Il nostro weekend lungo in Umbria sta volgendo al termine e dobbiamo cominciare a tornare verso casa, in Romagna. Essendo di strada, però, non voglio rinunciare a fare una fermata a Spello, dove sono già stato qualche anno fa e di cui ho un ottimo ricordo.
La cittadina di Spello è annoverata tra i borghi più belli d’Italia e non a torto! Le sue vie fiorite e le case in pietra gialla e rosa creano degli scorci davvero suggestivi e richiamano ogni anno migliaia e migliaia di turisti.
Il momento nel quale il borgo si riempie a dismisura è senz’altro quello del Corpus Domini, quando tutte le sue vie sono protagoniste dell’infiorata, e si tingono dei colori di tutti i fiori.
Spello si trova in Umbria, nel cuore della regione. Dista appena quindici minuti in direzione nord da Foligno (scopri cosa vedere a Foligno) e quindici minuti in direzione sud da Assisi, mentre la distanza da Perugia, la sua provincia, è di circa trenta chilometri percorribile in altrettanti minuti di auto.
Anche Spello, come Foligno, occupa l’area conosciuta come Valle Umbra e nonostante il comune si estenda dalla montagna alla pianura, il centro storico è ad un’altitudine di circa 280 metri sul livello del mare.
Il borgo di Spello parte da un territorio pianeggiante e si arrampica sulla parte più bassa del crinale occidentale del Monte Subasio, appartenente all’Appenino umbro marchigiano.
Visitare Spello significa aggirarsi per un borgo bellissimo e vivo. I turisti che ogni giorno ne visitano i vicoli, ricchi di ristorantini, botteghe e negozietti si mischiano ai cittadini del paese che lo vivono in maniera attiva.
Trattandosi di un borgo le sue dimensioni sono compatte, ma ben più grandi di quelle del vicino borgo di Rasiglia. Per questo motivo per percorrere tutto il centro storico di Spello possono essere necessarie dalle due alle quattro ore, a seconda di quante cose ci si vuole fermare a vedere.
La forma del centro storico è allungata e parte nella zona più bassa da Porta Consolare, che ci immette nel centro storico nella parte nota come Borgo San Sisto. Dal qui prendiamo la via principale, da cui si diramano i numerosi vicoli che compongono l’intero centro di Spello. La passeggiata è un continuo alternarsi di colori di piante conservate dentro ai vasi che, abbandonati, decorano tutte le vie del paese.
Spello fu fondata dalla popolazione umbra in epoca romana e il suo nome deriva da una dichiarazione dell’imperatore Augusto che la definì “Splendidissima Colonia Julia”. A testimoniare la sua importanza a quel tempo ci sono ancora oggi alcuni resti della cinta muraria e numerosi resti archeologici che circondano il centro abitato.
Visitate Spello e non ve ne pentirete! Ecco cosa vedere in un giorno o, meglio, in mezza giornata.
Facciamo il nostro ingresso a Spello attraverso la Porta Consolare. Subito fuori dalla porta si trovano alcuni parcheggi (a pagamento) in cui è possibile lasciare l’automobile.
Porta Consolare faceva anticamente parte della mura che avvolgevano l’intero centro abitato di Spello ed è una delle cinte murarie fortificate più antiche di tutta Italia. La struttura è composta di grandi blocchi calcarei provenienti dal monte Subasio, nei quali si aprono tre fornaci: una di dimensioni piuttosto ragguardevoli e le due laterali molto più piccole. Sul lato destro è presente anche una torre quadrata dotata di orologio che veniva impiegata per sorvegliare quanto avvenisse fuori dalle mura. Sulla torre sono presenti alcuni alberi e arbusti, che spuntano oltre le campane, un po’ come nella torre Guinigi di Lucca.
Sul fronte esterno della porta consolare sono posizionate tre statue funerarie che guardano verso l’esterno, queste vennero aggiunte nel XVI secolo e provengono dalla vicina area dell’anfiteatro, di cui rimangono purtroppo solo pochi resti.
La sua posizione in pianura fece sì che diventasse anche l’accesso principale alla città. Oltre la porta ci troviamo già immersi negli splendidi vicoli di Spello che ci fanno capire quanto il suo centro storico sia bello e curato. La pietra calcarea della porta consolare è largamente impiegata anche nei palazzi che si alternano gli uni agli altri con cambi di forma ma con un’omogeneità di stile assoluta. Gli scorci più belli di questi vicoli sono senza dubbio quelli in cui i portoni in legno delle case sono quasi nascosti dalla moltitudine di vasi e fiori appesi alle pareti e ricchi di verde e fiori colorati.
Il primo edificio di culto in cui ci imbattiamo è la chiesa di San Michele Arcangelo, su via Consolare. La chiesa ci si presenta all’improvviso, immersa nei vicoli cittadini. La sua facciata chiara, stretta e alta è dotata di un altissimo arco all’interno del quale trovano posto sia il portone in legno che permette di entrarvi, sia una finestra quadrata qualche metro più in su.
La chiesa di San Michele Arcangelo ospitò l’omonima confraternita e rimase attiva fino al XIV secolo.
All’interno della chiesa di San Michele Arcangelo non viene più detta messa, ma è ospitata la bottega d’arte di Elvio Marchionni, aperta nel 2003. Questo spazio è dedicato principalmente alle giovanissime generazioni che vogliono avvicinarsi al mondo artistico e, in particolar modo alla pittura. Qui infatti vengono tenuti laboratori in cui il maestro Elvio Marchionni avvicina i più giovani all’arte del dipingere.
Continuando a salire ci imbattiamo invece nella cappella di Sant’Anna, conosciuta anche come Cappella Tega. Sarà facilmente riconoscibile, per via della grossa e suggestiva scultura nella quale un ulivo, formato dall’unione di un uomo e una donna appassionati, è costruito su di una grande sfera.
Dietro la statua si può vedere chiaramente un grandissimo arco vetrato all’interno di un vecchio edificio in pietra. Spinti dalla curiosità ci avviciniamo e notiamo all’interno vecchie tracce di affreschi.
La cappella di Sant’Anna nacque come sede della confraternita dei disciplinati di Sant’Anna, che si trovavano già in città dove gestivano l’ospedale di Sant’Angelo, poco distante da qui, dal XIV secolo. L’ospedale però aveva una capienza estremamente ridotta, di appena tre posti letto, e ciò ne causò la soppressione nel XVI secolo.
La cappella di Sant’Anna cambiò impiego dalla fine del XIX secolo e fino agli inizi del secolo scorso, quando venne impiegata come bottega. Solo nel 1911 vennero scoperti gli affreschi che ne ornavano i soffitti con volte a crociera e buona parte dei muri interni. Il nome di Cappella Tega lo si deve proprio al sarto che vi lavorava all’interno e riportò alla luce questi affreschi.
Gli affreschi conservati all’interno della cappella di Sant’Anna vennero eseguiti nel 1461 e affrontano diversi temi: dalla crocifissione al ritratto di Sant’Anna e della Madonna con il Bambino, dagli apostoli all’agnello mistico, dal Purgatorio all’Inferno e a tanti altri santi. Furono due gli artisti che lavorarono a questi dipinti: uno anonimo e l’altro fu Nicolò di Liberatore, conosciuto con il nomignolo di l’Alunno.
Continuiamo la nostra passeggiata in salita tra i vicoli di Spello e continuiamo a rimanere affascinati dagli scorci che si aprono a destra e a sinistra. Arriviamo così in piazza Giacomo Matteotti, dove incontriamo subito sulla nostra destra la chiesa di Santa Maria Maggiore.
Le sue origini si fondano nel XII secolo, quando venne costruita sui resti di un tempio pagano titolato a Veste e Giunone. L’aspetto attuale però lo si deve a una profonda trasformazione operata nel 1644. La facciata in pietra che oggi possiamo vedere è una commistione di diversi periodi: il portale di ingresso, in stile romanico, risale al XIII secolo ed è composto da begli elementi in marmo che circondano il portone in legno. Due colonne sorreggono un piccolo arco nel quale è posizionata anche una piccola statua sacra. Al di sopra una finestra rettangolare dà luce agli interni. Questa facciata venne eretta nel XVII secolo, avanzando in avanti di circa sei metri su quella precedente e coprendo gli archi che la contraddistinguevano per tutta la sua larghezza.
Il campanile della chiesa di Santa Maria Maggiore sorge sul lato sinistro della chiesa e conserva al suo interno due antiche campane: una del XIII secolo e una del XV. Anche gli interni sono suggestivi, ma purtroppo troviamo la chiesa chiusa per lavori di ristrutturazione. In ogni caso la pianta a croce latina è dotata di una navata unica sulla quale si aprono alcune piccole cappelle, come la cappella Baglioni dotata di affreschi del Pinturicchio e una pavimentazione in maioliche del XVI secolo. Dello stesso periodo sono anche il coro ligneo dell’abside e il tabernacolo. Qui si trovano altre due opere del Pinturicchio. La chiusura è a volte a crociera.
Nel basso edificio al fianco destro della chiesa di Santa Maria Maggiore si trova il palazzo priorale, utilizzato come residenza del parroco e come sede per attività ricreative per la parrocchia.
Piazza Matteotti si trasforma in via Cavour e a pochi passi di distanza dalla chiesa di Santa Maria Maggiore, ci troviamo davanti alla chiesa di Sant’Andrea.
Questa costruzione è estremamente antica, pare infatti risalire agli inizi dell’XI secolo e un paio di secoli dopo venne costruito anche il convento per i frati Minori che la affianca. I frati si occuparono anche di un primo ingrandimento della struttura e vennero fondati da Sant’Andrea Caccioli, il quale si narra ricevette il saio direttamente dalle mani di San Francesco.
I lavori dei frati Minori non furono definitivi, ma anzi continuarono a fasi intermittenti per svariati secoli: lavori sulla chiesa di Sant’Andrea e sul Convento vennero eseguiti nel XVI secolo, nel XVII e anche agli inizi del XX.
L’attuale facciata della chiesa di Sant’Andrea di Spello è quasi anonima, perché nei continui lavori all’impianto della chiesa, venne più volte rivista togliendole una precisa identità. Dell’epoca romanica rimane ad esempio la decorazione in marmo ad arco del portale, nel quale il materiale quasi si intreccia e incorona il portone in legno.
L’interno della chiesa di Sant’Andrea è ad un’unica navata e caratterizzato da una pianta a croce latina. L’intera chiesa è chiusa da una copertura a crociera, ad eccezione della prima campata che ha una copertura a botte. L’intera chiesa è ampiamente decorata attraverso dipinti che dal soffitto scendono lungo tutte le mura interna della struttura. Questi dipinti vennero ricreati agli inizi del novecento, richiamando uno stile gotico. Sulla testata sinistra del transetto sono invece conservati due affreschi di epoca trecentesca.
Altre opere degne di nota all’interno della chiesa di Sant’Andrea sono senza dubbio la tavola del Pinturicchio, risalente al 1508 e raffigurante la Madonna in Trono e Santi, e il crocifisso quattrocentesco dipinto su di una tavola e posizionato dietro l’altare maggiore del secolo precedente.
Procedendo lungo la via principale arriviamo in piazza della Repubblica, dove si trova il palazzo Comunale di Spello. Questo palazzo venne costruito nella seconda metà del XIII secolo, poi ampliato tre secoli più tardi durante i lavori di rifacimento della piazza su cui si affaccia. I lavori non erano però terminanti e, soprattutto gli interni, vennero rivisti più volte fino al secolo scorso.
L’edificio originario venne ampliato sia allungandolo verso destra, che alzandone il numero dei piani. Rimane però ancora distinguibile il nucleo originario del palazzo comunale, costruito in pietra calcarea bianca e rosa i cui accessi sono possibili attraverso due archi acuti. Questi archi formano un breve loggiato con copertura a crociera. Al primo piano del nucleo storico si trovano invece tre bifore con colonnine chiuse da capitelli, due delle quali si affacciano su via Garibaldi e una invece sulla piazza. Tra i due archi è inserita una lapide raffigurante un leone che atterra un cinghiale e, al piano superiore, si trovano due riquadri incassati nel muro che riportano l’antico stemma comunale di Spello e lo stemma della famiglia Maccarelli, famiglia in vista della città che ebbe un ruolo importante nelle lotte civili che insanguinarono il borgo nel XIV secolo.
A sinistra della facciata è presente il campanile a pianta quadrata che spunta da dietro la facciata, mentre l’orologio che scandisce l’ora è riportato sul fronte del palazzo.
Gli spazi del palazzo comunale di Spello vennero adeguati durante i secoli, di volta in volta secondo le esigenze: ad esempio al pian terreno, nel 1469, fu aperto il Monte di Pietà, il cui accesso venne poi murato salvo essere riaperto durante il novecento. All’interno dell’edificio è presente anche la biblioteca comunale e l’archivio storico comunale che presenta documenti anche del XIII secolo.
All’interno del palazzo comunale si trova anche un lapidario risalente al XVII secolo, con molti pezzi di origine romana e medievale ritrovati nei dintorni. Le sale più famose del palazzo comunale sono:
Ciò che meglio mi ricordo di Spello, dalle precedenti visite, è senza dubbio il palazzo Urbani Acuti, noto anche come palazzo Cruciani e il suo incredibile loggiato. Ci tengo particolarmente a rivederlo, ma non ricordandomene il nome, chiedo informazioni alle persone che trovo in giro per strada.
In realtà la sua posizione è poco distante da piazza della Repubblica e, come la volta precedente, rimango sorpreso dalla sua bellezza. All’interno di questo bel palazzo hanno abitato diverse famiglie nobiliari e, fino agli inizi dell’ottocento, rappresentava il principale edificio privato di tutta Spello.
Il nome di palazzo Urbani Acuti lo si deve alla prima famiglia proprietaria, che ne richiese la costruzione agli inizi del seicento, mentre il nome di palazzo Cruciani è dovuto all’ultima famiglia che ne entrò in possesso alla fine del settecento. Successivamente il palazzo venne venduto al collegio Vitale Rosi e dal 1972 è utilizzato dall’amministrazione comunale di Spello che ne curò il restauro.
Nei vari secoli le diverse famiglie che lo abitarono apportarono diversi cambiamenti all’edificio originario, creandone una struttura piuttosto articolata. Già la costruzione originaria venne vincolata dai precedenti palazzi che erano già presenti qui. La prima decorazione fu quella di aggiungere alcune formelle con lo stemma della famiglia Urbani Acuti sia sul cornicione del palazzo che sul pozzo collocato al centro del cortile interno. Quello che però più sorprende è l’elemento che si nota ad un primo colpo d’occhio arrivando nei pressi del palazzo: il bellissimo ballatoio in legno rialzato, dotato di copertura sempre in legno. Per goderne al meglio è consigliabile uscire dal cortile, attraverso l’apposita porta ad arco dotata di inferriate. Esternamente il ballatoio è molto meglio visibile e dotato di piante verdi che dal terreno si innalzano fino ai pali che sorreggono la struttura.
Anche il porticato interno al cortile è riccamente decorato, con dipinti di inizio seicento, così come le scale e il piano nobile.
Arriviamo così a una delle chiese più particolari di tutta Spello: la chiesa di San Lorenzo Martire, su via Garibaldi. Anche questo edificio è piuttosto antico, la sua costruzione cominciò infatti tra il 1120 e il 1127 sulle ceneri della chiesa di Sant’Ercolano, a cui venne titolata una cappella interna.
La chiesa di San Lorenzo Martire venne fortemente voluta dai cittadini, che desideravano essere protetti dal santo spagnolo e, per questo, finanziarono direttamente la costruzione. Nel 1239, ad appena undici anni dalla consacrazione di Gregorio IX, arrivò a Spello l’esercito di Federico II che portò devastazione e distrusse parte della chiesa, ricostruita poi parzialmente durante alcuni lavori di ampliamento nel 1281.
La particolarità principale della chiesa sta proprio nella sua facciata, che sembra quasi aver riportato un tentativo di cancellazione e ricreazione andato male. In realtà queste sono le tracce di due differenti fasi costruttive avvenute sulla medesima facciata:
Questo nuovo aspetto della chiesa di San Lorenzo Martire aveva creato molta confusione nella facciata, e si rese quindi necessaria un’ulteriore revisione. Nel 1540 vennero aperti i tre rosoni tuttora visibili e aggiunta la decorazione in marmo con tre conchiglie poste nell’arco sopra al portone di ingresso.
Internamente gli spazi sono attualmente suddivisi su tre navate e terminano con un abside. Le navate sono divise tra loro attraverso grossi piloni e quella centrale presenta una copertura a botte. La navata laterale destra termina anch’essa con un’altare e vi si aprono sopra ben tre cappelle, la prima delle quali ospita l’immagine del 1438 donata alla chiesa da San Bernardino da Siena. Nella seconda, creata da Filippo Neri, è posizionato un tabernacolo che precedentemente si trovava nell’altare maggiore. Da questa cappella è possibile, attraverso una porta, raggiungere la terza dedicata alla Trinità. Dentro alla chiesa di San Lorenzo Martire a colpire è senza dubbio il grandissimo baldacchino che occupa l’altare maggiore creato nel XVII secolo sullo stile di quello a San Pietro in Vaticano, che è circondato da un coro in legno intagliato cinquecentesco e che è sormontato da una vetrata che racconta la storia del martirio di San Lorenzo.
Già dal XVII secolo la chiesa di San Lorenzo Martire rappresenta una delle due importanti chiese del borgo.
Di dimensioni molto più compatte, ma dall’aspetto decisamente storico, è la chiesa di San Martino, costruita tra l’XI e il XII secolo su iniziativa degli abitanti del quartiere.
La sua facciata è in stile romanico ed è costruita in pietra bianca ricavata da cave locali. La forma è a capanna e sopra al portone di accesso è presente una bifora divisa da una colonna con capitello a giglio. Sopra al portone una decorazione ad arco è inquadrata da due ghiere di colore bianco e rosa.
Internamente la chiesa di San Martino è organizzata ad aula unica di base rettangolare non regolare, perché le pareti divergono leggermente. Gli affreschi che decoravano originariamente questi ambienti sono quasi tutti andati perduti, rimangono visibili solo alcuni frammenti del XV secolo nella nicchia sinistra.
La chiesa di San Martino fu particolarmente apprezzata in tutta Spello quando nel XIX secolo venne creata una cappella dedicata al culto della Madonna e venne prevista l’estrazione a sorte di tre doti annue di 30 scudi, da assegnare tra le povere della parrocchia della vicina chiesa di San Lorenzo Martire.
Continuiamo la nostra passeggiata in salita fin sopra la parte più alta di Spello. Su via Cappuccini troviamo l’antico arco romano, risalente al periodo antecedente all’imperatore Augusto, che metteva in comunicazione la parte più alta del centro di Spello con il monte Subasio.
In città l’arco è noto anche come Porta dell’Arce, per via della vicinanza alla rocca di Federico I Barbarossa, o come Arco dei Cappuccini, per la vicinanza con il convento di San Severino gestito dai frati cappuccini.
L’arco romano di Spello è caratterizzato da una sola fornice che incorona tutta la strada che si trova davanti a noi e la sua soglia si trova interrata a circa un metro di profondità. La porta, collegata all’antica cinta muraria, veniva sbarrata esternamente grazie a una chiusura a saracinesca.
Alla destra dell’arco romano vediamo la chiesa di San Saverino, ubicata oltre una breve scalinata. Nonostante il cartello che vi si trova davanti, questa è una delle costruzioni più antiche di tutta Spello, risalente probabilmente al VI secolo. L’aspetto attuale, come riportato nel cartello, è invece del XII secolo, quando la chiesa di San Severino venne rivista in stile romanico.
Dal XVII secolo ospita al suo interno i frati Cappuccini che, dopo alle soppressioni napoleoniche che sospesero per circa trent’anni l’utilizzo della chiesa, organizzarono al loro interno un centro di formazione religiosa.
Esternamente la facciata della chiesa in pietra bianca e rosa è caratterizzata da un piccolo porticato che ombreggia la piccola porta principale e sorregge una breve tettoia sulla quale si apre una bifora posizionata all’interno di un arco. Anche la chiesa di San Severino presenta una facciata a capanna che, dal XIV secolo è praticamente integrata nella rocca albornoziana che delinea questo tratto di mura cittadine.
Gli interni sono a navata unica con una pianta a croce latina. Le volte a crociera sono riccamente affrescate con decori del secolo scorso, ma in controfacciata è presente un affresco del XVI secolo che ritrae la Madonna con il bambino, San Francesco e Sant’Onofrio e sul lato sinistro l’affresco di due secoli prima ritraente San Michele Arcangelo.
Al fianco della chiesa, costruita praticamente all’interno delle mura cittadine, si trova invece la torre di San Severino. Questa torre è posizionata praticamente tra l’arco romano e la chiesa di San Severino e risale al 1457.
La torre è a pianta quadrata ed è stata interamente restaurata e restituita alla città durante il 2018. Al suo fianco si trova il convento dei Cappuccini, tanto che questa è nota anche come torre dei Cappuccini.
La torre di San Severino è alta circa 16 metri e permetteva di avere un punto di vista privilegiato su tutta la vallata che si apre al di sotto di questo che è il punto più alto di tutto il centro storico di Spello. Arrivare qui significa quindi aver terminato la ‘fatica’ per la visita del centro e, d’ora in poi, è tutto in discesa nel vero senso della parola.
Prendiamo la strada in discesa e continuiamo la nostra visita tra le cose da vedere a Spello. Tra queste c’è la porta Fontevecchia che, all’apparenza, sembra un anonimo arco costruito tra le vecchie case di Spello.
In realtà questa porta rappresenta un’apertura nelle antiche mura urbiche che cingevano l’interno centro storico di Spello. Porta Fontevecchia si trova nella parte alta del centro storico, in direzione nord-ovest e venne realizzata in pietra locale.
Gli edifici che stringono la porta sono il complesso di Vallegloria e, dall’altra parte, le mura medioevali. La porta è attraversata da via Fontevecchia che scende verso valle.
Uscendo dalla cerchia muraria che avvolge il centro storico di Spello prendiamo via Santa Margherita, che gira intorno al borgo e che si immerge nella campagna seguendo proprio le mura.
Su questa via incrociamo anche la torre di Santa Margherita che rappresenta quanto resta del monastero femminile dei santi Giacomo e Margherita dell’ordine benedettino. Il monastero venne costruito durante il XIII secolo e per tutta la sua storia rimase di dimensioni piuttosto contenute e fu vissuto fino al 1464, quando tutte le monache che vi erano all’interno si unirono a quelle del monastero di Santa Chiara, posizionato dentro le mura, e l’edificio venne lasciato a se stesso in un progressivo degrado.
La torre di Santa Margherita venne costruita in epoca medievale al fianco del monastero e, mentre questa è stata restaurata recentemente, del monastero rimane solo qualche residuo di mura di cinta. La pianta quadrata della torre, costruita in pietra prelevata dal monte Subasio, si chiude con una merlatura.
All’interno della torre di Santa Margherita è ora ospitata la fondazione SINISCA, che mette in esposizione la sua collezione permanente di arte contemporanea. L’accesso è possibile previa prenotazione.
La torre di Santa Margherita è stata anche riconosciuta dall’UNESCO come monumento messaggero di cultura e di pace, per via dell’importanza storica di cui è testimonianza e per la possibilità di essere segnale di cultura e pace tra i cittadini di Spello e i visitatori.
Noi ci lasciamo la torre di Santa Margherita alle spalle e continuiamo a girare intorno a Spello, fino ad arrivare nei pressi di un’altra importante porta cittadina..
Prima di abbandonare Spello ci rimane un ultimo punto tra le cose da vedere in città: Porta Venere, costruita già in epoca augustea in pietra bianca di travertino. La sua struttura venne molto studiata e messa in relazione con i resti di un tempio ritrovato poco fuori dalle mura cittadine di Spello, dedicato a Venere. Una strada partiva dal tempio e passando per questa porta si collegava al centro storico del borgo. Originariamente si pensa che sulla porta fosse collocata anche una statua raffigurante la dea.
Su porta Venere si aprono tre fornici di differenti dimensioni: quella centrale sensibilmente più grande delle due laterali. Tra i tre archi sono posizionate delle lesene di ordine dorico e nella parte superiore si trova una trabeazione che occupa tutta la larghezza della porta. Porta Venere è completata da un piccolo edificio fortificato dotato di una doppia porta, che permetteva alle persone che gestivano gli ingressi di rimanere protetti.
Ai fianchi della porta sono presenti le torri di Properzio, costruite in epoca medievale, a pianta dodecagonale ma ad interno circolare, in pietra calcarea rosata. Si narra anche che in quella più vicina alla città sia stata allestita una prigione che ha ‘ospitato’ anche Orlando, prima che venisse riconosciuto e eletto come protettore cittadino. Oltre alle due torri, utilizzate per monitorare i passaggi in ingresso al centro di Spello anche attraverso finestre su lati alterni, erano presenti diversi altri edifici di epoca medievale addossati alla porta. La maggior parte di questi sono stati abbattuti durante lo scorso secolo, ma i loro resti sono ancora visibili in buona parte delle cantine delle abitazioni che si trovano su via Torri di Properzio.
Ecco la mappa dell’itinerario di un giorno a Spello. In realtà saranno sufficienti dalle due alle quattro ore per percorrerlo tutto, rigorosamente a piedi! Certo, se si ha un passo allenato lo si riuscirà ad affrontare al meglio: le vie di Spello sono, a tratti, in ripida salita. Parola d’ordine: scarpe basse e comode, per immergersi al meglio nella bellezza strabiliante di questo borgo!
Spello è visitabile in un giorno, ma ha le dimensioni di un grande borgo. In più, anche grazie alle sue infiorate, è ormai diventata celebre tra i turisti. Per questo motivo troverai tantissimi hotel in pieno centro storico o nei dintorni in cui poter soggiornare.
Ci troviamo anche a breve distanza da Foligno, altra città umbra dalle dimensioni considerevoli e ricca di hotel in cui poter dormire.
Qui trovi una lista di hotel tra cui scegliere per il tuo soggiorno a Spello, mentre questa è la struttura che ho scelto io durante il mio tour dell’Umbria, ad appena un quarto d’ora di distanza dal centro storico.
Le infiorate di Spello rappresentano la principale festa cittadina del borgo. Questa va in scena ogni anno, durante la giornata del Corpus Domini ed è estremamente suggestiva. Tutti i vicoli del paese si riempiono (ancora di più) di fiori i quali vengono composti per creare suggestive forme e dipinti.
Grandi tappeti floreali rappresentano quadri tanto belli quanto temporanei e sono il risultato di giorni e giorni di lavoro e progettazione per stupire i visitatori. Già settimane prima vengono ricercati i fiori necessari, che poi vengono mondati e i petali conservati affinché possano dare il loro meglio nel giorno del Corpus Domini. I giorni che precedono la manifestazione sono ricchi di suggestione: i più giovani salgono sui prati e sui campi che circondano il monte Subasio e raccolgono i migliori fiori, che portati nel borgo vengono assegnati ad anziane donne che dividono i loro petali in base al colore.
Dal pomeriggio precedente le strade del borgo vengono chiuse al traffico e montate alcune strutture che permettono di limitare il vento ed eventuali piogge. Grazie a una buona illuminazione al di sotto delle strutture vengono composti i grandi dipinti floreali che formano quasi un unico gigante tappeto di fiori per la città. Si contano circa 70 tra infiorate tra tappeti le cui dimensioni variano tra i 12 e i 15 metri di lunghezza e quadri dai 25 ai 90 metri quadri l’uno per una lunghezza totale di circa un chilometro e mezzo di infiorata.
Per regolamento i petali non possono essere trattati, ma devono essere quanto più freschi possibile, in modo da non incollarsi al pavimento e da sprigionare il massimo di profumi e colori. La domenica del Corpus Domini poi passa la processione, guidata dal vescovo con l’ostensorio, che chiude tutti i giorni febbrili dedicati all’infiorata di Spello. Fino a quel momento i tappeti di fiori vengono conservati, curati e ne è fatto divieto l’accesso. Dopo il passaggio della processione possono invece essere calpestati dai numerosissimi visitatori che si sono ritrovati qui a Spello per l’occasione.
La domenica del Corpus Domini cambia di anno in anno, un po’ come la Pasqua. La sua data è infatti decisa come la nona domenica dopo quella di Pasqua. Per questo motivo non è prevista una data precisa dell’Infiorata, ma questa varia a seconda del giorno di Pasqua. Cade comunque sempre tra la primavera e, al massimo, gli inizi dell’estate, quando il periodo di fioritura è al massimo del suo splendore e la materia prima necessaria (i fiori) è abbondante.
Le infiorate di Spello dedicate al Corpus Domini traggono le loro origini nel 1930 circa, quando una donna decise di omaggiare la processione creando un quadro a terra con ginestre e finocchi, sorprendendo i suoi concittadini che estasiati dalla bellezza della creazione vollero subito imitarla, in una gara positiva alla creazione più bella.