Venafro – Cosa Vedere in Un Giorno

Venafro e Castello Pandone

Ho scoperto Venafro durante un tour della regione Molise. La presenza del suo celebre castello Pandone, contenente i particolari affreschi di cavalli, lo rende una meta da non perdere. È però un peccato che buona parte del resto del centro storico versi in condizioni che supplichino un restauro. Si salvano solo alcuni dei monumenti più importanti.

Tuttavia ti consiglio di fare uno stop a Venafro e passeggiare per le sue vie che raccontano di una storia antica che in epoca romana ha visto la sua maggiore prosperità.

Dove si trova Venafro ^

La cittadina di Venafro è in provincia di Isernia. Più precisamente si trova nella parte più occidentale della regione Molise, ad una manciata di chilometri dal Lazio e dalla Campania. Non a caso troverai molte influenze legate a Napoli, città con cui la storia di Venafro si fonde.

Venafro è a 222 metri di altitudine sul livello del mare in una piana attraversata dai fiumi San Bartolomeo e Volturno (che nascono in città), ma al fianco del suo centro storico si innalza il monte Santa Croce.

Cosa vedere a Venafro ^

Ciò che rende celebre Venafro è il castello Pandone, che sorge ai margini del centro abitato e regala ai suoi visitatori antiche testimonianze circa la preparazione delle sue decorazioni.

Venafro ha inoltre un centro storico dalla storia antica, che si è sviluppato in maniera progressiva sullo stesso territorio. Ciò ha portato la cittadina ad avere una stratificazione dell’abitato e, spesso, quando si scava riemergono resti antichi. Di frequente i muri delle abitazioni conservano, anche ai fini decorativi, testimonianze del passato.

Per questo motivo, oltre a seguire l’itinerario tra le cose da vedere a Venafro che ti propongo, ti suggerisco di tenere gli occhi ben aperti durante la passeggiata per il centro storico. Troverai iscrizioni latine, frammenti di sculture e rilievi che ti riportano alla Venafro romana. A quest’epoca risale anche l’organizzazione urbana della città: camminerai lungo tracciati stradali perpendicolari equidistanti tra loro, che danno vita a isolati di forma quadrata.

Convento di San Nicandro ^

La prima tappa nella visita di Venafro è il convento di San Nicandro. A pochi chilometri di distanza dal centro storico, ti conviene fermarti mentre sei in arrivo alla città, perché raggiungerla a piedi sarebbe un po’ distante.

Il convento di San Nicandro è celebre perché nell’ottobre del 1911 ospitò Padre Pio in una circostanza particolare. Dopo aver fatto una visita a Napoli gli erano stati diagnosticati pochi giorni di vita e, non potendo viaggiare a lungo, il convento di Venafro risultava essere il più vicino. Padre Pio trascorse qui un mese e mezzo e i confratelli si accorsero dei primi fenomeni soprannaturali di estasi divine lunghe anche un’ora e brevi apparizioni diaboliche.

Il convento di San Nicandro risale al 1573, quando il comune e alcuni finanziatori misero insieme i fondi per edificarlo. Prese il posto di una precedente chiesa di piccole dimensioni costruita nel luogo esatto in cui vennero martorizzati i santi Nicandro, Daria e Marciano. Il fatto che all’interno della chiesa del convento siano conservati i resti dei martiri, patroni della città di Venafro, eleva la struttura al titolo di basilica. L’intero complesso è gestito dai Frati Minori Cappuccini fin dal cinquecento.

La facciata della chiesa è in stile romanico e a salienti, interamente realizzata in pietra concia dipinta di bianco. Il portale è al centro ed ha una forma ad arco a tutto sesto, con un moderno mosaico a fondo dorato nella lunetta. Al di sopra c’è il rosone a raggiera. Sulla sinistra si innalza invece il massiccio campanile a base quadrangolare. Davanti, nel piazzale, vi è invece una croce stazionaria ricavata da una colonna d’epoca romana.

Accedendo alla basilica dei Santi Nicardo, Marciano e Daria non potrai fare a meno di notare l’altare in legno con al centro il quadro della Madonna coi Santi Protettori, risalente alla fine del seicento. Un grande complesso monumentale lavorato in noce con particolari intarsi ricopre tutto il presbiterio. Anche il tabernacolo e la mensa nel paliotto sottostante sono molto elaborati e risalgono al settecento. Sempre in legno è il crocifisso del XIV secolo nella navata laterale. Sotto all’altare c’è la cripta che ospita il sarcofago originale di San Nicandro.

Gli spazi interni sono distribuiti su due navate tardo barocche, con partitura a stucchi risalenti all’ottocento.

Cimitero Militare Francese ^

Riprendi l’auto e mettiti in direzione del centro di Venafro. Sulla destra vedrai il cimitero militare francese. Questo è il più grande cimitero militare francese della seconda guerra mondiale costruito in Italia. Occupa infatti una superficie di circa 70.000 metri quadri.

Il grande cimitero è diviso in due zone: la zona cattolica rappresentata da una cappella con le storie delle battaglie dell’esercito francese e la zona musulmana, segnalata da un minareto. Le tombe cattoliche sono tutte accompagnate da una croce bianca, mentre quelle musulmane da una lapide tondeggiante rivolta verso est, come voluto dalle regole islamiche. Non mancano anche alcune tombe dedicate ad altre religioni, segnalate con una lapide a forma di stella a sei punte per gli ebrei e un sole stilizzato per gli animisti.

All’interno del cimitero militare francese riposano 6000 soldati dell’esercito francese morti durante la seconda guerra mondiale. Molti dei militari qui ospitati erano di origine Marocchina, Tunisina o Algerina, paesi che all’epoca rappresentavano delle colonie francesi. Dentro al cimitero militare francese vennero trasferiti i corpi dei militari che fino ad allora erano sparsi in ben 55 cimiteri.

Anfiteatro Romano ^

Raggiungi ora il centro di Venafro. Quando visiterai ciò che resta dell’anfiteatro romano di Venafro rimarrai interdetto. Quando pensiamo a questo genere di strutture pensiamo subito a grandi spazi con blocchi di pietra arrivati fino a noi. In realtà ciò che rimane di questa struttura è ben poco, ma gli spazi originari sono ben definiti anche dall’architettura che trovi ai giorni nostri.

Questo luogo era il Verlasce della Venafro romana. Risale al I secolo dopo Cristo, quando l’anfiteatro era posizionato subito al di fuori della città. Gli spettacoli che andavano in scena qui erano rivolti a un’ampia platea, infatti vi partecipavano anche i ceti più bassi. Per numerosi secoli si conservò così com’era, ma nel seicento iniziarono a costruirvi case rurali e una rimessa per gli animali sfruttando anche ciò che rimaneva dei ruderi romani. Tuttavia rimane ancora percepibile l’antica volumetria dell’anfiteatro romano, interrotta in tre punti dalla vie di accesso alla parte centrale.

Guardando le case e le strutture che circondano l’arena potrai chiaramente distinguere alcuni muri originali composti di reticolato in laterizio sfruttati per le nuove costruzioni. Scavando in quest’area è emersa anche un’iscrizione che era anticamente riprodotta su ciascun ingresso dell’anfiteatro e ricordava il contributo versato dagli esponenti delle famiglie che contribuirono alla costruzione di questo luogo.

La palazzina Liberty ^

Palazzina Liberty di Venafro

Andando verso la cattedrale di Santa Maria Assunta passerai davanti alla palazzina liberty. Questo è uno degli edifici più particolari di Venafro, per via della sua architettura diversa dal resto del centro.

La struttura della palazzina liberty si specchia nel piccolo laghetto cittadino e ricorda le forme di un castello. In realtà si tratta di una revisione del Mulino Peschiera e al suo interno conserva ancora l’impianto di produzione, riconvertito in piccola centrale elettrica negli anni venti dello scorso secolo. Questa centrale serviva per garantire l’energia impiegata nell’illuminazione pubblica e funzionò fino al secondo dopoguerra. Successivamente parte dell’edificio fu convertito in un cinema, abbattendo il solaio e creando una galleria per il pubblico.

Oggi la palazzina liberty non è più nemmeno un cinema, ma uno spazio polifunzionale, impiegato per manifestazioni sociali e culturali.

Cattedrale di Santa Maria Assunta ^

Duomo di Venafro - Cattedrale di Santa Maria Assunta

In posizione isolata rispetto al centro storico di Venafro, c’è la sua cattedrale di Santa Maria Assunta, ovvero il duomo cittadino. Le sue origini sono antichissime, pare fosse già esistente nel IV o V secolo. Durante gli anni a venire ha subito diverse modifiche e rifacimenti, tra cui una trasformazione totale nell’XI secolo. In quel periodo venne infatti totalmente ricostruita, ma subì poi nuovi danneggiamenti a causa di terremoti e incendi nei secoli successivi. Tra il XVII e il XVIII secolo subì alcuni abbellimenti in stile barocco. Solo i lavori novecenteschi hanno riportato la cattedrale di Santa Maria Assunta all’aspetto gotico medievale.

Oggi rappresenta una delle chiese più grandi di tutto il Molise.

La facciata esterna è caratterizzata dalla presenza di tre portali, che si sommano ad ulteriori due. Quello principale è centrato nella facciata in pietra e sormontato da un rosone circolare. La porta a destra è invece la porta Santa dal 1508.

Gli interni sono distribuiti su tre navate, divise tra loro da possenti colonne su cui insistono degli archi a sesto acuto. Un ulteriore grande arco a sesto acuto separa il presbiterio dal resto della chiesa. Le navate sono chiuse da soffiti lignei. Quella destra è dotata di quattro cappelle laterali, mentre quella sinistra ha un’unica cappella di dimensioni maggiori, nota come Cappellone, nella quale sono conservati i sacramenti.

Le decorazioni interne della cattedrale di Santa Maria Assunta risalgono ad un ampio periodo, lungo il quale la chiesa è stata più voltre rivista. Ad esempio sono di un periodo tra il trecento e il settecento gli affreschi che ancora oggi puoi ammirare. Gli elementi più antichi che puoi vedere visitandola risalgono invece alla fine dell’XI secolo.

Teatro Romano ^

Ingresso al teatro romano

Ciò che resta del teatro romano di Venafro è nascosto dietro a un grande portone e addossato al fianco della montagna che da qui si innalza.

Il teatro romano risale agli ultimi anni del I secolo avanti Cristo, quando la città romana fu oggetto di una radicale ristrtturazione urbanistica. Inizialmente era formato da una semplice gradinata addossata alla montagna e conclusa in un alto portico. Già in questa prima struttura erano presenti l’ima e la media cavea, separate da un praecinctio.
L’intera struttura era costruita in blocchi grandi e irregolari di pietra calcarea, con testate dei muri in blocchetti dello stesso materiale.

A distanza di pochi anni si rese necessario un ampliamento, le cui tracce sono riconoscibili. Questa volta infatti sono stati utilizzati piccole pietre in tufo molto regolari che in alcune parti si alternano a pietra calcarea creando motivi geometrici, successivamente intonacati. Con questo ampliamento, operato durante il I secolo dopo Cristo, si aggiunse la tribunalia e le relative scale di accesso, oltre che la summa cavea che poggiava su possenti mura. Con questo ampliamento il teatro romano di Venafro era divenuto uno di più grandi di tutto l’impero romano.

Nei secoli successivi furono fatti ulteriori ampliamenti, come l’aggiunta di un’esedra in laterizi durante il II secolo. Al suo interno c’era un grande ninfeo che completava la quinta monumentale addossata alla montagna. L’ultimo intervento fu invece una trovata scenica: realizzare dei giochi d’acqua nell’orchestra. Per questo motivo ci sono un’apposita conduttura e alcuni cisterne.

In epoca alto medievale il teatro risultava già abbandonato e utilizzato per scopi privati.

Chiesa della Madonna delle Grazie ^

Facciata della chiesa della Madonna delle Grazie - Venafro

Se guardi verso le montagne, mentre cammini in direzione del castello Pandone, vedrai spuntare tra la vegetazione la piccola chiesa della Madonna delle Grazie. Questa chiesetta rupestre è posizionata a monte del castello ed è raggiungibile attraverso un breve sentiero che si fa ripido verso la parte finale.

Immersa nel verde della montagna e affiancata da alcuni muretti di contenimento in pietra, la chiesa della Madonna delle Grazie avrebbe bisogno di ingenti lavori di risistemazione. La facciata, interamente intonacata, è dotata di un portale d’ingresso rettangolare e definito da una cornice in pietra. Al piano superiore c’è una piccola finestra, anch’essa incorniciata in pietra.

Sul fianco sinistro della chiesa svetta infine un piccolo campanile a vela sormontato da una piccola croce.

Vale la pena arrivare fin qui anche solo per il panorama di cui puoi godere mentre sali sul sottostante castello Pandone.

Museo Winterline ^

A poca distanza dal centro di Venafro, sulle montagne che incombono sulla città, passava la linea gotica della seconda guerra mondiale.

Un gruppo di appassionati locali, passeggiando su queste montagne, ha iniziato a rinvenire numerosi oggetti che testimoniano questo triste passato bellicoso. Hanno così deciso di aprire il museo Winterline dentro al palazzo de Utris, per mettere in mostra quanto trovato e quanto, nel corso degli anni, acquisito.

Visitando il museo ripercorrerai un viaggio nel tempo, grazie a numerosi allestimenti che ti permettono di entrare dentro alle scene e ai luoghi di questa guerra. All’interno degli allestimenti sono ovviamente esposti gli oggetti originali, frutto di trent’anni di ricerche.

Le scene sono esposte seguendo un ordine cronologico e geografico, partendo dal novembre 1943 sul fiume Volturno e arrivando al febbraio 1944 nello sfondamento della Winterline sulle vette delle Mainarde.

La visita al museo Winterline è resa ancora più interessante dalle parole dei fondatori, che si sono occupati in prima persona di raccogliere molti degli oggetti esposti.

Castello Pandone ^

Simbolo di Venafro e il monumento che richiama più turisti è senza dubbio il castello Pandone. Questo sorge a nord est del centro abitato, ai limiti della centurazione urbana di epoca romana. Costruito nel X secolo, durante il medioevo, su di un impianto longobardo, rappresentava un castello-recinto edificato intorno alla torre quadrata che ancora oggi è il massiccio mastio.

Le mura proteggevano inoltre una piccola parte del centro storico medievale. Purtroppo le mura originarie vennero abbattute durante l’occupazione sveva, periodo in cui a Venafro venne impedito l’uso di fortificazioni. Nel periodo angioino vennero realizzati il fossato e innalzate tre grandi torre circolari. In epoca aragonese vennero fatte ulteriori modifiche, come l’aggiunta di bassi camminamenti di ronda sulla controscarpata delle torri cilindriche.

Enrico Pandone, a cui si deve il nome del castello, durante il cinquecento convertì il castello in una residenza di rappresentanza di alto livello, modificandone anche l’assetto economico e produttivo. Purtroppo molte delle decorazioni operate da Pandone vennero cancellate dalla successiva famiglia che occupò il castello: i Lannoy, famiglia vicereale. Ciò è ben evidente nel salone di rappresentanza, la sala più ampia del piano nobile, dove potrai vedere le tracce degli affreschi di varie epoche.

Successivamente, nel seicento, passò nelle mani dei Peretti-Savelli, familiari di Sisto V e infine, nel settecento, alla potente famiglia dei di Capua.

Oggi visitando castello Pandone potrai vedere l’intera struttura innalzarsi intorno a un cortile rettangolare che è in comunicazione diretta con gli spazi di servizio (magazzini, cisterne, forni, cucine) e presenta una grande scala che conduce ai piani superiori. Il piano nobile è celebre per i suoi affreschi e i cavalli.

La torre quadrangolare ^

Castello Pandone di Venafro e la sua torre quadrangolare
Interni della torre quadrangolare di castello Pandone

La torre quadrangolare di castello Pandone faceva parte della fortificazione longobarda, eretta dal conte Paldefredo nella seconda metà del X secolo. Nei secoli venne rivista più volte e oggi, visitandola, potrai vedere decorazioni settecentesche, con specchiature geometriche e motivi floreali rococò. A questo periodo risale il boccascena in stucco del teatrino, decisamente particolare!

Prima, nella torre vi erano elementi rinascimentali e barocchi, voluti da Enrico Pandone (come ad esempio i resti di un disegno sommario del castello). Poi, nel cinquecento, la famiglia Lannoy, divenuta proprietaria del castello Pandone, creò un altro ciclo decorativo, testimoniato e scandito da mensole che inquadrano grottesche, finte architetture, allegorie, stemmi e personaggi mondani.

I cavalli di Castello Pandone ^

La verà particolarità di castello Pandone sono i disegni dei cavalli che ancora oggi puoi vedere sulle sue mura interne. Enrico Pandone dedicò l’interno piano nobile ai migliori cavalli della sua scuderia. La famiglia Pandone, che visse nel castello durante la prima metà del cinquecento, possedeva un’importante scuderia con circa trecento cavalli di varie razze, che vendeva o regalava a importanti personalità dell’Italia meridionale.

Per questo motivo Enrico Pandone chiamò una bottega di artisti napoletani che tra il 1522 e il 1527 realizzò un’insolita galleria di ritratti in cui ogni cavallo è accompagnato da una didascalia che specifica nome, razza e destinatario. Il piano nobile divenne così un vero e proprio album dei suoi migliori cavalli. Ogni cavallo vedeva inoltre la presenza del monogramma del conte Enrico, una H circoscritta.
Purtroppo una gran parte di questi disegni sono stati rimossi durante il cinquecento, ma non tutti sono andati persi.

Visitando il castello Pandone potrai vedere le sale con i disegni preparatori di due cavalli al galoppo, proprio al termine della scala medievale che dal cortile arriva al Salone del piano nobile. In altre sale potrai vedere schizzi, iscrizioni e versi poetici. Proseguendo nella visita potrai arrivare nelle sale del Gioco della Campana e dei Cavalli da Guerra, dove i cavalli sono rappresentati a colori e finiti.

Nei disegni della sala dei Cavalli da Guerra potrai notare selle, staffe e morsi che fanno capire l’utilizzo in ambito militare di questi cavalli. Tra i destinatari dei cavalli c’è anche l’imperatore Carlo V a cui venne inviato il cavallo chiamato San Giorgio.

Tutti i cavalli qui rappresentati sono stati dipinti creando prima uno strato di intonaco con il disegno a carboncino e a grandezza naturale del cavallo. Il secondo strato fu modellato per dare rilievo alla figura e per poter poi terminare l’affresco con i colori.

Sopra ai cavalli ci sono spesso fasce con motivi vegetali, aggiunti alla fine del XVI secolo.

Museo Nazionale di Castello Pandone ^

All’ultimo piano del castello c’è il Museo Nazionale di Castello Pandone, che espone numerose opere d’arte provenienti da chiese e collezioni molisane, ma non solo. Potrai vedere anche opere provenienti dai depositi dei musei di Capodimonte e San Martino di Napoli, dalla galleria nazionale d’arte antica di Roma e dal palazzo reale di Caserta. Percorrerai le opere come in una linea del tempo che dal VII secolo ti porterà al novecento.

Non vedrai solo dipinti, ma anche sculture, statue, opere di oreficeria, acquarelli, stampe e disegni, come quelli della collezioni Giuliani.

Prezzi di ingresso a Castello Pandone ^

Il costo di ingresso a Castello Pandone è di 4,00€ per il biglietto intero e di 2,00€ per il biglietto ridotto. Potrai inoltre acquistare a 5,00€ il biglietto integrato che ti permette di visitare anche il museo archeologico di Venafro.

Chiesa di San Paolo ^

Facciata della chiesa di San Paolo a Venafro

Scendendo dal castello Pandone procedi in direzione della prossima tappa tra le cose da vedere a Venafro: la chiesa di San Paolo, nel rione Colle. Riconoscibile per la sua facciata color mattone recentemente ristrutturata, è una delle chiese più antiche della città. Esisteva infatti già nel XIV secolo e alcuni documenti parlano di una possibile fondazione durante il XII secolo.

La sua facciata si sviluppa in verticale ed è divisa orizzontalmente in due parti. Un doppio ordine di lesene è collegato da una trabeazione con cornice. La parte superiore termina ad arco ed è arricchita da una grande finestra.

Internamente gli spazi sono divisi in tre campate, con quella centrale sormontata da una grande cupola, mentre le altre due sono chiuse da volte a botte unghiata, come richiamato dalla forma esterna della facciata.

Oggi la chiesa di San Paolo non viene più impiegata nelle funzioni religiose, ma ospita la sede di un’associazione culturale.

Piazza dell’Annunziata ^

Piazza dell'Annunziata di Venafro

Continua a scendere verso sud tra i vicoli di Venafro e arriverai nella piccola piazza dell’Annunziata. Gli spazi sono raccolti, ma sulla piazza sorge incombente la chiesa dell’Annunziata, collegata al piano stradale per mezzo di qualche scalino.

Il resto di piazza dell’Annunziata è circondato da antichi palazzi storici, le cui facciate sono tutte diverse le une dalle altre. Purtroppo la grande maggioranza di questi edifici necessità di un grande lavoro di ristrutturazione che gioverebbe tantissimo al loro aspetto e alla bellezza della piazza. Questi sono infatti un tripudio di archi, finestre, balconi e porticati.

Piazza dell’Annunziata, fino a qualche anno fa, era al centro delle celebrazioni per la festa dell’Annunciazione (25 marzo). Dalla chiesa partiva un corteo che si muoveva per le vie più antiche di Venafro e tornava poi alla chiesa dove, nella piazzetta, veniva acceso un grande fuoco che ardeva per ore.

Chiesa dell’Annunziata ^

Facciata della chiesa dell'Annunziata
Scalinata e portone d'ingresso alla chiesa dell'Annunziata

Buona parte di piazza dell’Annunziata è occupata dall’omonima chiesa. Le sue origini sono da ricercarsi nell’ultima parte del trecento, ma l’aspetto attuale è legato a lavori di ampliamento di epoca cinquecentesca. I lavori non sono però terminati con l’aumento delle dimensioni della chiesa. Ad esempio nel seicento vennero realizzati la maggior parte degli affreschi e dei quadri e nel settecento furono fatte ulteriori opere murarie e aggiunti stucchi e ulteriori affreschi.

La facciata della chiesa è realizzata con pietre e fregi provenienti da altri edifici (e dal teatro) di epoca romana. Ancora oggi puoi notare come siano stati impiegati materiali differenti e come le sue forme siano state riviste durante i secoli. Il portone di ingresso, sormontato da una piccola lunetta, si separa dal piano stradale per mezzo di quattro scalini. Sul lato sinistro si innalza invece il campanile con tegole colorate.

Gli interni sono organizzati su di un’unica navata con cappelle laterali. Spicca il bianco dei muri, con cui contrasta il colore degli affreschi.

L’affresco della volta, opera di Paolo Sperduti, ritrae la Madonna al centro, con uno stuolo di angeli e santi. Non mancava anche un importante polittico tardogotico in alabrastro realizzato in Inghilterra con la rappresentazione della Passione di Cristo su sette formelle, oggi custodito nel castello Pandone.

Palazzo Cimorelli ^

Palazzo Cimorelli - Venafro

Su via Cristo, a pochissima distanza dalla chiesa dell’Annunziata, c’è il palazzo Cimorelli. Puoi riconoscerlo facilmente per via della sua facciata rossa con le imposte verdi. Al piano terreno è caratterizzato da un grande portone ad arco, stretto tra due targhe in marmo. I piani superiori sono invece dotati entrambi di un lungo terrazzo su cui si aprono tre porte per piano.

La pianta del palazzo Cimorelli è irregolare e i muri, intonacati, sono costituiti da pietra calcarea, ben visibile negli angoli dell’edificio.

Oggi palazzo Cimorelli ospita undici appartamenti e sei magazzini, ma quando venne costruito era un edificio gentilizio estremamente importante. Non a caso il 24 e 25 ottobre del 1860 ospitò nelle sue stanze il re Vittorio Emanuele II di Savoia, che passò di qui in direzione di Teano per incontrare Garibaldi. Il re era ospite di Nicola Cimorelli e di sua moglie Giulia dei Marchesi Parisi di Rignano.

Torre Caracciolo ^

Dipinto e arco in pietra sulla torre Caracciolo

Procedi la visita di Venafro con la torre Caracciolo in piazza Cimorelli. Situata in mezzo alla piazza, risale al periodo tra il quattrocento e il cinquecento. Questa era il cardine del sistema difensivo generale della città e, all’epoca, era addossata alla porta principale d’ingresso alla città che dava in direzione di Sannio.

Era originariamente dotata di feritoie per bombarde e balestre, oggi in parte andate perdute. Vi si poteva accedere sia dall’interno del centro cittadino che dall’esterno e, probabilmente, per un periodo vi abitò il capitano del popolo.

Anche questa torre venne voluta da Enrico Pandone, il più importante personaggio ad abitare l’omonimo castello. Il suo aspetto è però stato modificato nell’ottocento, quando venne eliminata la porta urbana e l’intero fossato che la circondava e che si attraversava per mezzo di un ponte levatoio. Nello stesso momento venne innalzata la casa comunale.
Successivamente sono stati aggiunti altri elementi, come una piccola scala e i portali monumentali.

Al suo interno è ospitato un ristorante, la cui atmosfera è decisamente insolita. Particolare è anche il bagno, ricavato nei basamenti della torre.

Il nome di torre Caracciolo è dovuta all’acquisizione della città da parte di Francesco Caracciolo. È però anche nota come torre del Mercato, per il fatto che nei suoi dintorni andava in scena il mercato cittadino.

Piazza Vittorio Veneto ^

Piazza Vittorio Veneto - Venafro

Adiacente alla piazza Cimorelli che ospita la torre Caracciolo, prende il via la lunga piazza Vittorio Veneto, che conduce fino alla chiesa del Purgatorio.

Questa è una delle piazze più belle di tutta Venafro, con gli edifici comunali su di un lato, recentemente ristrutturati. Anche la piazza, decorata da lunghe file di alberi è stata recentemente ristrutturata. Al suo centro c’è una pavimentazione a scacchiera e, guardando in fondo, potrai vedere il monumento ai Caduti di tutte le guerre che affianca il precedente monumento del 1923 dedicato ai Caduti della prima guerra mondiale.

Il monumento serve anche a celebrare il bombardamento alleato del 1944.

Chiesa del Purgatorio ^

Raggiungi ora la chiesa del Purgatorio, una chiesa barocca di epoca settecentesca. Fu proprio l’arcidiacono della cattedrale Antonio Lombardi a lasciare in eredità 300 ducati affinché questa chiesa venisse costruita.

L’aspetto attuale della chiesa del Purgatorio è il risultato di alcuni rimaneggiamenti, anche in seguito ad alcuni terremoti del 1984. La sua facciata è alta e stretta. Orizzontalmente è divisa in tre parti. La prima ospita il portone di ingresso, dopo una breve scalinata, con nicchie laterali. Al di sopra una grande finestra è a sua volta centrata tra quattro nicchie, due per lato. All’ultimo piano il frontone circolare ospita un grande orologio ed è sormontato da un paio di campane.

Gli spazi interni della chiesa del Purgatorio sono organizzati su di un impianto a croce greca. Qui potrai vedere pregevoli stucchi barocchi che completano gli altari laterali settecenteschi sormontati dallo stemma del vescovo Francesco Saverio Stabile. L’altare principale risale al 1794.

Municipio di Venafro ^

Municipio di Venafro

Tornando sui tuoi passi raggiungi il palazzo del municipio di Venafro. Lo riconoscerai per mezzo delle bandiere alle finestre e per lo stemma cittadino posto al di sopra di un’alta targa marmorea.

Il palazzo risale al 1841, come specificato nell’incisione nel concio di chiave del portale d’ingresso. Da quel momento gli unici lavori apportati sono state delle ristrutturazioni che non hanno impattato significamente sulla struttura.

Il municipio di Venafro si sviluppa su tre piani fuori terra ed uno seminterrato. La sua forma è piuttosto regolare e segue una pianta ad L. L’intero edificio è in muratura e pietrame interamente intonacato ad esclusione degli angoli, dove blocchi di pietra sostengono delle colonne angolari che terminano in una cornice a bassorilievo proprio sotto al tetto a cinque falde.

Chiesa di Sant’Agostino ^

Facciata della chiesa di Sant'Agostino - Venafro

Come avrai avuto modo di vedere, Venafro dispone di numerosissime chiese. Una parte di queste è compresa nell’itinerario che ti sto proponendo. Proprio per la presenza così numerosa di questi edifici di culto, alcune non sono più utilizzate e molte versano in condizioni critiche.

La chiesa di Sant’Agostino è stata oggetto di un massiccio lavoro di recupero concluso nel 2016, che l’ha riportata al suo attuale splendore e gli ha conferito un colore rosso mattone.

Questa chiesa risale al XIII secolo e presenta una facciata collegata direttamente all’omonimo complesso monastico. Al pian terreno è presente il portone di ingresso incorniciato da una struttura in pietra che sorregge un timpano spezzato con una piccola edicola. Internamente gli spazi sono organizzati su di una navata unica molto allungata. La chiusura è con volte a botte e unghie laterali in corrispondenza di alcune finestre che illuminano gli interni.

Il convento di Sant’Agostino, dopo essere stato soppresso nel 1809 divenne un carcere. Oggi è stato modificato per ospitare una biblioteca e sette appartamenti.

Chiesa dei Santi Angeli ^

Facciata della chiesa dei Santi Angeli a Venafro

In fondo a via della Bifora, su via per Dentro, c’è una chiesa che non gode di ottima salute. Si tratta della chiesa dei Santi Angeli, originariamente titolata a San Mauro.

Le sue origini sono da ricercarsi nel 1613, quando la chiesa dei Santi Angeli fu eretta sui resti della chiesa di San Mauro. La sua facciata si sviluppa in verticale ed è dotata di un portone sormontato da un timpano triangolare e da un grande finestrone a mezza luna sulla parte sommitale. Originariamente questo era un grande rosone circolare, poi chiuso per metà.

Gli interni della chiesa dei Santi Angeli si sviluppano longitudinalmente e sono riccamente fasciati da cornici. Nella parte centrale c’è una cupola da cui si sviluppa un finto transetto.

Sull’altare della chiesa c’era una pala d’altare oggi conservata nel museo del castello Pandone. Questa ritrae una giovane Madonna tirata in alto dalla mano di Dio che esce dalle nuvole. Al di sotto ci sono diversi Santi, tra cui Nicandro, Marciano, Mauro e gli arcangeli Michele e Raffaele.

Oggi la chiesa dei Santi Angeli, come è facilmente intuibile, risulta in totale stato di abbandono.

Mappa dell’itinerario di Venafro ^

Ecco la mappa delle cose da vedere durante l’itinerario di Venafro.

Dove dormire a Venafro ^

Se vuoi vistare Venafro e stai cercando una struttura in cui dormire, puoi valutare diverse opzioni. La più comoda è senza dubbio soggiornare in città. Sappi però che il numero di hotel e bed and breakfast è estremamente limitato, perché l’area non è poi così turistica. Allargando la ricerca anche ai paesi limitrofi la scelta si fa un po’ più ampia. A questo link puoi vedere le strutture disponibili a Venafro e dintorni.

Personalmente ho visitato Venafro durante un itinerario alla scoperta del Molise e la mia scelta su dove dormire è ricaduta nei dintorni d’Isernia. Questa città è infatti un buon punto di partenza per visitare la zona nord occidentale della regione. È inoltre dotata di molti servizi per i turisti, tra cui ristoranti in cui cenare, ed è equidistante tra tante destinazioni. Ad esempio dista circa mezz’ora da Venafro. A questo link puoi vedere hotel e B&B disponibili ad Isernia.

Io ho scelto questo B&B, ai piedi del bellissimo borgo di Fornelli. È una struttura nuova lungo la strada, quindi molto comoda per gli spostamenti. Dispone di camere nuove e minimali e alla mattina il tavolo delle colazioni è estremamente abbondante.

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Venafro - Cosa Vedere in Un GiornoItinerario completo alla scoperta di Venafro. Ecco i dettagli di cosa vedere e del castello Pandone. Scoprili con mappa e immagini.https://www.lorenzotaccioli.it/venafro-cosa-vedere-in-un-giorno/
Lorenzo Taccioli