Rovereto – Una Piacevole Scoperta

Piccola Cascata del Torrente Leno

La meta di oggi è Rovereto! Ho avuto diverse occasioni per visitare Rovereto, soprattutto nel periodo in cui mi trovavo frequentemente in Veneto (regione da cui dista davvero poco), ma dopo essermi informato  velocemente online su cosa vedere nella città ho sempre scelte per qualche altra destinazione che apparentemente mi aggradava di più. Anche quando la destinazione è stata il Trentino ho sempre optato per altre bellissime città. Bhé niente di più sbagliato: Rovereto non ha nulla da invidiare alle altre destinazioni, forse deve essere solamente più conosciuta.

Ho avuto l’occasione per ricredermi quando organizzato un trekking di qualche ora sul vicino lago di Garda, siamo arrivati a destinazione un tantino presto. Il tempo incerto e la fame dovuta all’orario quasi di pranzo rendono necessario trovare un posto dove avere un po’ di scelta per quel che riguarda il cibo. All’uscita dell’autostrada le indicazioni mostrano incredibilmente vicina la città di Rovereto, e così ci dirigiamo verso il centro storico.

Per placare la fame ci fermiamo lungo la strada a riempirci di carboidrati, pizza per lo più, ma abbiamo ancora un po’ di spazio per il dolce e così ne approfittiamo per capire cosa vedere a Rovereto..

Dove si trova Rovereto ^

Rovereto si trova all’inizio del Trentino Alto Adige, nella parte sud della regione e poco distante dalla punta nord del lago di Garda, anche questa appartenente al Trentino. A poca distanza da Rovereto si trovano Verona e Trento (un’altra bellissima destinazione da visitare in una giornata), per cui si può benissimo organizzare qualche giorno fuori in questa zona avendo l’imbarazzo della scelta di cosa visitare.

A circa tre ore di distanza dalla Romagna, si può raggiungere Rovereto tranquillamente in autostrada, seguendo per Modena sull’A14 e proseguendo sull’A22 autostrada del Brennero e prendendo l’uscita di Rovereto Sud per continuare poi qualche minuto fino al centro storico sulle strade urbane.

Corte Privata con Vegetazione e Alberi

Cosa Vedere a Rovereto ^

Quanti giorni per visitare Rovereto? ^

Le sue dimensioni permettono tranquillamente di visitare la città in una giornata, ma se ci si vuole perdere tra i suoi bellissimi e storici vicoli e visitare qualche mostra d’arte, magari al MART, si può pensare di fermarsi anche un paio di giorni e fare tutto in tranquillità. Se si avessero più giorni a disposizione si troverebbe facilmente qualche altra destinazione nelle vicinanze, tra città d’arte e la natura selvaggia del lago di Garda e di tutto il Trentino in generale.

Noi arriviamo intorno ad orario di pranzo e cerchiamo un parcheggio all’inizio del centro storico (ci troviamo nelle vicinanze di piazza Rosmini: una piazza centrale in una zona con diversi parcheggi lungo la strada dove poter lasciare l’automobile).

Una volta parcheggiato cominciamo la visita alla città, dove ci muoviamo comodamente a piedi per raggiungere tutti i luoghi di interesse. Ecco cosa vedere.

Corso Rosmini e Piazza Rosmini ^

Raggiungendo la via principale che ci condurrà fino al pieno centro di Rovereto, ci ritroviamo in Corso Rosmini. Corso Rosmini è una bella via alberata circondata dalle colline verdi che si affacciano sulla città. Questa zona di Rovereto è piuttosto moderna ed i palazzi storici si integrano perfettamente con quelli che sorgono nuovi, minimali e dalle linee molto pulite che, di tanto in tanto, creano qualche piazzetta pedonale.

Antonio Rosmini, a cui è titolato il corso e l’omonima piazza, fu un filosofo e teologo italiano, vissuto a cavallo tra il settecento e l’ottocento e che nacque proprio qui. Lungo il corso,  poco dopo al grande e maestoso ufficio postale, si trova una grande statua in marmo bianco che celebra il personaggio.

Un altro personaggio caro alla città di Rovereto (a cui diede i natali), è Riccardo Zandonai. Vissuto tra l’ottocento e il novecento, fu un compositore e direttore d’orchestra ed è attualmente celebrato da un busto contenuto all’interno di una piccola aiuola sempre su corso Rosmini.

Corso Rosmini termina in una piazza, piazza Rosmini appunto. Si tratta di una bella piazza aperto al traffico automobilistico e risalente al 1852. Su questa piazza si affacciano diversi palazzi storici, il più importante del quale è Palazzo del Ben.
Nel 1895 è stata posizionata al centro di Piazza Rosmini una grande fontana con diversi giochi d’acqua. Questa fontana fu realizzata dalla “Società di Abbellimento”, una corporazione che si preoccupava di rendere visivamente più piacevole il centro storico di Rovereto.

Palazzo del Ben – Conti d’Arco ^

A chiusura di Piazza Rosmini si trova il Palazzo del Ben – Conti d’Arco, facilmente riconoscibile per via dei numerosi archi e porticati. Il suo nome è strettamente legato a quello delle famiglie che l’hanno realizzato e occupato. Originariamente voluto dalla famiglia Dal Ben, di cui fu la prima residenza in epoca settecentesca, venne acquisito dai conti d’Arco nel XVI secolo che si occuparono di un suo ampliamento.

Circa un secolo dopo le suore Clarisse ci misero gli occhi sopra, riuscirono ad ottenerlo e si occuparono di una prima ristrutturazione. Non rimase a lungo nelle loro mani però, infatti venne successivamente acquisito direttamente dal comune che alla fine dell’ottocento lo destinò ad essere il palazzo postale, per poi venderlo alla cassa di risparmio di Trento e Rovereto che ne detiene ancora la proprietà.

All’interno di Palazzo del Ben è ospitata anche la sede dell’accademia culturale degli Agiati, che si occupa di promuovere manifestazioni ed eventi.

L’aspetto attuale non è però quello originale, ma quello dato dall’ennesima ristrutturazione. Questa volta si tratta di quella di inizio novecento, dove venne adottato uno stile rinascimentale con influenze veneziane. Estremamente suggestive sono le decorazioni intorno alle volte e alle bifore che illuminano le stanze ed i corridoi.

Facendo qualche passo verso il centro storico si noterà anche la corte, aperta al pubblico, del palazzo, dove si affacciano le cinque arcate, divise sui due lati del palazzo.

Piazza Cesare Battisti e Fontana del Nettuno ^

Da Palazzo del Ben proseguiamo lungo la via che si addentra tra i vicoli del centro storico. Le vie si fanno più strette e i palazzi storici aumentano. Si tratta di palazzi ottimamente conservati, nei quali al piano terra si trovano spesso attività commerciali  o targhe storiche, come quella che ricorda l’ingresso della casa di Nicolò Francesco Rosmini.

A poca distanza da qui si trova una delle piazze più suggestive di Rovereto: Piazza Cesare Battisti. Situata all’incrocio di tre vie è abbellita dagli alti palazzi, per lo più residenze, che si stagliano verso il cielo. Uno di questi è decorato da un bell’affresco sulla facciata tra il primo ed il secondo piano.

In piazza si trova invece la bianca fontana del Nettuno, proprio davanti al bar che dispone di qualche tavolino all’aperto. Le sue origini sono abbastanza antiche, risale infatti al 1736 e venne scolpita da Domenico Molin. La sistemazione in piazza Cesare Battisti avvenne durante la prima mostra dell’artigianato di Rovereto e cioè nel 1976, oltre due secoli dopo la sua costruzione.

Ci fermiamo qui per una breve pausa caffè prima di ripartire con la visita.

Porta San Marco – L’Antico Ingresso alla Città ^

Ripresa la visita della città imbocchiamo via Rialto, che si snoda tra i vicoli storici, passando anche per l‘antica cappelleria Giovanni Bacca, di cui non si può non notare la vetrina.

Via Rialto si snoda per qualche centinaio di metri fino ad arrivare alla Porta San Marco, l’antico ingresso alla città di Rovereto. La facciata verdina ottimamente conservata su cui è installata la porta tradisce la sua età: nessuno direbbe infatti che venne costruita nel 1483.
Questa porta è la testimonianza che la repubblica di Venezia ebbe una grande importanza a Rovereto, trasformandola da semplice borgo alla grande città che è oggi possibile visitare. A sottolineare la costruzione da parte dei veneziani, si trova il decoro che riprende il famoso leone di Venezia e che sormonta l’ingresso.

Da questa porta si accede anche alla piazza San Marco, dove è ospitata la chiesa dell’omonimo santo.

Il Verde Campiello del Trivio ^

Subito prima di arrivare a porta San Marco, ci imbattiamo in altri due piccoli scorci imperdibili: sulla sinistra si trova una casa che ricorda i bombardamenti subiti da Rovereto. Infatti nella sua facciata sono state installate diverse bombe, ormai innocue.

Sulla destra, invece, si trova il Campiello del Trivio: un vicoli incredibilmente verde nel cuore della città. Subito all’inizio del campiello si trova un ristorante che ha una piccola corte abbellita da piante rampicanti, mentre seguendo la curva a sinistra della via non si può non notare l’arco verde che congiunge due case dirimpettaie e sotto al quale ci fermiamo per una foto in compagnia anche del piccolo Grover.

Vale e Grover

La Chiesa Arcipretale di San Marco ^

Giunti in piazza San Marco notiamo la leggera pendenza che caratterizza questo spiazzo dalla forma irregolare. La costruzione più importante della piazza è però la Chiesa Arcipretale di San Marco che, come è facile intuire dal nome, venne costruita durante il periodo del dominio della Serenissima, che la titolò al santo patrono della sua città.

Questa chiesa è ricca di storia, infatti al suo interno contiene due organi, uno dei quali venne utilizzato da Wolfgang Amadeus Mozart per suonare il suo primo concerto italiano. La chiesa di San Marco è una delle chiese più importanti e antiche di tutta Rovereto.
Durante il periodo di dominio veneziano (1416 – 1509) venne scelta la fu piazza di Rovereto come la prescelta per la costruzione della grande chiesa che mancava alla città. Per l’edificazione fu necessario farle spazio abbattendo diversi edifici già presenti. Una volta fatto lo spazio necessario, la costruzione fu molto rapida: cominciata nel 1458 terminò nel 1461, mentre il campanile venne aggiunto nel 1462.

La facciata in stile tardo romanico presenta tre porte di ingresso: una principale e due secondarie di dimensioni più contenute.

Durante il secolo successivo, Rovereto passò nelle mani degli austriaci i quali pensarono bene di riedificare totalmente la chiesa di San Marco, distruggendola completamente ricominciando da capo l’opera di edificazione, facendola ancora più grande della precedente. A distanza di pochi anni, però, la chiesa sembrava troppo bassa e così venne nuovamente abbattuta e ricostruita per alzarla di appena due metri e a distanza di 8 anni (1658) venne completato anche il nuovo campanile.

Chiesa Arcipretale di San Marco a Rovereto

L’attuale stile della chiesa di San Marco è molto minimale e pulito, costruita secondo i canoni neoclassici. Sulla porta è presente una grande monofora e ancora sopra un enorme bassorilievo che rappresenta il simbolo del leone di San Marco, a ricordare la dominazione veneziana.

L’interno è invece rimasto molto più ricco, in pieno stile barocco, con tante colonne e diverse altari. Il soffitto è interamente affrescato e con una volta a botte sull’altare principale, e con volte a crociera sul resto della chiesa.

La Torre dell’Orologio o Torre Civica di Rovereto ^

A poca distanza da piazza San Marco, tanto da essere già visibile dalla piazza, si trova la Torre Civica di Rovereto, anche nota come Torre dell’Orologio. La si raggiunga imboccando via della Terra ed è uno dei punti di riferimento per gli abitanti della città.

La torre civica si trova qui già dal 1500 ed è costruita proprio sopra un’altra delle porte che fendevano la cinta muraria permettendo l’ingresso in città. La porta in questione risale al 1300, mentre l’orologio è stato aggiunto alla torre civica, trasformandola nella torre dell’orologio già nel 1519.

Torre Civica o Torre dell Orologio di Rovereto

Noi la raggiungiamo passando al fianco di alcune abitazioni un po’ malandate in via della terra.

Le Botteghe della Contrada della Terra ^

Via della Terra ospita una piccola contrada di Rovereto molto orientata all’artigianato. Qui si trovano infatti molte botteghe, una su tutte è quella ceramica, che ha abbellito l’ingresso al laboratorio con fioriere particolari e altri addobbi felini e non.
In questa zona si trova di tanto in tanto anche un po’ di verde, come quello presente attorno alla piccola fontanella che occupa l’angolo di una piazzetta e dove rimangono le sagome di alcune vecchie porte sulla facciata di un edificio.

Il Castello di Rovereto, Sede del Museo Storico della Guerra ^

Procedendo lungo la strada ci ritroviamo a sorpresa una scalinata sulla sinistra la cui fine è avvolta dal verde che sovrasta il cartellone del museo storico della guerra. Salendo arriviamo in una piccola piazzetta su cui danno due archi che portano verso il castello di Rovereto.

Vicolo verso il museo storico della guerra

Il castello, conosciuto anche con il nome di Castel Veneto venne costruito nel XIV secolo, quando la famiglia Castelbarco che dominava l’intera Val Lagarina, deciso di volere qui un presidio. Venne identificata l’altura rocciosa prima del torrente Leno come la posizione più adatta in cui costruire la struttura pentagonale. Il castello di Rovereto inglobò una piccola rocca appartenente alla stessa famiglia e già presente in questa posizione.

Durante la dominazione della Serenissima, venne rimessa mano alla struttura del castello, che venne ingrandita con l’aggiunta di possente torrioni, un profondo fossato e i camminamenti per raggiungere i cannoni inseriti tra le mura. In ultimo decisero anche di inspessire le  mura.

La storia del castello rimane però travagliata: in un primo momento fu conteso dagli austriaci e dai veneziani, subendo anche un grave incendio. Ottenuto poi dagli austriaci andò via via perdendo importanza a partire dal XVII secolo, fino a diventare una prigione. Durante la prima guerra mondiale subì gravi bombardamenti, come il resto della città di Rovereto.

Al termine della guerra venne ripristinato e è tutt’ora studio di un restauro volto a rendere visibili le varie fasi subite dal castello. Dal 1921 ospita al suo intero il Museo Storico della Guerra, uno dei più importanti a livello nazionale.

Le Mura Storiche ^

Dopo essere usciti dal castello ci si ritrova davanti il grande campanile di San Marco, che svetta proprio dietro a un altro pezzo di mura storiche. Queste mura sono le stesse che di tanto in tanto sono interrotte dalle famose porte, quattro per la precisione. Due di queste sono quella della torre dell’Orologio e la porta San Marco.

La prima parte delle mura che avvolgono la città venne edificata durante il XIV secolo su richiesta di Gugliemo di Castelbarco con l’intento di circondare il piccolo castello attraverso via della Terra, mentre durante le dominazione veneta del XV secolo vennero ulteriormente ampliate verso nord e nord-est.

Mura Storiche e Campanile di San Marco

Piazza del Podestà e il Municipio di Rovereto ^

Proprio sotto il Castel Veneto di Rovereto si trova piazza del Podestà. Nonostante la breve distanza per raggiungerla, sembra di essere molto più in basso, infatti dal di qui si può accedere ai sotterranei del castello attraverso delle porte nella cinta muraria. Attualmente anche da qui si accede al Museo Storico della Guerra di Rovereto. Proprio adiacente le mura si trova fermo un mortaio Skoda della prima guerra mondiale, accanto ad una targa che commemora i caduti.

Castello e Ingresso al Museo Storico della Guerra

Girandosi dalla parte opposta di Piazza del Podestà si può vedere il municipio di Rovereto, ospitato all’interno del Palazzo Pretorio, congiunto agli altri palazzi da un arco sotto il quale transitano le automobili. Anche questo palazzo, come tantissimi altri in città, risale al periodo della dominazione veneta. Costruito inizialmente nel 1417 come residenza del podestà, oggi è un mix con lo stile settecentesco che caratterizza la parte sinistra dell’edificio dove si trova anche l’ingresso. Anche un occhio non troppo attento può infatti notare la congiunzione tra i due stili del palazzo, in una linea abbastanza curva che separa nettamente le due parti della facciata.

Il Ponte Forbato sul Torrente Leno ^

Salendo la strada che prosegue in salita da Piazza del Podestà si arriva al Ponte Forbato, che scavalca il Torrente Leno proprio dopo una piccola cascata. La presenza di questo torrente fu fondamentale per lo sviluppo economico della città: la sua grossa portata infatti consentiva di produrre molta energia idraulica, che venne impiegata nella produzione della seta, quando nel XIV secolo vennero introdotti delle coltivazioni di bachi da seta.

Visione del Castello dal Ponte Forbato

Sulla destra del ponte si può invece ammirare una casa con le serrande in legno scuro. Lo stile in cui questa casa venne costruito ricorda quello turco, ed infatti è nota come la Casa dei Turchi. Probabilmente il proprietario di casa si era innamorato di una donna con queste origini e decise di omaggiarla in questa maniera.

Le origini del ponte pare che siano riconducibili al basso Medioevo e il suo nome significherebbe “ponte della porta davanti“. Nei secoli subì diverse ricostruzioni, dovute anche a danni causati da alcune inondazioni e cambiò nome varie volte, per poi tornare a quello originario di Ponte Forbato.

Sant’Osvaldo – La Piazzetta e la Corte della Chiesa ^

Proseguendo oltre al Ponte Forbato raggiungiamo Sant’Osvaldo. Una piccola chiesa stretta tra la piazza Sant’Osvaldo (una piazzetta attualmente utilizzata come parcheggio) e un giardino privato.

I muri chiari della Chiesa Sant’Osvaldo sono interrotti da quattro finestre a mezzaluna, mentre le mura che partono dalla chiesa proseguono, interrotte solo da un cancello in ferro battuto, a racchiudere il giardino privato nel quale si nasconde un piccolo altarino con alcuni affreschi esposti alle intemperie.

La chiesa risalente al 1791 è attualmente sconsacrata, e dopo una profonda ristrutturazione cominciata nel 2009 è passata nelle mani del comune nel 2016, mentre prima era nella mani di ITEA (Istituto Trentino per l’Edilizia Abitativa). L’intenzione è quella di utilizzare questo spazio per mostre ed eventi, animando un po’ il quartiere di Santa Maria già soggetto ad una recente riqualificazione. Anche per il giardino privato ci sono già diverse richieste di impiego, dal vicino asilo che si occuperebbe anche del verde e dal circolo operaio del quartiere.

Chiesa di Santa Maria del Carmine ^

La via di Sant’Osvaldo è piuttosto raccolta, ma sfocia su una strada principale della città di Rovereto, dove la viabilità è ben più sostenuta. Su questa strada si trova anche la chiesa che dà il nome al quartiere: la Chiesa di Santa Maria del Carmine.

Santa Maria del Carmine, nonostante la posizione non proprio racchiusa nel centro storico, è una delle chiese più antiche di tutta la città di Rovereto. Venne infatti edificata nella sua forma originale nel 1290, mentre la sua forma più completa venne terminata nella seconda metà del XVIII secolo. Al fianco della chiesa di Santa Maria del Carmine venne costruito un convento con un bel chiostro che ospitò i frati Carmelitani fino al 1785.

Ponte sul Leno e Giardini alla Pista ^

Per tornare verso il cuore del centro storico di Rovereto imbocchiamo il Ponte sul Leno decorato da due colonne all’ingresso e all’uscita e dotato di due marciapiedi laterali.

Monumento Agli Alpini

Dopo il ponte sul Leno si trovano i Giardini alla Pista nei quali è stata installato il monumento agli Alpini. I Giardini alla Pista sono uno dei polmoni verdi del centro storico cittadino nei quali è ospitato anche il circolo tennis della città. Oltre a ciò troviamo un piccolo laghetto con cigni, papere e altri volatili. Non manca anche un’area di pattinaggio e qualche gioco per bambini.
Noi ci dirigiamo subito in una delle due aree di sgambamento per cani (divise secondo la taglia dei cani) per far correre un po’ Grover.

All’ingresso dei Giardini alla Pista si trova il monumento agli Alpini risalente al 1940. In questa statua, realizzata da Carlo Fait, un alpino in bronzo sormonta il bassorilievo dello stesso materiale che raffigura alcune scene di guerra. Questa struttura è tenuta insieme dalle rocce estratte dai Lavini di Marco un colatoio ai piedi del vicino monte Zugna, famoso per le impronte di dinosauri ancora visibili.

L’Ex Scuola Elementare Damiano Chiesa ^

Lungo la strada che continua verso il centro, notiamo alcune case costruite una in fila all’altra sotto le quali scorre un piccolo torrente a vista. Torniamo a camminare per i vicoli e le piazzette del centro, come la bella via Giovanni Canestrini, fino a ritrovarci davanti all’ex scuola elementare Damiano Chiesa: un grande edificio giallo recentemente ristrutturato.

Canale Vicino le Abitazioni

L’edificio venne costruito alla fine del XIX secolo come scuola elementare ed ha una forma irregolare, costituita da più edifici raccolti sotto lo stesso tetto. Per dare un’idea delle massicce dimensioni basti pensare che le dimensioni delle sue pareti sono di circa 61 metri per 17 metri.

Il progetto attuale è quello di inserire all’interno dell’ex scuola elementare Damiano Chiesa una sede universitaria.

Palazzo Alberti Poja ^

Proseguiamo tagliando il centro storico e passando velocemente per le piazze e i vicoli già visti. Prima di lasciare Rovereto vorremmo vedere il MART. Prima di arrivarci però passiamo per Palazzo Alberti Poja, un’altra sede museale della città, all’interno di un palazzo storico.

Palazzo Alberti Poja venne costruito nella seconda metà del settecento dall’architetto Ambrogio Rosmini per il conte Francesco Alberti Poja e al suo interno fu prevista anche la costruzione di una piccola cappella. Gli interni sono riccamente decorati con dipinti, affreschi e stucchi.

Palazzo Alberti Poja

MART – Museo d’Arte di Rovereto e Trento ^

A pochi passi dal museo di Palazzo Alberti Poja si trova il MART. Dalla strada principale parte una via tra i palazzi ottimamente conservati che arriva fino alla piazza antistante l’ingresso e coperta da un grande tetto in vetro. Il MART è il museo d’arte moderna e contemporanea di Rovereto e Trento ed è stato istituito nel 1987. Le mostre si trovano suddivise tra più sedi e tra quelle di Rovereto la principale è proprio nell’edificio che abbiamo davanti.

Installazione di Albero

Inaugurato nel 2002 questa struttura è stata disegnata dall’architetto ticinese Mario Botta, coadiuvato dall’ingegnere Giulio Andreolli di Rovereto. La parte più imponente della struttura è data dalla cupola in vetro che si rifà a quella del Pantheon di Roma, di cui ha le stesse misure: un diametro di 40 metri per un’altezza massima di 25 metri. Per integrarsi al meglio nel contesto in cui questo edificio è stato costruito, sono state scelte per le pareti delle pietre gialle di Vicenza.

Una volta entrati ci si troverà davanti un’alta installazione che riproduce un grande albero, il cui tronco è stato sezionato in più parti e appeso mantenendone i rami. Al piano terra si trova anche la biglietteria, un book-shop e una sala conferenze. Le mostre temporanee sono invece ospitate ai piani superiori.

Palazzo Piomarta o Palazzo della Pubblica Istruzione ^

Lasciata la sede del MART decidiamo di tornare verso l’automobile per raggiungere il nostro trekking sul lago di Garda. Nel farlo passiamo davanti ad un’altra istituzione della città di Rovereto.

Il palazzo Piomarta è conosciuto anche con il nome di Palazzo della Pubblica Istruzione, perché all’interno delle sue mura durante gli anni si susseguirono diverse scuole: attualmente è ospitata l’università ma nel passato ci furono licei e istituti tecnici. Questa destinazione d’uso è attiva già dal 1850, quando il comune di Rovereto ne entrò in possesso.

Il palazzo è riconoscibile per il suo accesso, posto su di una piccola duna creata appositamente per raggiungere il portone leggermente rialzato dal livello del suolo.

Anche questo palazzo venne progettato dall’architetto locale Ambrogio Rosmini, su mandato del barone Piomarta e la sua costruzione cominciò nel 1772. Il barone non riuscì a vedere l’ultimazione del progetto, che venne proseguito dalla sorella, moglie del conte Francesco Alberti Poja già mandante del vicino edificio storico.
La facciata dell’edificio è estremamente pulita, in stile neoclassico. E, secondo questo stile, furono progettati anche gli interni nei quali le sale poste su di un unico corridoio, comunicano l’una con l’altra. Una volta entrati non si possono non notare le due corti interne, che vennero pensate per dare luce agli spazi del palazzo.

Palazzo Piomarta o Palazzo della Pubblica Istruzione - Rovereto

Teatro Rosmini ^

L’altra meta in cui ci imbattiamo prima di ripartire è il teatro Rosmini. Per raggiungerlo passiamo per un altro dei numerosi vicoli del centro storico, nel quale le case che si susseguono una via l’altra sono particolarmente colorate e armoniose.

Il teatro Rosmini è anch’esso un edificio storico dalla facciata molto pulita e, come numerosi teatri italiani, svolge anche la funzione di cinema. In questo caso viene gestito da un’associazione creata ad hoc (Amici del Teatro Rosmini) e appartiene alla parrocchia di San Marco.

Raggiunta infine l’automobile ripartiamo per il nostro trekking sul percorso Busatte Tempesta: una suggestiva passeggiata sui crinali dei monti a strapiombo sul lago di Garda.

Breve storia di Rovereto ^

Oltre a cosa vedere a Rovereto può essere utile avere anche qualche informazione sulla sua storia. Le origini della città non sono così nobili: nacque infatti come un piccolo borgo alle dipendenze di altre città vicine, ovvero di Lizzana in un primo momento. Successivamente arrivò a Rovereto la famiglia Castelbarco che cominciò a far crescere la città, cominciando un rapporto di dialogo e collaborazione con la vicina giurisdizione veronese.
Durante tutto il XV secolo la Repubblica di Venezia allargò i suoi confini, arrivando a comprendere anche questa città tra quelle sotto la sua dominazione. Ed è proprio durante questo periodo che vennero aumentate le strutture difensive, innalzando anche le mura cittadine, che in parte sono ancora oggi visibili. Attraverso l’influenza della Serenissima Rovereto acquisì sempre più lustro e abbandonò il rango di borgo per arrivare a quello di città, dopo un notevole sviluppo commerciale e artigiano. A dare un’ulteriore spinta all’economia locale fu anche il generoso atto con cui il popolo venne esonerato dal pagamento di dazi per tutta la produzione tessile, che ebbe una forte spinta anche grazie allo scorrere del torrente Leno, da cui si ricava l’energia necessaria alla produzione.

Il XVIII secolo fu un periodo d’oro per la città, che vide una fortissima crescita proprio grazie alla filatura della seta, arte importata direttamente da Venezia e che permise a Rovereto di crescere enormemente anche dal punto di vista economico. Questo benessere diede una grossa spinta anche l’architettura ed è per questo che molti dei maestosi palazzi storici che possiamo ammirare attualmente, arrivano proprio da quegli anni.
In quei tempi la ricchezza portò anche ad un innalzamento generale della cultura del suo popolo, tanto da venire soprannominata l’Atene del Trentino.

All’inizio dell’ottocento la città venne brevemente governata da un regno bavarese, per essere poi annessa al regno d’Italia nel 1810, ma a seguito della sconfitta di Napoleone Bonaparte, subito da parte degli austriaci, passò con tutto il Trentino al regno austro-ungarico del Tirolo, a cui appartenne fino al 1918.

Durante il XIX secolo continuarono gli investimenti sulla città, con la costituzione della Cassa di Risparmio di Rovereto e la creazione dell’opificio della Manifattura Tabacchi, l’azienda che permise di attutire la disoccupazione durante la prima grossa crisi economica del Trentino verso la fine dell’ottocento. Questa risorsa, unita ad altre politiche volte a tutelare la città della crisi, fece sì che il numero di immigrati in cerca di fortuna crebbe esponenzialmente. Rovereto era ufficialmente fuori dalla crisi, ma la prima guerra mondiale incombeva e trasformò la città nella prima linea bellica.
Al termine della prima guerra mondiale, con la sconfitta delle truppe austro ungariche, Rovereto, come il resto del Trentino, tornò all’interno dei confini italiani. Una nuova crisi economica colpì però tutta la regione nei primi anni ’30, ma ancora una volta la città riuscì a rialzarsi anche grazie alla tenacia dei suoi cittadini, pronti ad investire privatamente per il bene comune. Ormai rifiorita Rovereto venne però duramente colpita dalla seconda guerra mondiale: la sua posizione risultò essere particolarmente sfortunata durante i grandi conflitti mondiali. I bombardamenti che non risparmiarono la città sono ricordati anche dalle bombe presenti nella facciata della casa presente nel Campiello del Trivio.

Grazie al sostegno pubblico fortemente aiutato ancora una volta dai privati, la città riuscì a rimettersi in piedi e a tornare in sesto ricostruendo quanto durante le guerre era andato distrutto. Attualmente il centro storico di Rovereto è un gioiello italiano da non perdere, sebbene meno conosciuto rispetto a tante altre località nelle vicinanze.

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Rovereto - Una Piacevole ScopertaUn giorno tra i vicoli del centro di Rovereto. Cosa non perdere nella bellissima città trentina in cui l'influenza della Serenissima è fortemente visibilehttps://www.lorenzotaccioli.it/rovereto-cosa-vedere/
Lorenzo Taccioli