Trekking dal Rifugio dei Fangacci al Prato alla Penna per la Lama

Tramonto nelle foreste casentinesi

Siamo di nuovo all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi nell’Appennino Tosco Romagnolo, una delle aree boschive più belle del centro Italia. Il trekking di questa giornata incrocia tre sentieri segnalati: il CAI 227, il CAI 229 e il CAI 00 in un percorso ad anello che parte e ritorna al Rifugio dei Fangacci. Il percorso è lungo circa 12 km e prevede un dislivello intorno ai 700 metri. Si tratta di un trekking mediamente faticoso, perché composto da una prima parte in continua discesa e una seconda parte in continua salita, senza aree pianeggiati per riprendersi dalla fatica che si intervallino all’interno dei dislivelli.

Mappa del Trekking - Sentieri CAI 227 229 e 00

Il panorama e il bosco all’interno dei quali si cammina sono molto belli e i sentieri sono ottimamente segnalati. Il trekking parte dal rifugio dei Fangacci e scende fino agli Scalandrini. In fondo alla discesa si può scegliere, come abbiamo fatto noi, di raggiungere il pianoro della Lama per poi tornare indietro e risalire verso il prato alla Penna e ricongiungerci al rifugio Fangacci.

La parte del sentiero 227 è totalmente in discesa, mentre nel sentiero 229 si affronterà la salita. Una volta ricollegatisi con il sentiero 00 il percorso sarà molto semplice perché con piccoli dislivelli.

Rifugio dei Fangacci – la Partenza ^

Rifugio Fangacci - Foreste Casentinesi

La partenza del trekking è dal rifugio dei Fangacci, raggiungibile in automobile (vedi posizione sulla mappa) attraverso la strada che negli ultimi metri diventa sterrata ed è necessario percorrerla abbastanza lentamente soprattutto quando si incontrano altre automobili. Lungo la strada si può parcheggiare comodamente ai lati della carreggiata e proseguire per gli ultimi metri a piedi.

Il rifugio Mellini Onorio, conosciuto come Rifugio dei Fangacci, è una struttura del 1950 non custodita che si trova a 1234 metri sul livello del mare e che dispone di 15 posti letto. Siamo immersi nella foreste del casentino, più precisamente nel passo Fangacci, che collega l’area di Camaldoli a quella di Badia Prataglia.

Sentiero CAI 227 verso gli Scalandrini ^

Al fianco del rifugio si trova una piccola fontanella, prosciugata al momento della nostra visita. Da qui scendiamo lungo il sentiero CAI 227 lasciandoci il rifugio alla nostra destra. Ci troviamo subito immersi nella foresta casentinese, proprio al confine tra Romagna e Toscana, ma già in quest’ultima. Nelle stagioni più calde i corsi d’acqua sono praticamente prosciugati e il loro passaggio è segnato solamente dal terreno scavato, dai residui e dai sassi che si trovano lungo il loro corso.

Di tanto in tanto un albero crollato ci sbarra la strada, ma è facile proseguire oltre. A destra, lungo il primo tratto di discesa, si trova un grande fosso noto come fosso dei Fangacci. Attualmente ci scorre poca acqua, che scende fin verso la cascata degli Scalandrini.

Cascata degli Scalandrini ^

Dopo 30/45 minuti di discesa e dopo essere passati sopra a un paio di ponti in legno ci si ritrova proprio sopra la cascata degli Scalandrini. La visibilità non è ottima ne per la posizione in cui si arriva, ne per via della folta vegetazione dei faggi. Fin qui la discesa è stata continua ma non troppo faticosa ne scivolosa. Abbiamo incontrato pochissime persone, segno che quest’area non è troppo battuta, nonostante il sentiero sia piuttosto largo e ben segnalato.

Belvedere sulla Lama e Ridracoli ^

Belvedere - Panorama Valle della Lama - Lago di Ridracoli

Prima di arrivare al fianco della cascata degli Scalandrini, ci si ritrova al belvedere. Da qui, a perdita d’occhio, si può ammirare il panorama circostante: da una parte l’invaso della diga di Ridracoli crea un ottimo specchio blu che emerge dalle foreste. Sotto si trova invece la Lama. Non si tratta di una foresta, ma di un pianoro, un prato all’interno della foresta. La Lama, che si trova a 699 metri sul livello del mare, è il punto finale del monte Penna.

Qui cominciamo ad incontrare dei ragazzi in bicicletta che praticano downhill, ma anche loro a tratti si devono fermare per scendere in sicurezza al fianco della loro bicicletta.

Gli Scalandrini ^

Discesa sugli Scalandrini - Piedi

Dopo pochi metri dal belvedere arriviamo al punto che dà il nome a questo tratto di percorso:  gli scalandrini. Gli scalandrini sono degli scalini di roccia che scendono fino a sotto la cascata degli scalandrini e che a tratti sono un po’ scivolosi. Qui la discesa diventa ripida e faticosa anche per le unghie dei piedi che vengono a contatto con le scarpe: ecco perché è consigliabile indossare i calzini da trekking con l’imbottitura sulle dita dei piedi.

Arriviamo infine alla cascata, che è per buona parte nascosta dai faggi. Per non perdere troppo tempo (siamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia che ci eravamo dati), procediamo a passo spedito per l’ultima parte della ripida discesa.

Sentiero CAI 229 fino alla Lama ^

In circa un quarto d’ora incrociamo il sentiero CAI 229 e lasciamo il 227. Praticamente all’incrocio dei due sentieri si trova un grande ponte in pietra in cui la luce del sole arriva a malapena. Infatti tutti i sassi vicini al corso d’acqua sono pieni di muschio e ai lati del sentiero si trovano vaste arie fangose che ospitano felci e altre specie verdi.

Noi svoltiamo a destra per raggiungere la Lama. Si tratta di una delle zone più umide dell’intero parco nazionale delle foreste casentinesi, ma è anche pianeggiante e questo ci permette di recuperare un po’ le forze.

In circa un quarto d’ora arriviamo alla Lama: un grande prato circondato dalle montagne e dove è possibile trovare diversi tavoli per pic nic e una fontana che nonostante non sia indicata come potabile ci permette di bere tranquillamente. Alle nostre spalle si trova anche un grande edificio immerso nella foresta e che nei mesi più caldi diventa la meta di alcune navette che arrivano qui partendo da Badia Prataglia.

Ci fermiamo per mangiare con il nostro pranzo al sacco e, come ogni volta, riusciamo a scegliere il punto peggiore dove fermarci a rifocillarci: ci aspetta infatti una salita piuttosto impegnativa che sarebbe stato meglio affrontare a stomaco vuoto!

Sentiero CAI 229 la salita degli Acuti fino al Gioghetto ^

Sole che filtra tra gli Alberi

A questo punto ci rimettiamo in cammino e riprendiamo il sentiero CAI 229 nella direzione opposta a quanto fatto prima. Ritorniamo attraverso la parte pianeggiante che si snoda lungo il corso d’acqua, all’incrocio con il sentiero CAI 227 e ci ritroviamo sulla destra il grande ponte di pietra. Questa volta proseguiamo sul sentiero CAI 229 che comincia subito con una costante salita, conosciuta come salita degli Acuti, e che ci impone di fermarci a riprendere fiato un paio di volte lungo il tragitto. Lo stomaco pieno e l’incessante e lunga salita non ci lasciano scampo e dobbiamo arrenderci fermandoci qualche secondo prima di riprendere a salire. Stiamo ritornando in quota dopo essere scesi di circa 600 metri dall’inizio del percorso.

La salita dura circa 2 km e almeno un’ora di trekking. A ogni tornante su per il crinale della montagna, abbiamo uno spettacolo sempre migliore sull’intera foresta.

Il sole che filtra tra gli alberi e che allunga i suoi raggi all’interno dei faggi, riflette dei bellissimi colori caldi, ma cavoli.. se avessimo aspettato un’oretta prima di pranzare!!

Fortunatamente, dopo una curva a gomito a sinistra, la salita degli Acuti comincia ad addolcirsi e anche noi riusciamo a riprendere fiato. Abbiamo praticamente raggiunto il sentiero CAI 00, all’altezza del Gioghetto (1239 metri sul livello del mare).

Sentiero CAI 00: prato alla Penna ^

É semplice capire quando ci si ritrova nei pressi del sentiero CAI 00: una grande sbarra chiude l’accesso al sentiero 229 che abbiamo affrontato in salita. Al di là si trova un sentiero molto più largo ma sempre avvolto dagli alberi. Qui si incrociano molte più persone che passeggiano intorno a noi e il percorso è decisamente più semplice rispetto a quanto affrontato precedentemente, sia in discesa che in salita. Lungo il sentiero CAI 00, infatti, il dislivello è piuttosto contenuto.

Noi prendiamo il sentiero verso sinistra e in circa 15 minuti ci ritroviamo al prato alla Penna (1248 metri sul livello del mare). Il prato alla Penna si trova subito dopo un’altra sbarra e segna la fine del sentiero chiuso al traffico automobilistico. Qui infatti si trova il piccolo prato immerso nelle foreste, ma adiacente alla strada che si arrampica su per la montagna.

Un tabellone riporta i sentieri che si snodano in questi luoghi e anche noi ricostruiamo il percorso che abbiamo appena fatto.

Il ritorno al rifugio Fangacci per Poggio dei Tre Confini ^

Stanchi ma soddisfatti controlliamo il tratto che ci manca per ritornare al rifugio dei Fangacci, ormai la parte più impegnativa è fatta e rimane da goderci la parte finale.

Proprio oltre la strada prosegue il sentiero 00 che risale verso il Poggio dei Tre Confini e che lasceremo a destra prima di arrivare alla nostra destinazione, distante circa 15/20 minuti.

Le tre cascate di Badia Prataglia ^

Dopo aver lasciato il rifugio e aver ripreso l’automobile per scendere verso valle, dopo pochi minuti si può notare il cartello che richiama le tre cascate. Siamo a quota 984 metri sul livello del mare e la strada passa sopra al corso del fiume, proprio dove questo fa tre salti prima di proseguire in località di Badia Prataglia.

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Trekking dal Rifugio dei Fangacci al Prato alla Penna per la LamaTrekking di 4/6 ore nelle foreste casentinesi. Un anello che parte dal rifugio dei Fangacci e che passa per gli scalandrini, il pianoro della Lama e il prato alla Penna. Tutti i dettagli sui sentieri e cosa vedere.https://www.lorenzotaccioli.it/trekking-rifugio-fangacci-prato-alla-penna-lama/
Lorenzo Taccioli