vengo attirato dalla coppia di fotografie simili per le quali capisco che c’è qualcosa che cambia ma non riesco a capire subito cosa. Come nei giochi della settimana enigmistica mi ci vuole qualche secondo per scoprire che ad essere variata è stata la gonna. Un ottimo escamotage per rappresentare un cambio di scena, simboleggiando la routine.
Nel desertore entra in scena Andrea, il fratello di paolo Ventura. La somiglianza è tanta, per qualche istante mi sono chiesto se l’immagine non fosse frutto di un fotomontaggio. Invece, come confermato nel video finale, si tratta proprio di un’altra persona. Penso che questa, tra tutte le Short Stories esposte, sia quella che mi ha divertito di più, lasciandomi andare anche a una piccola risata tra me e me.
In The Magician torna di nuovo alla ribalta il piccolo Primo. L’espressione del figlio di Paolo Ventura è davvero simpatica e guardando questi scatti mi tornano in mente alcune scene di Roberto Benigni. Forse per via della posa del secondo scatto. La storia di The Magician continua con altri scatti ed ha un finale molto triste..
Purtroppo queste Short Stories sono terminate, ma sono come le ciliegie: una tira l’altra e ne vorresti sempre un’ultima in più.
Oltre le Short Storie termina anche la mostra. Noi, che non ci siamo fermati all’inizio a guardare il video, ne approfittiamo per farlo ora. Paolo Ventura: The Vanishing Man dura qualche decina di minuti e risale al 2015. Venne diretto e girato dal documentarista olandese Erik Van Empel ed ha vinto The Prix Italia nel 2016 come miglior film della categoria TV Performing Arts. Le prime proiezioni al pubblico vennero fatte presso il MART di Rovereto, dove Paolo Ventura tenne una sua mostra personale.
Nel filmato l’autore racconta brevemente la sua vita e ripercorre alcuni dei lavori esposti nella mostra Racconti Immaginari. Qui si vede anche l’attuale casa di Anghiari e il fienile set delle Short Stories. In alcuni frame viene anche mostrato Paolo Ventura mentre produce le piccole sculture di carta, stampandole e tagliandole personalmente.
Paolo Ventura: The Vanishing Man è un piccolo spaccato della vita di Paolo Ventura, che merita di essere visto per comprendere meglio la poesia dietro la sua arte.
Il video non è pubblico, ma online si trova un altro video, più breve, di Giuseppe Toscano, in cui Paolo Ventura racconta i suoi progetti e la sua poetica di cantastorie.