Trieste in Uno o Due Giorni

Non è la prima volta che vengo a Trieste per una visita della città, ma le volte scorse sono sempre stato di passaggio e non mi avevano permesso di visitare degnamente la città. Ho a disposizione un paio di giorni, non pieni da passare qui e mi sono concentrato su cosa vedere a Trieste in un Giorno, per poi visitare qualcosa anche nei dintorni.

Indubbiamente è difficile capitare qui per caso, a meno che non si tratti di un viaggio verso la Slovenia o la Croazia, perché Trieste, capoluogo del Friuli Venezia Giulia, è in una posizione un po’ remota dell’Italia, nell’estremo nord est.

Cosa Vedere a Trieste ^

Trieste ha un bel centro storico, che si sviluppa a partire dai porti sul mare Adriatico e, più precisamente, dal golfo di Trieste. Sicuramente la cosa più famosa della città è proprio la sua piazza sul mare: piazza Unità d’Italia, ma in realtà ci sono molte altre attrazioni da non perdere, salendo anche sui primi e bassi colli che sovrastano le piazze centrali, come nel caso del Castello di San Giusto.

Arrivati in città parcheggiamo l’automobile al porto, dove sono presenti numerosi posteggi pubblici a pagamento. Noi scegliamo il parcheggio del Terminal Passeggeri, perché a pochissimi passi dall’hotel nel quale soggiorniamo.

Giriamo tutta la città a piedi, senza mai utilizzare i mezzi pubblici, perché mi piace vivere i vicoli delle città che visito. Prendiamo l’automobile solo per raggiungere i punti fuori dalla città e quelli più remoti, ovvero la risiera di San Sabba, il faro della Vittoria e il castello di Miramare.

Ecco dunque cosa vedere in un giorno a Trieste. Sarà una giornata intensa, quindi lo stesso identico programma può essere applicato a un paio di giorni in città, tenendo ritmi meno serrati..

Alla fine della guida è presente una mappa che indica quali tappe possono essere eliminate per la visita di un giorno.

Piazza Unità d’Italia a Trieste e i suoi edifici ^

Tra le cose assolutamente da non perdere in una visita a Trieste non può che esserci una delle piazze più famose d’Italia, piazza Unità d’Italia, il cui quarto lato è rappresentato direttamente dal mare, che è possibile raggiungere attraverso una brevissima scalinata. Piazza Unità d’Italia è anche la più grande piazza europea a essere aperta sul mare.

Piazza Unità d'Italia - Trieste

La storia di Trieste è una storia tormentata e l’attuale nome “Piazza Unità d’Italia”, è arrivato solo nel 1918, in seguito all’annessione della città al Regno d’Italia. Ovviamente già esistente prima di questa data, era chiamata prima Piazza San Pietro, per via di una piccola chiesa qui presente, e poi Piazza Grande, perché la più grande di tutta la città.

Sulla sua superficie di oltre 12.000 metri quadri, si affacciano numerosi palazzi pubblici dallo stile pulito e austero, mentre sullo sfondo si può osservare il colle San Giusto, sul quale si trovano il castello e la cattedrale cittadina.

La profonda bellezza di questa piazza le è valso anche il nome di “salotto della città” e merita una passeggiata anche nelle ore serali, quando la luce del giorno lascia lo spazio all’illuminazione artificiale sui palazzi.

Piazza Unità d’Italia ha subito diverse ristrutturazione durante gli anni. Quella più recente risale al periodo 2001-2005, nel quale sono state sistemate le facciate di buona parte dei palazzi qui presenti e l’asfalto ha lasciato spazio a una pavimentazione in blocchi di pietra arenaria. In mezzo a questi blocchi sono state installate delle piccole luci blu, che sottolineano il legame della città con il mare.

Palazzo del Municipio di Trieste ^

Tra i principali edifici che sorgono in piazza Unità d’Italia di Trieste, non può certo mancare il palazzo del municipio, posto a chiusura del lato opposto a quello del mare. Questo edifico fu quello da cui si partì per ridefinire l’aspetto generale di questa piazza, che prima era chiusa sul lato marittimo da mura e palazzi.

Palazzo del Municipio di Trieste - palazzo Cheba

Il palazzo del Municipio prese il posto di alcune casette, del palazzo del Magistrato e di una loggia e venne progettato nel 1875 dall’architetto Giuseppe Bruni. Il grande corpo unico dell’edificio è sovrastato esattamente a metà dalla torre campanaria che, nell’orologio, è dotata di due statue chiamate i “due mori” e più amichevolmente dai triestini, Micheze e Jacheze. Quelle attualmente visibili sono due copie delle originali, create dallo stesso Bruni nel 1876. Le intemperie andavano logorandole e così vennero sostituite nel 1972 e quelle originali spostate da qui fin dentro al castello di San Giusto dal 2006.

Il palazzo venne progressivamente ampliato ai suoi lati, assorbendo al suo interno altre costruzioni precedentemente presenti qui.

La costruzione di questo palazzo non accontentò buona parte della cittadinanza, che gli trovò diversi soprannomi, tra i quali “palazzo Cheba” (ovvero “Gabbia”)  per via della sua facciata che ricorda lontanamente una gabbia per uccelli.

Un altro soprannome fu quello di “palazzo sipario“, perché la struttura copriva le ‘brutte’ case che stanno alle sue spalle.

Il palazzo del municipio di Trieste è anche tristemente noto perché proprio dal suo balcone, nel 1938, si affacciò Benito Mussolini per promulgare le leggi razziali fasciste. A pochi chilometri da qui si trova un altro luogo tristemente legato a questa storia: la risiera di San Sabba.

All’interno del municipio di Trieste, oltre ad esserci diversi uffici, sono presenti alcune sale degne di nota, come:

  • la Sala del Consiglio, ricca di mobili preziosi e in cui è possibile ammirare il quadro di Cesare Dell’Acqua “Prosperità commerciale di Trieste”;
  • la Sala Azzurra, nella quale vengono ricevute importanti personalità in visita alla città.

Fontana dei Quattro Continenti ^

Davanti al palazzo del Municipio di Trieste vediamo la fontana dei Quattro Continenti, ritornata in questa posizione successivamente alle ristrutturazioni della piazza. Quest’opera risale alla seconda metà del XVIII secolo e fu voluta per celebrare la fortuna cittadina legata all’istituzione del porto franco da parte di Carlo VI e delle favorevoli politiche di sviluppo decise da Maria Teresa d’Austria.

Il nome della fontana fa emergere che all’epoca si conoscevano soltanto quattro continenti, non essendo ancora stata scoperta l’Austrialia. Ognuno di questi è rappresentato da una figura allegorica che richiama i tratti delle persone che lo abitano e, inoltre, da altrettante statue che rappresentano i fiumi che percorrono questi continenti. Sulla sommità della fontana dei Quattro Continenti si trova invece una figura alata e a braccia aperte verso il basso, che rappresenta la città di Trieste. Questa statua è circondata di pacchi, barili e altri riferimenti che rimandano allo spirito commerciale cittadino.

Nel 1938, durante la visita di Mussolini in città, la fontana venne rimossa per lasciare sgombera la piazza e fu ripristinata solo nel 1970, ma in una posizione differente rispetto all’attuale.

Fontana dei Quattro Continenti in piazza unità d'Italia a trieste

Purtroppo la fontana dei Quattro Continenti è stata vittima di vandalismo a più riprese: una prima volta è stata decapitata la statua che rappresenta l’Africa, una seconda volta un triestino è salito sulla sommità e ha seriamente danneggiato la statua che rappresenta la città, sfasciandole un braccio e rovinando un’ala.

Palazzo del Lloyd Triestino ^

Tra gli altri palazzi da non perdere in piazza Unità d’Italia c’è anche il palazzo del Lloyd Triestino, precedentemente conosciuto come “palazzo della compagnia di navigazione Lloyd austriaco di Navigazione”.

Attualmente ospita nel suo interno gli uffici della regione autonoma del Friuli Venezia Giulia, ma quando venne costruito nel 1880 serviva per la compagnia di navigazione Lloyd Triestino che si occupa dei collegamenti per persone e merci all’interno del mar Mediterraneo.

L’edificio è dotato di fondamenta larghe ma poco profonde, per via del terreno melmoso sul quale è stato costruito. Proprio per via della natura del terreno, si è rinunciato alla costruzione della torre lato mare, inizialmente prevista.

La facciata del palazzo è dotata di statue allegoriche sia al piano terreno che sul fastigio.

Palazzo del Governo di Trieste ^

Nel lato opposto di piazza dell’unità rispetto al palazzo del Lloyd Triestino si può ammirare il Palazzo del Governo, costruito agli inizi del secolo scorso su di un progetto dell’architetto viennese Emil Artman.

La costruzione venne fatta sulla sede della “luogotenenza” e seguiva il progetto di abbellimento della piazza.

Al centro del palazzo del Governo c’è una grande balconata coperta posizionata sopra l’alto porticato. Da questa balconata, fino agli anni venti, ci si affacciava direttamente su di un grande giardino che occupava metà della piazza, dal mare fino a via dell’Orologio.

Oltre agli uffici del commissariato del Governo e della prefettura, al suo interno si trovano anche le grandi sale per l’accoglienza e per il pernottamento per le Alte Personalità dello Stato e per quelli degli Stati Esteri.

Statue le ragazze di Trieste e il Bersagliere che sale le scale ^

Il molo che si trova davanti alla piazza, separato da questa solo da una strada, si chiama Molo Audace ed è l’ideale per una passeggiata.

Davanti la piazza la breve scalinata che porta fino all’acqua, è decorata da due statue di Fiorenzo Bacci:

  • un bersagliere immortalato mentre percorre le scale, che ricorda l’arrivo di queste forze in città il 3 novembre 1918;
  • “le ragazze di Trieste”, ovvero le statue di due figure femminili che ancora una volta omaggiano la nuova repubblica, perché intente a cucire il tricolore italiano.

Queste due statue sono state posizionate qui nel 2004, a ricordare il cinquantesimo anniversario della riannessione di Trieste al territorio italiano.

Girandosi invece verso la piazza si possono ammirare due alte antenne di 25 metri installate su due piloni in bronzo installati nel 1933 e che si concludono con il simbolo cittadino dell’alabarda.

Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima ^

Prendendo il molo Audace e continuando a passeggiare sul lungomare non possiamo non notare il palazzo dei Congressi della Stazione Marittima, a pochissimi passi dalla mastodontica nave da crociera ormeggiata al porto.

Questo palazzo, da oltre 20 anni, ospita convention di differenti settori: medici, scientifici, religiosi, sportivi e via dicendo con una capienza totale di quasi 1.000 persone.

Purtroppo non è possibile accederci se non in presenza di un evento al quale si è invitati.

Palazzo dei Congressi della Stazione Marittima

Piazza Venezia ^

Proseguendo sul lungomare di Trieste arriviamo a piazza Venezia, una volta titolata all’imperatore d’Austria. Si tratta di una piccola piazzetta dove una statua è circondata dalle fronde degli alberi.

La statua ritrae Massimiliano d’Austria, imperatore del Messico e fratello dell’imperatore Austro Ungarico. Massimiliano d’Austria aveva scelto proprio questa città come sua residenza, per la quale aveva fatto costruire il castello di Miramare. Durante una ribellione messicana venne però assassinato e così si decise di rendergli omaggio attraverso questa statua.

Quando però Trieste venne riannessa al territorio italiano, si volevano cancellare le tracce del periodo asburgico e così la statua fu rimossa e posizionata all’interno di un magazzino e successivamente nel parco del castello di Miramare. Il 1918 fu anche l’anno nel quale la piazza prese il nuovo nome di Piazza Venezia.
La statua venne sostituita con la fontana del Nettuno, prelevata da piazza della Borsa, dove oggi ha fatto ritorno.

Piazza Venezia di Trieste

Solo la ristrutturazione della piazza del 2009 ha visto il ripristino qui della statua di Massimiliano d’Austria.

I cinque porti di Trieste ^

Attraverso una lunga passeggiata sul lungomare triestino si possono vedere le cinque aree, o i cinque porti della città, a poca distanza l’uno dall’altro.

Tre di questi sono adibiti al traffico per scambi commerciali e sono il porto Vecchio, il porto Nuovo e lo scalo legnami (o più correttamente il terminal del legname). Le due tratte rimanenti, invece, sono utilizzate a scopo industriale e si chiamano proprio terminal industriale e terminal petroli.

I Cinque Porti di Trieste

Solo la presenza di questi numerosi porti permette di capire l’importanza della navigazione per lo sviluppo strategico della città di Trieste.

Numerosi sono i moli che si allungano verso il mare, solo nelle primissime vicinanze di piazza Unità d’Italia se ne contano tre: Molo IV, Molo Audace e il Molo dei Bersaglieri.

La Lanterna di Trieste – il Faro ^

La Lanterna di Trieste - Il Faro Spento

Proseguendo verso i successivi moli e lasciandoci alle spalle l’area principale del centro storico, arriviamo al molo Fratelli Bandiera. Qui sono presenti numerose automobili parcheggiate in ogni dove e, addentrandoci lungo il molo, arriviamo nei pressi della Lanterna di Trieste, uno dei fari simboli cittadini insieme a quello della Vittoria.

Questo faro si trova a delimitare l’ingresso al porto vecchio, nella parte più occidentale della città. La lanterna venne costruita durante il XIX secolo e venne messo in funzione per la prima volta nel 1833.

La struttura della Lanterna di Trieste aveva una duplice funzione: doveva servire sia da faro che da difesa del porto e, per farlo, è presente una base cilindrica ben più ampia all’interno della quale si può entrare. Da qui parte la torre Massimiliana dotata di due ordini di troniere e di una merlatura.

Successivamente alla costruzione del faro della Vittoria, venne però meno l’utilità della Lanterna che dal 1969 venne completamente disattivata. Mentre dal 1992 ospita al suo interno la Lega Navale Italiana.

Museo Civico Revoltella ^

Museo Civico Revoltella

Ritorniamo in direzione del centro storico e ci reinoltriamo tra i suoi vicoli. Arrivati in via Armando Diaz non possiamo non notare il Museo Civico Revoltella. La prima cosa che salta agli occhi è senz’altro l’edificio in stile rinascimentale che ospita le sale del museo.

Questo palazzo venne costruito tra il 1854 e il 1858 su richiesta del barone Pasquale Revoltella che decise in prima persona che, una volta morto, questo spazio sarebbe stato destinato alla città di Trieste e avrebbe dovuto ospitare un museo.

Il suo interno è reso suggestivo oltre che dalle sale, anche dalla grande scala elicoidale che mette in comunicazione i tre piani dell’edificio, il quale conserva ancora arredi e decorazioni originali.

Il museo Civico Revoltella ha al suo interno pezzi da inizio ottocento, come marmi e dipinti di paesaggi e ritratti e, nel palazzo Brunner collegato a questo, è presente una collezione d’arte moderna.

Museo Civico della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata ^

Procediamo lungo il centro storico e imbocchiamo via Torino, una bella via del centro storico ricca di locali e pub dove poter fermarsi a bere qualcosa.

Al termine della via c’è il museo civico della Civiltà Istriana, Fiumana e Dalmata, nato dopo non poche fatiche. Il museo infatti era stato già pensato negli anni ottanta e solo nel 1998 è stato dato il via al progetto. Anche questo si è protratto per diversi anni e il museo ha aperto i battenti solo nel 2015. Al suo interno sono presenti testimonianze, dipinti e oggetti in uso dalle comunità italiane istriane, di Fiume e della Dalmazia che mettono in mostra luoghi, ma anche usanze, tradizioni e culture materiali.

All’interno del museo civico della Civiltà Istriana, Fiumane e Dalmata sono presenti 11 sale, ognuna tematizzata, come ad esempio la prima dedicata a un’introduzione storica e alla sezione archeologica, la seconda declinata sulle tradizioni, la terza incentrata sul tema dell’acqua e così via.

Museo Civico della Civiltà Istriana, Fiumane e Dalmata - Via Torino a Trieste

Piazza Attilio Hortis ^

Siamo nel cuore del centro storico di Trieste e prima di salire verso il duomo cittadino, ci ritroviamo in piazza Attilio Hortis, riconoscibile per i giardini verdeggianti che occupano la maggior parte della piazza, anche attraverso alberi di provenienza esotica.

In tempi antichi qui si trovava un grande cimitero paleocristiano e nei tempi la piazza cambiò nome più e più volte, prendendo anche quello di “piazza degli studi” per la presenza della biblioteca civica che si affaccia proprio qui.

La piazza porta invece oggi il nome di Attilio Hortis, umanista e patriota italiano nato a Trieste nel 1850.

Piazza Attilio Hortis a Trieste

Arco di Riccardo ^

Quasi di sorpresa ci troviamo presto davanti all’Arco di Riccardo. L’avevamo inserito nelle cose da vedere a Trieste, ma non pensavamo di trovarcelo davanti così, all’improvviso, durante la nostra salita verso la cattedrale cittadina.

L’arco di Riccardo è una delle antiche porte romane della città di Trieste e risale addirittura al I secolo avanti Cristo. Quel che è ancora più particolare è che questo arco sia in tutto e per tutto collegato ad un’abitazione, dal quale sembra uscire.

L’arco di Riccardo raggiunge un’altezza di oltre sette metri, per circa cinque di larghezza e due di profondità. Le due lesene ai lati sono dotate di scanalature sormontate da capitelli di ordine corinzio.

L’origine del suo nome non è ancora chiara e, anzi, sembra dare adito a più teorie:

  • c’è chi sostiene sia dovuto a Riccardo Cuor di Leone che, per un periodo, venne tenuto prigioniero a Trieste;
  • altri credono che la sua posizione fosse all’ingresso del cardo massimo cittadino, per cui era conosciuto come “Arco di Cardo” che col tempo si storpiò in “Arco di Riccardo”;
  • un’ulteriore teoria lega invece il nome alla sua vicinanza con la sede della magistratura medievale del ricario.

Basilica di San Silvestro ^

In pochi passi siamo alla basilica di San Silvestro, praticamente adiacente alla massiccia chiesa di Santa Maria Maggiore.

Basilica di San Silvestro - Chiesa più Antica di Trieste

La piccola basilica di San Silvestro è nota anche come basilica del Cristo Salvatore. Questa chiesa venne costruita tra l’XI e il XII secolo ed è la chiesa più antica di tutta Trieste ancora in piedi.

Attualmente, al suo interno, si ritrova la chiesa delle comunità evangeliche Elvetiche e Valdesi.

Le dimensioni della basilica di San Silvestro sono piuttosto modeste e lo stile è quello sobrio di una basilica romanica. Sull’antica facciata è presente un piccolo rosone che illumina scarsamente gli interni. L’ingresso è posizionato in corrispondenza di un piccolissimo portico, sul quale si erge il campanile che, inizialmente, svolgeva la funzione di torre di difesa costruita lungo le mura storiche cittadine.

Chiesa di Santa Maria Maggiore ^

Al fianco della Basilica di San Silvestro si trova la ben più grande Chiesa di Santa Maria Maggiore che, dall’alto di una scalinata, sovrasta il centro storico di Trieste ed è posizionata lungo il colle di San Giusto.

Questa chiesa, anche nota come Chiesa dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria o Chiesa Barocca dei Gesuiti, venne costruita nel XVII secolo dalla compagnia dei gesuiti. Quest’ordine arrivò in città agli inizi del secolo e visti i buonissimi rapporti stretti con il governo si sviluppò velocemente, tanto da rendersi necessaria la costruzione della chiesa, consacrata nel 1682.

La facciata imponente mostra già la divisione interna in tre navate e degno di nota è l’altare maggiore, costruito a cavallo tra il seicento e il settecento e dedicato appunto all’Immacolata concezione della vergine Maria.

Se avete tempo a disposizione, potete scegliere di fare una visita speleologica nei sotterranei della chiesa che, dal 1983, sono stati totalmente scoperti. Ovviamente è necessaria una visita guidata per arrivare qui sotto, ma è sicuramente suggestivo muoversi tra le trame di cunicoli, pozze, nicchie e cripte che si sviluppano nel sottosuolo.

Duomo di Trieste – Cattedrale di San Giusto Martire ^

Proseguendo sul colle di San Giusto, in appena cinque minuti di passeggiata, arriviamo fino al duomo cittadino, ovvero la Cattedrale di San Giusto Martire.

Vi arriviamo attraverso una lunga scalinata che, già dal basso, comincia a far intravedere la facciata della chiesa e una volta in cima si può godere dell’ampio spiazzo che si apre su di una vista panoramica.

Adiacenti alla Cattedrale di San Giusto Martire ci sono anche altri monumenti degni di nota: l’orto Lapidario, la basilica Forense Romana e il castello di San Giusto.

La cattedrale di San Giusto, in realtà, non è altro che il risultato dell’unione di due chiese precedentemente costruite qui: la chiesa di Santa Maria e la chiesa di San Giusto. L’unificazione fu fatta agli inizi del XIV secolo per dare alla città una cattedrale più imponente.

La facciata a capanna è quasi interamente fatta con pietra carsica e i portali di ingresso quasi spariscono se raffrontati con il grande rosone posto al centro. In tutta la chiesa sono numerosi i reperti romani utilizzati, ad esempio il portone di ingresso è stato ricavato da un monumento funebre antico. Intorno all’accesso si trovano i busti in bronzo che rappresentano tre vescovi, tra cui papa Pio II.

Il tozzo campanile alla sinistra del Duomo di Trieste aveva inizialmente un’altezza maggiore, ma nel XV secolo venne colpito da un fulmine che ne fece crollare una parte.

Gli interni sono spogli, ma molto suggestivi, costruiti ancora in pietra calcarea. Le cinque navate sono divise da file di porticati e l’abside è interamente affrescato da artisti friuliani. In alcuni punti è anche possibile vedere tracce delle pavimentazioni originali del V secolo.

Orto Lapidario ^

Davanti al duomo cittadino vediamo, all’aperto, l’Orto Lapidario appartenente al museo d’antichità J.J. Winckelmann.

All’interno del museo ci sono i resti preistorici e protostorici locali oltre che reperti egizi, greci e romani.

L’Orto Lapidario a cui si accede dal percorso museale (ad ingresso gratuito) si sviluppa su quattro livelli e oltre a lapidi mette in mostra anche iscrizioni sacre e il tempietto in stile classico.

Nell’annesso Giardino del Capitano, invece, sono presenti torri e mura del XV e XVI secolo e il lapidario medioevale.

Orto Lapidario - Museo antichità J. J. Winckelmann

Monumento ai Caduti di Trieste ^

Spostandosi dalla Cattedrale verso la grande terrazza panoramica sulla città, in fondo a un breve viale alberato, si può ammirare il Monumento ai Caduti di Trieste, dedicato ai morti nella Prima Guerra Mondiale.

Il monumento rappresenta cinque uomini intenti a combattere una battaglia e tre di loro sorreggono un compagno ferito, mentre un quinto copre le loro spalle con un grande scudo.

Il monumento, inaugurato nel 1935 alla presenza di diversi gerarchi fascisti e del Re Vittorio Emanuele III, è costruito in ghisa e la sua base è in pietra bianca d’Istria.

Monumento ai Caduti di Trieste

Il concetto di “guerra di liberazione“, riportata nell’incisione sul monumento, si riferisce alla liberazione di Trieste dall’impero austro-ungarico.

Basilica Forense Romana ^

In piazza della Cattedrale, proprio davanti al castello cittadino, vediamo i resti della Basilica Forense Romana, rappresentati per lo più dai colonnati che definivano la struttura.

Questi reperti furono trovati solo nel 1929, proprio durante i lavori per la costruzione del monumento ai caduti. Le tracce hanno mostrato subito l’esistenza di una basilica a tre navate di quasi novanta metri di lunghezza per circa ventiquattro di larghezza.

Pare che la Basilica Forense Romana risalga all’epoca di Marco Aurelio, nel II secolo dopo Cristo. In quel tempo la struttura veniva utilizzata come edificio pubblico ospitante le sedute del tribunale e il mercato. La Basilica Forense si trovava al centro del Foro, la piazza principale a quell’epoca.

Solo durante il medioevo questo edificio venne distrutto per fare spazio al vescovado, alla chiesa di San Sergio e a un monastero, tutti non più visibili ai giorni nostri.

Castello di San Giusto a Trieste ^

Dietro ai resti della Basilica Forense Romana, parzialmente nascosto dagli alberi, si nota chiaramente uno dei lati del Castello di San Giusto, il castello cittadino di Trieste.

Castello di San Giusto a Trieste

Il castello domina l’intero centro storico e il golfo dalla sommità dell’omonimo colle e al suo interno ospita diverse strutture che si affacciano sul cortile interno: il museo dell’Armeria, il Lapidario, il museo Alinari sull’immagine dedicato a mostre di fotografia.

Il Castello di Trieste ^

La costruzione del castello di San Giusto avvenne a partire dal XV secolo su volontà degli imperatori d’Austria che videro in questo palazzo la possibilità di creare l’alloggio ideale per la figura del Capitano Imperiale.

Nonostante le dimensioni non troppo mastodontiche, la costruzione terminò solamente un paio di secoli più tardi. La prima struttura del castello di Trieste fu la Casa del Capitano: un’abitazione fortificata a cui venne affiancata una torre poi inglobata nella fortezza e nei suoi bastioni.

In totale si contano tre bastioni lungo le mura difensive del castello, ognuno di forma differente a causa dell’evoluzione delle tecnologie difensive. Il primo è il Bastione Rotondo o Veneto, edificato a inizio del XVI secolo, il secondo è il bastione Lalio o Hoyos dalla forma poligonale e costruito a metà dello stesso secolo. In ultimo è arrivato il bastione Fiorito o Pomis, costruito circa un secolo più tardi.

Il castello di San Giusto ospitò i capitani imperiali austriaci fino a metà del XVIII secolo e in seguito questi spazi vennero usati come prigione e guarnigione militare. Solo dal 1936 vennero aperti al pubblico con la costruzione di un museo, successivamente a un profondo restauro.

Appena entrati nel castello, ancora prima di arrivare alla biglietteria, si noterà la statua di due automi che una volta erano sistemati sulla torre dell’orologio in piazza unità d’Italia, sostituiti oggi da una copia fedele.

Le mura del castello racchiudono il Cortile delle Milizie, oggi piuttosto sgombero e circondato dai camminamenti di ronda che permettono di girare intorno al castello e di avere una bellissima vista su tutta la città di Trieste.

Prima di vistare i musei contenuti al suo interno, tutti compresi nel biglietto di ingresso ad eccezione del museo Alinari, facciamo una passeggiata sulle mura perimetrali del castello e sui bastioni.

La Casa del Capitano e Il Museo dell’Armeria ^

Dal cortile accediamo al Civico Museo del Castello di San Giusto – sezione Armeria, all’interno della casa del Capitano.

Al piano terreno si trova la cappella di San Giorgio, in stile tardogotico, che riporta lo stemma dell’imperatore Federico III d’Asburgo, colui che volle la costruzione della fortezza.

Al primo piano della Casa del Capitano c’è la Sala Caprin, creata nei restauri degli anni ’30 e ospitante gli arredi di Giuseppe Caprin, un illustre giornalista e storiografo patriota triestino che aveva trasformato la sua casa in un noto salotto culturale all’italiana. Tutti gli arredi, trasportati qui dal quartiere di San Giacomo, risalgono a un periodo tra il XVI e il XVIII secolo.

Salendo ancora le scale arriviamo al secondo piano dove, uno spazio collegato ai camminamenti di ronda, ma coperto, ospita il museo dell’Armeria. Le armi sono esposte in teche o incastrate semplicemente nel muro e comprendono:

  • armi in asta, come alabarde, partigiane e falcioni;
  • armi bianche lunghe e corte, come spade, baionette e pugnali;
  • armi da getto, come balestre;
  • armi da fuoco lunghe e corte, come spingarde, fucili e pistole;
  • accessori, come cartucciere e fiasche da polvere.

Tutti questi oggetti sono esposti in un ordine temporale, che segna l’evoluzione delle armi dal medioevo al XIX secolo.

Il Lapidario Tergestino ^

Concludiamo la nostra visita al Castello di San Giusto, entrando nel lapidario che, personalmente, non ho trovato troppo interessante.

Una lunga scalinata conduce nel sottosuolo e l’umidità va progressivamente accentuandosi, tanto che sono frequenti infiltrazioni lungo i muri.

Il lapidario tergestino è ospitato all’interno del Bastione Lalio e raccoglie lapidi e monumenti funerari, provenienti da varie parti della città: l’area capitolina ovvero quella di San Giusto, le mura, il teatro con le sue statue di scena, i luoghi di culto e le necropoli. Di quest’ultime si trovano numerose stele, sarcofagi, cippi e urne.

Lapidario Tergestino dentro al Bastione Lalio

In una sala sono invece esposti i mosaici recuperati da una lussuosa villa marittima ritrovata lungo la costa e databile tra il I secolo avanti Cristo e il I secolo dopo Cristo.

Teatro Romano di Trieste ^

Lasciamo il castello di San Giusto e riscendiamo verso la parte del centro storico adiacente al golfo di Trieste.

Nella nostra discesa tra i resti delle mura cittadine, arriviamo fino al Teatro Romano di Trieste, stretto tra i vicoli in discesa del colle di San Giusto e una via aperta al traffico automobilistico. Quando venne costruito, la sua posizione era subito fuori dalle mura a protezione della città e quasi in riva al mare che, coi secoli, si è allontanato di qualche centinaia di metri.

Il Teatro Romano è ben visibile dall’esterno ed è un sito archeologico a cielo aperto. La sua costruzione è stata datata a partire dal I secolo avanti Cristo e con diversi ampliamenti fino al II secolo dopo Cristo. Nel suo sviluppo ci si è agevolati sfruttando la naturale pendenza del terreno, ai piedi del colle, il quale ospita le scalinate dove trovavano posto fino a 6.000 spettatori.

Durante i secoli l’ampliamento del centro storico fece si che le case inglobassero il teatro e lo nascondessero sotto di loro e solo durante una demolizione di una parte del centro, attuata nel 1938, venne riportato alla luce e oggi, saltuariamente, viene ancora impiegato per spettacoli all’aperto.

Teatro dell’Opera Verdi ^

Siamo tornati nel cuore della città, in piazza Unità d’Italia. Da qui ci muoviamo verso la piazzetta adiacente, Riva 3 Novembre, dove sorge il Teatro dell’Opera Verdi.

Questo teatro venne costruito negli ultimi anni del XVIII secolo e, ancora oggi, rappresenta il principale teatro cittadino. La facciata ha qualche elemento in comune con il teatro la Scala di Milano e questo perché fu impiegato lo stesso progettista Giuseppe Piermarini.

Durante gli anni cambiò più volte il nome: da teatro Nuovo divenne teatro Grande, poi Teatro Comunale e infine, dagli inizi dello scorso secolo, teatro comunale Giuseppe Verdi. Quest’ultimo nome gli fu dato esattamente il 27 gennaio 1901, proprio il giorno della morte del noto compositore e per farlo fu indetta una convocazione serale straordinaria del consiglio comunale.

La facciata del teatro è dotata di un porticato centrale con arcate a tutto sesto e da una fascia superiore in cui si alternano lesene e semicolonne a grandissime finestre. Le statue sulla sommità rappresentano Apollo, l’arte Lirica e quella Tragica.

Teatro dell'Opera Verdi - Trieste

Chiesa Greco Ortodossa di San Nicolò ^

Nella strada del lungomare, parzialmente nascosta dal traffico cittadino, notiamo la facciata lineare della Chiesa Greco Ortodossa di San Nicolò o chiesa di San Nicolò e della Santissima Trinità.

Lo stile neoclassico che contraddistingue la facciata dal colore pastello fa parte di una ristrutturazione neoclassica operata nella prima metà del XIX secolo, sulla struttura della chiesa costruita tra il 1784 e il 1787.

Ancora una volta la città di Trieste ha ospitato una minoranza religiosa in tempi in cui questa cosa non era per niente scontata. Già ad inizio del settecento arrivarono in città i primi commercianti di confessione greco ortodossa e visto il clima di apertura che si respirava in città, in poco tempo ne arrivarono numerosi altri che crearono una prima comunità.

Quando Maria Teresa d’Austria diede loro il permesso di costruire una chiesa in città, si operarono subito per costruire la chiesa di San Spiridone sul Canal Grande, tutt’ora esistente. Nel 1753 cominciarono le liturgie, ma le diverse lingue parlate dai vari credenti portarono presto una rottura tra i serbi e i greci che in un primo momento professarono la loro religione in case private e poi costruirono la chiesa greco ortodossa di San Nicolò.

Chiesa Greco Ortodossa di San Nicolo sul lungomare di Trieste

I fondi erano pochi e si cercò di costruire con quanto a disposizione. La semplice facciata della chiesa è sormontata da un timpano triangolare. La struttura è a cinque assi e racchiusa tra due campanili classicisti con cupole in ardesia che richiamano le chiese austrobavaresi.

L’interno è composta da un’unica navata, ma riccamente decorata con elementi in argento che richiama lo stile impero ed è spesso adottato da queste confessioni. Il soffitto, così come le pareti, sono decorati da dipinti che riportano scene religiose.

Museo Teatrale Carlo Schmidl ^

Riprendendo la strada per il lungomare arriviamo in corrispondenza del canal Grande presente su via Gioacchino Rossini. Su di questo si affacciano diversi palazzi storici molto belli, tra cui il Museo Teatrale Carlo Schmidl, che porta il nome del collezionista ed editore musicale che nel 1924 decise di condividere la sua passione con la cittadinanza.

All’interno di questo museo si trovano testimonianze dell’arte musicale e teatrale cittadina a partire dal XVIII secolo ai giorni nostri, grazie alla ricca esposizione di abiti di scena, costumi e gioielli, locandine e manifesti, stampe, dipinti e tanto altro.

Una sezione è invece interamente dedicata agli strumenti musicali e all’archivio personale di Giorgio Strehler.

Museo Teatrale Carlo Schmidl

Il museo teatrale Carlo Schmidl è ospitato all’interno del palazzo Gopcevich, intonacato in rosso e bianco e la cui facciata presenta numerose decorazioni, tra cui un disegno a greche rosse e gialle. L’edificio venne costruito a metà del XIX secolo per un armatore serbo.

Piazza del Ponte Rosso e Fontana del Giovannin del Ponterosso ^

Percorriamo la strada che costeggia il canal Grande e che si distacca dal lungomare. La prima piazza che incontriamo è la piazza del Ponte Rosso, al centro della quale si trova la fontana del Giovannin del Ponterosso.

La piazza prende il nome dal ponte in legno che nel XVIII secolo venne costruito sul canal Grande, a poca distanza da qui e che fu dipinto di color rosso. Quel ponte venne sostituito dopo 78 anni e nel 1832 fu installato quello in ferro che durò fino al 1925 prima di essere sostituito con quello attuale.

Sulla piazza del Ponterosso va ancora in scena il mercato della frutta, verdure e dei fiori. Nel tempo il mercato è andato diminuendo di dimensioni e ha perso il carattere folkloristico che lo contraddistingueva.

La Fontana del Giovannin del Ponterosso ha questo nome sia per la posizione in cui si trova, sia per il putto posto al suo centro che viene chiamato amichevolmente Giovannin. Il motivo è dovuto al fatto che l’acqua che lo alimenta proveniva dal rione San Giovanni. Questa fontana venne progettata da Giovanni Mazzoleni, già autore della fontana dei Quattro Continenti e fu costruita a metà del XVIII secolo.

Chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo ^

Continuiamo la passeggiata fino in fondo al Canal Grande e arriviamo davanti a un altro dei simboli di Trieste. Quando si cercano immagini della città spesso capita di vedere la fotografia della chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo con davanti il canal Grande.

Questa chiesa è conosciuta anche con il nome di Chiesa di Sant’Antonio Nuovo ed ha una posizione centrale all’interno del quartiere conosciuto come Borgo Teresiano.

Costruita nella prima metà dell’ottocento, occupa la piazza omonima e la massiccia facciata è caratterizzata da sei alte colonne ioniche che sorreggono il timpano triangolare e, ancora sopra, sono presenti sei statue che ritraggono i santi Tecla, Eufemia, Mauro, Servolo, Sergio e Giusto.

La sua costruzione avvenne sulle ceneri di due precedenti chiese e fu fatta per contenere il crescente afflusso di persone. Qui era infatti costruita una cappella privata, chiamata dell’Annunciazione, che appena venne aperta al pubblico vide un grande richiamo che richiese la costruzione di una chiesa più grande. Nel 1771 si completò quindi la costruzione della chiesa in stile barocco di Sant’Antonio Nuovo. Anche questa però si dimostrò insufficiente nel giro di pochi anni, tanto da richiedere un’ulteriore ricostruzione che portò all’attuale struttura di 92 metri di lunghezza per 28 metri di larghezza. Sul retro sono presenti anche due campanili gemelli che completano la struttura.

L’intera chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo è costruita in stile neoclassico triestino e, come è evidente, si ispira ai celebri monumenti romani. Gli interni sono caratterizzati dalla presenza di dodici alte colonne ioniche che sostengono gli archi delle volte a botte, le quali si interrompono per fare spazio alla cupola centrale. Lateralmente sono presenti sei nicchie con altrettanti altari corredati di pale ottocentesche.

All’interno della chiesa è presente anche una targa che commemora un fatto di sangue avvenuto proprio qui: nel 1953 i cittadini dimostravano per il timore che questo territorio fosse ceduto alla Jugoslavia. La polizia intervenne con degli idranti per disperdere i manifestanti ritrovatisi davanti alla chiesa e, alcuni di questi, scapparono dentro la chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo per trovare rifugio. La polizia forzò i portoni di ingresso per seguire i manifestanti e aprì il fuoco dentro la chiesa uccidendo uno di loro.

Interni della Chiesa di Santo Antonio Taumaturgo

Chiesa serbo Ortodossa di San Spiridione ^

A pochissimi passi di distanza dalla chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo si trova la chiesa Serbo Ortodossa di San Spiridione. Una chiesa sfarzosa e imponente utilizzata dalla comunità serbo-ortodossa presente in città.

Questa chiesa venne costruita nel XIX secolo sulle ceneri della precedente risalente alla metà del secolo prima. La sua struttura venne progettata dall’architetto Carlo Maciachini, estremamente attivo a Milano, ed è molto particolare e ricorda lo stile bizantino. La chiesa ha una pianta a croce greca e gli esterni sono costruiti con pietra bianca e marmo rosso di Verona. Numerose sono le cupole emisferiche azzurre e i mosaici che decorano le facciate. La cupola centrale è più alta dei quattro campanili che chiudono gli angoli della chiesa.

Anche gli interni sono piuttosto sfarzosi e, dove non sono presenti mosaici, vediamo delle pitture ad olio che li richiamano. Sono presenti tre altari nel presbiterio piuttosto suggestivi e, inoltre, una grande lampada d’argento che pende sull’ingresso. Questa venne donata alla chiesa serbo ortodossa di San Spiridione da Paolo I, zar della Russia. Tra i decori più preziosi sono da annoverare le figure iconiche di San Spiridone Taumaturgo, di Gesù Cristo, dell’Annunciazione e della Santa Vergine, tutte ricoperte in argento, oro e pietre preziose. Alla base dell’altare è presente anche una scena ispirata al dipinto di Leonardo dell’ultima cena, creata su di un bassorilievo in argento.

Se rimanete due giorni a Trieste questo è il momento giusto per fare una pausa e rimandare il resto della visita al giorno successivo.

Viale XX Settembre – la via alberata dello shopping ^

Viale XX Settembre è per me una scoperta. Le volte precedenti che avevo visitato Trieste non ero mai arrivato da queste parti. Questa zona dista circa venti minuti a piedi da piazza Unità d’Italia e ci arriviamo per vedere la Sinagoga Ebraica.

Viale XX Settembre, conosciuto precedentemente come via dell’acquedotto, è una bella via pedonale con alti alberi ai lati. Il nome precedente è dovuto al fatto che, ancora oggi, sotto la pavimentazione scorre l’acquedotto. Subito dietro gli alberi si nascondono palazzi, cinema storici e negozi che rendono questa una delle principali vie dello shopping triestino.

Viale XX settembre - Via alberata dello shopping triestino

Sinagoga ebraica ^

Prendendo la traversa via Ugo Polonio arriviamo nei pressi dell’enorme sinagoga ebraica. Quello che più mi stupisce di questa costruzione sono le dimensioni estremamente generose che la fanno sembrare quasi incastrata tra gli altri palazzi e che la rendono una delle più grandi sinagoghe europee, seconda solo a quella di Budapest.

Venne aperta nel 1912, mentre prima gli ebrei praticavano la propria religione in quattro piccole sinagoghe situate nel ghetto. A qualche anno di distanza dall’inaugurazione vennero promulgate le leggi razziali e questo grande edificio fu ridotto a deposito di opere d’arte e di libri da parte delle forze naziste, salvo poi essere restituito ai legittimi proprietari con la fine della seconda guerra mondiale.

L’esterno della Sinagoga è completamente ricoperto di cemento, mentre all’interno la grande sala rettangolare è divisa su tre navate. La sala volge verso il grande Aron, ovvero l’armadio sacro che contiene gli oggetti per la funzione ebraica. Il matroneo, ovvero il soppalco utilizzato per accogliere le donne durante le funzioni, corre su tre lati della sinagoga.

Annessi alla sinagoga sono presenti anche la biblioteca, gli uffici della comunità e la zona utilizzata per il bagno rituale.

Palazzo della Borsa di Trieste ^

Piazza e Palazzo della Borsa di Trieste
Facciata Palazzo della Borsa di Trieste di Sera

Dopo aver visto la sinagoga, all’interno della quale purtroppo non siamo potuti entrare per mancanza di una visita guidata, torniamo nel cuore del centro storico.

Tra le cose da vedere a Trieste in un weekend c’è anche il palazzo della borsa, visitabile solo esternamente, che sorge sull’omonima piazza conosciuta anche come “il salotto buono di Trieste“.

Un lato di piazza della borsa è chiuso dal palazzo della borsa, un altro esempio di architettura neoclassica triestina e venne costruito agli inizi del XIX secolo per ospitare le attività dei commercianti nella Borsa. Questo palazzo è anche conosciuto con il nome di “Borsa Vecchia”, perché nel 1844 le attività furono spostate in un altro palazzo, per poi approdare nel 1928 al palazzo attiguo (palazzo Dreher) ora conosciuto come “Borsa Nuova”.

Attualmente, all’interno del palazzo della Borsa di Trieste, sono ospitati gli uffici della camera di commercio, dell’industria, dell’artigianato e dell’agricoltura.

Sulla piazza è infine presente la fontana del Nettuno, risalente al 1755 e che nel 1920 venne prelevata per essere sposta in piazza Venezia. Ha fatto il suo ritorno solo nel 2008 a seguito della ristrutturazione di quest’ultima piazza.

Palazzi Gentilizi del centro storico ^

Quello che tanto mi colpisce nella visita di uno o due giorni a Trieste è la bellezza dei palazzi del centro storico. Le facciate gentilizie si susseguono con un’armonia estrema e con colori armoniosi.

Palazzi Gentili del Centro Storico - Trieste

Risulta difficile trovare vie con palazzi decadenti e proprio da questo si percepisce la ricchezza della città, fiorita grazie al commercio e ai suoi porti e che ancora oggi vive periodi d’oro anche grazie alle sedi delle assicurazioni che qui sono nate.

Bagno diviso tra uomini e donne – Stabilimento balneare el Pedocin ^

Se avete a disposizione l’automobile è arrivata l’ora di prenderla e ripartire per scoprire altre attrazioni di Trieste, non proprio a portata di piede.

La prima di queste è lo stabilimento balneare el Pedocin.

Per un romagnolo come me, vedere uno stabilimento così è quasi una bestemmia: sicuramente non offre tutti i servizi a cui sono abituato, sicuramente non offre un bel mare, ma ha una grossa particolarità.

Proprio qui un lungo muro di 74 metri (e alto 3) divide in due la spiaggia e parte del mare, già dal 1903 quando venne costruito con il nome di bagno della Lanterna. Questo era il primo stabilimento balneare pubblico della città e il muro serviva per dividere in due aree separate uomini e donne, proteggendo così il gentil sesso.

Ancora oggi lo stabilimento risulta essere diviso e, nei mesi estivi, è necessario pagare un euro per poterci accedere. All’ingresso, oltre alla cassa, sono presenti i tornelli, anch’essi divisi per non mischiare mai uomini e donne.

Risiera di San Sabba ^

Una meta sicuramente meno allegra è la prossima: la Risiera di San Sabba. Distante circa 10 minuti in auto dal centro storico, si trova in una zona industriale dove la bellezza della città va sicuramente svanendo, lasciando il passo all’industrializzazione.

Per raggiungerla ci avviciniamo sempre di più al confine con la Slovenia, in direzione di Capodistria. Parcheggiamo l’automobile nel vicino posteggio di un grande supermercato e rifacciamo l’ingresso alla risiera, dopo averla visitata con le scuole medie.

Ingresso alla Risiera di San Sabba di Trieste - luoghi della memoria

La Risiera di San Sabba venne costruita come uno stabilimento per la pilatura del riso nel 1898, ma dopo pochi anni, nel 1943, con l’avvento del fascismo, venne trasformato in un lager nazista utilizzato come campo di detenzione e per il transito di molti detenuti (per la maggior parte prigionieri politici ed ebrei). Nel campo era presente anche un forno crematorio all’interno del cortile, che poi venne fatto saltare nell’aprile del 1945 nel vigliacco tentativo di nascondere le prove di quanto accadeva li dentro.

Al termine della seconda guerra mondiale la risiera di San Sabba venne impiegata come centro di accoglienza dei rifugiati italiani e nel 1965 venne dichiarata monumento nazionale come testimonianza di unico lager nazista italiano.

La visita all’interno della risiera di San Sabba è molto toccante, un po’ come la visita agli luoghi della memoria, come il Binario 21 di Milano, o il campo di concentramento e lavoro di Mauthausen in Austria. Questi sono tutt’altro che luoghi allegri, ma penso che meritino sempre una visita per capire come certe cose siano potute succedere.

Leggi tutti i dettagli e le informazioni utili per la visita della Risiera di San Sabba.

Faro della Vittoria ^

In posizione totalmente opposta rispetto alla risiera di San Sabba, a distanza di poco più di un quarto d’ora in automobile, si trova il faro della Vittoria.

Questo faro è costruito lungo la strada che esce dalla città e che la congiunge al resto della penisola.

Questo grande faro mise in ombra il faro della lanterna di Trieste che, infatti, venne spento una volta che il faro della Vittoria entrò in funzione nel 1927.

Oltre che ad illuminare il mare nel Golfo di Trieste, segnalando la presenza della terraferma, questa costruzione è anche un monumento ai caduti in mare durante la prima guerra mondiale, come riportato dalle incisioni sulla base della costruzione.

Il faro della Vittoria è posizionato a 60 metri sul livello del mare, sul poggio di Gretta, un altro quartiere della città di Trieste. Venne costruito con l’impiego di pietre istriane e carsiche e la gabbia in bronzo e cristallo che racchiude la luce del faro è sormontata dalla forma di un fascio littorio al contrario.

A coronamento del faro è presente la statua in bronzo della Vittoria alata, mentre sul fronte è presente la statua di un marinaio.

È possibile visitare gli interni del faro della Vittoria esclusivamente durante alcuni giorni di apertura che si concentrano in maniera sistematica durante i mesi estivi, mentre si diradano nei mesi invernali. In ogni caso è consentito l’accesso gratuitamente e solo fino alla prima terrazza, perché considerata parte del monumento celebrativo. È invece interdetto l’accesso alla sezione superiore, utilizzata esclusivamente per le funzionalità del faro.

Castello di Miramare ^

Ormai la visita di Trieste è praticamente conclusa e prima di lasciare definitivamente la città ci concediamo una tappa la castello di Miramare, ad altri dieci minuti di automobile in direzione nord.

Il castello di Miramare costruito da Massimiliano d'Asburgo Lorena - Trieste

Venne costruito per volere di Massimiliano d’Asburgo Lorena, imperatore del Messico, per farne la sua residenza. Il castello venne costruito a partire dal 1856 in stile neomedievale e inizialmente doveva essere di tre piani più un mezzanino. Massimiliano però, molto interessato ai lavori, decise in corso d’opera di eliminare un piano.

Dal 1860 Massimiliano d’Asburgo Lorena e sua moglie Carlotta si trasferirono all’interno del castello, ma solo sei anni più tardi, dopo un lungo viaggio in Messico, Massimiliano morì fucilato, ancor prima che tutti i lavori del castello venissero terminati.

Appassionato di botanica, Massimiliano d’Asburgo Lorena richiese che il castello di Miramare fosse corredato di un ampio parco dove poter dar sfogo alla sua passione e ancora oggi il parco del castello di Miramare rappresenta un’oasi verde su una superficie di 22 ettari.

Oggi il castello di Miramare è raggiungibile seguendo la strada costiera che, ad un certo punto, viene sbarrata per farne dei parcheggi a pagamento. L’accesso al parco è gratuito, mentre si possono visitare a pagamento gli interni del castello i quali conservano ancora tutti gli arredi originali e mettono in mostra le stanze abitate dall’arciduca e dalla moglie e le stanze per gli ospiti.

Ingresso al castello di Miramare di Trieste

Mappa dell’Itinerario di uno o due giorni a Trieste ^

A seguire la mappa delle cose da vedere a Trieste in uno o due giorni. In verde sono segnalate le tappe che è meglio includere solo se ci si ferma due giorni a Trieste, mentre quelle in azzurro definiscono l’itinerario da seguire se avete solo un giorno a disposizione per la visita della città.

Dove dormire a Trieste ^

La scelta di dove soggiornare a Trieste è abbastanza semplice. La zona migliore è quella del centro storico, ovvero i quartieri di borgo Teresiano, la Città Vecchia e il borgo Giuseppino. Queste sono le zone più centrali e vicine alle attrazioni che tutti i turisti dovrebbero vedere.

Io ho scelto questo hotel e mi sono trovato molto bene anche per l’ottima posizione e la vicinanza a un parcheggio in cui poter lasciare l’automobile.

Tra questi quartieri considera che la Città Vecchia è per buona parte pedonalizzata, quindi senza traffico di automobili. Ciò rappresenta un’ulteriore plus se vuoi muoverti liberamente a piedi.

Se invece vuoi un affaccio suggestivo dovresti cercare in zona San Giusto, che gode di una posizione rialzata sul centro cittadino. Prezzi più bassi sono invece disponibili nei pressi della stazione dei treni, zona comunque comoda perché distante poco più di dieci minuti a piedi dalla piazza Unità d’Italia. Qui puoi vedere i numerosi hotel disponibili.

Oltre a Trieste ci sono tante altre bellissime città da vedere in Friuli Venezia Giulia. Scopri l’itinerario di 4 giorni in regione.

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Trieste in Uno o Due GiorniGuida completa di tutto quello che c'è da vedere a Trieste. Scopri la mappa e l'itinerario della città organizzato per la permanenza di uno o due giorni.https://www.lorenzotaccioli.it/guida-completa-trieste-in-uno-o-due-giorni/
Lorenzo Taccioli