Site icon Lorenzo Taccioli

Strada delle 52 Gallerie

La Strada delle 52 gallerie è un trekking estremamente suggestivo sulle montagne intorno al monte Pasubio, in Veneto. Venne letteralmente scavato nella roccia poco più di un secolo fa per motivi militari e vide anche personaggi illustri percorrerlo.

La particolarità della strada delle 52 gallerie, percorribile in circa tre ore o tre ore e mezza (ma non ad anello!), sono proprio i passaggi aperti dentro alla montagna, che per via del buio totale richiedono l’utilizzo di una torcia e scarpe con una suola che eviti di scivolare. La larghezza media del sentiero è di circa 2,5 metri, ma varia a seconda delle tratte. Il progetto prevede una larghezza minima di 2,2 metri che serviva per far passare le salmiere su tutta la strada. Dei 6,3 chilometri totali, molti sono al coperto: ben 2300 metri si snodano infatti dentro alle gallerie. L’intera strada delle 52 gallerie presenta un dislivello di quasi 1000 metri se percorsa da passo Xomo e di 700 se percorsa dalla Bocchetta Campiglia. Infatti è possibile scegliere il punto di partenza: se si opta per passo Xomo si aggiunge una buona mezzora al tragitto e si arriva comunque al punto di partenza della Bocchetta Campiglia.

Giunti alla fine del percorso della strada delle 52 gallerie, si può scegliere come tornare indietro. La via più semplice per il ritorno è prendere la strada degli Scarubbi, decisamente meno impegnativa di questa, ma altrettanto bella.

La pendenza media del percorso è del 12%, ma in alcuni tratti raggiunge addirittura il 22%. Questo percorso è anche segnalato come percorso CAI numero 366.
Percorrere la strada delle 52 gallerie vuole dire affacciarsi su panorami suggestivi e mutevoli, che vanno da creste a guglie e precipizi, fino a pianure a perdita d’occhio che si fondono con basse colline.

Dove si Trova la Strada delle 52 Gallerie ^

La strada delle 52 gallerie si trova sulle Prealpi venete, e conduce dalla Bocchetta Campiglia (altitudine di 1216 metri) fino al rifugio dedicato al generale Achille Papa, alle porte del Pasubio e a un’altitudine di 1928 metri sul livello del mare.

Volendo è possibile allungare leggermente il tragitto, partendo dal passo di Xomo a 1058 metri sul livello del mare, dove si trovano diversi parcheggi di piccole dimensioni in cui lasciare l’automobile.

Il Pasubio è un massiccio calcareo considerato il perno centrale delle Prealpi Venete, totalmente circoscritto da profonde valli che si snodano ai suoi piedi. Ciò rende anche le sue pendici estremamente scoscese, mentre la sua sommità si presenta più simile ad un altopiano con crinali brulli che si alternano alle rocce e qualche cima oltre i 2000 metri.

Breve Storia della Strada delle 52 Gallerie ^

La sommità del monte Pasubio è dove gli italiani e gli austroungarici si affrontarono per il periodo più lungo durante la prima guerra mondiale: gli scontri andarono avanti dal giugno del 1916 fino al 2 novembre del 1918. Il conflitto richiedeva che gli uomini stessero in quota per svariate settimane ed era perciò necessario portare loro sostentamenti. Venne addirittura costruita una teleferica che arrivava all’altezza dell’attuale rifugio Balasso.

Gli inverni qui erano durissimi, con temperatura che scendevano anche di oltre 35 gradi sotto lo zero causando grandissime nevicate che coprivano la terra con oltre 10 metri di neve, mutandone l’aspetto e dando origine a valanghe che seppellivano interi reparti, portandoli inevitabilmente alla morte.

La strada delle 52 gallerie venne quindi creata durante le prima guerra mondiale con il fine di portare rifornimenti, sia in termini militari che di cibo, alle truppe italiane che combattevano sul monte Pasubio. Si trattava di un percorso complicato e difficile, la cui percorrenza era molto pericolosa, ma si rese necessaria perché le strade più accessibili, sul crinale occidentale, erano già sorvegliate dalle truppe nemiche.
Il portale di ingresso che celebra la prima galleria venne creato nel 1917.

Il percorso su cui si snoda la strada delle 52 gallerie venne progettato dal tenente Giuseppe Zappa su incarico del comando della prima Armata, e fu realizzato dalla 33^ compagnia dei minatori del 5° reggimento Genio e da sei centurie di lavoratori militarizzati. Inutile dire che le difficoltà furono numerosissime: la parete rocciosa si presentava totalmente inaccessibile. Già nel primo tratto correva una lunga cresta con pareti nude e verticali, e solo l’opera di rilevamento topografico si rivelò estremamente difficoltosa. I lavori di scavo e costruzione cominciarono nel marzo del 1917 e richiesero appena 8 mesi e l’impiego di circa 600 persone. Gli strumenti utilizzati furono principalmente mine, martelli perforatori ad aria compressa alimentati attraverso un impianto installato nella Malga Busi, dove si trovava anche la centrale per l’illuminazione artificiale delle gallerie.

Lungo il bellissimo trekking della strada delle 52 gallerie si trovano frequenti cartelli che illustrano la storia che ha caratterizzato questi luoghi.
L’arrivo è al rifugio generale Achille Papa, aperto nel 1922 dal gruppo CAI di Schio, all’interno di un edificio utilizzato durante la guerra.

Percorso della Strada delle 52 Gallerie ^

Lungo il percorso, obbligato, della strada delle 52 gallerie si percorreranno circa 800/1000 metri di dislivello. Unitamente ai tratti dentro alle grotte, bui, con alcuni passaggi un po’ bassi e con il terreno sconnesso, questo trekking è abbastanza impegnativo e richiede un po’ di allenamento.

Non si tratta di un percorso pericoloso se compiuto con attenzione, sono infatti diversi i tratti in cui si è a strapiombo sul crinale della montagna senza nessuna protezione e, nonostante ci sia sufficiente spazio per muoversi in sicurezza (circa 2,5 metri di larghezza), chi soffre di vertigini potrebbe rimanere impressionato. In alcuni punti sono presenti anche le corde in acciaio che, chi è attrezzato, può utilizzare come cordata per rimanere più in sicurezza. Il consiglio indispensabile è ovviamente quello di seguire il percorso segnalato e non avventurarsi fuori dai sentieri o in gallerie secondarie che potrebbero avere subito qualche crollo o che si aprono direttamente sul nulla.

Durante tutto il percorso non sono mai presenti parapetti che proteggono da eventuali cadute e, dentro alle gallerie, alcuni passaggi sono resi piuttosto scivolosi dall’umidità e dalla roccia liscia, ma nonostante ciò è un percorso davvero suggestivo. Il consiglio è solo quello di non improvvisarsi e ricordarsi di portare con se una torcia a testa, scarpe da trekking, una felpa perché alcuni tratti sono piuttosto freschi, sufficiente acqua per arrivare fino al rifugio ed eventualmente (non obbligatorio) un caschetto per proteggere la testa dai soffitti delle 52 gallerie.
Decisamente sconsigliato è il percorso con bambini piccoli o comitive di bambini che potrebbero essere troppo esuberanti per compiere il percorso in sicurezza. Sarebbe opportuno anche evitare il percorso con bambini piccoli nello zaino portabimbi, perché la probabilità di fargli sbattere la testa nelle rocce è decisamente alta.

Una volta cominciato il trekking delle 52 gallerie, dalla Bocchetta Campiglia, ci si immette in un percorso che sale rapidamente in quota. Già all’uscita della ventesima galleria ci si trova a quota 1700 metri e si continua nell’impluvio della Val Camossara fino alla trentaduesima galleria, dalla quale si esce a quota 1842 metri. Segue una zona con una salita dolce, ma dal panorama molto suggestivo perché intagliato nella roccia. Questo è probabilmente il tratto più suggestivo, perché a strapiombo sulla montagna. Si arriva così all’uscita della galleria 48, ad una quota di 2000 metri.

Arrivati al rifugio generale Achille Papa si può decidere come proseguire il percorso tra varie alternative. Le più gettonate sono quella di continuare fino alla Cima Palon che raggiunge i 2239 metri sul livello del mare (l’altezza massima del massiccio del Pasubio), con altre tre ore di trekking, oppure rientrare fino alla Bocchetta Campiglia o al passo Xomo attraverso la strada degli Scarubbi (scopri il percorso). Intorno al rifugio si trova “El Milanin” del Pasubio, ovvero una piccola cittadina di baracche in legno e muratura, aggrappate alla roccia e ancorate a piccole cenge o a terrapieni ricavati con muri a secco. La zona del Milanin era sulla testata di Val Canale in una posizione defilata rispetto a quella sottoposta al tiro nemico. Queste costruzioni erano talmente numerose, da dare vita a una piccola cittadina sulla montagna, la piccola Milano appunto. All’interno di una caverna era stata addirittura allestita una sala operatoria.
Qui si trovava il vero cuore della strategia dell’esercito italiano: da qui partivano tutte le comunicazione telefoniche per i comandi in linea al Dente italiano, al Palon, all’Incudine, al Corno del Pasubio che poi proseguivano verso le altre destinazioni nei dintorni. 

Le Gallerie ^

Ogni galleria è segnalata attraverso una piccola targhetta che ne riporta il numero davanti all’accesso. Dei pannelli, prima degli ingressi illustrano anche le loro lunghezze e particolarità.

La prima parte della strada, dopo un paio di tornanti che giungono alla prima galleria, prende già quota con una pendenza costante.

Usciti dalla settima galleria il sentiero prosegue con una forte pendenza che può affaticare un po’, ma i panorami iniziano già ad essere molto suggestivi.

Le tre prossime gallerie vennero costruite per ospitare appostamenti per artiglierie che fiancheggiassero la linea di difesa. Lungo le gallerie sono presenti finestre che permettevano di affacciarsi e di ripararsi al tempo stesso. 

Stiamo ora per percorrere alcune gallerie dalla struttura decisamente particolare, utilizzate come snodo lungo il percorso delle 52 gallerie.

Alla fine di settembre del 1917 venne completato anche il tronco stradale che dalla ventesima galleria corre sotto il crinale della Bella Laita con una pendenza uniforme e arriva fino all’impluvio della Val Camossara, poco sotto alla seletta Cuaro.
Le prossime galleria portano principalmente il nome di alcune importanti città italiane.

Il trekking continua ora con una pendenza uniforme e attraversa una decina di gallerie tra le quali si può godere di un paesaggio estremamente suggestivo. La mulattiera sulla quale stiamo camminando aggira Monte Forni Alti e giunte fino alla testa di Fontana d’Oro, a un’altitudine di 1875 metri, sotto l’omonimo passo dove si possono ancora vedere i resti del manufatto di una cabina elettrica di trasformazione.

Passiamo per il punto più alto di tutta la strada delle 52 gallerie, identificabile nella numero 47 e giungiamo al poderoso contrafforte che decresce verso sud, separando la Val Canale dalla Val Fontana d’Oro per poi terminare nelle pareti del Soglio Rosso e del Soglio d’Uderle. In questo tratto sono numerosi i resti di ricoveri, baraccamenti per le truppe a riposo, alloggiamenti per i servizi e per le artiglierie di medio calibro. Passiamo anche per i resti di una teleferica e attraverso alcune gallerie dotate addirittura di gradinate interne, per poi giungere alla Porte del Pasubio e al rifugio che segna il nostro arrivo. Siamo ormai giunti alla fine del percorso, ma i paesaggi sono ancora piuttosto suggestivi. 

Il Rifugio Achille Papa ^

Il rifugio Achille Papa si trova a 1928 metri sul livello del mare, proprio sopra alla val Canale in posizione panoramica sul versante meridionale del monte Pasubio. Venne costruito nel 1921 sfruttando i resti di un edificio di carattere militare: un ricovero in muratura dei baraccamenti dell’insediamento “el Milanin”.

Nella facciata del rifugio sono ancora presenti delle lapidi che ricorda alcuni morti della battaglia del 2 luglio 1916 quando l’esercito austriaco tentò l’avanzata sui territori protetti dai soldati italiani.

Durante gli anni il rifugio ha subito diverse opere di ammodernamento ed oggi ha una capacità di 60 posti letto che ospitano i turisti durante tutta l’estate, da giugno a settembre, e nei weekend di ottobre e novembre. Il resto dell’anno è invece disponibile il bivacco Marzotto-Sacchi con 7 posti letto, situato pochi metri sopra al rifugio.

Il rifugio Achille Papa è titolato al generale che guidò le truppe locali durante la guerra con gli austroungarici ed oggi è di proprietà del CAI di Schio. Al pian terreno è presente un piccolo bar che serve panini, birre, strudel e poco altro. Al piano rialzato si trova invece un piccolo ristorante.

Mappa della Strada delle 52 Gallerie ^

Ecco la mappa della strada delle 52 gallerie, o percorso CAI 366. Clicca sull’immagine per ingrandirla.

Morti sulla Strada delle 52 Gallerie ^

Nella storia delle Strada delle 52 Gallerie furono molti i morti. Buona parte di questi morirono durante la costruzione del percorso e sono ricordati attraverso targhe e spiegazioni nei pannelli informativi posti lungo il percorso.

Più recentemente, invece, molti morti sono dovuti all’imprudenza umana: diverse persone si avventuravano per la strada delle 52 gallerie con le loro biciclette e, inevitabilmente, ne cadeva qualcuna nel dirupo, senza alcuna speranza di salvarsi. Per questo motivo è tassativamente vietato percorrere la strada delle 52 gallerie in bicicletta o con qualunque altro mezzo che non siano le proprio gambe.

Strada delle 52 Gallerie – Apertura e Chiusura ^

La strada delle 52 gallerie è un trekking da svolgere in estate. Il percorso risulta infatti estremamente pericoloso durante i mesi invernali, perché a causa della neve diventa piuttosto difficoltoso, sia perché si potrebbe scivolare lungo i precipizi, sia perché gli ammassi nevosi potrebbero ostacolare gli ingressi e le uscite dalle gallerie.

Se si decide di percorrerla in primavera o nel tardo autunno bisogna prestare molta attenzione ad accumuli di neve, che a causa delle vie ombreggiate tardano a sciogliersi, e a fenomeni nevosi fuori stagione.

In ogni caso la strada delle 52 gallerie è sempre aperta in condizioni meteorologiche favorevoli, ma non è mai possibile percorrerla in bicicletta per l’alto pericolo per se stessi e gli altri avventori.

Come Arrivare alla Strada delle 52 Gallerie ^

Per arrivare alla Strada delle 52 gallerie è indispensabile avere un’automobile per raggiungere il colle Xomo a cui si può giungere attraverso tre strade, due delle quali sono piuttosto strette e nei periodi più trafficati (ferragosto) sarà necessario fermarsi frequentemente quando si incontrerà qualcuno proveniente dalla direzione opposta. La strada più agevole, percorsa anche da alcuni pullman privati, è la strada del Prà Lungo, che sale attraverso la Malga Rocchetta. Consiglio vivamente di prendere questa strada, anche se richiede di allungare il tragitto di qualche decina di minuti: vi risparmierete infatti lo stress e il pericolo nel dover condividere con altre macchine una carreggiata troppo stretta.

Giunti al passo Xomo, in cui è presente un piccolo rifugio e una fontanella d’acqua, si può scegliere di parcheggiare l’automobile e raggiungere la Bocchetta Campiglia a piedi (consigliato!) attraverso uno dei due sentieri che cominciano subito dopo il rifugio.

Altrimenti è possibile proseguire in automobile lungo la strada che fiancheggia il rifugio passo Xomo e arrivare fino al parcheggio della Bocchetta Campiglia, che stanno ulteriormente ampliando. Qui il posteggio è a pagamento da maggio a fine settembre ad una tariffa unica di 6 euro per 24 ore. Purtroppo nei weekend e durante la settimana di ferragosto, è molto probabile che il parcheggio si riempia e, in questo caso, la strada viene chiusa e sarà necessario per forza cominciare il trekking dal passo Xomo. Noi ci siamo mossi per tempo con l’obiettivo di arrivare qui intorno alle 9 della mattina, nella settimana di ferragosto: abbiamo comunque trovato la strada chiusa e abbiamo riscontrato una grossa difficoltà a trovare parcheggio anche nei pressi del passo Xomo.

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