La Cascata di Skogafoss e il Selvaggio Sentiero Laugavegur

Sentiero Laugavegur Trekking in Islanda

L’arrivo all’imponente cascata di Skogafoss

Abbiamo appena lasciato la suggestiva cascata di Seljalandsfoss e arriviamo in circa 20 minuti di automobile lungo la Ring Road, la principale strada islandese che gira tutta l’isola, al parcheggio della cascata di Skogafoss. Avevamo già avuto un’anteprima di quello che ci aspettava la sera di ieri, ma vogliamo visitare anche questa attrazione con la dovuta calma.

Skogafoss, così come la cascata precedente, era anticamente il limite delle coste islandesi, infatti l’oceano Atlantico arrivava fino a qui. Con il ritirarsi delle acque si è generato questo suggestivo salto del fiume Skógaá nei dintorni del paese di Skógar. Skogafoss è una cascata larga ben 25 metri ed alta circa 62 metri ed è possibile ammirarla sia dalla parte inferiore, dove il fiume riprende a scorrere lento, che dalla sommità del salto.

La leggenda su Skogafoss

La leggenda che sta dietro alla cascata di Skogafoss sostiene che Prasi Porolfsson, il primo vichingo che abitò la zona, nascose un grande forziere pieno di monete d’oro all’interno della caverna proprio dietro al getto della cascata. Durante le giornate più soleggiate i raggi che colpiscono l’acqua lascerebbero intravedere il forte luccichio delle monete, così dopo svariati tentativi di ritrovare il ricco bottino, il primo ragazzo che riuscì nell’impresa attaccò una corda ad un anello del forziere e cominciò a tirare per portare via il tesoro. Il forziere però era talmente pesante che l’anello si ruppe e tutto il bottino affondò.
L’anello venne inizialmente utilizzato come maniglia dell’ingresso della chiesa di Skogar ed oggi può essere ammirato al vicino museo. Tutta questa leggenda ha dato vita alla credenza che bagnandosi con le acque della cascata è possibile ritrovare un oggetto smarrito e cercato da molto tempo.

La visita alla cascata

Appena arrivati noi lasciamo l’automobile nel grande parcheggio che si trova proprio davanti alla cascata, la quale risulta chiaramente visibile già dalla strada principale. Ci avviciniamo sempre più alla cascata di Skogafoss attraverso la grande spiaggia di sassi e detriti, dove qualcuno si avventura addirittura in un piccolo campeggio. La cascata è piuttosto imponente e più ci si avvicina più gli schizzi di acqua che rimbalzano durante la caduta ci bagnano.

Decidiamo in fretta di voler salire a vedere la cascata dall’alto, perciò prendiamo la ripida scalinata di 700 gradini che si trova alla destra del salto ed arriviamo fin sopra alla cascata, dove una struttura in ferro ci permette di affacciarci su tutta la vallata.

Il sentiero Laugavegur, il sentiero delle sorgenti calde

Da qui parte anche un lunghissimo sentiero che mozza il fiato in mezzo alla natura selvaggia. Si tratta del sentiero Laugavegur a cui è possibile accedere dopo aver scavalcato una piccola recinzione coadiuvati da una scaletta in legno in cui è impossibile non sporcarsi.. In realtà il vero percorso di trekking Laugavegur non arriverebbe fino a Skogar, ma è considerata una tappa opzionale aggiuntiva per chi non ne ha avuto abbastanza. Questa tappa aggiuntiva richiede circa due giorni in aggiunta agli altri due o quattro giorni del sentiero originale lungo circa 55 chilometri intervallato da 5 rifugi.

La partenza è prevista alle sorgenti di acqua calda di Landmannalaugar ed infatti il sentiero Laugavegur è noto anche come sentiero delle sorgenti calde, ed arriva fino alla valle di Posmork, una bellissima valle glaciale. Aggiungendo altri 16 km è possibile arrivare a Skogar, da dove siamo partiti. Il percorso è aperto tutto l’anno, ma è caldamente consigliato effettuarlo durante la stagione estiva (Giugno – Settembre), dove viene fatta una leggera (leggerissima) manutenzione ai sentieri e quando i vari rifugi sono aperti.

Noi non abbiamo intenzione di fare tutto il percorso, anzi, ci limiteremo a circa 4 ore di cammino, ma potrebbe essere un’ottima idea per un viaggio futuro: trekking in Islanda. In pochi minuti a piedi ci troviamo in mezzo alla natura selvaggia e ad ogni centinaio di metri che percorriamo ci sono sempre meno persone con noi, fino a quando non rimaniamo praticamente soli. Lungo il trekking Laugavegur incontriamo davvero di frequente cascate e cascatelle del fiume Skògaà, che nei secoli ha scavato il suo letto tra queste montagne. Il fiume è a tratti superficiale, a tratti profondo della roccia grazie a piccoli canyon erosi in tutti questi anni. Il sentiero è a volte sdrucciolevole, ma sempre piuttosto suggestivo. I campi di lava ricoperti di muschio e licheni lasciano frequentemente spazio a colline verdi ed ad un po’ di neve che non si è ancora sciolta e che probabilmente non si scioglierà.

Arriviamo ad un punto in cui il passaggio prevede di arrampicarsi per una ripida salita proprio sopra al canyon al fianco di una cascata. Ovviamente non ci sono corde,  scalini o protezioni a supporto ed io sono un po’ timoroso di finire di sotto: un piede messo nel modo sbagliato potrebbe farmi scivolare e volare direttamente nel canyon sottostante. Come avevo notato anche in Norvegia, i percorsi di trekking nel nord Europa sono spesso pericolosi e poco protetti; io non me la sento di passare per quel pezzo di sentiero che, tra l’altro, mi sembra piuttosto sdrucciolevole e di cui non vedo nemmeno il seguito, quindi ignoro se la situazione peggiori o si normalizzi. D’altra parte non vorrei perdermi questa meraviglia e vorrei proseguire ancora un po’, decido allora di fare il ‘giro largo’, lascio il sentiero segnalato (lo so, non bisognerebbe mai farlo), e comincio a salire per il crinale della montagna, rimanendo molto più interno rispetto al canyon.

La scelta è azzeccata, infatti il sentiero tende a normalizzarsi, e posso procedere con più tranquillità. Di tanto in tanto ci fermiamo a fare una sosta in mezzo alla natura selvaggia e ad ascoltare solamente il suono dell’acqua che scorre veloce verso valle. Siamo in uno dei posti più belli che io abbia mai visto ed anche la National Geographic lo ha inserito tra i percorsi più belli del mondo. Siamo poco distanti dal vulcano Eyjafjöll, la cui attività bloccò per diversi giorni il traffico aereo europeo nel 2010.

Dopo qualche ora di cammino ci dispiace proprio dover tornare indietro ed abbandonare il bellissimo sentiero Laugavegur, chissà.. forse un giorno ci rivedremo..
Ora torniamo indietro verso la cascata di Skogafoss e, un po’ stanchi, ci rimettiamo alla guida.

Dobbiamo raggiungere Reykholt South, dove pernotteremo, e anche se l’ora non è troppo tarda decidiamo di non fermarci nuovamente a Vík í Mýrdal, visto che siamo riusciti a visitarla durante la nottata precedente. Lungo la strada che si addentra verso il centro dell’isola islandese e verso il famoso Circolo d’Oro, troviamo sempre più frequentemente vastissime recinzioni con tanti cavalli dentro che corrono liberi. Ogni tanto ci fermiamo e questi cavalli sono piuttosto incuriositi dalla nostra presenza.
Solo un’altra volta vidi una così alta concentrazione di cavalli.. ed è stato sempre in Islanda mentre procedevamo verso il nord. In questa zona infatti l’allevamento di questi animali è piuttosto diffuso.. e noi la notte dormiremo in un maneggio.

Non appena arrivati lasciamo le nostre valige in camera, ci guardiamo un po’ intorno e prepariamo la cena nella cucina messa a disposizione dall’hotel. Questa sera un bel risotto liofilizzato ci farà compagnia e prima di metterci a dormire ripercorriamo mentalmente tutti i numerosi luoghi visti fino ad ora, rigorosamente con la luce del sole che anche di notte filtra dalle finestre.
Scopri tutto il tour di 8 giorni in Islanda:

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La Cascata di Skogafoss e il Selvaggio Sentiero LaugavegurIl trekking di Laugavegur e la cascata di Skogafoss, due spettacoli della natura mozzafiato nel sul dell'Islanda. La nostra esperienza e tante fotografie..https://www.lorenzotaccioli.it/cascata-skogafoss-sentiero-laugavegur/
Lorenzo Taccioli