Site icon Lorenzo Taccioli

I Sette Palazzi Celesti – le Torri di Anselm Kiefer

L’Hangar Bicocca è un punto di riferimento per l’arte contemporanea a Milano e al suo interno si alternano numerose esibizioni. Tra queste c’è n’è una permanente: I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer.

Chi è Anselm Kiefer ^

Anselm Kiefer è un artista tedesco nato nel 1945 a Donaueschingen, che lavora principalmente con la pittura e la scultura. Nella sua giovinezza abbanda gli studi in legge per dedicarsi a un corso di pittura. Da Friburgo si trasferisce a Karlsruhe dove incontra il pittore Horst Antes che diviene un suo primo riferimento.

Nelle sue attività affianca la pittura a performance e fotografie, come quelle in cui si ritrae nel gesto di fare il saluto nazista in luoghi iconici della Germania Ovest e Germania Est. Per questo motivo viene additato come neo-nazista, mentre una parte dell’opinione pubblica lo difende cogliendo la volontà dell’artista di mettere il dito nella piaga.

Anselm Kiefer continua le sue provocazioni quando, nel 1973 apre uno studio a Ornbach in cui si dedica a una serie di dipinti dal titolo “Germania Eroica”, attirando su di se una nuova serie di critiche. Questi sono gli anni dove il suo nome inizia a circolare anche all’estero e viene invitato ad esporre i suoi dipinti, per lo più di grande formato, che attirano interesse sia per i temi trattati che per la qualità tecnica che lo contraddistingue. In questo periodo alla pittura formale affianca ulteriori tecniche, come l’applicazione di disegni ai quadri e l’utilizzo di altri materiali.

Nel 1980 la Biennale di Venezia gli dedica una mostra personale e contemporaneamente aumenta il suo successo anche oltre oceano, in America. Contestualmente cresce anche il movimento critico di molti intellettuali tedeschi profondamente contrari alle tematiche affrontate (in quel modo) da Anselm Kiefer, che continua a raccontare del periodo nazista della Germania. Nella seconda metà degli anni ottanta l’artista dedica un ciclo di opere alla storia ebraica e più nel dettaglio alle donne ebree che sono morte nei campi di concentramento, chiarendo una volta per tutte il suo pensiero a riguardo del periodo storico che ha scosso un intero continente.

Tra il 1993 e il 2007 ha vissuto a Barjac, nel sud della Francia dove ha creato la sua casa studio in una vecchia fabbrica di seta. Attualmente invece vive tra Croissy e Parigi. Durante gli anni novanta si avvicina anche alle antiche civiltà scomparse, grazie anche a viaggi tra Yemen, Brasile, Egitto, India e America Centrale. Kiefer riprende le grandi costruzioni del passato, come piramidi e ziggurat e le ripropone rappresentandole come rovine, simbolo della sconfitta dell’uomo nel tentativo di elevarsi a uno stadio superiore.

I Sette Palazzi Celesti – Guida alle Torri ^

All’Hangar Bicocca, museo di arte contemporanea milanese, alle numerose mostre temporanee è affiancata la mostra permanente di Anselm Kiefer: I Sette Palazzi Celesti. Quest’installazione, site specific, risale al 2004 e lega il suo concetto ai palazzi che vennero descritti nel Sefer Hechalot, un antico trattato ebraico in cui si parla del cammino simbolico d’iniziazione spirituale che deve fare chi vuole avvicinarsi a Dio.

I Sette Palazzi Celesti si compongono di sette torri e cinque dipinti in grande formato che occupano un’intera sala del museo. Le torri hanno un peso di circa 90 tonnellate ognuna e la loro altezza varia tra i 14 e i 18 metri. Il materiale utilizzato è il cemento armato, impiegato attraverso moduli costruttivi di container per il trasporto di merci. L’utilizzo di questo materiale, unito all’apparente instabilità delle opere e alla possibilità di recarsi fin sotto le torri, dà nel visitatore un senso di desolazione e pericolo costante.

Tra i vari piani delle torri Anselm Kiefer ha inserito però alcuni oggetti che le differenziano le une dalle altre e che garantisce loro maggiore stabilità, attraverso la compressione degli stessi. E così vi si trovano libri e cunei in piombo, materiale che viene tradizionalmente associato al sentimento della malinconia.

I Sette Palazzi Celesti sono considerati una milestone del lavoro di Kiefer e sintetizzano i principali temi dei suoi lavori, come l’interpretazione dell’antica religione ebraica, la rappresentazione delle rovine dell’occidente dopo la seconda guerra mondiale e la proiezione dell’umanità in un terribile futuro possibile, che dev’essere da stimolo nel modificare il nostro presente.

Sefiroth ^

L’installazione I Sette Palazzi Celesti comincia con Sefiroth, la prima delle torri ideate da Kiefer e anche la più bassa, che arriva a 14 metri. Sulla cima della torre c’è una pila di sette libri realizzati in piombo e una luce al neon con scritti dieci nomi ebraici che rappresentano espressioni e strumenti di Dio che contengono la materia stessa del creato:

  • Keter, ovvero Corona Suprema;
  • Chochmah, ovvero Saggezza;
  • Binah, ovvero Intelligenza;
  • Chesed, ovvero Amore;
  • Gevurah, ovvero Potere;
  • Tiferet, ovvero Bellezza;
  • Natzach, ovvero Pazienza;
  • Hod, ovvero Maestà;
  • Yesod, ovvero Fondazione del Mondo;
  • Malkuth, ovvero Regno.

Melancholia ^

La seconda torre è invece Melancholia, che si distingue dalle altre per il completamento dell’ultima soletta attraverso un poliedro ripreso dall’omonima incisione realizzata nel 1514 da Albrecht Durer. Secondo la filosofia del Cinquecento, gli artisti erano definiti “i nati sotto Saturno”, poiché si pensava che questo pianeta rappresentasse il carattere contemplativo e ambivalente.

Ai piedi della terra si trova la rappresentazione del mondo contemporaneo, attraverso le “stelle cadenti”, piccole lastre di vetro e strisce di carta contrassegnate da serie numeriche corrispondenti alla classificazione dei corpi celesti utilizzata dalla NASA.

Ararat ^

Ararat è la terza torre de I Sette Palazzi Celesti di Anselm Kiefer e prende il nome dal monte asiatico dove la Bibbia dice essersi arena l’arca di Noè. Proprio l’arca di Noè è rappresentata nella struttura, attraverso un piccolo modellino stilizzato sulla sommità della torre. Ancora una volta il materiale utilizzato è il piombo.

Questa nave per Kiefer ha una duplice significato, da una parte simboleggia il mezzo attraverso il quale viene portata la salvezza e la pace, dall’altra è simbolo di guerra e un veicolo che porta distruzione e desolazione. L’uomo, lungo la storia, ha infatti utilizzato questo mezzo di trasporto per entrambi gli scopi.

Linee di Campo Magnetico ^

Linee di Campo Magnetico è la torre più imponente dell’intera installazione, con i suoi 18 metri di altezza. A caratterizzarla c’è una pellicola di piombo che la percorre per tutta la sua altezza, dalla sommità a terra, dove si posa ai piedi dell’edificio proprio al fianco di una bobina e di una camera da presa, anch’esse in piombo. 

Il piombo è però un materiale che non viene attraversato dalle radiazioni luminose e sul quale quindi non è possibile produrre nessuna immagine. Ciò può essere quindi interpretato in più modi rifacendosi ai temi cari a Kiefer: da una parte potrebbe simboleggiare il tentativo dei nazisti di cancellare il popolo ebraico e le altre minoranze, ma anche le tracce di quanto fatto durante il ventennio, dall’altra la lotta iconoclastica che periodicamente torna nella nostra cultura, dall’epoca bizantina fino a quella luterana. Infine può esserci un richiamo alla teoria di Kiefer secondo la quale ogni opera d’arte cancella quella precedente.

JH e WH ^

La quinta e sesta torre sono vicinissime tra loro e hanno molto in comune. JH e WH presentano allora loro base una serie di meteoriti in piombo fuso numerati e dalla forma piuttosto irregolare, che richiamano il mito della creazione visto sotto la teoria della Cabala, simboleggiando i cocci dei vasi all’interno dei quali Dio infuse la vita generando i popoli della terra e la diaspora giudaica.

Le torri sono così vicine proprio perché si parlano e tra loro sono complementari: sulle loro sommità ci sono luci al neon che disegnano rispettivamente le lettere JH e WH che unendolo seguendo la fonetica ebraica formano la parola Jahweh, un termine che la tradizione giudaica ritiene impronunciabile e che identifica il loro Dio.

Torre dei Quadri Cadenti ^

L’ultima torre de I Sette Palazzi Celesti è quella dei Quadri Cadenti, didascalico nella rappresentazione degli oggetti posti dalla sommità ai piedi della struttura. Queste sono cornici in ferro che contengono delle spesse lastre di vetro andate distrutte.

Le cornici però sono vuote e non contengono immagini, a simboleggiare il tema dell’immagine mancante che, in letteratura, ha diversi rimandi.

I Cinque Dipinti di Anselm Kiefer ^

L’installazione de I Sette Palazzi Celesti è completata da cinque dipinti in grandi dimensioni realizzati tra il 2009 e il 2013. Attraverso questa integrazione l’opera si rinnova e acquisisce nuovi significati.

Con l’aggiunta di questi dipinti l’opera acquisisce anche un nuovo nome che da “I Sette Palazzi Celesti” diventa “I Sette Palazzi Celesti 2004 – 2015“, che riprende i temi precedentemente trattati, come il tentativo dell’uomo di avvicinarsi al divino attraverso le antiche ed enormi costruzioni architettoniche. Le costellazioni presenti nei quadri, invece, richiamano la numerazione astronomica.

I cinque dipinti a completamento della mostra sono inoltre utili per raccontare il linguaggio artistico di Kiefer, che scelse proprio la pittura come primo medium per trasmettere le sue idee. Inoltre i quadri trattano temi cari all’artista, coma la relazione tra uomo e natura, la storia del pensiero e della filosofia occidentale.

Ben quattro su cinque di questi sono appesi al lato lungo della grande sala che ospita I Sette Palazzi Celesti, mentre uno è posizionato sul lato corto vicino alla prima torre.

Jaipur ^

Jaipur è il quadro che prende il nome dalla città indiana che Kiefer ha visitato più volte. All’interno del grande dipinto ha raffigurato un paesaggio notturno in cui una piramide invertita si trova sotto un grande cielo stellato. Le costellazioni che è possibile vedere, collegate da linee, sono numerate utilizzando la classificazione della NASA. 

La piramide rappresenta la volontà di avvicinare l’essere umano alle divinità, ma il suo essere rovesciato è un chiaro rimando all’impossibilità di dar seguito a questo desiderio.

Cette obscure clarté qui tombe des étoiles ^

Due quadri portano il nome di Cette obscure clarté qui tombe des étoiles. Hanno le stesse dimensioni e il soggetto è piuttosto simile: un paesaggio desertico sul quale sono stati applicate dei semi di girasole colorati di nero. Applicate su un cielo bianco diventano la rappresentazione in negativo di una notte stellata.

La superficie è inoltre arricchita da altri materiali attaccati alla tela che, come nelle sue precedenti produzioni, va oltre il semplice dipinto.

Alchemie ^

Anche Alchemie si compone di due tele affiancate, ma rappresenta un’unica opera. Qui il soggetto è un paesaggio decisamente arido, in cui la terra compare completamente sterile.

Ancora una volta tornano i semi di girasole che in questo caso rappresentano la pioggia che scende sull’opera e dà una nota di speranza. In entrambe le tele c’è un braccio della stessa bilancia, che sfrutta proprio la posizione dei due quadri di Alchemie per disegnare lo strumento completo. Su di un piatto è stato inserito il sale, simbolo di sterilità e aridità, mentre dall’altro i semi di girasole, simbolo di fertilità.

In Alchemie, come suggerisce anche il nome, c’è un rimando ad una delle passioni di Kiefer: la scienza esoterica che tentava di trasformare il piombo in oro.

Die Deutsche Heilslinie ^

L’ultimo dipinto è quello più vicino alla prima torre e occupa il lato più corto della sala. Die Deutsche Heilslinie è anche l’opera più recente dei cinque quadri, completata nel 2013.

Questa tela raffigura la storia della salvezza del popolo tedesco. Il panorama qui dipinto si chiude con un arcobaleno che collega il cielo alla terra e su cui si trovano scritto i nomi di grandi filosofi tedeschi che sostenevano che la salvezza del paese potesse passasse solo per l’azione di un leader. Al centro del quadro è invece presente una figura umana ritratta di spalle che guarda verso l’orizzonte. Attorno a lui sono riportati i nomi dei filosofi che, in maniera contrapposta, sostenevano che si potesse arrivare alla salvezza esclusivamente attraverso il riconoscimento della propria individualità.

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