Un Giorno a Verona – Cosa Vedere

Veduta Panoramica di Verona e del Ponte Pietra

Verona è tra le città italiane più conosciute anche all’estero, per via del suo vasto patrimonio artistico e culturale e per i resti antichissimi che sono tuttora conservati nel cuore del centro storico.

Una gita a Verona è un’ottima idea sia per chi non c’è mai stato prima, sia per chi vuol rivivere i suoi vicoli e i suoi monumenti. Questa città è la seconda per popolazione di tutto il Veneto subito dopo a Venezia, ma concentra in un piccolo centro tutte le sue meraviglie.

Veduta Panoramica di Verona e del Ponte Pietra

Quanto Tempo per Visitare Verona? ^

Il centro storico di Verona è racchiuso da un’ansa del fiume Adige che lo circonda quasi totalmente, mantenendolo libero soltanto nel lato sud occidentale verso la stazione.

Le dimensioni della città sono abbastanza contenute, tanto che se si ha un buon passo può essere visitata tranquillamente a piedi, oppure con l’aiuto di qualche autobus interno. Ritengo siano totalmente da sconsigliare i movimenti con la propria automobile, per via dell’intenso traffico cittadino e della difficoltà nel trovare un parcheggio. Per questo motivo una volta giunto in città sono solito lasciare l’automobile in uno dei suoi grandi parcheggi e procedere poi solamente a piedi. Tra questi parcheggi, uno dei più comodi è il Parcheggio Arena, davvero a due passi dal centro storico.

In una giornata intera a disposizione si potrà vedere interamente la città e si visiteranno la maggior parte delle sue attrazioni. Se si preferisce però fermarsi spesso e visitare ogni singolo monumento, può valere la pena aggiungere un secondo giorno a Verona, godendo così anche della sera tra i suoi bei vicoli. Giorni ulteriori sarebbero utili solamente se si prevede di visitare qualche altra destinazione all’esterno mantenendo Verona come base. A poca distanza si trovano infatti altri luoghi interessanti, come Vicenza o il lago di Garda.

Il seguente itinerario nella visita della città è perfetto per un’intera giornata, ma, fatto più tranquillamente è ottimo anche per i due giorni.

Itinerario di Cosa Vedere a Verona ^

Chi viene in visita a Verona non può non aver mai sentito prima la tragedia di Giulietta e Romeo di William Shakespeare, composta alla fine del cinquecento e ambientata proprio in questa città. All’interno della passeggiata tra le sue attrazioni, infatti, ci imbattiamo in alcuni punti strategici della storia, come il balcone di Giulietta o la casa di Romeo.

Oltre a queste sono però tante altre le attrazioni che vale la pena vedere a Verona, tra cui alcuni resti di inestimabile valore, primi tra tutti quelli dell’arena di Verona, ma anche musei, palazzi, torri e chiese interessanti dal punto di vista architettonico, ma anche storico.

Ecco dunque cosa vedere in un giorno a Verona.

I Portoni della Brà e la Torre Pentagona ^

Dopo aver lasciato l’automobile al vicino parcheggio arena, ci dirigiamo a piedi verso il cuore della città. Per farlo passiamo per i Portoni della Brà, ovvero quel che rimane di un’antica porta di ingresso alla città, posta direttamente in direzione della campagna, chiamata a quei tempi braida.

I portoni della Brà facevano parte delle mura medievali che circondavano la città e permettevano di fare il proprio ingresso direttamente su piazza Bra. Le sue origini non sono estremamente certe, ma già a metà del XIII secolo in questa posizione era presente una porta di accesso, dotata però di una sola fornice. Si trovano citazioni della stessa porta risalenti anche agli ultimi anni del quattrocento, si pensa perciò che i portoni della Brà vennero costruiti agli inizi del cinquecento, durante la ristrutturazione delle mura cittadine compiuta ad opera dei veneziani. In quell’intervento, oltre a costruire la nuova porta, vennero abbattute le mura a destra della torre Pentagona, per permettere uno sviluppo urbanistico della città.

Questa porta è formata da un accesso a doppia fornice, con due archi a tutto sesto, in mezzo ai quali nel 1872 venne posizionato l’orologio che ancora oggi possiamo vedere. La costruzione venne fatta con un doppio materiale: la parte più bassa è in marmo veronese, mentre la parte più alta, che costituisce un camminamento in mezzo ai merletti, è in mattoni rossi.

Adiacente ai portoni della Brà si trova invece la Torre Pentagona, che come suggerisce il nome si sviluppa su di una base a cinque lati. La torre venne aggiunta a scopo difensivo e permetteva di monitorare quanto avvenisse al di fuori del centro storico, con una visuale migliore rispetto ai camminamenti presenti sulla porta Brà. All’interno della torre, durante l’ottocento, vennero anche aggiunte le campane collegate all’orologio posto tra i due archi.

Museo Lapidario Maffeiano ^

Passando attraverso i portoni della Brà non si potrà fare a meno di scorgere il cortile del museo lapidario maffeiano, che deve il suo nome al marchese Scipionie Maffei che lo volle creare addirittura nel 1738. Da allora ne ha fatta di strada ed è diventato uno dei più importanti musei lapidari d’Europa.

A seguito di un saccheggio del museo, nel 1797 dopo la caduta della Repubblica di Venezia, alcuni pezzi vennero portati al museo del Louvre. Nonostante molti siano tornati qui, alcuni si trovano ancora a Parigi. Il museo divenne patrimonio del comune di Verona nel 1882 quando venne acquistato dalla città.

Il museo lapidario Maffeiano condivide l’ingresso con il teatro filarmonico di Verona, di cui possiamo ammirare il pronao esterno con le sei massicce colonne che sorreggono un largo timpano. Al suo interno la Fondazione Arena di Verona organizza gli spettacoli invernali. Anche il teatro filarmonico venne voluto da Scipione Maffei, agli inizi del settecento.

Museo Lapidario Maffeiano e Ingresso al Teatro Filarmonico di Verona

Purtroppo durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale il teatro venne seriamente danneggiato, tanto da crollare e richiedere una sostanziale ricostruzione che durò fino al 1975.

Piazza Bra ^

Attraversando porta Brà arriviamo in una delle piazze principali di Verona, nonché la più grande: piazza Bra, sulla quale si trova anche la famosa arena.

Inizialmente concepito come semplice spiazzo, solo durante gli inizi del XVI secolo viene progressivamente modificato in piazza. Successivamente piazza Bra divenne il luogo di incontro per la borghesia cittadina, grazie anche a bellissimi palazzi che vennero costruiti proprio qui. L’aspetto attuale della piazza si concretizzò solo durante svariati secoli, nei quali vennero anche demoliti alcuni palazzi preesistenti, come un ospedale, una chiesetta e alcune case.

L’illuminazione di piazza Bra arrivò solamente nell’ottocento, attraverso l’installazione di fanali a olio prima e lampade a gas dopo. Nella seconda metà di questo secolo vennero anche creati i giardini centrali, attraverso tre cerchi che formano un triangolo al centro dei quali è posizionata una fontana.

Sotto una parte della piazza, nei pressi dei palazzi storici, corre il marciapiede lastricato che fiancheggia piazza Bra e la collega al Corso di Porta Nuova. Questa bella passeggiata è nota come Liston.

Palazzo della Gran Guardia ^

Tra i palazzi che caratterizzano piazza Bra, non si può non citare il palazzo della Gran Guardia, il primo edificio costruito sul margine meridionale della piazza.

La sua facciata è decisamente riconoscibile, grazie al grande porticato inferiore che si sostiene su tredici arcate e che dona al palazzo un bel gioco di profondità grazie alle ombre che si formano sotto il sole. Il primo piano del palazzo è invece caratterizzato da quindici finestre, di diverse dimensioni, caratterizzati da sommità triangolari e curve.

La costruzione venne edificata direttamente appoggiata alle mura della cittadella militare, e venne poi trasformata in un deposito di munizioni. Un nuovo palazzo venne però pensato agli inizi del seicento, quando si palesò la necessità di avere un edificio coperto, all’interno del quale potessero essere ispezionate le truppe militari durante i giorni di pioggia. Il progetto si avviò, ma in appena quattro anni si arrestò per mancanza dei fondi per la costruzione.

Facciata del Palazzo della Gran Guardia in piazza Brà

Solo nell’ottocento si decise di completare quell’edificio, la cui facciata fu ultimata nel 1819. Il resto del palazzo e dei suoi interni, richiese ulteriori decenni affinché i lavori arrivassero a un termine. Nel 1853 il palazzo della Gran Guardia venne finalmente ultimato.

Palazzo Barbieri – il Municipio di Verona ^

Un altro degli edifici che caratterizza piazza Bra è il municipio cittadino, ovvero palazzo Barbieri, sul lato orientale della piazza.

Il palazzo ha origini differenti, infatti a poca distanza da qui si trovava anticamente un luogo di ricovero, un piccolo ospedale, che dava assistenza ai malati di peste prima e alle prostitute cittadine poi. Questo luogo, creato da cittadini privati, venne poi riconosciuto e finanziato dal comune stesso di Verona, che diede in utilizzo un edificio che prese il nome di Ospedale della Santa Casa della Misericordia.

Solo nel 1780 si decise di realizzare il nuovo ospedale in una posizione centrale della piazza, vicino alle aree più densamente popolate. Il progetto venne avviato rapidamente e appena sei anni dopo l’ospedale era completato. La sua pianta trapezoidale prevedeva sedici botteghe al piano terra, al primo piano aveva sede l’ospedale mentre al secondo si trovava il dormitorio per mendicanti e derelitti. Per differenziarlo dal primo, venne chiamato ospedale della Misericordia Nuova. L’ospedale venne nuovamente spostato e i precedenti edifici che lo contenevano vennero demoliti. Si creò quindi un grande varco sul lato orientale di piazza Brà.

Nel 1827 si decise quindi per la costruzione di un grosso e maestoso edificio che rendesse onore all’importanza che aveva assunto piazza Bra. Cominciarono quindi i lavori per la costruzione di palazzo Barbieri, che richiesero circa una quindicina d’anni, e che venne inizialmente pensato per fini militari, tanto che portò il nome di palazzo della Gran Guardia Nuova. L’attuale nome di palazzo Barbieri si deve al suo architetto Giuseppe Barbieri, che lo pensò in stile neoclassico con un lungo e massiccio colonnato che sostiene il timpano. L’edificio cadde presto in disuso, tanto che dopo alcuni veloci interventi di restauro nel 1868 vi si insediarono gli uffici comunali: fu in questo momento che divenne conosciuto come palazzo Barbieri. Anche questo edificio venne danneggiato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale e richiese una ricostruzione che si concluse nel 1950.

Colonnato e Timpano di Palazzo Barbieri - Municipio di Verona

Arena di Verona ^

Tra le attrazioni principali di Verona ce n’è un’altra che si trova proprio in piazza Bra, ed è l’arena di Verona, il famoso anfiteatro romano divenuto un’icona della città.

Non è documentato l’anno esatto della sua costruzione, ma si pensa che risalga al I secolo dopo Cristo. Il periodo è stato stimato anche attraverso ritrovamenti nei pressi della piazza, come statue che lo adornavano e che hanno portato la datazione ad essere maggiormente precisa, addirittura a indicare nel 10 o 20 dopo Cristo la sua creazione.

Le dimensioni dell’arena di Verona sono piuttosto generose e la sua pianta è ovalizzata, tanto che i diametri toccano i 152 metri per 123 metri di lunghezza e poteva ospitare ben 30.000 persone. L’altezza si aggira intorno ai 17 metri e tiene conto anche del fatto che l’arena si trovi ribassata all’interno del piano stradale. Ancora oggi l’arena è in funzione e ospita suggestivi spettacoli musicali e teatrali durante i mesi più caldi.

L’aspetto attuale si discosta un po’ da quello originario, perché durante i secoli è andato perso l’anello più esterno, mentre la parte interna è rimasta scoperta per la mancanza della terza galleria, eccezion fatta per un piccolo tratto, conosciuto come “ala” e composto da quattro archi, che rappresenta una testimonianza dell’antica cinta esterna. A causa degli spazi ridotti rispetto a quelli originali e al fatto che il palco occupi circa un terzo dei posti dell’arena, l’attuale capienza è di circa 22.000 persone.

Le ristrutturazioni operate in maniera sistematiche all’arena, già a partire dal cinquecento, l’hanno resa uno degli anfiteatri romani meglio conservati.

Negozi su via Mazzini ^

Lasciamo piazza Brà, in cui ci ritroveremo poi più volte, prendendo via Mazzini, conosciuta per le celebri marche che qui hanno i loro negozi.

Colonna devozionale del mercato - Piazza Brà
Via Mazzini - la via dei negozi di Verona

Prima di farlo passiamo però la colonna devozionale posizionata nella piazzetta Scalette Rubiani che si apre proprio su piazza Bra. La colonna che vediamo qui probabilmente era un capitello del mercato che fin dall’epoca medievale andava in scena sulla piazza. Quella qui visibile è una copia dell’originale, di origine trecentesca, che è ospitata all’interno del museo di Castelvecchio. Nella colonna sono presenti le statuette della Madonna e dei santi Martino, Antonio Abate e Giacomo.

Via Mazzini è una via estremamente nota di Verona, sia perché molto amata dai suoi cittadini che la frequentano per un po’ di shopping, sia perché collega piazza Bra a piazza delle Erbe. Le sue origini sono piuttosto antiche, infatti gli storici ritengono che una sua prima parte facesse addirittura parte del decumano romano. Durante il medioevo era conosciuta con il nome di via Nuova e le sue condizioni erano piuttosto degradate per la presenza di baracche e tettoie. Solo nell’ottocento venne riqualificata, creandone anche la prima pavimentazione.

Casa Natale di Don Pietro Leonardi ^

Casa Natale di Don Pietro Leonardi - Verona

Al civico 28 di via Mazzini, all’angolo con via Quattro Spade, c’è un edificio in pietra chiara con due bassorilievi riportanti la lupa e Romolo e Remo e una targa che testimonia che questa è la casa natale di Don Pietro Leonardi.

Leonardi nacque in una famiglia agiata veronese nel 1769 e fin da piccolo si affascinò al mondo ecclesiastico. Nel suo percorso rimase piuttosto colpito dalle condizioni di vita degli indigenti e si diede da fare per poter essere d’aiuto, assistendo sia spiritualmente che materialmente i poveri e gli ammalati. Don Pietro Leonardi fondò nel 1796 la sacra Fratellanza de’ Preti e Laici Spedalieri e aprì anche una scuola di formazione per i più giovani e una per sordomuti. Nel 1812 fondò infine la congregazione delle Figlie di Gesù.

Piazza delle Erbe ^

Continuando dritto per via Mazzini giungiamo nei pressi di piazza delle Erbe, una delle più belle della città, dove va in scena anche il mercato cittadino.

Su questa piazza sono numerosissimi gli edifici e i monumenti storici che si affacciano. Tra i motivi c’è che piazza delle Erbe sorge sull’antico foro romano cittadino e, tra tutte, è anche la piazza più antica. Inizialmente era il centro della vita politica e amministrativa, ma i suoi edifici più storici vennero pian piano sostituiti con quelli di epoca medievale.

Arrivare in questa piazza e girarsi intorno è come rivivere secoli e secoli di storia in un batter d’occhio, per poi tornare all’attualità attraverso le numerose bancarelle del mercato che qui si alternano.

Piazza delle Erbe di Sera

Colonna Antica ^

All’inizio della piazza, praticamente appena entrati, ci troviamo davanti a una colonna piuttosto antica. Le sue origini si fondano infatti nel trecento e sulla sua sommità, ad un’altezza piuttosto basso, trova posto un’edicola nelle cui cavità si trovano quattro bassorilievi in pietra, uno per lato.

Qui sono raffigurate alcuni personaggi sacri: la Madonna e i santi Cristoforo, Zeno e Pietro Martire. Quest’edicola venne creata in omaggio ai Visconti durante gli anni di dominio su questo territorio.

Colonna Antica di Piazza delle Erbe

Torre dei Lamberti ^

All’inizio della piazza, sulla destra, svetta la Torre dei Lamberti. Questa torre, alta 84 metri, porta il nome della famiglia che la volle costruire agli inizi dell’XI secolo, per mostrare alla città tutta la sua potenza.

Della costruzione originale rimane solo la parte più bassa, ricoperta in conci di cotto e tufo. La sua importanza è cresciuta durante i secoli, tanto che nel 1140 venne utilizzata come torre civica e venne dotata di una prima campana, nota come campana dell’Arengo. Il secolo successivo venne aggiunta la campana Marangona, che veniva utilizzata per segnalare l’inizio e la fine delle ore lavorative.

Nei secoli successivi vennero fatte modifiche alla struttura, alla sua destinazione d’uso e alle campane contenute al suo interno. Per un periodo venne utilizzata anche come piccola cella.

Torre dei Lamberti vista da piazza delle Erbe

L’attuale aspetto della torre si è concretizzato nel quattrocento, in seguito al crollo della cima originale a causa di un fulmine. In quegli anni venne prima ripristinata e successivamente, nel 1464, venne innalzata con l’aggiunta di elementi in stile gotico. Rivedremo più volte questa torre, anche da piazza dei Signori e da dentro al Palazzo della Ragione.

Oggi è possibile salire sulla Torre dei Lamberti acquistando l’apposito biglietto. La salita è resa possibile per via di un ascensore o di una lunga scala a chiocciola. Arrivati in cima si avrà un bel panorama sull’intero centro storico.

Torre del Gardello ^

Sulla parte finale della piazza nel lato sinistro, invece, si trova la Torre del Gardello. La torre in mattoni risale al duecento, ma nel secolo successivo fu prontamente rivista e dotata anch’essa di una campana che scandiva le singole ore. Fu con questi lavori che la struttura venne alzata fino ai quaranta metri di altezza, secondo i classici canoni delle torri collegate direttamente alle case fortezza di origine medievale.

Successivamente alla campana venne anche collocato il primo orologio pubblico della città. Questa sua funzione fece sì che la torre venne chiamata anche Torre delle Ore e successivamente Torre dell’Orologio. Nel 1661 il meccanismo dell’orologio si guastò definitivamente e la torre venne venduta ai privati, prelevandone la campana che girò per diversi altri palazzi della città prima di giungere al museo di Castelvecchio.

Edifici sul lato sinistro e torre del Gardello in fondo

Lungo tutta la sua storia variarono le sue forme, facendole raggiungere l’altezza attuale di 44 metri, ma anche i palazzi che vi erano addossati. Tra questi c’era una casetta ospitante una farmacia che venne abbattuta nel 1932 per restituire visibilità alla torre del Gardello. La cella campanaria è dotata di una finestrella con due aperture separate da una torretta.

Palazzo Maffei ^

Di rimpetto alla Torre del Gardello è invece presente il Palazzo Maffei, che deve il suo nome ai conti Maffei, proprietari originari della struttura.

Il palazzo attuale venne costruito su di uno già precedentemente presente qui e risalente al XV secolo. I conti Maffei lo acquistarono e operarono un grosso ampliamento nel seicento, aggiungendo anche un terzo piano all’edificio.

Lo stile tardo rinascimentale del palazzo è caratterizzato da una decorazione ricchissima, con intagli e bassorilievi. L’ultimo piano dell’edificio è dotato di una balaustra che si staglia verso il cielo sulla quale sono state posizionate le statue di Ercole, Giove, Venere, Mercurio, Apollo e Minerva.

All’interno del palazzo Maffei è presente anche una particolare scala elicoidale che parte delle cantine e arriva fino al tetto senza alcun sostegno centrale.

Il palazzo Maffei si trova proprio sopra alcuni importanti resti del foro romano, che possono essere eventualmente visti accedendo al ristorante posto al pian terreno della struttura.

La Tribuna ^

Sulla via della Costa, che taglia a metà piazza delle Erbe, si trova la Tribuna, detta anche Capitello o conosciuta come La Berlina dai veronesi stessi.

Essendo piazza delle Erbe il centro della vita politica cittadina era stato identificato questo punto per proclamare i nuovi Signori e i nuovi Podestà della città.

Tra le quattro colonne si trovava una specie di tronco in marmo, sul quale il podestà giurava la fedeltà agli statuti cittadini e contestualmente riceveva le chiavi e la bacchetta nera, simbolo della sua carica.

La Tribuna svolgeva anche una funzione piuttosto pratica per i commercianti che facevano qui il mercato: infatti sul Capitello sono scolpite le maggiori misure commerciali utilizzate, come il passo, il ponte e la pertica. Con una catena era collegato alla Tribuna anche un anello utilizzato per misurare il calibro delle fascine di legno da vendere.

Tribuna di piazza Erbe a Verona - struttura con misure per il mercato

Nella Tribuna è presente una fontana che venne tolta e rimessa più volte, fino ad essere posizionata definitivamente nel 1764. Nella fontana, durante il periodo invernale, venivano puniti i bestemmiatori che si rifiutavano di pagare le multe. Questi venivano fatti immergere all’interno delle acque fredde. Nel periodo estivo la punizione era invece quella di girare tre volte intorno alla Tribuna a spalle nude, mentre si veniva colpiti da frustate.

Domus Mercatorum ^

Un altro importante palazzo che si affaccia su piazza delle Erbe di Verona è la Domus Mercatorum. Conosciuta anche come casa dei mercanti per via della sua antica funzione in cui ospitava le associazioni delle varie categorie di commercianti, i suoi merletti fanno subito intuire che si tratta di un edificio di epoca medievale. 

Sotto ai merletti sono presenti una serie di finestre bifore con decorazioni ad arco che richiamano quelle del porticato sottostante.

La Domus Mercatorun risale, in una prima costruzione in legno, agli inizi del XIII secolo, mentre il secolo successivo venne ricostruita in muratura per ospitare al suo interno la contrattazione della lana. Durante i secoli successivi subì numerose altre trasformazioni, ma a fine ottocento si lavorò per riportarla all’aspetto originario

Domus Mercatorum di piazza Erbe a Verona - Sede delle associazioni dei mercanti

Colonna di San Marco ^

Praticamente al termine della piazza, davanti al Palazzo Maffei, troviamo un’antica colonna in marmo, che richiama il simbolo principale della Repubblica di Venezia: la colonna di San Marco. Sulla sua sommità è infatti presente la piccola statua del Leone di San Marco, ovvero il Leone Marciano. Al leone è associato anche il simbolo del vangelo con su scritto PAX.

Questa colonna risale al 1523 e venne realizzata per celebrare il ritorno della dominazione veneziana.

Fontana di Madonna Verona ^

Tra i monumenti più antichi di tutta piazza delle Erbe c’è la fontana centrale, risalente al 1368 con la statua nominata Madonna Verona, dalla quale tutta la struttura prende il nome: Fontana di Madonna Verona.

Nella sua costruzione vennero assemblati vari pezzi di epoca romana, come una vasca termale in marmo rosa e la statua che la sormonta. La statua venne ritrovata senza la testa e senza le braccia, che furono prontamente ricostruite. Sullo stelo che sostiene la Fontana di Madonna Verona sono riprodotte le effigi dei re del passato che regnarono sulla città.

La Madonna, che rappresenta proprio la città di Verona e non la figura sacra, tiene tra le mani un cartiglio di rame sul quale è riportata una scritta latina che significa circa “questa città è dispensatrice di giustizia e amante della lode“.

La fontana venne costruita per celebrare il ripristino dell’acquedotto che già da secoli serviva la città e, attraverso di essa, si portava qui l’acqua del torrente Lorì di Avesa con un particolare sistema di condotte.

Fontana di Madonna Verona in piazza delle Erbe a Verona

Case dei Mazzanti ^

Proprio dietro alla Fontana di Madonna Verona notiamo una serie di edifici riccamente decorati che chiudono il lato settentrionale della piazza, si tratta delle Case dei Mazzanti. Questi edifici risalgono ad epoche differenti, che vanno dal medioevo al XVI secolo circa e si sviluppano su più piani.

Al pian terreno delle Case dei Mazzanti erano presenti alcune eleganti botteghe di mercanti, mentre i piani superiori erano utilizzati come abitazioni: al primo piano corre un lungo terrazzo, mentre al secondo piano sono presenti delle finestre ad arco. Per una piccola porzione dell’edificio c’è addirittura un terzo piano. Quello che più incanta di questi palazzi, sono però gli affreschi sulla parete esterna, maggiormente concentrati nelle aree abitative. Questi affreschi risalgono al XVI secolo, quando era diventata pratica piuttosto comune decorare le facciate degli edifici con affreschi colorati, tanto che la città venne soprannominata urbs picta, ovvero città dipinta.

Fontana di Madonna Verona e Case dei Mazzanti sullo Sfondo

In particolare i dipinti delle Case dei Mazzanti furono a cura di Alberto Cavalli, il quale lavorò anche al Palazzo Te di Mantova. Il nome di questi edifici è dovuto alla famiglia che ne acquisì la proprietà durante il XVI secolo, dopo essere passata di mano tra la famiglia degli Scaligeri, che li utilizzava come granaio, e la famiglia Gonzaga.

Arco della Costa ^

Prima di abbandonare piazza delle Erbe non possiamo fare a meno di notare l’arco della Costa, anche perché stiamo per passarvi sotto per raggiungere piazza dei Signori.

L’arco della Costa venne costruito durante la dominazione veneziana, come collegamento tra la Domus Nova (il tribunale cittadino) e il palazzo della Ragione senza dover scendere in piazza. La cosa più particolare della struttura, però, è il grande osso che vi pende proprio sotto e che ha dato il nome all’arco stesso.

Quest’osso si trova qui da svariati secoli, si pensa da metà del XVIII secolo, e non è stata accertata la sua origine, tanto che c’è chi suppone appartenesse a una balena e chi invece a un essere preistorico marino noto come ittiosauro. Ma circa la provenienza ci sono diverse tesi, tre le più accreditate:

  • si tratta di una sorta di reliquia portata fino a qui dai crociati che parteciparono alla battaglia di Lepanto del 1571 e che la sottrassero ai Turchi per utilizzarla come ex-voto;
  • deriva da un ritrovamento sui monti intorno a Verona e veniva anticamente appesa come simbolo di protezione della città;
  • venisse utilizzata come insegna per identificare il luogo in cui si trovava una farmacia. Anticamente si pensava infatti che le ossa di balena grattugiate avessero proprietà curative.

Piazza dei Signori ^

Attraversato l’arco della Costa eccoci in un’altra meravigliosa piazza del centro di Verona: piazza dei Signori! Trovo incredibile come in questa città ad ogni passo ci si imbatta in luoghi così meravigliosi.. tanto che talmente presi dalla bellezza ci capita di procedere sempre più avanti, quasi curiosi di vedere cosa ci aspetta, per poi tornare successivamente sui nostri passi a rivedere cosa abbiamo lasciato indietro.

Questa piazza, chiamata anche piazza Dante, è di origine medievale e venne a crearsi con la costruzione dei palazzi scaligeri, tutti collegati tra loro attraverso logge e archi. Anche questo spazio venne concepito principalmente come sede del potere cittadino.

Il secondo nome di piazza Dante è dovuto alla statua presente al suo centro che ritrae il sommo poeta e che sostituisce una precedente fontana. La statua venne posta qui nel 1865, proprio seicento anni dopo la nascita del poeta.

Sono tanti i palazzi storici che decorano il perimetro della piazza, tra questi sono da annoverare il palazzo della Ragione, il palazzo del Cansignorio, la Chiesa di Santa Maria Antica (che visiteremo più tardi) di origine romanica e seminascosta dal palazzo del Cansignorio, il palazzo del Podestà, la loggia del Consiglio e la Domus Nova.

Palazzo del Podestà ^

Il palazzo del Podestà è anch’esso vicino alla chiesa di Santa Maria Antica ed è caratterizzato da una merlatura ghibellina che ne decora la sommità. La sua costruzione, in epoca medievale, venne voluta dagli Scaligeri e, non appena terminato, divenne l’abitazione di Alberto I dalla Scala.

Al suo interno vennero ospitate numerose personalità illustri durante le loro visite in città, tra questi sono da ricordare Giotto e Dante stesso. 

Quando la famiglia scaligera perse il comando della città e Verona passò sotto la dominazione veneziana, il palazzo del Podestà divenne sede della magistratura e degli uffici del Podestà.

Palazzo del Podestà in piazza dei Signori a Verona

L’edificio venne inizialmente concepito su due piani, nei quali si aprivano due grandi e alti saloni riccamente dipinti. A questi si affiancava anche la sala delle Medaglie, anch’essa dotata di numerose decorazioni che sono arrivate quasi intatte ai giorni nostri. Sul palazzo del Podestà agli inizi del XV secolo venne aperto un nuovo portale su cui fu aggiunto il leone di San Marco.

Torre del Palazzo del Cansignorio ^

Torre del Palazzo del Cansignorio e Torre dei Lamberti sullo Sfondo

A caratterizzare il profilo di piazza dei Signori c’è una torre, un po’ tozza a dire il vero. Questa è la torre del Palazzo del Cansignorio conosciuto anche con svariati altri nomi come Palazzo del Capitano, Palazzo del Tribunale, Palazzo Pretorio o Palazzo Grande.

Il suo nome è dovuto a Cansignorio della Scala, che ne richiese la costruzione, la quale terminò nel 1363. Il palazzo venne concepito come un palazzo fortezza ed era originariamente dotato di tre torri negli angoli. 

Nella dominazione veneziana il palazzo del Cansignorio venne scelto come casa del capitano e al suo interno erano ospitate anche le funzioni amministrate direttamente da lui. Durante questo periodo furono svariati gli interventi che si operarono al palazzo, tra cui l’apertura di un secondo teatro cittadino aperto al pubblico che successivamente venne chiuso.

Durante la dominazione austriaca il suo ruolo divenne più austero, venendo utilizzato come tribunale e come prigione. Solo successivamente al 1880 con il passaggio di Verona al regno d’Italia il palazzo del Cansignorio venne ristrutturato e venne isolato il suo torrione più grande, ciò che resta ancora oggi del palazzo originale, mentre il resto è di un rifacimento del XVI secolo.

Loggia del Consiglio ^

All’opposto del palazzo del Cansignorio si trova la loggia del Consiglio. Inizialmente questo edificio venne voluto dal comune cittadino per riunirvi il patrio consiglio, ma a causa di alcuni rinvii il palazzo venne costruito solamente a partire dal 1476 per poi concludersi quasi alla fine del secolo.

La loggia è sorretta da colonne in marmo costruite con questo materiale reperito in svariate parti del mondo, tra cui la Cina. I porticati erano decorati da due sculture in bronzo che raffiguravano l’arcangelo Gabriele e l’annunciazione, ma vennero rimosse durante il XIX secolo. Sopra al primo piano del palazzo sono invece ancora presenti le statue del XV secolo che celebrano cinque personaggi latini: Catullo, Plinio il Vecchio, Emilio Macro, Vitruvio e Cornelio Nepote.

Attualmente questo palazzo ospita il consiglio provinciale, ma i porticati della loggia sono liberamente accessibili e visitabili.

Loggia del Consiglio in piazza dei Signori a Verona

Domus Nova ^

Un altro dei palazzi qui presenti è quello della Domus Nova, che si affaccia anche su piazza delle Erbe e che è collegato al palazzo della Ragione attraverso l’arco della Costa.

Questo edificio, presente già nel XIII secolo, svolse per un periodo la funzione di abitazione del Podestà e anch’esso ospitava al suo interno alcuni uffici e sale per le riunioni dei consigli minori.

Come molti degli altri palazzi qui presenti, cambiò varie volte destinazione d’uso e così nel XV secolo divenne l’abitazione dei giudici assessori stranieri. Ciò valse all’edifico il nome di Palazzo dei Giudici.

Un grosso terremoto nel 1511 danneggiò seriamente la struttura, che in parte crollò lo stesso anno e continuò a versare in condizioni critiche per oltre un secolo. A causa degli alti costi di ricostruzione si temporeggiò a lungo e si decise infine, nel 1660 di limitarsi ad erigere una nuova facciata sul palazzo con un muro attraversato da tre archi e tutti e tre si collegavano direttamente a piazza delle Erbe. Solo nel 1731 i fratelli Muselli, proprietari delle rovine del palazzo, decisero di ricostruire il caseggiato dietro la facciata.

Palazzo della Ragione ^

L’edificio a righe orizzontali bianche e color mattone è il palazzo della Ragione, che si può vedere in piazza delle Erbe e che continua fino a piazza dei Signori. Dal palazzo si erge anche la torre dei Lamberti.

Palazzo della Ragione con Torre dei Lamberti vista da piazza dei Signori - Verona
Cortile interno del palazzo della Ragione a Verona

Costruito originariamente su di un palazzo privato, venne presto reso disponibile alla comunità che ne fece sede di istituzioni amministrative e politiche. Il palazzo della Ragione, ricostruito nel XIII secolo come palazzo del comune, rappresentò anche uno dei primi palazzi pubblici d’Italia, in cui si trovavano spazi per il consiglio cittadino, i magazzini del sale e gli uffici per i pagamenti di dazi, la commercializzazione della seta e il banco dei pegni.

Durante il XIV secolo venne utilizzato come collegio dei Notai, concentrando qui le principali funzioni pubbliche della città. Nonostante l’alternanza delle dominazioni anche nei secoli successivi il palazzo conservò importanti funzioni pubbliche e solo nel 1493 cambiò il suo nome in palazzo della Ragione, dopo che il consiglio comunale venne trasferito nella vicina loggia del Consiglio. Nonostante ciò il palazzo era sempre protagonista della vita pubblica, nel suo cortile venne ad esempio istituito il mercato del grano.

Durante il XVI secolo scoppiò un grosso incendio nel palazzo della Ragione, che ne distrusse una buona parte, prontamente ricostruita.

Durante l’ottocento, terminata la dominazione veneziana, parte del palazzo passò in mano ai privati che utilizzarono gli affacci su piazza delle Erbe per crearvi delle piccole botteghe al pian terreno e abitazioni ai piani superiori.

Durante lo scorso secolo il palazzo venne occupato dagli uffici della Pretura, ma in seguito a una saggia e sostanziale ristrutturazione operata dal 2000 venne trasformato in un museo, con l’apertura della Galleria d’Arte Moderna Achille Forti. 

Scala della Ragione ^

Entriamo nel cortile interno del Palazzo della Ragione e non possiamo fare a meno di notare una delle sue parti più belle: la Scala della Ragione. Questa scala collega lo spazio utilizzato come vecchio mercato al piano superiore del palazzo della Ragione, dove ora è ospitata la Galleria di Arte Moderna.

La scala venne costruita nel 1446 in marmo rosso veronese e il suo accesso si trova adiacente alla torre dei Lamberti. Durante il secolo successivo la scala della Ragione venne abbellita richiamando in se diversi stili architettonici, da quello gotico al rinascimentale.

Cortile Interno del Palazzo della Ragione e Scala della Ragione - Cosa vedere a Verona

La scala della Ragione era anticamente dotata di alcune coperture realizzate come un loggiato a tre arcate, che venne eliminato alla fine del XIX secolo. Sulle mura del palazzo sono ancora presenti i segni di questa copertura.

Galleria di Arte Moderna Achille Forti ^

Percorsa l’intera scala della Ragione giungiamo all’ingresso della Galleria di Arte Moderna Achille Forti. 

La collezione di questo museo è piuttosto vasta e la si deve ad Achille Forti, botanico e mecenate veronese vissuto a cavallo tra l’ottocento e il novecento. Durante la sua vita accumulò tantissime opere d’arte che alla morte decise di donare al comune di Verona insieme alla sua casa nel palazzo Forti. Il patto era però che queste opere diventassero, insieme alla sua casa, un museo aperto al pubblico. Il comune di Verona per svariati anni tenne fede alle condizioni poste, ma per avere maggior spazio e una migliore accessibilità, decise poi di spostare il museo all’interno del palazzo della Ragione, tradendo di fatto il tacito patto con Forti.

Con lo spostamento in questa nuova sede, alla collezione di Achille Forti, si sono aggiunte le opere detenute dalla Fondazione Cariverona (che si è occupata della ristrutturazione dell’intero palazzo) e dalla Fondazione Domus. In totale sono detenute circa 150 opere, realizzate tra il 1840 e il 1940, disposte tra le quattro sale del nuovo spazio espositivo. Tra gli artisti qui esposti si trovano opere di Hayez, Boccioni, De Chirico e Fraccaroli.

Visitare la Galleria di Arte Moderna Achille Forti permette anche di vedere le bellissime sale del palazzo della Ragione, tra cui, alla fine del museo, quella in cui ancora oggi si celebrano i matrimoni e nella quale la luce soffusa rimbalza sui dipinti che decorano ampiamente le volte dei soffitti. Questa è la cappella dei notai e si trova al primo piano del palazzo in uno spazio che anticamente si trovava nella torre della Masseria, costruita agli inizi del XV secolo. I dipinti qui presenti, suddivisi in forme a lunetta e ovali ancorati alle volte, sono uno dei primi esempi di decorazioni realizzate su commissione pubblica, realizzati da quattro artisti agli inizi del settecento.

Gli arredi in legno che decorano la cappella dei Notai sono invece risalenti al secolo successivo. Per via della sua delicatezza e degli spazi contenuti, in questo spazio è consentito l’accesso ad un massimo di quaranta persone per volta.

Arche Scaligere ^

Appena usciti da piazza dei Signori e dal Palazzo della Ragione arriviamo ad un monumento estremamente particolare: le Arche Scaligere

Quello che vediamo davanti a noi è un grande complesso funebre in stile gotico, realizzato per la famiglia scaligera, in cui sono state accolte le tombe di alcuni dei maggiori esponenti Scaligeri, tra cui quella di Cangrande. 

Le Arche Scaligere sono posizionate all’aperto, davanti alla chiesa rettoriale Santa Maria Antica e sono sottoposte alle intemperie. Nonostante ciò si sono ottimamente conservate e tutt’ora rappresentano uno dei migliori esempi di gotico in città. Non è sempre stato così, però, infatti durante il XVI secolo ebbero qualche problema a causa dello stato di abbandono in cui versavano.

Questo monumento si compone di più elementi che vennero creati durante il XIV secolo dal lavoro di differenti scultori. Il primo sepolcro che ci troviamo davanti è quello di Mastino I della Scala, dotato di un sarcofago molto semplice rispetto al resto dei monumenti, che richiama lo stile romano. Procedendo c’è invece la tomba di Alberto I della Scala, molto più decorata rispetto la precedente. Le tre tombe successive, vicine al muro esterno del cortile che le contiene tutte, sono invece appartenenti a Bartolomeo I, Cangrande II e Bartolomeo II.

Su quattro pilastri è posizionata l’arca di Mastino II, sormontata dalla sua stata equestre in cui lui è ritratto all’interno dell’armatura. Sul sarcofago contenuto nell’arca si trova la statua del defunto. 

Avvicinandoci all’ingresso laterale della chiesa, invece, si nota la grande arca (tomba) di Cangrande I che sormonta l’entrata. 

L’arca scaligera di Cangrande I riconosce l’importanza di questo uomo, che è stato il più grande esponente della sua famiglia. La sua forma è maestosa e ingombrante, il sarcofago è sorretto dalle statue di quattro cani dotati dello stemma scaligero. Qui ritorna l’icona della Madonna Verona che è apposta alla parte anteriore del sarcofago, mentre la parte superiore è arricchita dalla statua di Cangrande I stesso, in posizione sdraiata. Il sarcofago è a sua volta contenuto in un baldacchino dotato di quattro colonne corinzie agli angoli, che sorreggono la statua equestre di Cangrande I.

Tra tutte, l’arca Scaligera più importante e più decorata è però quella di Cansignorio della Scala. L’arca venne richiesta appositamente dal Cansignorio quando, nel 1364, iniziò ad avvertire grossi problemi di salute. Chiamò a se i migliori architetti e scultori per creare qualcosa di maestoso. L’opera venne pensata come una sorta di reliquiario ed è formata da una base esagonale da cui si innalzano sei tabernacoli in stile gotico, su ognuno dei quali è posizionata la statua di un santo guerriero. Il piano in marmo rosso è sostenuto dalle sei colonne e su di questo è posizionato il sarcofago di Cansignorio, con un’iscrizione che riporta una sua frase. Un baldacchino dotato di timpani con bassorilievi sviluppa l’altezza di quest’arca scaligera, che è chiusa attraverso una piramide che svolge la funzione di tetto e su cui è posizionata la statua equestre di Cansignorio.

Chiesa Rettoriale di Santa Maria Antica ^

Dietro le Arche Scaligera fa capolino la chiesa Rettoriale di Santa Maria Antica. La chiesa è piuttosto raccolta e suggestiva, probabilmente anche per via delle sue piccole dimensioni.

La struttura della Chiesa di Santa Maria Antica venne eretta nel 1185 in stile romanico sui resti di una cappella longobarda del VII secolo, che crollò a causa di un terremoto prima di essere sostituita da questo edificio di culto. All’interno della chiesa rettoriale è presente un piccolo frammento della pavimentazione originale, con tessere bianche e nere. Durante i secoli venne rivista, ad esempio adeguandola allo stile barocco durante il seicento, ma nel XIX secolo venne riportata all’aspetto originale. 

Le arche scaligere si trovano in questa posizione perché la chiesa di Santa Maria Antica era la prediletta della famiglia degli Scaligeri. Nei dintorni della chiesa sono state inoltre ritrovati una cinquantina di corpi qui sepolti, facendo presupporre che vi fosse un cimitero.  

Esternamente la chiesa rettoriale di Santa Maria Antica si presenta a righe orizzontali alternate tra tufo e cotto ed è dotata di piccolissime finestre. All’estremità sinistra è presenta anche un basso campanile in tufo, anch’esso in stile romanico e omogeneo con il resto della struttura.

Gli spazi interni, seppure molto contenuti, sono divisi su tre navate separate tra loro da colonne con archi a sesto rialzato. In quella centrale è presente un abside affrescato, mentre nelle altre due navate ci sono due absidi laterali in tufo e cotto. Nella navata sinistra si trova anche una cappella dedicata agli ex voto.

Casa di Giulietta ^

Nel nostro itinerario di un giorno a Verona raggiungiamo poi la casa di Giulietta, una delle attrazioni in assoluto più visitate di tutta la città e che contribuisce a portare qui migliaia di turisti ogni anno.

Ci troviamo su via Cappello, a poca distanza da piazza delle Erbe e questa è una delle location in cui la fantasia di Shakespeare si mischia alla realtà, tanto che molti luoghi della città sono stati in qualche modo riconosciuti come protagonisti della tragedia di Romeo e Giulietta.

Statua di Giulietta nel cortile della casa di Verona

A Verona infatti sono realmente esistite le due famiglie Montecchi e Capuleti, il cui cognome corretto era in realtà Cappelletti. Già in epoca dantesca i Cappelletti vivevano in questa casa, fatto testimoniato dallo stemma del cappello sulla volta del cortile di ingresso alla casa. Non si hanno però prove certe di scontri tra questa famiglia e quella dei Montecchi che tentavano di conquistare il potere cittadino. 

L’accesso alla casa di Giulietta lo si fa per mezzo di un portone che dà sulla strada principale e che ci collega al cortile interno. Questo spazio di transito è riccamente decorato da graffiti e biglietti celebranti l’amore o promesse tra coppiette innamorate. Arrivati nel cortile si può vedere il balcone da cui si doveva affacciare Giulietta e la sua statua la cui tradizione dice che toccare un seno porti fortuna. Perde però di fascino sapere che l’aspetto attuale della casa e dell’edificio di fronte, creato come Foyer del teatro nuovo, non sono originali ma sono il frutto di un fantasioso restauro compiuto intorno agli anni quaranta dello scorso secolo per avvicinare questi spazi alla scenografia rinascimentale basata sul dipinto ottocentesco di Hayez il bacio.

Lo stesso balcone della casa non era originariamente posto qui, ma sostituisce una precedente ringhiera di una casa popolare. Nonostante ciò le sue origini sono antiche, risale infatti al XIV secolo e veniva conservato nel Museo di Castelvecchio.

Parco di Piazza Indipendenza ^

Dalla casa di Giulietta vogliamo ora raggiungere quella di Romeo e, per farlo, passiamo davanti a un bello spazio verde: il parco di piazza Indipendenza.

Questo giardino venne creato alla fine dell’ottocento ed è caratterizzato dalla presenza di grandi piante, come due enormi Gingko Biloba. Oltre che per il verde il parco di Piazza Indipendenza è apprezzabile anche per le statue che qui risiedono, come Giuseppe Garibaldi a cavallo nell’ingresso al giardino o l’opera “Romeo e Giulietta un sogno sospeso“.

Dopo un piccolo break siamo pronti per rialzarci e continuare la nostra visita, ci aspettano ancora svariate chiese e diverse attrazioni da vedere.

Parco di Piazza Indipendenza a Verona

Casa di Romeo ^

Eccoci dunque arrivati nei pressi della casa di Romeo in via Arche Scaligere. Niente di romantico quando quella di Giulietta, non ci sono cortili in cui accedere o balconi da vedere, ma semplicemente un grande muro con un portone in legno che nasconde la casa di origine duecentesca.

Non è possibile accedere al suo interno, in quanto l’edificio è privato e al pian terreno ospita un’osteria. La struttura della casa Montecchi è tipicamente medievale e imponente, con un bel cortile interno attorno a cui le mura dotate di merletti girano su tre lati. 

Se si ha la fortuna di trovare il portone aperto si può dare una sbirciata all’interno e notare il grosso scalone in mattoni che conduce fino ai piani superiori, illuminati da finestre romaniche, gotiche e rinascimentali. 

Basilica di Santa Anastasia ^

La nostra passeggiata per il centro storico di Verona continua fino alla Basilica di Santa Anastasia. Siamo in una delle chiese più vicine al cuore del centro storico dell’epoca romana, a due passi dal fiume Adige. 

Nonostante la chiesa che sorge qui sia titolata a San Pietro Martire, è conosciuta ai più con il nome della chiesa che sorgeva qui precedentemente a quella attuale e dedicata al culto ariano di Anastasia di Sirmio. Questa chiesa era già presente addirittura nell’890, ma ne rimane ben poco. L’attuale basilica di Santa Anastasia risale invece alla fine del XIII secolo, quando il vescovo cittadino decise di dare uno spazio interno alle mura ai frati domenicani che fino a quel momento si trovavano al di fuori del centro.

La chiesa è piuttosto sfarzosa nei suoi interni, grazie anche ai generosi lasciti che caratterizzano la basilica già dalla sua costruzione. La consacrazione ufficiale avvenne solo nel 1471, ma anche questa non fermò i lavori che continuarono almeno per un altro paio di secoli, senza mai arrivare al completamento della facciata, la quale presenta ancora oggi un grande portone biforo in stile gotico che ci permette l’accesso agli interni a pianta latina. Sopra al portale di ingresso è posizionato un grande rosone circolare e ai lati ci sono due bifore all’altezza delle navate.

Lo spazio è suddiviso in tre navate chiuse da volte a crociera. Prima dell’abside, suddiviso in cinque cappelle, e dotato di quattro altari affiancati a quello maggiore, è presente il transetto. Sul lato sinistro del transetto sorge anche il campanile che raggiunge un’altezza di 72 metri.

L’ingresso alla Basilica di Santa Anastasia è a pagamento ed è eventualmente possibile sottoscrivere un biglietto che permette l’accesso a molte chiese della città. Al suo interno è però possibile ammirare svariate tele e affreschi di importanti nomi locali e non, come Pisanello, Stefano da Zevio, Felice Brusasorzi, Francesco Morone e Lorenzo Veneziano.

Chiesa di San Giorgetto ^

Adiacente alla Basilica di Santa Anastasia si trova una seconda chiesa meno conosciuta: la chiesa di San Giorgetto. Le sue origini sono del XIII secolo, venne infatti costruita pochi anni prima che cominciassero i lavori per la grande basilica adiacente. Già nel 1283 i lavori erano a buon punto e sui suoi muri venne aggiunta l’arca di Guinicello dei Principi. 

Perdendo di importanza rispetto alla basilica, la chiesa di San Giorgetto venne trasformata in un cappella privata dei cavalieri tedeschi che prestavano servizio presso le famiglie scaligere. I cavalieri risiedevano infatti nel palazzo dell’Aquila, al lato opposto della piazza ed erano devoti a San Giorgio, a cui dedicarono numerosi affreschi associati anche ai loro stemmi.

Successivamente la chiesa passò in mano ai domenicani, ma l’antico nome di San Giorgetto è ancora quello più utilizzato dai veronesi per identificarla. Durante la dominazione napoleonica venne confiscata e sconsacrata, per poi essere ceduta al comune ad inizio ottocento, il quale ne detiene ancora la proprietà.

Nella chiesa di San Giorgetto le decorazioni esterne sono discrete, e il portale è decorato solamente da un pensile ad arco. Internamente la struttura è ad aula unica ed è priva di abside. Ad oggi rappresenta una delle maggiori gallerie cittadine dotata di affreschi del trecento.

Chiesa di San Giorgetto e Basilica di Santa Anastasia

Duomo di Verona – Cattedrale di Santa Maria Matricolare ^

Arriviamo così al Duomo di Verona, ovvero la Cattedrale di Santa Maria Matricolare, una delle chiese più antiche di tutta la città, risalente addirittura al IV secolo. 

Della struttura originaria non rimane granché, giusto qualche mosaico nel chiostro. Non rimane molto nemmeno della chiesa che un secolo più tardi venne affiancata a quella iniziale per aumentarne le dimensioni e l’imponenza: il grosso terremoto che colpì la città nel 1117 rase al suolo anche questa.

Facciata del Duomo di Verona

Per questo motivo venne costruita una nuova cattedrale lungo il XII secolo, consacrata direttamente da Papa Urbano III. La struttura che ancora oggi possiamo vedere della Cattedrale di Santa Maria Matricolare risale proprio a questa costruzione, anche se durante i secoli ha subito diversi rimaneggiamenti. La facciata principale è del cinquecento e venne creata durante dei lavori di sollevamento e aggiunta di alcune fenditure alla facciata: il rosone centrale e le due grandi bifore laterali. Anche il campanile fu soggetto a diverse modifiche con lavori eseguiti anche durante il secolo scorso, ma che l’hanno comunque lasciato incompiuto senza la cuspide.  C’è anche una leggenda secondo la quale il campanile non è mai stato completato per non superare in altezza la torre dei Lamberti, la più alta in città. Lungo i suoi 75 metri di altezza, il campanile si può sezionare in tre parti, corrispondenti a diverse lavorazioni: la parte più bassa è di origine romanica, quella centrale risale al cinquecento mentre quella più alta è del XX secolo.

Gli interni del duomo di Verona hanno un aspetto riconducibile agli interventi del XV secolo. Suddivisi in tre navate grazie ad alte colonne in marmo rosso di Verona, sono chiusi da arcate in stile gotico. Tra gli affreschi e i dipinti presenti al suo interno il più famoso è opera di Tiziano e rappresenta l’Assunzione della Vergine.

Da un ingresso sotto l’organo di sinistra è possibile accedere al Battistero di San Giovanni in Fonte, una piccola chiesa di epoca longobarda ricostruita nel XII secolo. Dello stesso periodo è anche la fonte battesimale conservata ancora oggi al suo interno

Chiostro dei Canonici ^

Alla sinistra della facciata del duomo, si trova il timido accesso al chiostro dei canonici. Noi lo percorriamo ed arriviamo in uno spazio tranquillo e silenzioso, ricco di verde e tesori archeologici. Qui si trovano infatti i resti di due basiliche paleocristiane, che rappresentano un’antica testimonianza religiosa della città veronese.

Resti di basiliche paleocristiane nel Chiostro dei Canonici di Verona

I resti vennero scoperti inizialmente nel XVIII secolo, ritrovando parte del pavimento della chiesa del V secolo e continuarono fino al novecento. Solo negli anni ’60 vennero ritrovati i resti anche della chiesa più antica.

Il chiostro dei canonici venne costruito nel XII secolo e sorprende il suo stato di conservazione. Tutto intorno al giardino interno si sviluppa un porticato dotato di un doppio ordine di colonne romaniche in marmo rosso.

Adiacente al chiostro dei Canonici si trova l’antica chiesa di Santa Elena, risalente al IX secolo e rivista durante il XII. Al suo interno continua una parte dell’area archeologica del chiostro dei canonici, con la chiesa paleocristiana del IV secolo.

Palazzo Vescovile ^

Procedendo il nostro itinerario di un giorno a Verona ci dirigiamo verso il fiume Adige. Sulla nostra sinistra rimane il palazzo vescovile, costruito a partire dal X secolo. 

Del palazzo storico rimane ben poco, anche la torre in tufo, la parte più antica del palazzo, è di un’epoca successiva: il XII secolo. Al suo interno si sviluppa un porticato dotato di colonne dello stesso periodo, ma riprogettato tre secoli più tardi. Conserva al suo interno un bel cortile con duplice loggiato che racchiude il chiostro rinascimentale dotato di pozzo.

L’attuale palazzo vescovile è invece stato terminato nel 1471 e rimaneggiato nel XVI secolo su volontà del vescovo Giberti. Sopra al massiccio portone di ingresso in legno sono posizionate tre statuette lungo la mezzaluna che decora l’accesso e al centro della quale è posta un’ulteriore statua: quella della Madonna con Gesù bambino.

Ingresso al Palazzo Vescovile di Verona

Ponte Pietra e Torre di Ponte Pietra ^

Eccoci arrivati al Ponte Pietra, il ponte più antico di tutta Verona che attraversa il fiume Adige e l’unico rimasto in piedi risalente all’epoca romana. Nonostante durante la seconda guerra mondiale i tedeschi l’abbiano fatto saltare in aria, è stato ricostruito utilizzando le pietre recuperate nel letto del fiume.

Questo punto del fiume ha sempre suscitato un grosso interesse per le popolazioni che vivevano qui, si sono infatti ritrovate tracce di un ponte in legno risalenti addirittura al 148 avanti Cristo proprio in questa posizione, grazie alla larghezza minima del fiume che misura all’incirca 92 metri. 

Il ponte in legno venne poi sostituito dal ponte pietra nell’89 a.C. circa. Le prime due arcate di sinistra sono arrivate integre fino ai giorni nostri. Nei secoli successivi la struttura venne comunque rivista e modificata, ad esempio nel II secolo venne aggiunta la raffigurazione di un dio fluviale su di un’arcata, ma altre modifiche furono dovute all’impetuosità del fiume che ne fece crollare alcune parti. Nel XIV secolo al ponte pietra venne aggiunto un piccolo acquedotto che riforniva parte delle case in città e la fontana di Madonna Verona che abbiamo visto in mattinata in piazza delle Erbe. 

Il ponte è lungo poco meno di cento metri e largo poco più di sette. Proprio la sua larghezza ha permesso, durante i secoli, di ospitare alcune baracche e casupole in legno di pescatori e barcaioli.

Provenendo dal centro storico per raggiungere il ponte è necessario passare sotto la torre di Ponte Pietra di epoca scaligera che venne rivisitata alla fine del XIII secolo. Attraverso la torre si poteva controllare l’accesso alla città da chi proveniva dalle campagne circostanti. Per qualche secolo venne costruita una seconda torre sul lato opposto del ponte, ma venne poi distrutta agli inizi dell’ottocento.

Teatro Romano di Verona ^

Oltrepassato il fiume Adige, attraverso il ponte Pietra ci troviamo davanti a un altro monumento storico della città, forse non così conosciuto. 

Siamo nei pressi del Teatro Romano, stretto tra il fiume e il castel San Pietro e posto proprio davanti a una grossa strada cittadina. 

Il teatro romano di Verona venne costruito nel I secolo avanti Cristo sul pendio del colle San Pietro. Nonostante non sia così celebre come l’arena, si tratta comunque di uno dei teatri all’aperto meglio conservati di tutto il nord della penisola. 

La posizione del teatro era adiacente all’antico centro abitato cittadino, che si sviluppava da questa parte del fiume e proprio il suo pendio lo rendeva il luogo ideale in cui costruirlo. Per renderlo più sicuro, però, prima della sua edificazione furono fatte delle opere per arginare al meglio il fiume e scongiurare eventuali piene che avrebbero potuto inondare il teatro. Inoltre intorno alla struttura venne scavata anche un’intercapedine che potesse convogliare l’acqua piovana in discesa dalla collina verso l’Adige. 

Durante l’epoca medievale il teatro venne dismesso e i suoi spazi furono occupati da un intero quartiere abitato che sfruttò proprio i resti archeologici per costruire più in fretta le abitazioni. Solo nell’ottocento vennero eliminati questi nuovi edifici e riportati alla luce i resti archeologici del teatro romano. 

Ancora oggi il tetro romano di Verona viene utilizzato durante le estati per spettacoli all’aperto e dal 1948 va in scena al suo interno il ciclo di spettacoli dell’estate teatrale veronese. Non è però affatto semplice avere una visione di insieme della struttura e, per vederla al meglio, è necessario salire le scalinate esterne che lo fiancheggiano e conducono su fino a Castel San Pietro.

Castel San Pietro ^

Sopra al teatro romano si trova il Castel San Pietro, visibile da tutto il lungofiume veronese. L’edificio venne costruito su di un piccolo altopiano dove prima era presente un tempio che coronava il teatro romano, a cui era collegato.

Questa è una posizione strategica per la costruzione di un castello, perché da qui è possibile vedere ciò che accade in città, ma anche lungo il letto del fiume Adige, ottenendo un controllo completo sui territori circostanti. Per questo motivo il tempio venne presto sostituito da una fortezza che, nell’890, venne fatta sistemare e proteggeva il piccolo castrum (proveniente da un insediamento dell’età del ferro) e la chiesa di San Pietro.

Nonostante ciò il castello non era adeguato al potere della famiglia Visconti, che decise di radere tutto al suolo e sostituirlo con un nuovo palazzo rifatto da zero. Durante i secoli al suo interno vennero ospitati anche il comandante dei militari e alcuni alloggi per soldati. Questa nuova funzione richiese dei progressivi ampliamenti alla struttura, per poter contenere un numero crescente di persone. 

In epoca napoleonica il castello venne quasi totalmente distrutto, infatti della costruzione originaria si possono vedere solo alcune parti delle cinta murarie. Durante l’ottocento il castel San Pietro venne infine ricostruito ispirandosi all’architettura tedesca. Il primo obiettivo era la creazione di una caserma austriaca, che ancora oggi è possibile vedere e per erigerla si abbatterono alcune case qui presenti e la chiesetta di San Pietro, dalla quale il castello prende il nome. Il profilo del castello è ben distinguibile, grazie alle due testate a torre laterali che si innalzano rispetto al resto della struttura. Nella ricostruzione si è deciso di richiamare comunque lo stile romanico, ad esempio con le finestre dotate di ghiere ad arco di più colori.

Originariamente il recinto era dotato di 12 torri lungo il suo perimetro per avere un maggior controllo, mentre la protezione era assicurata attraverso due ingressi dotati di ponte levatoio. In compenso ancora oggi si gode di un ottimo panorama sul fiume e sulla città.

Dal 2017 è stata riattivata la funicolare che dal teatro romano porta i visitatori fino al castello, ma la via più suggestiva per arrivarci è la bella scalinata in salita che parte dal fiume Adige e porta fino a qui.

Chiesa di Santo Stefano ^

Scesi dal castello continuiamo la nostra passeggiata al di là dell’Adige, procedendo sul lungofiume per arrivare al ponte di Castelvecchio. 

Notiamo oltre la strada una piccola chiesa che attira la nostra attenzione: la chiesa di Santo Stefano. Ci avviciniamo per scoprire qualcosa di più.

La chiesa di Santo Stefano è anch’essa molto antica: risale infatti al V secolo e le sue mura esterne sono quelle originali dell’epoca paleocristiana. La struttura venne costruita sui resti di un cimitero. Per via dell’importanza dei ritrovamenti fatti al suo interno, come tombe di vescovi e parecchie reliquie, fa pensare che sia stata la prima cattedrale di Verona.

Durante il X secolo la struttura è stata rivista, creando le navate che ancora oggi si possono vedere entrandovi all’interno e contestualmente venne aggiunta una cripta sotterranea. Appena un paio di secoli dopo venne nuovamente ristrutturata, avvicinandola allo stile romanico di quel tempo, ma nei secoli successivi vennero attuate ulteriori modifiche.

La struttura della chiesa di Santo Stefano è caratterizzata da un tiburio ottagonale che protegge al suo interno la cupola. Al contrario del resto dell’edificio, questo è dotato di ampie bifore che illuminano questo spazio. A destra dell’ingresso, invece, è presente la cappella degli innocenti, conosciuta anche come cappella Varalli, in cui lo stile predominante è quello barocco che si esprime con importanti stucchi  e tre pale d’altare di autori differenti. Qui sono ospitate anche le reliquie di una cinquantina di persone, tra cui martiri e vescovi di Verona.

Ponte di Castelvecchio o Ponte Scaligero ^

Torre d'Ingresso al Castelvecchio

Con una bella passeggiata arriviamo così anche al ponte più famoso di Verona: il ponte di Castelvecchio o Ponte Scaligero. Questo ponte fa parte del complesso della fortezza di Castelvecchio, un importante esempio del medioevo cittadino.

La struttura del ponte mostra una grossa opera ingegneristica per le conoscenze dell’epoca in cui venne costruito: tra il 1354 e il 1356. Per esempio le lunghezze delle tre arcate che lo compongono e le dimensioni dei piloni sono differenti e vennero studiate in funzione della potenza dell’acqua del fiume. La parte a contatto con l’acqua è stata costruita in pietra, mentre la parte superiore che emerge e sulla quale si può camminare è invece in cotto. Sul ponte è possibile camminare per circa 120 metri e la sua larghezza è superiore ai sei metri. Sia a destra che a sinistra è stata eretta una merlatura a coda di rondine che permetteva di attraversarlo in maniera protetta, ma anche di utilizzarlo per attaccare eventuali invasori attraverso feritoie nella struttura e camminamenti sopraelevati, alcuni dei quali sono ancora oggi percorribili. Il lato posto verso la città è anche dotato di una mastio massiccio che permetteva di controllare il territorio e rimanere protetti.

Originariamente il ponte serviva la rocca di Castelvecchio e garantiva ai suoi inquilini una rapida via di fuga in caso di assedio o sommossa interna alla città. Le merlature che possiamo vedere oggi non sono però le originali: durante l’ottocento i francesi le eliminarono e abbatterono buona parte della torre posta verso le campagne. Le merlature vennero poi ricostruite circa vent’anni dopo, nel 1820, dagli austriaci.

Un altro duro colpo al ponte avvenne a causa dei tedeschi, che lo fecero saltare durante la seconda guerra mondiale. I danni furono davvero ingenti, ma la cittadinanza ormai affezionata a questo simbolo cittadino fece pressioni affinché venisse ricostruito come l’originale. In questa fase vennero recuperati alcuni materiali dal letto del fiume e i pezzi integri vennero riposizionati nel punto originale.

Museo di Castelvecchio ^

Percorso l’intero ponte scaligero arriviamo al museo di Castelvecchio, allestito all’interno dell’antica fortezza scaligera. Questo edificio rappresenta il più importante monumento militare scaligero in città.

Il castello era già esistente nel XIII secolo, ma nel 1354 venne modificato e configurato come vero e proprio castello urbano su volere di Cangrande II della Scala. La nuova struttura prevedeva una residenza fortificata affiancata alla corte dell’armi. Nei secoli successivi venne estesa la cinta muraria cittadina, che permetteva di avere un passaggio protetto tra il Castelvecchio e piazza Bra. Durante i secoli la funzione del castello cambiò più volte, soprattutto dopo la costruzione di Castel San Pietro che divenne la principale struttura difensiva di Verona. Durante la dominazione veneziana Castelvecchio venne utilizzato come caserma, arsenale dell’artiglieria e armeria, ma anche come magazzino per le riserve alimentari e carcere. Successivamente ospitò una scuola di formazione per ingegneri militari, che rese necessario anche un ampliamento degli edifici della struttura. 

Nell’ottocento Castelvecchio divenne una caserma difensiva e vennero abbassate le sue torri e aperti varchi nei muri per fare spazio alle cannoniere. Il castello era anche dotata di una torre dell’orologio che venne prima demolita e poi ricostruita. Anche uno degli ingressi al castello, conosciuto come arco dei Gavi venne prima smontato e poi ricostruito in una piazzetta a pochissima distanza dal castello. 

Castelvecchio è anche noto come Castello di San Martino in Aquaro, nome della chiesa dell’VIII secolo posta all’interno del cortile delle armi. La posizione in cui il castello venne costruito sfruttava il letto del fiume per proteggersi, ma essendo sulla riva permetteva di attaccare anche oltre il corso dell’Adige. Il ponte scaligero venne creato ad uso esclusivo del castello, sia come via di fuga, sia come via per fornire un accesso alla città ad eventuali aiuti provenienti da oltre il fiume. Al castello è collegata anche la torre maestra, posta all’inizio del ponte, che permetteva di sorvegliare tutto il circondario.

Dentro al museo di Castelvecchio vengono esposte opere d’arte italiane ed europee, suddivise per temi in circa 30 sale. Tra i pezzi che qui si trovano ci sono dipinti, armi, pezzi di oreficeria, ceramiche e anche molte della campane antiche che si trovavano nelle varie torri cittadine. Il museo di Castelvecchio è stato aperto nel 1924, quando sostituì la precedente caserma qui allestita. 

Porta Borsari ^

Il nostro itinerario alla scoperta di Verona giunge al termine. Passiamo il resto del pomeriggio in città all’interno di alcuni dei musei che abbiamo visto nella nostra passeggiata e ci attardiamo nelle piazze che hanno segnato la storia della città.

Prima di andarcene però, passiamo per un altro punto che avevamo tralasciato: Porta Borsari. Le sue dimensioni sono imponenti, misura infatti circa 13 metri di larghezza per altrettanti di altezza e il suo spessore varia tra il metro e il mezzo metro nella parte culminante.

Questa porta si apre tra le mura romane addirittura dal I secolo avanti Cristo, anche se buona parte della struttura che oggi si può vedere risale a due secoli dopo. Inizialmente costruita in laterizio, con la nuova revisione venne ricoperta in pietra su entrambe le facciate. 

Porta Borsari era la principale porta di accesso alla città romana, perché posta proprio sul decumano massimo. Quando fu costruita era in concomitanza con lo spostamento dell’abitato della città da fuori il fiume Adige (nei pressi del castel San Pietro) a dentro la sua ansa. Ai tempi la porta sorgeva su di una base quadrata dove venivano fermati i viandanti per essere controllati, ma ai nostri tempi è arrivata solo la facciata posta verso l’esterno della città.

Porta Borsari di Sera - Più antica porta delle mura di Verona

La struttura della Porta Borsarsi è in pietra bianca della Valpantena e al piano terra è aperta in due fornici su di un alto zoccolo che oggi risulta essere interrato. I due piani superiori sono invece suddivisi in sei finestre incorniciate da una fine decorazione o suddivise da colonnine sul lato esterno della porta.

Mappa dell’itinerario di un giorno a Verona ^

Ecco la mappa dell’itinerario a piedi di un giorno a Verona. Questo itinerario permette di scoprire tutte le attrazioni che la città ha da offrire e può essere eventualmente compiuto anche nell’arco di due giorni, dedicando più tempo per l’accesso ai singoli monumenti, chiese e musei.

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Un Giorno a Verona - Cosa VedereCosa vedere a Verona in uno o due giorni. Scopri la mappa dell'itinerario e tutte le attrazioni, dall'arena alle piazze, dalle chiese ai monumenti..https://www.lorenzotaccioli.it/un-giorno-a-verona-cosa-vedere/
Lorenzo Taccioli