Site icon Lorenzo Taccioli

La Cina non è Vicina – Mostra di Badiucao

La mostra di Badiucao al museo di Santa Giulia è un’ottima occasione per conoscere più da vicino il dietro le quinte del governo cinese.

Attraverso la Cina non è Vicina, Badiucao racconta da dentro, nonostante il suo stato di esiliato, le censure, le violazioni dei diritti umani, le repressioni e lo sfruttamento delle popolazioni locali. E lo fa attraverso un insieme eterogeneo di media, tra cui si muove abilmente.

Un motivo in più per visitare la mostra è che questa è allestita all’interno di un sito Patrimonio UNESCO.

Chi è l’artista Badiucao ^

Badiucao è lo pseoudonimo dietro al quale si cela questo artista cinese. Nato nel 1986 a Shangai inizia l’università di legge. Ben presto di accorge però che quella non è la sua strada e, più in particolare, se ne rende conto dopo aver visto un documentario clandestino sulla strage di piazza Tiananmen. È questa la miccia che lo spinge a dedicarsi all’arte di protesta.

Proprio questa miccia lo porta nel 2009 ad emigrare in Australia. A Melbourne lavora come insegnante d’asilo e nel frattempo comincia a dar vita ad alcuni disegni satirici. La sua firma comincia a circolare, ma per proteggersi, si presenta agli eventi pubblici con una maschera, continuando il suo lavoro in anonimo dietro lo pseudonimo di Badiucao.

Nella famiglia di Badiucao scorre l’arte. Sia il nonno che lo zio furono pionieri del cinema negli anni trenta e quaranta e vennero uccisi durante le persecuzioni degli anni della rivoluzione culturale. Un altro maestro di Badiucao fu Ai Weiwei, di cui nel 2018 fu assistente a Berlino, collaborando con lui dal punto di vista artistico e ideologico.

Fece notizia la scelta di Badiucao di svelare la sua identità dopo anni nell’anonimato. È il 4 giugno 2019, anniversario dell’eccidio di piazza Tiananmen. Dopo l’ennesima minaccia ai suoi familiari decide di farsi riconoscere durante la presentazione del documentario a lui dedicato “China’s Artful Dissident”.

Da lì inizia a utilizzare diversi medium per promuovere le sue idee. Dopo diverse censure sul suo blog, inizia a utilizzare anche Twitter. Questi due strumenti sono tra le più importanti testimonianze della vita degli abitanti di Wuhan durante il primo lockdown dovuto al Covid19.

Nel 2021 Badiucao è stato insignito del premio Vaclav Havel for Creative Dissent della Human Rights Foundation. Questo premio è dedicato agli artisti che in maniera creativa denunciano gli inganni delle dittature.

La Cina non è Vicina – La mostra di Badiucao a Brescia ^

La Cina non è Vicina è il nome della mostra di Badiucao a Brescia, negli spazi del monastero di Santa Giulia. Questa mostra è la prima personale dell’artista in tutta Italia e va in scena dal 13 novembre 2021 al 13 febbraio 2022, curata da Elettra Stamboulis.

Attraverso l’allestimento potrai ripercorrere l’intera carriera di Badiucao, muovendoti tra i vari media che l’artista utilizza nella sua produzione. E così troverai sculture, opere grafiche, dipinti, video e disegni. Il minimo comune denominatore sono le tematiche: dalle testimonianze delle violazioni dei diritti umani alla repressione del dissenso in Myanmar, dalla censura cinese sul Covid-19 alla condizione degli Uiguri.

Proprio la mostra la Cina non è Vicina ti permetterà di scoprire tematiche politiche e sociali poco note di questa area del mondo, parlando in maniera libera di temi che in loco sono censurati.

Le opere di Badiucao ^

Nelle sue opere Badiucao affronta in maniera sintetica, diretta e immediata numerosi temi. La quasi totalità di questi sono di tipo sociale e politico e in aperta critica contro il governo cinese. Nella sua arte puoi ritrovare frequenti riferimenti visivi alla propaganda di partito, con elementi manipolati e ricontestualizzati.

Nella mostra La Cina non è Vicina, al museo di Santa Giulia di Brescia, sono esposte numerose opere, che restituiscono uno spaccato preciso del lavoro di Badiucao. Queste sono completate da un video documentario della durata di circa un’ora.

Le sue opere sono state esposte in Australia, negli Stati Uniti e spesso sono state impiegate da associazioni internazionali come Amnesty International.

Le opere esposte in mostra sono divise tematicamente in base all’area geografica oggetto della riflessione stessa dell’artista.

Cina – La stanza dell’artista ^

La mostra La Cina non è Vicina si apre subito con un elemento di grande impatto. Viene ricostruita un’ipotetica stanza dell’artista. Dreams è un richiamo alla gioventù di Badiucao: un letto economico in tutto e per tutto simile a quelli che gli studenti acquistano per arredare la propria stanza. Quel periodo, per l’artista, è coinciso con l’esilio in Australia. E così, al posto del materasso, in Dreams ci sono 4000 matite made in China. Ognuna di queste è stata affilata a mano da Badiucao. Il letto non è comodo, ma spinge l’artista che vi ci si sdraia a non assopire la sua vena critica, non riuscendo ad essere comodo nemmeno nei sogni. Quest’opera risale al 2016.

Nella stanza l’autoritratto di Badiucao è al fianco di quello di Ai Weiwei, come citazione e riconoscimento.

Al fianco al letto c’è un lavandino, sormontato da svariati specchi: Mirror, opera del 2021. In quest’opera sono appese agli specchi numerose maschere, le stesse che Badiucao utilizzò per le sue apparizioni pubbliche. In un certo senso anche queste rappresentano un ritratto autobiografico.

A poca distanza dalla stanza c’è Tiger Chair, una sedia per le torture. Rappresentata come un ready-made rifacendosi a Duchamp, denuncia il fatto che la Cina sia il più grande produttore ed esportatore di strumenti da tortura al mondo.

Cina – Le performance ^

Procedendo nella seconda sezione, il tema è ancora la Cina. Qui il percorso parte da una performance, quella messa in piedi da Badiucao come staffetta in ricordo del grande ignoto, ovvero l’uomo con le buste che nel 1989 in piazza Tiananmen stava in piedi da solo davanti al carro armato.

Lungo la parete una serie di foto e un video raccontano della mobilitazione che l’artista è riuscito a compiere nei confronti di centinaia di persone in tutto il mondo.

Sul muro opposto c’è Watch, un’opera del 2021 molto forte, in cui Badiucao utilizza uno degli orologi originali realizzati dal governo cinese come omaggio ai soldati che parteciparono all’eccidio. L’orologio è in una delle teche, al fianco di altre 64 dove i cinturini di altrettanti orologi sono tracciati con lo stesso sangue dell’artista.

Al centro della sala, a terra, c’è invece This is Why They Buy Our Baby Formula. Questa opera si riferisce allo scandalo del 2008 relativo all’abuso commerciale sugli stock di latte in polvere. Un lotto contaminato con melamina aveva ucciso alcuni bambini in Cina e allo stesso tempo aveva lasciato l’Australia senza alcuna scorta. A terra potrai vedere una serie di fogli di plastica sopra i quali il latte in polvere è stato posizionato dandogli la forma di bambini. L’opera è del 2018.

Cina – Ritratti e stampe ^

Dopo aver guardato il video, della durata di circa un’ora, arriverai all’ultimo capitolo sulla Cina. Quasi l’intera lunga sala è dedicata ai ritratti. Sulla destra trovi No I Can’t, No I Don’t Understand. Queste opere sono dedicate alla memoria del Dr. Li, il medico di Wuhan che per primò scoprì il Covid-19 e cercò di dare l’allarme, ma che dovette ritrattare le sue dichiarazioni per poi morire di Covid.

Sulla parete di sinistra c’è invece Diari di Wuhan, una serie di testimonianze dirette raccolte dall’artista dagli abitanti del luogo attraverso una sua piattaforma resa anonima. I racconti sono stati rielaborati come pagine di un diario di un’unica persona e poi appesi alle pareti.

I ritratti appesi su di un lato della sala sono invece l’opera Who is Liu Xia del 2018. Questo è un omaggio alla poetessa, fotografa e pittrice Liu Xia, che durante la detenzione del marito (il premio Nobel Liu Xiaobo), ne divenne la voce pubblica.

Estremamente pop e d’impatto è la serie con Xi Jinping e Winnie the Pooh. Un insieme di illustrazioni grafiche del 2017 stampate digitalmente che ritraggono l’orso che per anni venne censurato in Cina. Il motivo? Circolarono diversi meme che lo presentarono come alter ego di Xi Jinping, segretario del Partito Comunista Cinese.

A chiusura di questa sala c’è un’altra protesta di Badiucao: una serie manifesti grafici realizzati nel 2021 che contestano la celebrazione in tono trionfale delle Olimpiadi invernali del 2022 a Pechino (Beijing 2022).

Hong Kong – Le proteste ^

La sala a sinistra dei manifesti su Pechino 2022 è interamente dedicata ai temi di Hong Kong. Passata dall’essere una colonia britannica ad una regione autonoma della Cina nel 1997, ha comunque una sua forte identità. Negli anni la Cina ha tentato a più riprese di esercitare un controllo diretto sulla nomina del governatore di Hong Kong e ciò ha dato vita a diverse manifestazioni, anche molto tese. Tra i gruppi di manifestanti, nel 2014 è nato l’Umbrella Movement, candidato al Nobel per la pace nel 2018.

A intervalli regolari gli scontri si riaccendono a causa di proposte di legge che minano l’indipedenza di Hong Kong dalla Cina. Ad esempio quella che avrebbe consentito di estradare i cittadini di Hong Kong colpevoli di reati. La governatrice Carrie Lam ritirò questo specifico emendamento, ma la contestazione non si fermò e nel 2019 i candidati antigovernativi ottennero il 90% dei seggi. La mostra di Badiucao si apre con il ritratto della governatrice Carrie Lam che si fonde con quello di Xi Jinping.

La situazione tarda però a farsi tranquilla. Nel 2020 è entrata in vigore una legge sulla sicurezza nazionale che definisce e punisce alcuni reati, come quello di secessione, terrorismo, collusione con forze esterne. Grazie a questa legge il governo cinese è riuscito ad espellere quattro deputati del Civic Party, il partito che si contrappone alla madrepatria. Ciò ha causato le dimissioni di massa dell’interna opposizione.

Tutt’ora avvengono diverse proteste sul territorio di Hong Kong e le modalità sono le più disparate e creative: scioperi della fame, catene umane, canti e tanto altro. Badiucao dà il suo supporto dall’esterno, appoggiando le proteste e dandogli visibilità attraverso messaggi visivi.

Hong Kong – Il supporto di Badiucao ^

Il supporto di Badiucao alle proteste di Hong Kong è ben testimoniato dalle opere in mostra. Be Water e Vinceremos sono due stampe digitali del 2019 in cui l’artista rappresenta la tecnica adottata da uno dei gruppi più radicali. Consiste nello spostarsi continuamente, ritirandosi in fretta e proteggendo la propria identità. Per farlo c’è un largo uso di maschere o passamontagna, oppure i manifestanti aprono insieme gli ombrelli per proteggersi e nascondersi. Questa azione è ripresa da Badiucao in National Security Threat 3, in cui viene rappresentato l’uomo del carro armato del 1989 con un ombrello giallo, divenuto ormai simbolo delle proteste.

Le opere Together e Lennon Flag sono invece collegate tra loro dai post it colorati. Sono il simbolo dello strumento di condivisione di idee e pensieri, oltre che del loro impiego per fissare appuntamenti attaccandoli alle pareti delle città. I muri danno così vita ai Lennon Walls, una sorta di bandiera dei diritti dal forte impatto visivo. A chiudere una parete della stanza c’è proprio Lennon Flag, del 2021, che si rifà alle texture di questi muri. Together è invece una stampa digitale del 2019 che racconta come questo fenomeno sia tanto diffuso all’interno della società.

Lungo tutta la sala puoi vedere anche l’opera Bricks, realizzata ad hoc per la mostra La Cina non è Vicina, dentro al museo di Santa Giulia a Brescia. L’ispirazione è ai mattoni impiegati durante le proteste e posizionati al fine di evitare che i mezzi blindati e delle forze armate potessero avanzare. I mattoni vengono posizionati tre alla volta, con una struttura a forma di tempio, anche nota come mini-Stonehenge. Nell’opera Bricks ci sono ben 600 mattoncini in terracotta posizionati a terra.

Uiguria – Il genocidio culturale ^

La Uiguria (Xinjiang o Turkestan cinese) è una regione autonoma della Cina dal 1955. Si tratta di una zona estremamente differente dal resto della Repubblica Popolare Cinese, per via della sua popolazione turcofona e della religione islamica largamente professata.

La Uiguria è salita tristemente alla ribalta a causa dell’internamento di oltre un milione di persone nei campi cosiddeti rieducativi. Questa vicenda è conosciuta come genocidio culturale degli Uiguri. Su questo genocidio si è cercato di far luce nel 2020 attraverso la corte penale internazionale, a cui la Cina non appartiene e per cui non è stato possibile procedere.

Badiucao nelle opere esposte in La Cina non è Vicina, denuncia lo sfruttamento di questa popolazione attraverso un linguaggio pubblicitario. Questa scelta è anche legata al fatto che le grandi multinazionali spesso si avvalgono di terzisti che sfruttano il lavoro degli uiguri ridotti praticamente in schiavitù.

E così in I Chain la catena che lega la persona in schiavitù è un riferimento ad Apple, seguito da Coca Cola e Muji (colosso nella produzione di cotone) con le omonime opere del 2019. Tutte queste stampe sono retroilluminate, restituendo un riferimento ai cartelloni pubblicitari che, in fin dei conti, sono lo strumento promozionale che contribuisce alla causa di questa situazione. Sulla parte opposta del muro ci sono grandi ritatti di personalità Uiguri detenuti per reati di opinione. Quest’opera del 2021 prende il nome di Tip of the iceberg. Rappresenta persone come Gulshan Abbas, arrestata e condannata a 20 anni perché la sorella, in esilio a Washington, era intervenuta in un dibattito politico denunciando la situazione dei detenuti Uiguri. O ancora Ekpar Asat, condannato a 15 anni con l’accusa di incitare all’odio etnico e alla discriminazione.

Myanmar – Il colpo di stato ^

L’ultima tematica geografica della mostra La Cina non è Vicina di Badiucao è dedicata al Myanmar, che nel febbraio 2021 è stato vittima di un colpo di stato. Le truppe del generale Min Aung Hlaing gli hanno permesso di autoproclamarsi primo ministro, rovesciando il governo democratico presente i cui vertici sono ora detenuti.

Questa situazione ha dato il via a diverse manifestazioni non violente che, però, con la violenza sono state represse. 818 manifestanti sono stati uccisi e oltre 4000 persone arrestate. La popolazione è attentamente controllata anche attraverso la chiusura dei social network come Facebook e Twitter. Gli attivisti riescono però a utilizzare un sistema libero e open source, Psiphon, per eludere la censura e proteggere la propria identità.

A questi attivisti sono dedicate le opere esposte, caratterizzata da un abbondante utilizzo del colore rosso. Questa tonalità viene infatti impiegata dai manifestanti che non riescono a partecipare agli scioperi e indossano un fiocco di questo colore per indicare la propria adesione morale.

Le opere di Badiucao dedicata al Myanmar sono una serie di stampe digitali del 2021, come:

Forgotten – I disegni iconici ^

La mostra è quasi terminata e un lungo corridoio ti accompagnerà all’ultima sezione. Lungo il muro sinistro del corridoio sono appesi i grandi disegni a matita sulla carta: la serie Forgotten.

Questi enormi disegni sono la copia di celebri fotografie, alcune vincitrici di importanti premi di fotogiornalismo, che raccontano di un mondo ingiusto e di immani tragedie. Scene di guerra, come in Forgotten 1, dove il disegno è la rappresentazione di Kim Phùc. Questa è la bambina di nove anni ritratta nuda da Nick Ut nel 1972 subito dopo essere stata colpita da un bombardamento al Napalm in Vietnam.
Scene delle ingiustizie del mondo come in Forgotten 2, il disegno che riporta alla fotografia “Bambino con Avvoltoio” di Kevin Carter vincitrice del Premio Pulitzer nel 1994 e che ritrae un bambino quasi morto di fame nel Sudan (e che portò al suicidio l’autore).
O scene delle tragedie dei flussi migratori, come in Forgotten 3, dove un disegno tracciato estremamente leggero riporta alla foto di Alan Kurdi, il bambino siriano di tre anni morto sulla spiaggia turca di Bodrum tentando di raggiungere l’Europa.

Mao Nostalgia ^

La Cina non è Vicina si chiude con una riflessione di Badiucao sulla figura di Mao Zedong (o Mao Tse-tung). Più che per la sua vita in se, per quello che ancora oggi rappresenta come riferimento all’interno del Partito Comunista Cinese. Guidò il PCC dal 1943 fino alla sua morte nel 1976 e promosse una rivoluzione culturale che portò alla morte di svariate migliaia di persone (tra le 300 mila e i 10 milioni).

La filosofia e l’approccio di Mao Zedong affascinarono i politici anche oltre i confini nazionali, suscitando ammirazione anche nella sinistra italiana, dimostrando una certa noncuranza per le conseguenze delle sue azioni. Nelle sue opere Badiocau evidenzia una sorta di miopia verso questa figura, avvolta nel fascino del demiurgo, di un maestro che esorta allo studio, di un promotore di un socialismo non burocratico.

La sala si chiude con Summon, dove Xi Jinping è rappresentato nell’atto di evocare Mao Zedong. Anche le altre stampe si basano sull’ironia, come Frankens Mao, un riferimento esplicito a Frankenstein. Questa racconta quanto il personaggio sia ancora idolatrato in Cina, nonostante le nuove generazioni abbiano un maggior senso critico verso la rivoluzione culturale.

Tra le stampe c’è anche Milk, che ritrae Mao Zedong nell’atto di allattare un koala, simbolo dell’Australia. Questa fa riferimento a un fatto specifico, ovvero alla volontà dell’Australia di celebrare, nel 2016, i 40 anni dalla scomparsa del leader cinese. Le proteste furono immediate e Badiucao, rifugiatosi proprio in Australia, partecipò pubblicando questa ed altre immagini su Twitter. Le proteste ebbero una tal eco da far cancellare tutti gli eventi.

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