Trekking al Monte Cornizzolo

Vette e laghi che si vedono dal monte Cornizzolo

Il trekking al monte Cornizzolo è una suggestiva, e impegnativa, passeggiata che arriva fino ai 1241 metri di altitudine sul livello del mare. Puoi raggiungere la cima del monte partendo da varie località, perché in questa zona i sentieri sono numerosi e molto suggestivi.

Se parti da Milano o dalle province lombarde, avrai la possibilità di raggiungere l’inizio (e la fine) del trekking in treno, così non avrai nemmeno problemi di parcheggio. Potrai arrivare a Canzo o Civate e scegliere di percorrere il percorso unendo le due cittadine, entrambe servite da una linea ferroviaria, oppure di fare andata e ritorno verso la stessa località.

Dove si trova il monte Cornizzolo ^

Il monte Cornizzolo è nel cosiddetto Triangolo Lariano, ovvero quel lembo di terra posizionato tra i due rami del lago di Como, quello lecchese e quello comasco. Non è particolarmente a nord, ma spostato verso la parte sud orientale di questa zona.

Il territorio occupato dal monte Cornizzolo è diviso tra le province di Como e di Lecco ed è compreso all’interno delle Prealpi Lombarde.

Cosa si vede dal Cornizzolo? ^

Già arrivando verso il Cornizzolo ti renderai conto del bellissimo panorama circostante. Provenendo da Canzo ti troverai davanti i celebri Corni di Canzo, il monte Rai e il Corno Birone. Dalla sommità del monte Cornizzolo potrai però apprezzare un panorama a 360 gradi. I Corni e le altre montagne saranno sempre lì a guardarti, ma in più potrai vedere il centro abitato di Canzo e i laghi sottostanti. A est il lago di Garlate che fa da sfondo alla particolare forma del lago di Annone, mentre a sud e a ovest vedrai il lago di Pusiano e il lago del Segrino.

Come arrivare al Monte Cornizzolo ^

Ci sono diversi modi per arrivare al monte Cornizzolo, ma se vuoi farlo a piedi con un suggestivo trekking, puoi partire da Canzo percorrendo poco più di 7,5 chilometri o da Civate in circa 5,5 chilometri. Alternativamente puoi salire anche in mountain bike, con alcuni sentieri più regolari rispetto a quelli da trekking, dove i pericoli sono inferiori.

Il mio consiglio è di essere (almeno un po’) allenati. Il trekking di per se non è complicato o pericoloso, ma presenta un buon dislivello e alcuni strappi impegnativi dove la salita e la discesa sono continue, senza passaggi pianeggianti.

Trekking sul Monte Cornizzolo da Milano ^

La bellezza del trekking fino al monte Cornizzolo è accessibile a tutti, anche a chi non ha un mezzo proprio. I punti di partenza di Canzo o Civate sono infatti facilmente raggiungibili in treno da Milano o dalle altre province della Lombardia. Le due cittadine sono su due linee ferroviarie differenti, ma con frequenti collegamenti con la città meneghina (circa uno all’ora):

  • Milano – Canzo richiede circa un’ora e venti e il costo del biglietto è di 5,50€ (sola andata);
  • Milano – Civate richiede circa un’ora e mezza (o appena 55 minuti con cambio) e il costo è di 5,50€ (sola andata).

Da entrambe le stazioni, poi, sarà sufficiente circa un quarto d’ora a piedi per addentrarsi nel trekking e nella natura della montagna.

Se decidi di arrivare in automobile, invece, ti consiglio di partire presto perché i parcheggi più vicini al bosco tendono a terminare in fretta, soprattutto nel weekend.

Monte Cornizzolo da Canzo ^

La salita da Canzo al monte Cornizzolo richiede 7,5 chilometri, con un dislivello positivo totale di circa 850 metri. Considerando un passo moderato e qualche pausa per una foto o uno spuntino qua e là, riuscirai a raggiungere comodamente la vetta in 3 ore e mezza. Il sentiero procede con una pendenza facilmente percorribile fino al rifugio Terz’Alpe, per poi farsi più impegnativo nella seconda metà del percorso. Per buona parte camminerai dentro al bosco, con solo il tratto finale esposto al sole. Questo è positivo sia per le giornate assolate, sia per quelle leggermente uggiose, dove troverai riparo tra gli alberi.

Alcuni tratti risultano però essere scivolosi, proprio perché sempre ombreggiati e bagnati da alcune sorgenti che troverai lungo il percorso. Per questo motivo un paio di scarpe da trekking sono imprescindibili per affrontare serenamente la salita.

Monte Cornizzolo da Civate ^

Se invece vuoi salire da Civate fino alla vetta del monte Cornizzolo, devi sapere che il dislivello positivo è più marcato. In questo caso percorrerai ben 1000 metri di dislivello in circa 5,5 chilometri. In questo caso il tempo richiesto è di poco meno di 3 ore.

L’intero percorso si snoda lungo il sentiero segnalato con il numero 10. La prima parte conduce fino al suggestivo santuario di San Pietro al Monte e, avvicinandoti, potrai leggere tutti i cartelli informativi che fiancheggiano il percorso. Fino a qui la salita è facilmente affrontabile anche con normali scarpe da tennis. Il tratto che va dal santuario al monte Cornizzolo presenta poi una pendenza costante e la presenza di fonti rende il terreno a tratti fangoso e molto scivoloso. Ancora una volta sono necessarie scarpe da trekking e un buon fiato per arrivare in cima. La ricompensa con il panorama vale in ogni caso tutta la fatica.

Trekking del Monte Cornizzolo da Canzo a Civate ^

Se giungi al trekking del monte Cornizzolo in automobile dovrai per forza di cose far coincidere il punto di partenza con quello di arrivo. In ogni caso troverai dei sentieri ad anello.

Io ho invece scelto di raggiungere la destinazione in treno e ciò mi ha permesso di non avere problemi di parcheggio (parti presto, nel caso!) e, soprattutto, di percorrere entrambi i versanti del monte Cornizzolo. Sono infatti salito da Canzo, a nord ovest e sceso fino a Civate, a sud est. La lunghezza totale di questo trekking è di 13 chilometri con un dislivello positivo di 840 metri e un dislivello negativo di 1040 metri. Essendo la parte di Civate in discesa, il tempo di percorrenza è molto inferiore. I 13,3 chilometri totali hanno richiesto un tempo di 4h e 10 minuti, a cui aggiungere qualche pausa qua e là e una bella mangiata con panorama in vetta.

Il trekking da Canzo a Civate per il monte Cornizzolo è quindi un’ottima idea per riempire un’intera giornata in mezzo alla natura.

Canzo ^

Canzo è una vivace cittadina dell’Alta Brianza, in provincia di Como. Si trova a un’altitudine di 416 metri sul livello del mare, all’imbocco della Valassina. Nei pressi del centro storico ci sono vari parcheggi, ma questi tendono a riempirsi velocemente, soprattutto nei weekend, a causa dell’alto numero di sentieri che partono proprio da qui.

La stazione dei treni dista invece appena un chilometro dalla vicina fonte di Gajum, vero punto di partenza del trekking che ti condurrà fino alla cime del monte Cornizzolo.

Puoi giungere a Canzo senza esserti troppo preoccupato del pranzo (mi raccomando invece una borraccia di acqua bella piena!). Lungo il trekking incontrerai due rifugi in cui poterti fermare a mangiare, oppure se vuoi essere totalmente libero puoi fermarti in uno dei tanti forni della città per prendere focacce, pizze o farti fare qualche panino da mangiare in vetta. Io ne ho approfittato anche per una seconda colazione a base di strudel di mele!

Fonte di Gajum ^

Attraversando l’intero centro storico di Canzo, in circa un chilometro giungiamo alla fonte di Gajum. Qui ci sono alcuni parcheggi per automobili e, a 480 metri di altitudine, c’è anche l’albergo Sorgente, alla porte del bosco. La via su cui ci troviamo si chiama via Gaium e a una decina di passi dall’albergo prendono il via i diversi sentieri di questa zona. Tra questi segnalo anche il celebre sentiero Spirito del Bosco, tanto amato dalle famiglie per le sue sculture in legno.

Noi teniamo la destra e la strada asfaltata lascia il passo all’acciottolato. Troverai ancora alcune macchine parcheggiate a bordo strada, ma progressivamente entrerai nel bosco.

Sentiero Geologico Giorgio Achermann ^

Il percorso ci immerge nel sentiero Geologico Giorgi Achermann, pensato e realizzato dal fondatore del gruppo naturalistico della Brianza, a cui è dedicato. Lungo la strada troverai alcune insegne e diverse targhe che danno informazioni circa la particolare conformazione geologica del Triangolo Lariano.

Il sentiero Geologico Giorgio Achermann venne creato agli inizi degli anni ottanta con l’obiettivo di educare le persone che passano per questi splendidi luoghi e che attraversano la Val Ravella. La roccia qui presente è molto variegata, ma per lo più di origine calcarea. Ciò determina una facile modellazione da parte dell’acqua piovana. Questo percorso ci accompagnerà per tutto il tratto che congiunge la fonte di Gajum al rifugio di Terz’Alpe, in circa un’ora di passeggiata.

Santuario di San Miro al Monte ^

Nonostante richieda una piccola deviazione sul percorso, vale la pena raggiungere il Santuario di San Miro al Monte. Rispetto al percorso che prosegue lungo il sentiero geologico attraverso un bel ponte pedonale, dovrete prendere il percorso che sale a destra e poi ritorna a sinistra e, attraverso una piccola cappella posizionata su di una roccia, conduce fino al santuario.

Il santuario di San Miro al Monte è costruito a 604 metri di altitudine e, raggiungendolo, avrete percorso i primi 2,2 km. Il complesso è dedicato a San Miro Paredi, nato a Canzo e vissuto nel trecento. Qui scelse di vivere la sua vita come eremita e dormiva in una piccola grotta che potrai vedere guardando nella direzione opposta alla chiesa, verso l’alto. Al di sotto c’è ancora la sorgente d’acqua che già nel 1600 era meta di pellegrinaggi.

La chiesa di San Miro al Monte ha preso vita tra il 1643 e il 1660, occupando il luogo precedentemente riempito da un oratorio con tre altari e un edificio a due piani. Fino al 1810 fu tenuto in vita da una comunità di frati che coltivavano dei terrapieni ancora visibili, ottenuti con muri a secco sul versante opposto del torrente. Proprio il torrente Ravella crea, dietro al santuario, una piccola cascatella.

Da metà ottocento il santuario di San Miro al Monte risultò abbandonato, salvo essere restaurato tra il 1950 e il 1966. Oggi vi si celebra messa una volta a settimana.

La Carbonaia ^

Dopo aver ripreso la strada lasciata per la deviazione, attraversa il ponte e ti troverai nuovamente sul sentiero geologico. In pochi passi potrai vedere, sulla destra, un esempio di carbonaia. La riconscerai per il modo maniacale in cui i rami e i tronchi di albero sono assemblati tra loro.

La carbonaia è il metodo attraverso il quale veniva adagiata la legna, per lo più di faggio, per ottenere il carbone. Dopo aver accatastato tutti i materiali, questi venivano bruciati. Il carbone era infatti importante perché la materia prima perde fino al 40% di volume e l’80% del peso. Ciò rende il carbone più agevole da trasportare per produrre poi energia principalmente nell’industria metallurgica. Inoltre il carbone ha un potere calorico superiore rispetto al legno.

I carbonai lavoravano solitamente in coppia, costruendo queste capanne di legno intorno a pali alti due metri e mezzo. Il lavoro poteva durare anche diverse giornate e poi veniva incendiato il tutto, con cotture che duravano anche dieci giorni.

La Marmitta dei Giganti ^

A pochi passi dalla carbonaia, sempre risalendo il torrente, c’è un’altra particolare formazione: la Marmitta dei Giganti. Questa è una particolare pozza all’interno del letto del fiume, dalla superficie piuttosto levigata. Nel caso specifico si è generata in una roccia calcarea poco tenace, grazie a dei sassi duri che arrivati all’interno della vasca girano in tondo grazie all’effetto dell’acqua. Questo fenomeno permette così alla roccia di scavarsi, creando una cavità sempre più profonda durante i secoli.

Rifugio Terz’Alpe e i Corni di Canzo ^

Dopo un breve strappo, che innalza l’altitudine a cui ci troviamo, vediamo davanti a noi apparire l’ex rifugio Terz’Alpe che ora è un grande agriturismo. Arriviamo così a 800 metri di altitudine, dopo aver percorso i primi 4 chilometri, poco meno di un terzo dell’intero tragitto.

Alzando gli occhi al cielo, dietro al rifuglio, potrai vedere chiaramente i celebri Corni di Canzo, alcuni massi rocciosi che si ergono dalla montagne verdeggiante ed emergono verso il cielo. Ci sono alcuni sentieri che portano fino a qui e attraverso i quali potrai anche scalarli, ma oggi ci limiteremo a vederli da ‘lontano’. Ti accompagneranno, visivamente, per buona parte del tragitto.

Oltre 150 milioni di anni fa, l’area dei Corni di Canzo era posizionata alla chiusura occidentale della Tetide, il grande oceano che nel mesozoico separava completamente il blocco continentale settentrionale da quello australe. Ciò determinava una superifice irregolare, con svariate aree di alta e bassa profondità alternate. Agli inizi del giurassico si aprì l’oceano Atlantico, svuotando parte di questi territtori e facendo emergere i Corni di Canzo che fino ad allora erano una montagna sottomarina. La genesi delle Alpi ha poi innalzato ulteriormente l’altitudine dei Corni. Con le glaciazioni del quaternario si sono poi aggiunti depositi morenici e detriti dell’erosione, che hanno conferito ai Corni di Canzo l’aspetto attuale.

Subito sotto all’agriturismo potrai visitare la fattoria, con cavalli, somari e capre che pascolano nella grande area recintata. Potrai fermarti qui per un pranzo (o se arrivi presto farti fare dei panini da asporto), oppure approfittare dei tavoli esterni e del grande e curato parco con diversi alberi a fare ombra, per consumare un piacevole pic nic. Siccome ci aspetta una bella salita preferiamo non appesantirci e così, dopo pochi minuti, siamo nuovamente in cammino.

Riserva Naturale Sasso Malascarpa ^

Procedendo lungo il trekking noterai con sempre maggiore frequenza dei grandi blocchi di roccia che emergono dal terreno ricoperto di vegetazione.Ti trovi nei pressi della riserva naturale Sasso Malascarpa, una zona ricca di calcari fossiliferi del Calcare di Zu, un’unità depostati 210 milioni di anni fa in acque calde poco profonde. Ciò favoriva il popolamento dei fondali da parte di molluschi e coralli.

Oggi la riserva, oltre all’alta valenza paleontologica, è celebre per i suoi fenomeni superificiali come i lapiez e i campi solcati. Grandi blocchi di pietra chiara e pura emergono dal terreno e definiscono skyline e perimetro delle montagne.

La riserva naturale “Sasso Malascarpa” venne istituita nel 1985 e prevede una grande area protetta per il rimbosco di conifere e latifoglie intervallate a zone con il crinale scoperto in cui introdurre arbusti che producano bacche utili alla fauna, aumentando la biodiversità.

Alpe Alto ^

Giungerai così all’Alpe Alto. Questo tratto di sentiero è piuttosto ripido e faticoso. In meno di due chilometri la strada conduce a 1100 metri. Questi 300 metri di dislivello ci portano ad aver compiuto i primi 5,8 chilometri del trekking.

L’area di Alpe Alto era anticamente utilizzata dagli allevatori di Civate che salivano in quota in maggio con il bestiame, per poi scendere a metà settembre. Qui trovavano posto circa quattro persone: l’alpigiano che mungeva e badava alla conduzione dell’alpe, una donna che lavorava il latte e produceva burro e formaggi e un paio di ragazzi che seguivano il bestiame.

L’area di Alpe Alto era stata scelta anche per la presenza di una sorgente, ancora attiva, in cui far abbeverare il bestiame, nel quale si contavano circa una cinquantina di capi. Questa pratica andò avanti fino agli anni cinquanta dello scorso secolo. Successivamente i pascoli e i prati di Alpe Alto vennero rimboschiti, cambiando il volto di questi spazi.

Ancora oggi puoi vedere il perimetro dei due antichi edifici in pietra che venivano utilizzati qui:

  • I casei, ovvero la struttura con caselli a volta sotto, provvisti di canali in cui sorreva l’acqua. Sopra c’era l’abitazione con una cucina e una stanza;
  • I stall, ovvero le stalle, dotate di un grande stallone, la stalla grande e la stalletta a pian terreno. La struttura era affiancata da un portico utilizzato come legnaia al piano superiore. Oggi questo spazio è stato impiegato come area pic nic.

Rifugio Marisa Consigliere ^

Ti accorgerai di essere praticamente arrivato al monte Cornizzolo, quando lasciandoti alle spalle il monte Rai e dopo aver percorso 7 chilometri, vedrai davanti a te il rifugio Marisa Consigliere. Siamo a un’altitudine di circa 1050 metri sul livello del mare e intorno a noi grandi parchi aperti accolgono decine di persone durante i weekend.

La chiesetta degli Alpini sul monte Cornizzolo

Già dal sentiero che conduce fino a qui avrai una bella vista sulle vallate circostanti, con il loro immenso patrimonio naturale. Subito prima del rifugio Marisa Consigliere vedrai anche la chiesetta in pietra dedicata ai caduti delle guerre da parte degli Alpini di Civate e la grande croce in pietra posata nel 1900.

Il rifugio Marisa Consigliere, noto anche come rifugio SEC (Società Escursionisti Civatesi) è stato inaugurato nel 1960 e le sue grandi dimensioni permettono di accogliere svariati turisti. Dispone infatti di 16 posti letto e 80 posti pranzo al coperto. Le sue aperture sono durante tutto l’anno nelle sole giornate di mercoledì e di domenica e solo nel mese di agosto tutti i giorni. Ti consiglio comunque di telefonare prima per accertarti dell’apertura se conti di pranzare qui.

Vetta del Monte Cornizzolo ^

Giunto al rifugio avrai l’impressione di essere praticamente arrivato a destinazione. Mi spiace contraddirti però: nonostante la cima del monte Cornizzolo sembri così vicina, in realtà c’è un bel dislivello di 190 metri da percorrere. La stradina sale ripide sul crinale della montagna e, con un po’ di fatica, conduce fin sotto alla grande croce di metallo che sormonta la vetta.

Arriverai così ai 1241 metri di altitudine, dopo aver percorso 7,6 chilometri. Da qui il panorama è a 360 gradi sulle vallati cricostanti e sui bei laghi che si aprono qui sotto, ma anche sulle altre alture come i celebri Corni di Canzo e il monte Rai.

Noi scegliamo di fermarci qui per pranzare con quanto acquistato a Canzo… la vista è decisamente suggestiva!

Sentiero fino alla vetta del monte Cornizzolo

Fonte Albi ^

Dopo esserci riposati in vetta e aver ricaricato le batterie siamo pronti a ripartire. La discesa è sul crinale opposto della montagna e ci porterà fino a Civate. Prendiamo la strada che scende direttamente da dentro il rifugio Marisa Consigliere. Il dislivello che dovremmo percorrere è notevole e parte in maniera prepotente fin da subito. Le ginocchia e i piedi sono messi a dura prova, per cui un paio di scarpe da trekking sono imprescindibili!

Purtroppo, anche a causa di qualche pioggia negli ultimi giorni, il terreno è particolarmente fangoso in alcuni punti e il rischio di scivolare è decisamente alto. La vegetazione ai lati aiuta comunque ad avere un appoggio o a frenare eventuali cadute. Con le gambe ben sollecitate scendiamo per circa un paio di chilometri prima di arrivare alla fonte Albi (870 metri di altitudine).

Sentiero del trekking da Civate al monte Cornizzolo

La fonte Albi è una piccola sorgente realizzata dalla Società Escursionisti Civatesi e arricchitta con una piccola icona di una Madonna inserita in mezzo ad altri simboli, come un cappello degli alpini e un piccone. La fonte venne creata nel 1954 e da quell’anno aiuta a rigenerarsi gli escursionisti che passano per di qui.

Su di questo crinale della montagna questa è una delle prime fonti che incontriamo, ma ce ne sono altre presenti. Non ne abbiamo incontrate invece durante la salita da Canzo se non in corrispondenza del santuario di San Miro al Monte.

Basilica di San Pietro al Monte ^

La parte più dura e ripida della discesa si è finalmente conclusa. All’improvviso vedrai aprirsi la boscaglia e apparire la basilica di San Pietro al Monte, un’antica abbazia benedettina dell’VIII secolo. Ci troviamo a 670 metri di altitudine e abbiamo percorso in totale 9,8 km.

Le sue origini risalgono all’ultimo re dei Longobardi, Desiderio, anche se gli edifici che oggi è possibile vedere sono dell’XI secolo. Questi comprendono:

  • la basilica vera e propria, pezzo principale del complesso;
  • l’abitazione, ovvero la costruzione affiancata sul lato destro della basilica;
  • i resti degli edifici più antichi, sul lato sinsitro della basilica e oggi utilizzati come orti;
  • l’oratorio di San Benedetto, posizionato al termine della lunga scalinata della basilica;
  • l’arco d’ingresso, posto sotto alle mura di contenimento del terreno e che vedrai per ultimo se arrivi da Canzo.

Se sei stanco ti consiglio di fermarti qui, nel grande prato, a riposare con il bel panorama sottostante.

La leggenda ^

Si narra che il Santuario di San Pietro al Monte venne costruito nel 772 in questa posizione perché il figlio di Desiderio, re dei Longobardi, durante una partita di caccia seguì un cinghiale fino a qui, che si rifugiò in una piccola chiesetta sopra al monte. Mentre Adelchi stava per lanciare la freccia contro l’animale accovacciatosi davanti all’altare come se stesse pregando, perse improvvisamente la vista. Adelchi si pentì subito e, aiutato da un’eremita, si bagnò gli occhi a una vicina sorgente riacquistando la vista. Il re Desiderio decise pertanto di costruire una grande chiesa e un monastero in questa posizione, trasferendovi le reliquie dei Santi Pietro e Paolo.

Lo scalone d’ingresso ^

Decisamente scenografico è lo scalone d’ingresso alla basilica. Lungo 30 gradini, di cui 24 di grandi dimensioni che riportano al numero 12 riferito alle tribù di Israele e agli apostoli, è seguito da altri 6 gradini. I primi indicano Cristo nella duplica natura umana e divina e conducono al gradino successivo che rappesenta Dio. I tre gradini successivi sono invece la rappresentazione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

La porta della basilica ^

Terminati gli scalini giungerai alla porta della basilica, posizionata al centro di un imponente pronao semicircolare. Questo è davvero molto scenico e, al suo centro, è posizionato un portale su cui è raffigurata la scena di Cristo il cui corpo si fonde con la porta. Questo perché Cristo è porta della chiesa e attraverso lui si può entrare in essa. A un lato di Cristo è dipinto San Pietro, a cui viene consegnata la chiave della chiesa, mentre dall’altro lato c’è San Paolo, a cui viene consegnato il libro della parola. Questa scena è nota come Traditio Symboli, ovvero la consegna dei simboli.

Ciborio e altare ^

A stupire degli interni, oltre ai grandi spazi e ai residui di affreschi, c’è il grande ciborio. Questo si erge slanciato sopra l’altare ed è sorretto da quattro colonne con capitelli corinzi. Qui ci sono i simboli antropomorfi degli evangelisti, mentre sul frontone orientale, in altorilievo, c’è la rappresentazione di Cristo in croce. Su quello settentrionale c’è la rappresentazione della resurrezione di Cristo, mentre ad ovest è ripetuta l’immagine della Traditio Symboli e a sud quella di Cristo vincitore.

Sopra all’altare, nella cupola del ciborio, c’è un affresco con diciotto personaggi con mantello rosso o veste bianca che guardano verso il centro, dove è raffigurato l’agnello, simbolo sacrificale di Cristo.

La cripta ^

Attraverso una scala del periodo romanico puoi accedere alla cripta del santuario di San Pietro al Monte. Suddivisa in tre piccole navate attraverso colonne in granito, vede sulle pareti degli altorilievi ormai molto rovinati. Tra le scene riprese c’è anche la Dormitio Virginis: in epoca medievale si narrava infatti che la Madonna non sia morta, ma sia stata trasportata in cielo da due angeli mentre dormiva.

L’oratorio di San Benedetto ^

Di dimensioni molto più contenute rispetto alla basilica, è invece l’oratorio di San Benedetto. Questo risale alla fine dell’XI secolo e serviva in sostituzione alla cripta come luogo di contemplazione e preghiera. Al suo interno è presente un altare dedicato a San Benedetto che rappresenta uno degli elementi romanici originali, affrescato nell’XI secolo con una rappresentazione di San Benedetto. Questa è l’unico ritratto del santo in tutto il complesso.

Le Casote ^

La discesa verso Civate è ora più dolce e tranquilla. Il terreno non è più scivoloso e i sentieri in mezzo al bosco sono alternati a degli scaloni battuti. Lungo questo tratto incontrerai qualche casota.

Le casote sono un tipico esempio di architettura rurale funzionale alla vita agricola. Venivano impiegate come ricovero in quota durante la notte o come rifugio di emergenza in caso di cattivo tempo durante i periodi del pascolo. Negli altri mesi servivano invece come ripostigli per gli attrezzi.

Queste costruzioni, tipiche del territorio sopra Civate, sono un’importante testimonianza del lavoro e della stanzialità dell’uomo in quota durante l’ottocento.

Le Casote di Civate

Civate ^

Attraverso una pendenza decisamente più gestibile e una strada in acciottolato ben percorribile anche a terreno umido, arriviamo al termine del trekking.

Civate è all’interno della valle Magrera, tra lo sbocco della valle dell’Oro e il torrente Rio Torto. Occupa la posizione più bassa del crinale sud orientale del monte Cornizzolo, che si affaccia sul lago di Annone. Siamo in provincia di Lecco.

Sceso dal sentiero in mezzo al bosco prendi la scalinata che porta fino al torrente e che tra le alte rocce della montagna dà vita a una passerella pedonale. Attraversando il centro di Civate arriva fino alla stazione dove potrai riprendere il treno che ti riporta verso Milano. Dovrai attraversare una strada ben trafficata e purtroppo non è previsto un passaggio pedonale troppo sicuro, dovrai fare quindi molta attenzione.

Giunti alla stazione di Civate l’altitudine registrata è di circa 230 metri sul livello del mare ed avrai percorso in totale 13,3 chilometri.

Arrivo alla cittadina di Civate

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Trekking al Monte CornizzoloOrganizza la salita alla vetta del Monte Cornizzolo (1240 m), raggiungibile facilmente anche da Milano. Scopri tutti i dettagli e i sentieri.https://www.lorenzotaccioli.it/trekking-al-monte-cornizzolo-da-canzo-o-civate/
Lorenzo Taccioli